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2018 12 12 NICARAGUA Sacerdote aggredito in Cattedrale con acido solforico

Fonte:
CulturaCattolica.it
2018 12 12 NICARAGUA Sacerdote aggredito in Cattedrale con acido solforico da attivista proaborto KENYA - Sacerdote keniano ucciso in una rapina a mano armata CENTRAFRICA - I massacratori di Alindao attaccano un altro campo di sfollati gestito dalla Chiesa MONDO - Giornata diritti umani: in Pakistan fermare legge sulla blasfemia

NICARAGUA - Sacerdote aggredito in Cattedrale con acido solforico

Don Mario Guevara, nell
’Arcidiocesi di Managua, è stato aggredito mentre stava confessando.
Ad assalirlo è stata una femminista di origini straniere, Elis Leonidovna Gonn che gli ha lanciato addosso dell’acido solforico.

Nel pomeriggio di mercoledì 5 dicembre, don Mario Guevara, 59 anni, vicario della Cattedrale di Managua, è stato aggredito da una donna di 24 anni che gli ha rovesciato addosso dell’acido solforico, sul viso e sul corpo, mentre stava confessando in Cattedrale. Secondo il comunicato dell’Arcidiocesi di Managua, pervenuto all’Agenzia Fides, il Rettore della Cattedrale ha subito portato don Mario Guevara in ospedale, per le cure mediche. Sebbene abbia riportato gravi ustioni, le sue condizioni appaiono stabili. La donna è stata fermata dalle persone che erano in chiesa mentre tentava di fuggire, ed è stata arrestata dalla polizia. Il comunicato dell’Arcidiocesi chiede preghiere per la salute e il pieno recupero di don Mario, che soffre di diabete, e invita tutti i fedeli a unirsi in preghiera “per tutti i nostri sacerdoti, in questa novena dell’Immacolata Concezione di Maria”. (SL) (Agenzia Fides 6/12/2018)
L’aggressore
Alcune fonti riportano che la femminista arrestata sarebbe legata a gruppi attivi nella promozione dell’aborto.

KENYA - Sacerdote keniano ucciso in una rapina a mano armata

Ucciso in una rapina un sacerdote keniano. La mattina del 10 dicembre, P. John Njoroge Muhia parroco della parrocchia di Kinoo a Kiambu, a 25 km da Nairobi si stava recando in una banca nella città di Kikuyu, per versare i soldi delle offerte dei fedeli, quando è stato avvicinato da quattro malviventi in motocicletta. I malviventi hanno bloccato la macchina del prete su una strada accidentata, lo hanno costretto a fermarsi e gli hanno chiesto di consegnare la borsa che aveva nell’auto.
Di fronte all’esitazione del sacerdote, uno dei rapinatori ha estratto una pistola, ha esploso dei colpi attraverso il lunotto anteriore, che hanno raggiunto p. Njoroge nel petto. I malviventi si sono quindi impossessati della borsa del sacerdote e di un telefono cellulare e sono fuggiti in motocicletta. Un testimone oculare in un cantiere vicino ha detto di aver sentito dei colpi di pistola e ha visto due motociclette sfrecciare ad alta velocità. Il sacerdote è stato dichiarato morto all’arrivo all’ospedale della contea.
“Siamo rattristati dall’uccisione di P. Njorog. L’uccisione di servitori del Signore è inaccettabile” ha dichiarato p. Francis Kiarie, che ha lavorato insieme al sacerdote ucciso.
P. John Njoroge Muhia, 56 anni, originario di Gatitu, venne ordinato sacerdote il 30 dicembre 1994 ed ha prestato servizio presso la St Peter the Rock Parish a Kinoo. (L.M.) (Agenzia Fides 11/12/2018)

CENTRAFRICA - I massacratori di Alindao attaccano un altro campo di sfollati gestito dalla Chiesa

Attaccato un altro campo per sfollati gestito dalla Chiesa cattolica nel sud-est della Repubblica Centrafricana. Si tratta del campo di Ippy attaccato ieri, 4 dicembre, dagli uomini dell’UPC (Unité pour la Paix en Centrafrique) di Ali Darassa, lo stesso gruppo responsabile del massacro perpetrato il 15 novembre ad Alindao, nel corso del quale almeno 60 persone sono state uccise, tra le quali due sacerdoti (vedi Fides 17/12/2018).
Sono le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, l’attacco è iniziato intorno alle 10 del mattino. Gli sfollati, uomini, donne e bambini, che si erano raccolti attorno alla chiesa di Saint Xavier, a Ippy (a 100 km da Bambari) sono stati costretti a rifugiarsi nella boscaglia, sotto il fuoco dei combattenti dell’UPC. “I ribelli dell’UPC, hanno iniziato a sparare in tutte le direzioni costringendo tutti a scappare” ha raccontato un testimone, sfuggito alla sparatoria dal suo nascondiglio.
“I Caschi Blu delle Nazioni Unite sono presenti ma non hanno fatto nulla per impedire agli aggressori di commettere abusi” ha detto indignata la fonte locale.
Il Presidente del comitato per la pace della città di Ippy, p. Roger Stanislas Djamawa, ha denunciato che i centrafricani sono stati abbandonati al loro destino. Al momento non si ha una stima del numero delle vittime. Secondo una fonte locale, tre persone sono state ferite gravemente, tra cui due bambini. (L.M.) (Agenzia Fides 5/12/2018)

Giornata diritti umani: in Pakistan fermare legge sulla blasfemia

Il governo pakistano deve prendere urgenti provvedimenti per porre fine all’abuso delle leggi sulla blasfemia: è l’appello diffuso dal “Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement” (Claas), associazione capofila di un gruppo di enti e organizzazioni della società civile, tra le quali anche la Commissione nazionale “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani

In occasione della “Giornata mondiale dei diritti umani”, lunedì 10 dicembre, si invita il governo pakistano “a dare nuovo slancio alla revisione della legge di blasfemia che causa indicibili sofferenze alle minoranze religiose e a tutti i cittadini pakistani”, afferma una nota inviata all’Agenzia Fides.
L’uso improprio della legge è stato rivelato al mondo attraverso il caso di Asia Bibi, la donna cristiana che accusata di blasfemia nel 2009 e condannata a morte. La donna è stata assolta il 31 ottobre 2018 dalla Corte Suprema. Il governo pakistano ora sta gestendo il caso e la richiesta di asilo in Paesi esteri, per la donna e la sua famiglia.

False accuse
“Sappiamo che Asia Bibi e la sua famiglia non saranno mai al sicuro in Pakistan. Secondo alcuni rapporti, gli estremisti le stanno già dando la caccia. Asia non sarebbe stata la prima o l’ultima persona a lasciare il Pakistan per accuse di blasfemia. Centinaia di vittime di false accuse di blasfemia sono state costrette a fuggire perché il governo non è riuscito a garantire la giustizia o garantire la sicurezza”, afferma Claas.

Allarme per le minoranze religiose
Nasir Saeed, Direttore di Claas, dichiara a Fides: “Molte vittime di false accuse di blasfemia restano in carcere da anni, per un crimine che non hanno mai commesso. Tra loro, i cristiani spesso subiscono violenze e torture. Altri sono in balia di violenti che possono distruggere le loro proprietà o ucciderli”. “La situazione per le minoranze religiose è diventata ancora più precaria - rileva Saeed - in quanto i politici non vogliono discutere la questione in Parlamento a causa delle minacce degli estremisti. Non c’è alcun futuro per la giustizia e la legalità in Pakistan se questa legge non viene emendata”.

Rispettare le convenzioni internazionali
“La Giornata mondiale dei diritti umani - prosegue - dovrebbe ricordare al Pakistan di mantenere i suoi obblighi in materia di diritti umani in base alle convenzioni internazionali ratificate, apportando le modifiche necessarie alla legge sulla blasfemia per impedirne l’uso improprio”.

Tutelare la vita umana
L’attivista chiama in causa la comunità internazionale, invitando i governi dei paesi occidentali a “riconsiderare aiuti economici e accordi commerciali, ponendoli in subordine al rispetto dei diritti umani da parte del Pakistan”. “In occasione della Giornata dei diritti umani, la comunità internazionale invia un chiaro messaggio al Pakistan: la vita umana va rispettata”, conclude Saeed. (Agenzia Fides 10 12 2018)

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