2019 10 09 Non dimentichiamoci di pregare sempre per i nostri martiri
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COLOMBIA - Ucciso padre Jhony Ramos nel Cauca, terreno di scontro tra bande armate vecchie e nuove
“Innalziamo preghiere al Signore perché padre Jhony sia accolto nella casa del Padre; preghiamo per la conversione dei suoi assassini e rifiutiamo tutte le forme di violenza che minacciano la vita e la dignità delle persone”, con queste parole l’arcidiocesi di Villavicencio, per bocca del suo Pastore, Mons. Oscar Urbina Ortega, informa della morte violenta del presbitero Jhony Ramos, parroco della parrocchia Jesus de la Misericordia nel quartiere Comuneros nella città di Villavicencio, avvenuta il giorno 2 ottobre.
Il sacerdote di 53 anni è stato trovato morto, legato piedi e mani, nella casa parrocchiale. Un primo commento della polizia che investiga su quanto accaduto è che sia stato vittima di un furto, visto che da poco organizzava una lotteria parrocchiale. “I primi segni mostrano che il sacerdote è stato soffocato e colpito alla testa con un elemento contundente, speriamo di saperne di più con i risultati dell’autopsia” ha commentato alla stampa un membro delle forze dell’ordine responsabile dell’indagine.
Padre Jhony è il secondo sacerdote colombiano ucciso in questo anno 2019 (vedi Fides 20/02/2019). Era molto benvoluto da tutti i fedeli, anche se guidava la parrocchia da solo 4 mesi.
Il Cauca è stato conteso tra esercito, paramilitari e guerriglieri delle Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc). Al posto della guerriglia, smobilitata, oggi bande armate vecchie e nuove stanno cercando di “riconquistarlo”. In gioco c’è il controllo dei campi di coca, o meglio, della terra che i gruppi armati vorrebbero trasformare in piantagioni di droga, dato il clima favorevole.
La Chiesa è sempre stata protagonista nel sollecitare la presenza dello Stato e lo sviluppo nella zona. Dopo i violenti scontri del 3 aprile nel Cauca, dove un manifestante è morto e altri sei sono rimasti feriti gravi, il sindaco di Pasto, Pedro Vicente Obando, aveva chiesto di incontrare Mons. Oscar Urbina, Presidente della Conferenza episcopale, con l’obiettivo di chiedere formalmente la mediazione della Chiesa cattolica per cercare di promuovere il dialogo tra le comunità indigene del Cauca e il presidente Duque (vedi Fides 9/04/2019). Il 15 marzo la Chiesa cattolica, attraverso il Vescovo di Popayán e i Vicari Apostolici di Guapi e Tierradentro, le giurisdizioni ecclesiastiche che comprendono il territorio del Cauca, avevano insistito sulla richiesta di “progredire nella costruzione di un popolo riconciliato e pacifico”.
(CE) (Agenzia Fides, 03/10/2019)
BURKINA FASO - L’insicurezza si diffonde: il dramma della parrocchia di Pissila
“La situazione della sicurezza è estremamente grave. Non passa giorno senza nuove vittime”. È il grido d’allarme lanciato dal Ministro degli Esteri del Burkina Faso, Alpha Barry, sulla precarietà delle condizioni di sicurezza nelle quali vivono ampie zone del suo Paese.
I gruppi jihadisti transfrontalieri, dopo Mali e Niger, stanno seminando l’instabilità nel Burkina Faso, un Paese cerniera tra il Sahel e gli Stati dell’Africa occidentale che si affacciano sulle coste atlantiche.
Anche le diverse comunità cristiane subiscono gli attacchi dei terroristi. Una delle diocesi più colpite è quella di Kaya, nel centro-nord, dove, domenica 12 maggio nell’assalto contro la chiesa di Dablo, furono uccisi don Siméon Yampa e cinque fedeli (vedi Fides 13/5/2019).
Tra le parrocchie della diocesi più colpite c’è quella di Nostra Signora dell’Assunzione di Pissila. Diversi villaggi che rientrano nel suo territorio hanno subito ripetuti assalti da individui armati non identificati, causando vittime e distruzioni materiali. Gli abitanti sono stati costretti a un esodo di massa in aree più sicure, compreso il centro di Pissila, dove sono accolti presso alcune famiglie o in strutture provvisorie allestite nelle scuole.
Le condizioni di vita sono molto difficili: mancanza di cibo, cure adeguate, spazio sufficiente, ecc. La parrocchia di Pissila, insieme a Caritas Ocades-Kaya, ha avviato un programma di assistenza per gli sfollati che prevede la donazione di cibo e di generi di prima necessità.
Si nota l’assenza di uomini tra gli sfollati. Tranne qualche anziano, ci sono solo bambini e donne. Questo perché i terroristi prendono di mira gli uomini, anche i giovani di età compresa tra 12 e i 15 anni vengono uccisi. Tutti gli uomini sono fuggiti per rifugiarsi altrove; ce ne sono addirittura alcuni che sono partiti per la Costa d’Avorio.
A livello della vita ecclesiale, i danni sono immensi: le chiese dei villaggi colpiti sono chiuse, le liturgie sono cessate, mentre i catechisti si sono rifugiati a Pissila. Le forze di sicurezza non si sono ancora dispiegate nell’area, al punto che gli sfollati denunciano il fatto che molti di loro non sono riusciti a dare degna sepoltura ai propri cari uccisi durante i raid. (L.M) (Agenzia Fides 4/10/2019)
TESTIMONIANZA
COSTA D’AVORIO - Urge un sistema educativo genuino e solido per limitare l’orrore della violenza
Violenza, sacrifici di bambini, suicidi, aumento delle gravidanze infantili, inciviltà, criminalità, sono tra i tanti mali che minano la società ivoriana. “La Costa d’Avorio in questo senso sta peggiorando”, evidenzia all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, sacerdote della Società per le Missioni Africane, in riferimento all’ennesimo episodio di violenza registrato nel paese del quale è originario. La vittima questa volta ha suscitato ulteriore indignazione e rabbia tra la popolazione ivoriana perché si tratta di un atto di stupro che ha portato la morte di un bambino di 3 anni.
“In realtà - rileva p. Zagore - questo fatto drammatico, tra tanti altri fatti drammatici, è la triste espressione di una società ivoriana sempre più nella sofferenza. Si tratta di una società che non ha punti di riferimento, nella quale i valori fondamentali sono stati svenduti al silenzio malsano e colpevole e alla mancanza di responsabilità di alcuni, oltre che alla feroce ricerca di fama, gloria e ricchezza”.
“Il totale disinteresse per l’istruzione ha portato alla morte e perversione della morale e della società stessa – aggiunge il missionario. Per alleviare tutto il male che pervade la nostra società ivoriana e offuscare la sua immagine giorno dopo giorno, dobbiamo darci i mezzi necessari, accompagnati da una volontà sincera e ferma, per riprendere in mano le basi fondamentali dell’educazione in tutte le sue forme e a tutti i livelli.”
“Solo una reale educazione, condotta da uomini e donne modelli di un sistema educativo che ispira civiltà, rispetto e timore, può rendere l’uomo buono e perfetto. Nessuna società può sopravvivere senza un sistema educativo genuino e solido. Rimettiamo l’educazione al centro della nostra società e la cureremo da molti mali. In questa sfida, fondamentale in Costa d’Avorio, la Chiesa deve moltiplicare il suo ardore”.
(DZ/AP) (2/10/2019 Agenzia Fides)