2018 05 30 “Leah Sharibu non deve morire”
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NIGERIA – “Leah Sharibu non deve morire”. Appello per salvare la cristiana di 15 anni
Da Tempi del 24 Maggio 2018 (a firma di Leone Grotti) segnaliamo un appello che non può trovarci indifferenti. L’articolo, di cui riportiamo l’inizio, è davvero da non perdere.
«Leah Sharibu non deve morire. La sua morte, Dio non voglia, potrebbe portare all’implosione la Nigeria innescando una guerra religiosa, perché Leah è prigioniera solo a motivo della sua religione». A 93 giorni dal rapimento della giovane cristiana, che settimana scorsa ha compiuto 15 anni, l’Associazione cristiana della Nigeria (che comprende anche la Chiesa cattolica) ha lanciato un appello al governo federale del paese africano perché non dimentichi la sua figlia rimasta nelle mani di Boko Haram.
Delle 111 ragazze rapite il 19 febbraio dai terroristi islamici a Dapchi, nello stato di Yobe, 105 sono state liberate dopo l’intervento del governo il 21 marzo. Altre cinque sono morte nelle mani dei jihadisti. Una sola è ancora detenuta: Leah, che come dichiarato dagli stessi uomini di Boko Haram, non è stata rilasciata perché si è rifiutata di convertirsi all’islam.
INDIA - Cresce la violenza anticristiana sotto il governo Modi: nuovo Rapporto
Durante il governo di quattro anni (2014-2018) del partito nazionalista indù “Bharatiya Janata Party” (BJP), del Premier Narendra Modi, che ha guidato il governo della “National Development Alliance” (NDA), la comunità cristiana in India ha affrontato attacchi senza precedenti, condotti da gruppi nazionalisti indù: lo dice uno studio indipendente, pubblicato da un forum di esperti e organizzazioni della società civile impegnati soprattutto nel lavoro sociale con gruppi della popolazione emarginati e vulnerabili (dalit, tribali, bambini, giovani, donne, disabili, disoccupati).
Il forum si chiama Wada Na Todo Abhiyan (WNTA, “Campagna Non infrangere la promessa”) ed è una piattaforma nazionale della società civile di oltre 4.000 organizzazioni e individui. Il suo focus principale è sulla responsabilità del governo per eliminare la povertà e l’esclusione sociale.
Secondo il dettagliato documento di 140 pagine, inviato all’Agenzia Fides e titolato “Rapporto dei cittadini sui quattro anni del governo NDA, 2014-18. Promesse e realtà”, il quadriennio in oggetto è stato doloroso per la comunità cristiana,e il 2017 e i primi quattro mesi del 2018 sono i più traumatici.
La Commissione per la libertà religiosa dell’organismo “Evaglical Fellowship of India, che monitora i casi di violenza, ha documentato almeno 351 casi di violenza nel 2017. E molte volte le violenze non vengono segnalate perché la vittima è terrorizzata o la polizia rifiuta di registrare un rapporto. Secondo l’analisi dei dati del 2017, è il Tamil Nadu lo stato più ostile, con maggior numero di violenze sui cristiani, con 52 casi. Seguono Uttar Pradesh con 50, Chhattisgarh con 43, Madhya Pradesh con 36, Maharashtra con 38. Escludendo il Tamil Nadu, gli altri stati sono governati dal BJP direttamente o in coalizione. La violenza del Tamil Nadu è prettamente legata alla discriminazione di casta: le vittime provengono in gran parte dalle cosiddette “caste inferiori” dei villaggi dove i gruppi dominanti si oppongono ai gruppi di preghiera nella case, modalità tipica dei gruppi evangelicali.
Anche i bambini di cristiani sono tra le vittime. Un gruppo di bambini cristiani che viaggiavano per partecipare a una celebrazione religiosa è stato attaccato da attivisti Hindu e i bambini sequestrati. Aspetti terrificanti di questa violenza sono gli stupri, in particolare delle suore cattoliche, e altre violenze di genere. Sono stati registrati almeno tre casi di stupro nel quadriennio.
Negli ultimi quattro anni si registra una crescente tendenza alla polarizzazione, portando all’esclusione sociale. In tale contesto, le proteste dei gruppi cristiani contro le “violenze di stato” sono state brutalmente represse.
Le organizzazioni governative, inclusa la Commissione nazionale delle minoranze, hanno espresso la loro impotenza. Molte strutture e funzionari governativi restano invischiate nella burocrazia o “sono organi formati da uomini politici riluttanti a intraprendere azioni in tal senso”, rileva il documento.
Il Rapporto nota anche la presenza di leggi che generano discriminazione e violenza: il Relatore speciale per la libertà di religione e di credo del Consiglio Onu per i diritti umani ha notato che l’articolo 341, comma 3 della Costituzione, criminalizza la conversione dei cittadini indiani, della caste pi basse, al cristianesimo e all’islam. Vi sono misure punitive che negano alla popolazione dei 180 milioni di dalit l’accesso all’occupazione nella pubblica amministrazione e agli istituti di istruzione superiore. Le leggi “sulla libertà di religione” presenti in sette stati indiani “negano i diritti e la libertà di fede” o sembrano dare licenza per colpire i cristiani e le loro istituzioni.
Il Rapporto della WNTA indaga anche su questioni di sviluppo in materia di istruzione, sanità, acqua e servizi igienico-sanitari, diritti territoriali, economia, bilanci, politiche fiscali, spazio della società civile, media, diritti umani, lavoro e occupazione, ambiente, funzionamento del parlamento, governance. Il forum si avvale di un rete capilalre sparsa su tutto il territorio indiano. (SD)
(Agenzia Fides 24/5/2018)
CONGO RD - “Si vuole smembrare il Nord Kivu, con il rischio di distruggere l’intero Paese” denunciano i Vescovi
“Nel Nord Kivu, una certa tendenza politica sta spingendo alla frammentazione e allo spaccatura della provincia, per i suoi interessi particolari, in spregio alla volontà della popolazione desiderosa dell’unità del Nord Kivu in una Repubblica Democratica del Congo unita” afferma il messaggio pubblicato al termine della Sessione Ordinaria della Conferenza Episcopale Provinciale di Bukavu (ASSEPB) che si è tenuta a Goma dal 14 al 20 maggio.
Il Nord Kivu è una provincia nell’est della RDC che da decenni vive nell’insicurezza a causa della presenza di decine di gruppi armati, alcuni dei quali di origine straniera, che ne sfruttano illegalmente le enormi risorse naturali e che tendono a volere separare questo territorio dal resto del Paese.
“C’è il rischio di far crollare l’intero Paese” avvertono i Vescovi nel messaggio, inviato all’Agenzia Fides, perché quello che avviene nel Nord Kivu può condurre a “istituzionalizzare lo spirito di tribalismo, divisione ed esclusione che si basa sulla stessa logica di quello della secessione”.
Secondo i Vescovi “esiste il pericolo di suscitare rivalità interetniche con ciò che ne consegue: violenza, pulizia etnica e crimini contro l’umanità”. “Questa dinamica potrebbe anche portarci alla soglia della violenza e delle atrocità che abbiamo sperimentato di recente qui e altrove: nel territorio di Beni, in lturi, nel Katanga settentrionale, nel Kasai, come ancora oggi, nel Sud Sudan”.
“L’insicurezza permanente, causata da gruppi armati, bande criminali, favorita da un governo instabile, sta causando la desolazione in tutto il Paese, nonostante la spettacolare militarizzazione, come si può vedere nelle aree di Beni e Butembo. Il rapimento e la mutilazione di bambini nel territorio di Uvira e Fizi, l’assassinio a Kichanga di don Etienne Nsengiyumva, l’8 aprile 2018, ha provocato in noi una grande emozione. Continuiamo a soffrire per l’assenza da noi di p. Charles Kipasa e p. Jean Pierre Akilimali rapiti a Bunyuka il 16 luglio 2017” affermano i Vescovi.
Di fronte a tale situazione e in vista delle elezioni del 23 dicembre, i Vescovi concludono raccomandando alla popolazione “di ritornare ai principi dell’insegnamento sociale della Chiesa, tra cui: la dignità della persona umana, il bene comune, la giustizia sociale, la pace e il lavoro”. “Dobbiamo liberarci dalla paura della morte perché Cristo ha vinto la morte. Coltiviamo i valori cristiani di libertà e sacrificio e restiamo vigili nella preghiera”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/5/2018)