2018 07 18 NICARAGUA - “Mai visto nulla di simile in Nicaragua”: il Card. Brenes, vescovi e sacerdoti aggrediti all’interno della chiesa
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NICARAGUA - “Mai visto nulla di simile in Nicaragua”: il Card. Brenes, vescovi e sacerdoti aggrediti all’interno della chiesa
Guardate quello che viene testimoniato
Sabato 8 e domenica 9 luglio è stato sparso molto sangue nella zona di Carazo, con un numero imprecisato di morti, 9 o forse di più, frutto della repressione sempre più violenta del governo contro la popolazione che continua la sua protesta.
Particolarmente grave l’episodio che ha visto i paramilitari fare irruzione nella Basilica di San Sebastian, nella città di Diriamba, 40 km dalla capitale, dove con molta violenza hanno distrutto gli arredi sacri e aggredito fisicamente i Vescovi, i sacerdoti e le persone che vi si erano rifugiate, compresi i giornalisti che svolgevano il loro lavoro.
“Siamo stati aggrediti con una forza brutale” ha informato il Cardinale Leopoldo Brenes, Arcivescovo di Managua e Presidente della Conferenza episcopale nicaraguese, che insieme all’Ausiliare Mons. Silvio Baez, e al Nunzio apostolico, Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, erano nella Basilica. Si erano recati ieri a Diriamba chiamati dai sacerdoti del posto, per difendere un gruppo di infermieri e di francescani che si erano rifugiati nel luogo sacro in quanto ritenuti colpevoli di aver curato i feriti degli scontri (vedi Fides 22/06/2018). La basilica era stata circondata da circa 200 paramilitari incappucciati, oltre a uomini della polizia armati pesantemente, alcuni con le facce coperte.
Secondo fonti di Fides, quando la delegazione cattolica è arrivata alla chiesa, accompagnata da rappresentanti dell’Associazione nicaraguense per i diritti umani (ANPDH), gli agenti in divisa sono scomparsi, così gli uomini incappucciati hanno agito indisturbati, facendo irruzione e profanando il luogo sacro.
“Abbiamo visto un’azione dura, forte e brutale contro i nostri sacerdoti. Non abbiamo mai visto nulla di simile in Nicaragua ed è davvero triste” ha detto ai giornalisti il Card. Brenes dopo essersi raccolto in preghiera nella Cattedrale di Managua al ritorno da Diriamba. “Con la violenza ci incamminiamo per una strada senza uscita, i problemi si risolvono con la ragione e il dialogo” ha scritto su twitter Mons. Báez, che nell’aggressione è stato ferito al braccio destro.
Questa aggressione ai Vescovi avviene nel contesto della crisi sociopolitica che peggiora sempre di più. Sabato scorso, il presidente Ortega ha espresso pubblicamente la decisione di non dimettersi dell’incarico, come richiesto dai Vescovi che stanno mediando per uscire dalla grave situazione: “Le regole sono state stabilite dalla Costituzione per volere del popolo. Non si possono cambiare perché lo desidera un gruppo di golpisti” aveva detto, esprimendo parole minacciose nei riguardi dei Vescovi. Followers di Fides informano che Ortega avrebbe ordinato una azione energica per mettere fine alle proteste prima del 19 luglio, data del 39.mo anniversario del trionfo della rivoluzione sandinista.
(CE) (Agenzia Fides, 10/07/2018)
SPECIALE 7 luglio BARI
I patriarchi cristiani in Medio Oriente chiedono aiuto a Papa Francesco per il ritorno dei rifugiati in Siria e in medio oriente
Incontro tra i patriarchi cristiani mediorientali e Papa Bergoglio per discutere del grave esodo di fedeli cristiani dalla Siria, e per cercare di farli tornare al proprio ovile
La primavera araba e tutte le ondate di rivolte e pseudo rivoluzioni liberaldemocratiche che ha portato con sé, ha davvero destabilizzato un’area immensa, che parte dal Marocco e arriva fino in Siria.
Tutti i combattimenti che dal 2011 hanno coinvolto (volente o nolente) la popolazione civile hanno stravolto la maggior parte degli equilibri di quest’enorme regione nordafricana e mediorientale. Ed è proprio questo uno dei motivi che ha spinto dopo tanto tempo i patriarchi cristiani siriani e libanesi a incontrare Papa Francesco a Bari, e a chiedere aiuto per ristabilire la pace e la serenità in quei luoghi.
Si perché il bilancio di guerra di questi lunghi 7 anni non conteggia solo migliaia di morti, edifici distrutti, economie di interi paesi in ginocchio, instabilità politica, avanzata di fondamentalismi religiosi islamici, ma soprattutto l’esodo biblico di milioni di persone che hanno deciso di mollare tutto, abbandonare la propria vita, la propria identità e le proprie radici per cercare di ricostruire una vita in altri paesi, principalmente in Europa.
Tutto ciò ha portato inoltre l’addio di migliaia e migliaia di fedeli cristiani, che partiti dalla Siria e dal Libano, hanno iniziato un lungo viaggio verso altri luoghi. La situazione che i patriarchi hanno descritto al papa argentino è sconvolgente: molti di questi stati mediorientali hanno perso quasi completamente la loro popolazione di fede cristiana.
Secondo il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, la percentuale di cristiani in Medio Oriente è passata dal 20% prima della prima guerra mondiale al 4% attuale.
SIRIA - Patriarcato siro ortodosso: a Bari appello a togliere le sanzioni contro la Siria
Occorre mettere in atto iniziative per chiedere la rimozione delle sanzioni economiche disposte dalla comunità internazionale contro la Siria guidata da Bashar Assad, che colpiscono non il governo e i suoi apparati politico-militari ma la popolazione civile e le sue capacità di accesso a medicine, cure mediche e derrate alimentari. E’ questa l’urgenza richiamata dal Patriarca siro ortodosso Ignatius Aphrem II nell’intervento da lui svolto durante il recente incontro di Bari, che lo scorso 7 luglio ha visto riunirsi nella città pugliese i Capi e i rappresentanti di una ventina di Chiese e comunità cristiane per riflettere e pregare insieme sui problemi del Medio Oriente. Lo riferiscono le fonti ufficiali dello stesso Patriarcato siro ortodosso, che hanno diffuso una sintesi delle considerazioni proposte dallo stesso Patriarca durante le oltre due ore di dialogo a porte chiuse nella Basilica di san Nicola che Papa Francesco e i capi e rappresentanti delle Chiese presenti hanno riservato alle emergenze del Medio Oriente e delle comunità cristiane mediorientali. Tra le altre cose – riferiscono le fonti del Patriarcato – il Patriarca siro ortodosso ha confessato le sue difficoltà a comprendere l’approccio dell’Occidente e anche delle Chiese in Occidente ai problemi dei cristiani del Medio Oriente. Ignatius Aphrem ha insistito sul fatto che la missione della Chiesa non ha lo scopo di appoggiare o di attaccare i governi e le autorità politiche, ma opera sempre per il bene della popolazione (senza porre discriminanti di carattere religioso-confessinale) e a favore della giustizia.
(Agenzia Fides 13/7/2018).
TERRA SANTA - Il parroco di Betlemme: nella città dove è nato Gesù i battezzati stanno sparendo
Nella città dove è nato Gesù i battezzati stanno diminuendo in maniera impressionante. Mente si moltiplicano in tutto il mondo gruppi che intascano offerte usando il nome di Betlemme, senza poi far pervenire alcun tipo di aiuto ai cristiani della Terra Santa. L’allarme viene lanciato dal sacerdote cattolico Rami Asakrieh, della Custodia francescana di Terrasanta, parroco a Betlemme della chiesa di Santa Caterina, presso il Santuario della Natività. “La mia stessa parrocchia” riferisce padre Rami alll’Agenzia Fides “sta affrontando gravi problemi. Il numero delle famiglie cattoliche a Betlemme si sta riducendo. Ora la nostra parrocchia ha solo 1.479 famiglie palestinesi. I cristiani costituiscono il 17% della popolazione cittadina, mentre in passato erano il 90%”. Il calo vertiginoso della presenza cristiana a Betlemme – aggiunge padre Rami- è legato soprattutto all’esodo di giovani cristiani che emigrano in altri Paesi. Noi “ riferisce il parroco francescano “proviamo a frenare l’emigrazione, cercando di fornire aiuto in molte situazioni di bisogno”. Ma l’attuale situazione politico-economica della cittadina, circondata dagli insediamenti dei coloni israeliani, vede moltiplicarsi i casi di fedeli “disoccupati, depressi e affogati nei debiti”. A tutto questo – riferisce ancora padre Rami – si aggiunge anche la beffa di vedere “molte organizzazioni che chiedono risorse finanziarie sotto l’ombrello di Betlemme. Ma poi, nessuno dei nostri fedeli della parrocchia riceve un solo centesimo proveniente da queste organizzazioni”. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2018).
LIBANO - Si aggrava la crisi delle scuole cattoliche: già 500 gli insegnanti dimessi
La crisi delle scuole cattoliche libanesi sembra entrata in una fase di ulteriore aggravamento, che ha avuto una manifestazione eclatante nelle dimissioni disposte dagli istituti scolastici cattolici per 500 dei loro docenti. Il numero rilevante di insegnanti a cui non è stato rinnovato il contratto è emerso in prossimità del 5 luglio, termine di scadenza sia per le iscrizioni degli allievi che per la presentazione delle piante organiche degli istituti scolastici per l’anno scolastico 2018/2019. Il numero consistente di dimissioni disposte dalle scuole cattoliche alimenta preoccupazioni e sfiducia tra le famiglie. Un malessere che si riflette anche nel calo delle iscrizioni degli allievi presso gli istituti più toccati dalla crisi.
A scatenare la crisi degli istituti scolastici non statali hanno contribuito le nuove disposizioni sulle “griglie salariali” dei lavoratori pubblici approvate dal governo libanese nell’agosto 2017 (vedi Fides 2/9/2017). Tali disposizioni, applicate ai docenti delle scuole private, hanno messo da subito in difficoltà gli istituti scolastici privati, chiamati a trovare le risorse per finanziare l’analogo aumento di livelli e di salario richiesti dai propri dipendenti. I responsabili delle scuole cattoliche e anche alti esponenti della Chiesa maronita hanno chiesto in più occasioni alle istituzioni politiche di farsi carico almeno in parte dei costi per finanziare l’applicazione delle nuove griglie salariali ai docenti delle scuole statali, che al momento accolgono più di due terzi degli studenti libanesi.
Gli interventi ecclesiali sulla crisi del comparto scolastico non statale hanno sempre richiamato il contributo decisivo fornito da tali scuole alla costruzione dell’identità nazionale.
(GV) Agenzia Fides 5/7/2018).
VENEZUELA - Sacerdote ucciso per rubargli il furgone
Il parroco della parrocchia Nuestra Senora de Fatima, nell’arcidiocesi di Barquisimeto (Venezuela), don Iraluis José Garcia Escobar, 38 anni, è stato ucciso nel pomeriggio di ieri, lunedì 9 luglio, da banditi che volevano rubargli il furgoncino su cui viaggiava. Secondo il comunicato della Conferenza episcopale del Venezuela, pervenuto all’Agenzia Fides, il sacerdote era alla guida del camioncino mentre percorreva il quartiere Santa Isabel, nella parte occidentale di Barquisimeto, e stava entrando nella sua parrocchia, quando è stato raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi dai malviventi. Portato all’ospedale Pastor Oropeza, vi è morto poco dopo. Don Iraluis era conosciuto per essere un sacerdote integrato nella sua comunità, da cui era molto amato, dotato di zelo pastorale, allegro e con una profonda spiritualità, tutto dedito alla Chiesa.
(SL) (Agenzia Fides 10/7/2018)
MONDO - Aiuto alla Chiesa che soffre: risposte di speranza in tutto il mondo
Nel 2017 hanno beneficiato del sostegno di Aiuto alla Chiesa che soffre anche più di 40 mila sacerdoti e religiosi sparsi in aree povere del pianeta che non possono contare su nessuna altra forma di sussistenza
Oltre 124 milioni di euro raccolti, più di 5300 progetti in 149 Paesi. Sono questi i principali dati che emergono dal rapporto annuale del 2017, presentato oggi, di Aiuto alla Chiesa che soffre, fondazione di diritto pontificio nata nel 1947 per sostenere la Chiesa in tutto il mondo, con particolare attenzione laddove è perseguitata.
La raccolta è stata ottenuta esclusivamente grazie a donazioni private dei circa 400 mila benefattori che l’organizzazione conta a livello internazionale.
Ricostruzione di chiese e conventi
Sono numerosi i progetti realizzati nel 2017, tra cui quelli per la ricostruzione di chiese e conventi. Grazie alle donazioni ricevute è stato anche possibile fornire aiuti umanitari, tradurre e pubblicare testi religiosi. Preziosi, poi, l’aiuto a mezzi di comunicazione quali radio e tv cristiane, i corsi di formazione per laici e l’acquisto di mezzi di trasporto per agevolare la pastorale dei missionari.
Aiuti soprattutto in Africa e in Medio Oriente
Come negli ultimi anni, gran parte delle offerte è stata devoluta per progetti in Africa e in Medio Oriente. Nella regione mediorientale, in particolare, si è registrato negli ultimi anni un significativo incremento degli aiuti. Dall’inizio delle cosiddette primavere arabe, la fondazione di diritto pontificio ha infatti realizzato in questa area del pianeta interventi per un totale di 75 milioni di euro.
Il Paese che lo scorso anno ha maggiormente beneficiato del sostegno di Aiuto alla Chiesa che soffre è l’Iraq. Seguono Ucraina, Brasile e Repubblica democratica del Congo.
Origini di Aiuto alla Chiesa che soffre
L’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre è stata fondata nel secondo dopoguerra da padre Werenfried van Staaten, monaco olandese, per aiutare gli sfollati tedeschi in fuga dall’Europa orientale dopo la ridefinizione dei confini della Germania. In pochi anni, il sostegno di Aiuto alla Chiesa che soffre ha raggiunto rapidamente America Latina, Asia e Africa. Attualmente, attraverso le sue 23 sedi nazionali e quella internazionale, promuove progetti umanitari e pastorali in tutto il mondo.
(Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano RV 04 07 2018)