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2019 06 19 Persecuzioni in Messico, Niger e Eritrea

Fonte:
CulturaCattolica.it
MESSICO - Sparatoria in chiesa, uccisa una catechista NIGER - Una chiesa cristiana incendiata a Maradi ERITREA - Rammarico dei vescovi per chiusura ospedali cattolici

MESSICO - Sparatoria in chiesa, uccisa una catechista; i Vescovi ribadiscono l’impegno a costruire la pace
Un nuovo fatto di sangue è l’ennesima conferma della violenza in cui il Messico è precipitato: una catechista dei bambini è stata uccisa durante un assalto ad una chiesa cattolica nel comune di Acacoyagua, nello stato del Chiapas. Il Vescovo della diocesi di Tapachula (Chiapas), Mons. Jaime Calderón Calderón, in un video inviato a Fides racconta la dinamica dell’omicidio: “Siamo stati vittime della violenza generalizzata che vive il paese. Ieri (sabato 15 giugno) alla fine del corso di preparazione dei catechisti nella chiesa dell’Immacolata Concezione, della parrocchia San Marcos Evangelista, due giovani sono entrati e prendendo le armi hanno iniziato a sparare. Uno dei proiettili ha ferito Margeli Lang Antonio, che è morta quasi subito. Siamo vicini alla sua famiglia. Come famiglia diocesana non possiamo abituarci a questi fatti di violenza che dimostrano un degrado sociale e morale della comunità umana”. Mons. Calderón ha chiesto alle autorità di trovare presto i responsabili.
Proprio ieri Fides ha ricevuto il comunicato della Conferenza Episcopale del Messico (CEM) sull’incontro della Presidenza della CEM con Andrés Manuel López Obrador, Presidente della Repubblica, al fine “di iniziare un dialogo fraterno con la volontà di collaborare nella costruzione di una società più giusta, solidale e in pace”. I Vescovi, si legge nel comunicato, hanno toccato due temi fondamentali: l’emergenza migratoria e la costruzione della pace.
Riguardo al primo, “la Chiesa continua ad offrire le sue risorse: 95 diocesi, 10 mila parrocchie, più di 130 alberghi e migliaia di operatori pastorali in tutto il territorio messicano impegnati nella missione umanitaria e nella difesa dei diritti umani”. La Presidenza della CEM ha quindi sottolineato che occorre “una maggiore collaborazione congiunta per garantire la sicurezza dei migranti”.
Sul secondo tema, i Vescovi intendono dare il loro contributo alla ricostruzione del tessuto sociale e al rafforzamento dello stato di diritto, attraverso il Piano di Costruzione della Pace, “che comprende centri di ascolto, centri per la difesa dei diritti umani, accompagnamento delle vittime e workshop di educazione alla pace”. “La sofferenza di tante famiglie messicane per la violenza e l’insicurezza chiede con urgenza la nostra fraterna collaborazione” sottolinea il testo.
(CE) (Agenzia Fides, 18/06/2019)

PERCHÉ COLPIRE LA CHIESA?

MESSICO - Le uccisioni impunite dei sacerdoti, considerati “stabilizzatori sociali” che disturbano la criminalità organizzata
Secondo il Centro Cattolico Multimediale (CCM), le violenze contro i sacerdoti sono frutto di una volontà di “destabilizzazione sociale”. “Il sacerdote e le comunità parrocchiali favoriscono la sicurezza, l’educazione, i servizi sanitari, i diritti umani di migranti, donne e bambini...” spiega a Fides il direttore del CCM, il sacerdote paolino Omar Sotelo Aguilar, SSP. La Chiesa locale è, di fatto, “una realtà che aiuta la gente, in diretta concorrenza con il crimine organizzato”, il quale sa che eliminare un sacerdote è molto più che eliminare una persona, perché destabilizza un’intera comunità. Così si instaura “una cultura del terrore e del silenzio, importante per la crescita della corruzione e, quindi, per permettere ai cartelli di lavorare liberamente”. Il fenomeno è particolarmente accentuato negli stati di Guerrero, Veracruz, Michoacán, ma ora “è allarme totale” anche in Tamaulipa, Jalisco e Guanajuato.
“Tragedia e crogiolo del sacerdozio in Messico” (“Tragedia y crisol del sacerdocio en México”) è il titolo di un dossier giornalistico alla base dell’omonimo libro e, recentemente, di un documentario, con cui don Omar Sotelo Aguilar denuncia la violenza che colpisce i sacerdoti ormai in tutto il Paese e l’impunità quasi assoluta che la circonda. A colloquio con l’Agenzia Fides, il religioso ricorda che “nel 2018 sono stati assassinati in Messico sette sacerdoti”.
Secondo quanto raccolto in circa nove anni di indagini giornalistiche, che sono valse a padre Sotelo il Premio Giornalistico Nazionale 2017, il fenomeno è in crescita, di pari passo con l’aumento della violenza nel Paese. “Nel sessennio di presidenza di Luis Felipe Calderón furono 17 i sacerdoti assassinati, e in quello di Enrique Peña Nieto, 26” sintetizza il sacerdote paolino, che è preoccupato anche del fatto che oltre l’80% di questi crimini rimangano impuniti.
Il caso più eclatante è l’omicidio del Card. Juan Jesús Posadas Ocampo, poiché “dopo più di 25 anni nessuna persona è in carcere per quel crimine”. Nessun incriminato neppure per l’uccisione di due giovani sacerdoti uccisi brutalmente lo scorso anno sulla statale Taxco-Iguala. “Il documentario” afferma il direttore, “vuole essere una voce che grida in questa oscurità così tremenda”.
Le intimidazioni sono così frequenti che in Messico vengono profanate in media 26 chiese al mese. “Nel modus operandi abituale, gli attacchi ai sacerdoti cominciano con l’estorsione, passano al sequestro, molto spesso alla tortura, e in ultima istanza all’assassinio, con una violenza particolarmente brutale” illustra don Sotelo Aguilar. Inoltre, è comune la diffamazione post mortem dei sacerdoti uccisi, per “deviare l’attenzione” nelle indagini e per archiviarle senza esito. Grazie al lavoro svolto dall’equipe del CCM, sono state segnalate e rese pubbliche “anomalie” da parte degli inquirenti e le autorità hanno dovuto riaprire i fascicoli già archiviati. Le ricerche del CCM hanno provocato l’intervento della Commissione Diritti Umani del Parlamento e l’azione del Dipartimento di Stato degli USA e di organizzazioni internazionali. (SM) (Agenzia Fides 17/6/2019)

NIGER - Una chiesa cristiana incendiata a Maradi


Nella notte tra sabato 15 e domenica 16 giugno, a Maradi, terza città del Niger, un gruppo di manifestanti che protestavano contro l’arresto di un importante imam locale, ha dato alle fiamme una chiesa cristiana protestante. Lo confermano fonti di Fides in Niger, riferendo di una situazione di tensione sociale. “La chiesa di Zaria, quartiere popolare di Maradi, è stata bruciata, come pure l’auto del Pastore, ad opera di sconosciuti. La gendarmeria è sul posto” ha dichiarato un responsabile della chiesa della “Assemblea di Dio” in un messaggio indirizzato ai fedeli. L’ennesimo atto di violenza si va ad aggiungere ai tre subiti dalla parrocchia di Dolbel, 200 Km da Niamey, il 13 maggio scorso (vedi Fides 14/5/2019).

Il Niger è un paese a stragrande maggioranza musulmano, con l’1-2% di cristiani su una popolazione di oltre 20 milioni di abitanti. Ha già avuto in passato problemi di carattere religioso. Nel 2015, vi furono rivolte anti-cristiane a Niamey che distrussero la maggior parte delle chiese nella capitale, e a Zinder, la seconda città più grande del paese. (MA/AP) (17/6/2019 Agenzia Fides)

ERITREA - Rammarico dei vescovi per chiusura ospedali cattolici
L’Eritrea sta per nazionalizzare le strutture sanitarie della Chiesa. Per questo, i vescovi locali hanno scritto una lettera al Ministro della Salute che ha ordinato di consegnare tutti i centri sanitari gestiti dalla Chiesa cattolica

“Persone inviate dallo Stato (dall’esercito, dalla polizia e dai settori dei servizi della sanità) si sono presentate a chiedere la consegna delle strutture sanitarie della Chiesa cattolica; un fatto che non riusciamo a comprendere né nei suoi contenuti, né nei suoi modi”.
Con una lettera ad Amna Nurhsein, Ministro della Salute, i vescovi eritrei esprimono il rammarico per quanto deciso dal Governo nazionale, ricordando che già nel 1995 la Chiesa Cattolica in Eritrea aveva consegnato al governo “per iscritto, una chiara ed articolata presentazione della natura, dello spirito e degli scopi del suo servizio spirituale e sociale”.
Increduli e rattristati, i presuli richiamano il Governo alla sua natura di Stato di diritto, ricordando inoltre gli anni di servizio e collaborazione della Chiesa per il bene della popolazione locale: “In alcuni centri, i soldati sono stati visti intimidire il personale a servizio delle nostre strutture sanitarie, costringere i pazienti ad evacuare i locali, e a sorvegliare le Case dei religiosi. Come è possibile che simili fatti si verifichino in un Stato di diritto? E’ così che questo Stato recide di colpo, senza un gesto di riconoscimento, una collaborazione che la gli Chiesa ha offerto per decenni, per il bene popolo e della nazione?”.
“Dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà e disponibilità le nostre istituzioni e quanto fa parte della loro dotazione”
Profondamente convinti dell’ingiustizia perpetrata, i vescovi ne denunciano inoltre la pericolosità delle conseguenze: “Diverse nostre strutture sanitarie sono situate all’ interno delle nostre Case religiose: ora, requisire le prime senza violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde è impossibile. Privare la Chiesa di queste e simili istituzioni vuol dire intaccare la sua stessa esistenza, ed esporre alla persecuzione i suoi servitori, i religiosi, le religiose, i laici”.
A conclusione della lettera, la decisione e la volontà dei religiosi:”Pertanto, nel manifestare la nostra profonda amarezza per quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi in questi gironi, dichiariamo che non consegneremo di nostra volontà e disponibilità le nostre istituzioni e quanto fa parte della loro dotazione”. (RV 15 06 2019 Emanuela Campanile - Città del Vaticano)

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