2019 05 22 «Per entrare nel Regno di Dio bisogna passare per molte tribolazioni»
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MOZAMBICO - Ucciso a Beira sacerdote congolese che dirigeva l’istituto per ciechi
“Di fronte alla morte del nostro fratello Landry Ibil Ikwel, nell’ospedale di Beira (Mozambico) a seguito di un brutale attacco nella casa della comunità a Beira, uniamo i nostri cuori a quelli dei nostri fratelli e sorelle in Africa nel dolore, nella preghiera e nella fiducia in colui che è morto violentemente sulla croce perdonando i suoi aggressori, chiediamo al Signore che, ovunque la morte cerchi di prevalere, prevalga invece la vita”.
E’ il comunicato della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, pervenuto a Fides, sulla tragica morte di p. Landry Ibil Ikwel, 34 anni, ucciso il 19 maggio a Beira. Secondo le prime ricostruzioni, il sacerdote è stato accoltellato nella sua comunità, trasportato all’ospedale è morto per le ferite. Sono in corso le indagini.
Di nazionalità congolese, p. Landry era entrato in noviziato nel 2008 ed era stato ordinato sacerdote tre anni fa, il 7 febbraio 2016, a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo. Era il direttore dell’Istituto dei ciechi a Beira (IDV-B), struttura che ha per missione la formazione, la riabilitazione, l’educazione, l’integrazione sociale di bambini, giovani e adulti ciechi di tutto il paese, assicurando ad ognuno una educazione adeguata secondo le capacità individuali, e facendoli quindi uscire dall’emarginazione cui la società li relega.
Presentando l’Istituto, p. Landry scriveva: “Crediamo che la Congregazione abbia fatto un’ottima scelta nell’accettare la gestione dell’IDV-B. La nostra presenza risponde al nostro carisma, missione e spiritualità. È una testimonianza eloquente della nostra ‘opzione preferenziale per i poveri’. Lavoriamo come parte della promozione umana, dell’inclusione sociale dei poveri. Molokai è ovunque. La dinamica missionaria oggi ci invita ad andare ai margini. Crediamo che il lavoro della Congregazione all’IDV-B sia una risposta concreta a questa chiamata. Questo lavoro è una grande sfida per la missione di oggi”. (S.L.) (Agenzia Fides 21/5/2019)
CENTRAFRICA - suor Ines Nieves Sancho, decapitata la suora che insegnava alle ragazze a cucire
Si sono celebrati questa mattina i funerali di suor Ines Nieves Sancho, uccisa barbaramente in Centrafrica, la notte tra domenica e lunedì scorsi. Lo riferisce l’Osservatore Romano. La religiosa, 77 anni, è stata trovata morta lunedì mattina nel villaggio di Nola, diocesi di Berberati, nella Repubblica Centrafricana, nei locali dove insegnava alle ragazze in primo luogo a cucire e a provare a farsi una vita migliore. Il suo corpo è stato orrendamente mutilato.
Suor Ines apparteneva alla piccola comunità locale delle Figlie di Gesù. Da molti anni era impegnata in questo grande agglomerato della prefettura di Sangha-Mbaerè, nel sudovest della Repubblica Centrafricana, al confine con il Camerun. Qui, in un contesto fatto di edifici e baracche tirati su approssimativamente, da decenni aveva prestato la sua opera fino all’età avanzata. Aveva voluto rimanere a tutti i costi, anche da sola, per continuare nella sua missione finché le forze glielo avessero concesso. Nella notte fra domenica e lunedì alcuni sconosciuti si sono introdotti nella sua stanza, l’hanno prelevata e l’hanno condotta proprio nei locali dove teneva le sue lezioni di cucito. Forse un luogo simbolico per i suoi aggressori. Qui l’hanno decapitata.
I motivi dell’aggressione sono ancora sconosciuti. Nessuno ha rivendicato l’azione. Sebbene la scelta del luogo dell’omicidio possa essere indicativa, fra le ipotesi c’è anche quella della turpe pratica del commercio di organi umani. Spesso questo tipo di azione viene considerata propiziatoria di fortune, in primo luogo di una buona riuscita nella ricerca dei diamanti. Accade anche che siano gli stessi genitori a uccidere qualche figlio o a indugiare in comportamenti contro natura per propiziarsi la fortuna anelata. Una pratica che viene dal vicino Camerun, non a caso meta preferenziale di questo tipo di commercio. Il deputato Jean Marc Ndoukou ha accusato le autorità locali di non voler fare la necessaria chiarezza su questi fatti. (Avvenire 21 5 2019)
EL SALVADOR - Assassinato a La Majada padre Cecilio Pérez Cruz, 35 anni
Centinaia di fedeli hanno riempito la chiesa della parrocchia di San José a La Majada (a circa 70 km dalla capitale), per dare l’ultimo saluto al loro parroco, padre Cecilio Pérez Cruz, assassinato la sera tra venerdì 17 e sabato 18 maggio, i cui funerali si tengono oggi. Aveva 35 anni ed era sacerdote da 10. Era una persona semplice, allegra e dinamica, amato in particolare dai giovani a cui dedicava molte energie: in parrocchia aveva dato vita ad un gruppo di giovani che ne riuniva oltre 70.
Padre Cecilio, sacerdote diocesano, era originario della località Sabana San Juan Arriba, comune di Nahuizalco, nello stesso dipartimento di Sonsonate, a circa 15 chilometri dalla parrocchia San José a La Majada a cui era stato assegnato quattro anni fa e dove è stato ucciso. Tra la stazione di polizia di San José La Majada e la chiesa parrocchiale di padre Cecilio, non ci sono più di 150 metri. Secondo la nota inviata a Fides, gli abitanti della zona sono attoniti perché, sebbene sia il primo omicidio registrato nel 2019, hanno la sensazione che quando i criminali vogliano uccidere qualcuno non ha importanza il fatto che ci siano o meno poliziotti nella zona.
Un primo rapporto della polizia riporta che vicino al sacerdote ucciso è stato trovato un pezzo di carta che diceva “Per non aver pagato il pizzo” firmato dalla Mara Salvatrucha (MS-13), ma ci sono forti dubbi che si tratti di un depistaggio.
Mons. Constantino Barrera, Vescovo della diocesi di Sonsonate, della quale dipende la parrocchia e il sacerdote, ha celebrato ieri una messa di suffragio davanti a centinaia di fedeli e decine di sacerdoti arrivati da molte zone vicine.
Ieri pomeriggio, il Cardinale Gregorio Rosa Chávez, Ausiliare di San Salvador, ha dichiarato che anche i sacerdoti sono vittime di estorsioni da parte delle bande: “Ci sono casi che conosciamo, altri forse no, nessuno ne è esente; è un grande dolore sapere questo quando si tratta di gente così semplice ... è qualcosa che sembra senza soluzione, ma dobbiamo affrontare questo dramma”.
Il Giovedì Santo del 2018 Padre Walter Osmin Vásquez, sacerdote di 36 anni della diocesi di Santiago de Maria, vicario parrocchiale di Usulután, sempre in questa zona del paese, venne ucciso dalla malavita (vedi Fides 4/04/2018). Monsignor Romero dal 1974 al 1977 era stato Vescovo proprio a Santiago de Maria, la diocesi di padre Walter Osmin Vásquez, una delle diocesi più povere, nella zona montuosa del Paese.
(CE) (Agenzia Fides, 20/05/2019)
BURKINA FASO - Ucciso un salesiano spagnolo a Bobo Dioulasso
P. Fernando Fernández salesiano di nazionalità spagnola, è stato pugnalato intorno a mezzogiorno del 17 maggio, nel centro salesiano di Don Bosco nella città di Bobo Dioulasso, nel sud-ovest del Burkina Faso.
Durante il pranzo, un ex cuoco che ha lavorato nella struttura per sette anni, si è scagliato con un coltello contro il religioso spagnolo, uccidendolo. Un secondo sacerdote di origine togolese è rimasto ferito nell’incidente. P. Germain Plakoo-Mlapa, direttore degli studi, è stato trasportato immediatamente in ospedale e sarebbe fuori pericolo. L’assassino è stato subito arrestato dalla polizia evitandogli il linciaggio da parte degli studenti e della gente accorsa nel frattempo.
Dalle prime indagini sembra che il cuoco si sarebbe voluto vendicare del licenziamento avvenuto due mesi fa.
P. Fernández era l’economo del centro Don Bosco di Bobo-Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso, che si trova nella parte sudoccidentale del Paese, nella provincia di Houet, a circa 300 km a ovest della capitale Ouagadougou. A Bobo Dioulasso, dal 1994, i salesiani hanno sviluppato in modo coordinato in tre sedi: un centro di assistenza per ragazzi e ragazze di strada, un centro di alfabetizzazione e un centro di formazione professionale con oltre 300 studenti.
L’uccisione del salesiano spagnolo e del confratello togolese è solo l’ultimo episodio di una serie di morti nelle comunità religiose del Paese. Il 15 febbraio un altro padre salesiano spagnolo, p. Antonio César Fernández Fernández era stato ucciso in attacco jihadista perpetrato a quaranta chilometri dal confine meridionale del Burkina Faso (vedi Fides 16/2/2019).
Questa settimana nel giro di 24 ore sono stati commessi due gravissimi attacchi contro la comunità cattolica. Il primo domenica 12 maggio, contro la parrocchia di Dablo nel corso del quale un gruppo armato ha ucciso Don Siméon Yampa e cinque fedeli (vedi Fides 13/5/2019), il secondo il 13 maggio contro una processione mariana a Singa, con la morte di quattro fedeli e la distruzione della statua della Vergine. (vedi Fides 14/5/2019). (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2019)