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2019 02 06 CINA Soppresse sette chiese e comunità nella diocesi di Qiqihar

Fonte:
CulturaCattolica.it
CINA Soppresse sette chiese e comunità nella diocesi di Qiqihar IRAQ - Il Patriarca caldeo: in pochi anni sono emigrati un milione di cristiani iracheni VENEZUELA - Presidente dei vescovi: situazione politica e sociale insostenibile CUBA - Gioia dei fedeli della comunità di Sandino per la prima chiesa consacrata dall’inizio della Revolución

CINA - Soppresse sette chiese e comunità nella diocesi di Qiqihar

Membri del Fronte unito, polizia, rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi sono entrati nelle chiese mentre si celebrava la messa, hanno interrotto i servizi liturgici, cacciato via i fedeli, li hanno minacciati e decretato la chiusura delle comunità. Mons. Wei Jingyi, il vescovo di Qiqihar, pur essendo sotterraneo, ha buoni rapporti con il governo. Le soppressioni avvenute dopo la firma dell’accordo Cina-Santa Sede.

Almeno sette chiese e le relative comunità sono state soppresse negli ultimi mesi nella diocesi di Qiqihar, il cui vescovo, mons. Giuseppe Wei Jingyi è riconosciuto dalla Santa Sede, ma non dal governo. Membri del Fronte unito, polizia, rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi sono entrati nelle chiese mentre si celebrava la messa, hanno interrotto i servizi liturgici, cacciato via i fedeli, li hanno minacciati e decretato la chiusura delle comunità. Ai sacerdoti è stato richiesto di lasciare il territorio, se non volevano essere espulsi con la forza. Le comunità soppresse sono tutte “sotterranee”, ossia non registrate. Esse però vivevano in buone relazioni con le autorità del luogo da anni. Vi sono due fatti curiosi: anzitutto che la soppressione è iniziata alla fine di settembre, poco dopo la firma dell’accordo fra Cina e Vaticano (22 settembre) e la cancellazione della scomunica del vescovo ufficiale della zona, mons. Giuseppe Yue Fushen di Harbin; in secondo luogo va sottolineato che mons. Wei, pur essendo un vescovo sotterraneo, ha buoni rapporti con le autorità. La dinamica delle soppressioni rispecchia la messa in opera dei nuovi regolamenti per le attività religiose (varati nel febbraio 2018), che prevedono l’eliminazione della Chiesa sotterranea. Tale attuazione avviene dalla fine di settembre in poi, come se l’accordo Cina-Vaticano avesse fatto precipitare i tempi: come un segno di sfida, o di sicurezza del Fronte unito verso il Vaticano.

I fedeli denunciano la violazione della Costituzione cinese, che garantisce libertà religiosa per tutti. Alcuni sospettano che l’eliminazione sia anche avallata dal vescovo Yue Fusheng. Nella diocesi di Qiqihar, lo scorso dicembre, la polizia ha semidistrutto un convento e cacciato le suore.

Ecco un resoconto dalle comunità soppresse.

Alla fine di settembre, Li Fu Min, vice direttore del dipartimento Affari religiosi di Da Qing, si è recato con i suoi collaboratori nella città di Shuang Fa. Durante un incontro nella sede del governo locale ha comunicato a padre Zhang Hai Feng che la parrocchia non aveva il permesso di svolgere attività religiose. Quindi o il sacerdote collaborava nell’interrompere immediatamente tutte le attività, o ci avrebbero pensato loro con la forza.

In seguito, alla fine di ottobre, una delegazione guidata da Xiao Guo Feng, vicedirettore del Fronte Unito della contea di Zhangzhou, accompagnata da più di 10 persone - tra cui membri della comunità locale e della stazione di polizia di quella giurisdizione - ha raggiunto la parrocchia di Zhangzhou poco prima dell’inizio della messa serale, dichiarando illegale quella chiesa e obbligando tutti i fedeli all’interno ad uscire. Dopo pochi giorni, più volte gli ufficiali della polizia locale su incarico del Dipartimento del Fronte Unito hanno ripetutamente espulso i fedeli e bandito tutte le attività, interferendo con la vita religiosa della comunità, come ad esempio impedendo le riunioni e l’attività liturgica.

Infine, il 21 dicembre, i vigili del fuoco non hanno potuto dichiarare agibili le due chiese, di Zhangzhou e Shuang Fa, perché mancanti della licenza governativa per le attività religiose. A Natale è stato anche proibito di celebrare in un altro luogo preso in affitto. I sacerdoti e i fedeli hanno dovuto celebrare fuori al freddo, davanti alla chiesa.

Nella Parrocchia di Feng Le, per almeno 10 volte il vice segretario governativo della città si è recato in chiesa accompagnato dai funzionari di polizia del distretto, per interrompere le cerimonie ed espellere i fedeli dalla chiesa. Hanno anche cambiato più volte la serratura della porta della chiesa e minacciato perfino di porre i sigilli alla struttura se i fedeli avessero continuato a riunirsi.

Prima di Natale decine di funzionari del governo locale sono andati alla chiesa di Wu Yuan, portando via con la forza il padre Liu mentre celebrava la messa, creando grande panico tra i fedeli, non rispettando il luogo di culto e ferendo profondamente il cuore dei presenti. Hanno anche detto che avrebbero espulso il sacerdote e proibito di riunirsi e festeggiare ancora in quel luogo.

Dalla prima metà del 2018 fino ad oggi, ufficiali del Fronte Unito e degli affari religiosi hanno preso come obiettivo padre Shen. Essi sostengono che il sacerdote sarebbe un prete non ufficiale, influenzato da potenze straniere e gli hanno chiesto di lasciare Wu Da Lian Chi. Il 24 dicembre scorso, il capo del Dipartimento per gli Affari Religiosi è andato in parrocchia e, alla presenza del presidente, ha invitato padre Shen ad andarsene; se entro la fine dell’anno (2018) non se ne fosse andato, lo avrebbero costretto con la forza.

Prima di Natale hanno detto più volte ai fedeli della chiesa di Tong Bei (Bei An) che le loro riunioni sono illegali e saranno vietate.

Nei mesi di novembre e dicembre (2018), le forze di polizia sono andate in chiesa a Jia Ge Da Qi ogni 2-3 giorni impedendoci di riconoscere e accogliere il nostro parroco.

Per i fedeli questi comportamenti ledono in modo serio i loro diritti più elementari e la loro libertà e religiosa. Con la repressione e la persecuzione, ai nostri fedeli non è permesso di riunirsi e vivere la loro fede. I metodi usati da molti funzionari governativi calpestano i diritti dei cittadini e dei fedeli e sono fortemente irrispettosi della sacralità dei luoghi di culto.
I fedeli di molte parrocchie hanno espresso ai loro pastori, sacerdoti e vescovo, il loro disappunto. Essi sono molto irati per il fatto che i funzionari del governo applichino la legge in modo arbitrario, fregandosene anche delle direttive del governo centrale. I sacerdoti e i fedeli della Chiesa ufficiale hanno anche sparso la voce che il governo sta attuando una politica di repressione della comunità sotterranea, invitando i fedeli ad ascoltare il vescovo Yue Fusheng: questa situazione sta provocando grande ira e un grave conflitto interiore nei fedeli
(di Peter Zhao AsiaNews - 01/02/2019)

IRAQ - Il Patriarca caldeo: in pochi anni sono emigrati un milione di cristiani iracheni

Negli ultimi anni, con i flussi migratori della popolazione irachena verso altri Paesi, hanno abbandonato l’Iraq circa un milione di cristiani autoctoni. Lo ricorda il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako in un messaggio diffuso il 31 gennaio, in occasione del sesto anniversario della sua elezione patriarcale. In tale ricorrenza, il Patriarca traccia un breve bilancio delle vicende che hanno segnato gli anni del suo ministero patriarcale, delineando problemi, difficoltà, iniziative e speranze che hanno segnato il cammino della Chiesa caldea.

Tra le emergenze, il Primate della Chiesa caldea ricorda la fuga delle popolazioni cristiane da Mosul e dalla Piana di Ninive conquistate dai jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) e le difficoltà incontrate nell’assicurare la cura pastorale e materiale per decine di migliaia di rifugiati per più di tre anni. Il Patriarca fa riferimento anche alle campagne settarie con incitazioni all’odio, alla violenza e al sequestro delle case di cristiani registratesi a Baghdad e in altre città irachene, oltre che alle relazioni problematiche avute con “alcuni politici cristiani che servono i propri interessi personali senza tenere in conto la volontà generale della componente cristiana”.

Tra i segnali positivi il Patriarca Sako ha elencato la risistemazione delle finanze patriarcali, il rinnovamento della liturgia, l’istituzione della Lega caldea e la creazione di un comitato di dialogo interreligioso con sunniti, sciiti, yazidi e mandei per contrastare insieme l’estremismo settario. Le critiche al Patriarcato – ha voluto sottolineare il Patriarca, creato Cardinale da Papa Francesco – provengono principalmente da persone che “non possono tollerare di vedere il ‘risveglio’ della Chiesa caldea e il suo brillante ruolo a livello sia locale che globale, malgrado di tutte le sfide che sono state affrontate negli ultimi sei anni”. (GV) (Agenzia Fides 31/1/2019).

VENEZUELA - Presidente dei vescovi: situazione politica e sociale insostenibile

Il presidente dei vescovi venezuelani chiede un intervento dell’Onu sempre con l’assenso del popolo e definisce insostenibile la situazione politica e sociale.
Prosegue l’esodo dei venezuelani verso la Colombia

Mentre anche l’Olanda insieme a Spagna, Regno Unito, Germania, Francia, Austria, Svezia, Lettonia, Lituania e Danimarca, riconosce Guaidó come “Presidente in carica” del Paese, il presidente della Conferenza episcopale venezuelana, mons. José Luis Azuaje, arcivescovo di Maracaibo, si rivolge alla delegata Onu per i Diritti umani e all’Alto commissario Onu per i Diritti umani, considerando opportuno un suo intervento sulla situazione venezuelana “ormai insostenibile”. L’appello dei vescovi, dice il presidente Cev, in un’intervista al sito dell’arcidiocesi di Santiago del Cile, è di “riconoscere che c’è un popolo che è diventato soggetto. E’ il popolo il soggetto dei cambiamenti e trasformazioni che ci attendono. Quindi, il nostro compito è di coscientizzare attraverso la Dottrina sociale della Chiesa”.

Le organizzazioni internazionali agiscano sempre con l’assenso dei venezuelani
Sull’ipotesi di intervento dell’Onu, e in particolare dell’alto commissario Bachelet, mons. Azuaje precisa: “Tutto quello che si può fare per cercare la concordia e per liberarci da questi lacci che abbiamo e che stanno generando violenza è benvenuto. Le organizzazioni internazionali esistono per questo. Però, sempre con l’assenso del popolo venezuelano”, evitando il rischio che “le pressioni finiscano con il generare una violenza istituzionale ancora maggiore”. Oggi nella sede della Conferenza episcopale venezuelana si terrà una conferenza stampa, nella quale i vescovi prenderanno posizione sulla situazione del Paese. Intanto sembra questione di ore la scelta di “forzare” il blocco agli aiuti internazionali, attraverso le frontiere di Colombia e Brasile, con il benestare del Presidente autoproclamato Juan Guaidó.

I poliziotti fraternizzano con i manifestanti
Il secondo elemento che ha sorpreso padre Infante è la “totale mancanza di repressione nella manifestazione di sabato scorso”. Nel web sono apparsi video di poliziotti che fraternizzano con i manifestanti, e questo significa che “sta cambiando l’atteggiamento della Polizia e della Guardia Nazionale”. Cosa succederà, dunque? “Percepisco tre sentimenti, che pure sono contrastanti: speranza, incertezza e terrore. La gente percepisce per la prima volta la concreta possibilità di cambiamento, però sappiamo anche che la resistenza di questo Governo non ha limiti. Ma, ne sono convinto, una soluzione c’è se continua questa pressione pacifica”.

Chiesa colombiana: ogni giorno passano il confine 50-60mila venezuelani
“È un momento difficile e delicato, soprattutto per il popolo venezuelano che sta vivendo una sofferenza sempre più grande. Mancano alimenti, medicinali, apparecchiature mediche negli ospedali”. Lo spiega al’Agenzial Sir il vescovo di Cúcuta, mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid. La città colombiana, capoluogo del dipartimento del Norte de Santander, si trova alla frontiera con lo Stato venezuelano del Táchira. Il momento drammatico che vive il Venezuela si riversa inevitabilmente, sotto vari punti di vista, nella città frontaliera colombiana. Qui, ormai da anni, la Chiesa è mobilitata nel prestare soccorso ai venezuelani. “Il momento è grave, l’ingresso quotidiano di venezuelani è salito negli ultimi giorni, siamo a 50-60mila persone al giorno. Attraverso le nostre strutture diocesane riusciamo a garantire circa 10mila pasti caldi al giorno, così come la colazione”. Rispetto all’annuncio degli Usa di voler allestire un grande centro di distribuzione, mons. Ochoa fa presente che la presenza statunitense a Cúcuta è una realtà già da tempo: “Sono loro a finanziare il Programma mondiale degli alimenti, ora però si parla dell’arrivo di una quantità elevatissima di prodotti alimentari, medicinali, generi di prima necessità”. (RV 04 02 2019)

BUONE NOTIZIE DOPO LA DITTATURA

CUBA - Gioia dei fedeli della comunità di Sandino per la prima chiesa consacrata dall’inizio della Revolución

Una comunità cristiana “molto viva e partecipativa”. Così suor María Guadalupe Mendoza, superiora del convento locale delle Figlie Minime di Maria Immacolata, descrive all’Agenzia Fides i parrocchiani di Sandino (diocesi di Pinar del Río). Per molti anni, i fedeli si sono riuniti, con o senza sacerdote, nell’abitazione di una famiglia, una delle oltre duemila “Case di Missione” che funzionano nell’isola (vedi Fides 22.09.2015).
Il 26 gennaio è stata inaugurata la nuova chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, la prima consacrata a Cuba dopo l’inizio della Rivoluzione, nella cittadina di Sandino. Questo centro è nato nel 1964, inizialmente come uno dei circa venti “villaggi prigionieri” eretti dal regine, circondati da filo spinato perché abitati da famiglie accusate di aver preso parte o collaborato con la rivolta anticastrista delle montagne di Escambray. I suoi abitanti erano in gran maggioranza cattolici. Con il tempo Sandino è cresciuto fino ai circa 37 mila abitanti attuali, e parallelamente anche le necessità pastorali sono cresciute.
“La comunità era portata avanti da una missionaria laica” racconta suor Maria Guadalupe - per tutti, suor Lupita -. Poi venne un sacerdote tedesco, che formò operatori pastorali nelle varie frazioni. “La comunità stessa, con il loro aiuto, continuò a vivere la vita parrocchiale ordinaria” anche quando mancava il sacerdote. Dodici anni fa arrivarono le religiose messicane, per assicurare gli incontri di formazione cristiana, il catecumenato e la catechesi, e poi un sacerdote fidei donum dalla Colombia. “La gente partecipa molto agli incontri di formazione religiosa e aveva grande desiderio di una chiesa - evidenzia suor Lupita -. Per questo il giorno dell’inaugurazione molti piangevano di gioia”. Da quando sono qui, suor Lupita e suor Ermelinda si dedicano alla gente. “Accompagniamo la loro vita quotidiana. Cerchiamo di sostenere i familiari quando muore qualcuno... di vivere la misericordia”. Si tratta di una zona con molte necessità: gli abitanti sono più che altro impiegati statali.
Qualche anno fa, attraverso un sacerdote della diocesi, vicario parrocchiale a Tampa (Stati Uniti), nacque la possibilità di construire la chiesa. Negli Stati Uniti “il parroco e la comunità accolsero l’idea con generosità, e l’hanno sostenuta per tutti questi anni, quasi dieci” spiega alla Fides Tania Gómez, portavoce della diocesi. Il Vescovo, Mons. Jorge Serpa, parlando alla stampa cubana ha detto che “il motivo della proposta era saziare le necessità pastorali e spirituali di Sandino, tenendo conto il numero dei fedeli, anche se tanti di loro sono stranieri. In alcuni anni abbiamo avuto anche 4 mila studenti di Medicina latinoamericani, molti dei quali vivevano a fondo la loro fede cristiana. In quegli anni, le messe si celebravano nelle scuole, ma loro stessi chiedevano un luogo di culto da poter frequentare regolarmente”.
Oltre a Mons. Serpa e a Mons. González Bacallao, Vescovo emerito, alle comunità religiose e a numerosi sacerdoti e fedeli delle parrocchie vicine, era presente all’inaugurazione anche l’Incaricata degli affari religiosi del Partito Comunista di Cuba, Caridad Diego. Dopo la partenza di don Carlos Mario Martínez, tornato da poco in Colombia, le Figlie Minime di Maria Immacolata attendono l’arrivo del prossimo parroco colombiano. Altre due chiese sono attualmente in costruzione nell’isola, nelle Arcidiocesi dell’Avana e di Santiago di Cuba. (SM) (Agenzia Fides 4.02.2019)

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