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2018 05 02 Vittime della narcoguerra

Fonte:
CulturaCattolica.it
CENTRAFICA - Attacco con granate a una chiesa cattolica: almeno 15 morti FILIPPINE - Ucciso un prete, Don Mark Ventura, nelle Filippine NIGERIA - Anche due sacerdoti, don Joseph Gor e don Felix Tyolaha, tra le vittime dei massacri MESSICO - Trovato il corpo del sacerdote padre Moisés Fabila Reyes, rapito il 3 aprile PAKISTAN - Chiese e gruppi cristiani si mobilitano: preghiera e digiuno con Asia Bibi

CENTRAFICA - Attacco con granate a una chiesa cattolica: almeno 15 morti
Gli aggressori, appartenenti molto probabilmente ai miliziani islamici del distretto PK5, sono stati respinti dalle forze di sicurezza

Attacco con granate alla chiesa cattolica di Nostra Signora di Fatima a Bangui, nella Repubblica Centrafricana. Sono almeno 15 i morti nell’attacco. Gli aggressori, appartenenti molto probabilmente ai miliziani islamici del distretto PK5, sono stati respinti dalle forze di sicurezza.

“La chiesa è stata circondata da uomini armati che hanno cominciato a sparare con armi e granate. Dici persone sono morte sul posto, incluso padre Albert Toungoumalè-Baba. Ci sono molti feriti”, ha raccontato un fedele identificatosi come Signey Yamalè. Dopo l’attacco è scattata una rappresaglia sfociata in scontri in diversi punti della capitale. Almeno due cadaveri sono stati recuperati nel quartiere 2. Un abitante del quartiere PK5, Sanislas Dangabo, ha raccontato che almeno tre cadaveri sono stati portati all’obitorio della moschea Ali Babolo.
La minoranza islamica della capitale della Repubblica centrafricana, dal 2013 è stata confinata nel quartiere enclave del Pk5, non lontano dalla chiesa di Notre Dame. Il 28 maggio 2014 almeno quindici persone sono state uccise in un attacco alla chiesa, dopo che tre giorni prima tre giovani musulmani impegnati in una partita di calcio interreligiosa erano stati linciati e mutilati nel PK5.

Nella Repubblica Centrafricana è in corso un complicato processo di transizione da quando nel 2013, i ribelli Sèlèka hanno rovesciato il governo del presidente Francois Bozizè, innescando un’ondata di violenza settaria tra musulmani e cristiani che ha causato migliaia di morti e circa un milione di sfollati. (AKINTUNDE AKINLEYE / REUTERS 01 05 2018)

FILIPPINE - Ucciso un prete, Don Mark Ventura, nelle Filippine
Ucciso un sacerdote domenica mattina 29 aprile nel nord delle Filippine. Don Mark Ventura, parroco della Stazione Missionaria di San Isidro Labrador, è stato colpito da due colpi di armi da fuoco, uno alla testa e l’altro al petto.
Secondo la polizia, Don Ventura era in riunione con i membri del coro in attesa di officiare un battesimo, all’interno della palestra verso le 8 (ora locale). L’assassino è spuntato all’improvviso dall’ingresso posteriore e ha sparato al prete colpendolo due volte. Il killer, che indossava un casco e una giacca, è poi fuggito su una moto guidata da un complice.
L’omicidio è avvento nel villaggio Piña Weste nei pressi della città di Gattaran a Cagayan. Gattaran si trova a circa 95 chilometri a nord di Tuguegarao, la capitale di Cagayan, che dista circa 789 chilometri (490 miglia) da Manila.
Il sovrintendente capo della polizia di Cagayan, Warren Tolito, ha dichiarato che Ventura era un sostenitore di elezioni corrette, dei diritti dei lavoratori filippini all’estero e del benessere dei bambini.
“Siamo totalmente scioccati e completamente increduli nell’apprendere la notizia del brutale omicidio di dom Ventura, un prete cattolico dell’Arcidiocesi di Tuguegarao”, ha affermato il Presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine (CBCP), Sua Ecc. Mons. Romulo Valles, Arcivescovo di Davao, in una nota. “Offriamo le nostre preghiere per don Ventura, per la sua famiglia e per i fedeli laici di Tuguegarao. Condanniamo questo atto malvagio! Facciamo appello alle autorità affinché agiscano rapidamente per perseguire gli autori di questo crimine e per consegnarli alla giustizia “, ha affermato Mons. Valles.
Don Ventura aveva assunto all’inizio di aprile la guida della stazione missionaria di San Isidro Labrador. Per sette anni era stato sacerdote nell’arcidiocesi di Tuguegarao. Don Ventura è il secondo prete a essere ucciso in quattro mesi.
Don Marcelito Paez, 72 anni, è stato ucciso a Jaen, Nueva Ecija, nelle Filippine del Nord da uomini armati non identificati nel dicembre 2017. (SD) (Agenzia Fides 30/4/2018)

NIGERIA - Anche due sacerdoti tra le vittime dei massacri nel centro della Nigeria
Due sacerdoti insieme ad almeno 19 parrocchiani sono stati uccisi nella parrocchia di Sant’Ignazio di Ukpor-Mbalom nel villaggio di Mbalom, nella Gwer East Local Government Area nello Stato di Benue, che fa parte della cosiddetta Cintura di Mezzo (Middle Belt), la parte centrale della Nigeria che divide il Nord a preponderanza musulmana, dal sud in gran parte abitato da cristiani.

Il massacro è avvenuto all’alba del 24 aprile. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti l’attacco è avvenuto durante la messa quotidiana delle 5:30 del mattino, molto frequentata dai parrocchiani. La funzione erano appena iniziate e i fedeli stavano ancora entrando in chiesa, dopo la quale si sarebbe svolta una cerimonia funebre, quando sono stati esplosi numerosi colpi di arma da fuoco da un gruppo armato, entrato all’improvviso nel luogo di culto. La gente è stata presa dal panico ed ha cercato di fuggire. Ma 19 persone, tra cui don Joseph Gor e don Felix Tyolaha, che stavano celebrando la messa sono stati uccisi a sangue freddo. Si contano molte persone ferite. Dopo aver attaccato la chiesa, i banditi sono entrati nel villaggio e hanno razziato e raso al suolo più di 60 tra case e fienili.
Gli abitanti di sono fuggiti verso i villaggi vicini, sperando di trovare un rifugio sicuro.
“Confermiamo la morte di Don Joseph Gor e don Felix Tyolaha uccisi nell’attacco mortale da parte di pastori / jihadisti nel villaggio di Mbalom, nella parrocchia di Sant’Ignazio Ukpor-Mbalom” afferma un comunicato firmato da don Moses Iorapuu, Direttore delle Comunicazioni Sociali della diocesi di Makurdi. Don Iorapuu afferma che anche in altri villaggi dell’area sono stati commessi dei massacri ma “la polizia sembra non sapere nulla degli attacchi che si sono verificati in altri villaggi dello stato di Benue”.
La stampa nigeriana riferisce che almeno altre 35 persone sono state uccise in un attacco commesso sempre il 24 aprile nel villaggio di Tse Umenger, nel Mbadwem Council Ward of Guma LGA, nello Stato di Benue. Secondo testimonianze locali il massacro è stato commesso da almeno 50 pastori armati che intorno alle 7 del mattino hanno assalito il villaggio mettendolo a ferro e fuoco.
Questi ultimi massacri nei villaggi dello Stato di Benue hanno fatto crescere la tensione nella capitale, Makurdi, dove diversi giovani sono scesi in strada dando fuoco a pneumatici. (L.M.) (Agenzia Fides 25/4/2018)

MESSICO - Trovato il corpo del sacerdote rapito il 3 aprile

L’arcidiocesi primate di Mexico ha diffuso ieri sera, attraverso il suo ufficio delle comunicazioni, un comunicato in cui “informa con dolore che nel giorno di mercoledì 25 aprile è stato rinvenuto nella città di Cuernavaca, Morelos, il corpo senza vita del sacerdote Moisés Fabila Reyes, appartenente al clero di questa arcidiocesi, che esercitava il suo ministero nella insigne Basilica Nazionale di Guadalupe”. Il testo, pervenuto all’Agenzia Fides, si conclude manifestando partecipazione al dolore che colpisce i familiari e gli amici di padre Moises ed assicurando la preghiera per il riposo eterno della sua anima.

Secondo le informazioni raccolte da Fides, l’anziano sacerdote, 83 anni, era stato sequestrato il 3 aprile mentre era in viaggio con i suoi familiari da Città del Messico a Cuernavaca. I malviventi si erano subito messi in contatto con la famiglia, chiedendo due milioni di pesos (circa 86mila euro) in cambio della liberazione dell’ostaggio. Somma che effettivamente era stata versata martedì notte. Il che non ha, però, evitato il peggio. Secondo le prime ricostruzioni, l’anziano padre Moisés non avrebbe sopportato le dure condizioni di detenzione imposte dai carcerieri.

Vittime della narcoguerra che da oltre undici anni dilania il Paese. Le mafie – forti del sostegno di interi pezzi di istituzioni – sanno che i preti sono un riferimento forte e alternativo per la società. Per stabilire il loro regno di terrore, devono dunque “neutralizzarli”. Lo meccanismo che spiega il massacro di attivisti per i diritti umani e giornalisti. (Agenzia Fides 27/04/2018)

Quest’ultimo è il terzo sacerdote ucciso in Messico nell’arco di una settimana, il quinto da gennaio.

LE VITTIME DEL 2018

Padre German Miniz Garcia (5 febbraio)

Padre Ivan Anorve Jaimes (5 febbraio)

Padre Rubén Alcàntara Dìaz, 50 anni, accoltellato a morte (18 aprile)

Padre Jaun Miguel Contreras, 33 anni, aveva appena finito di celebrare Messa (21 aprile)

PAKISTAN - Chiese e gruppi cristiani si mobilitano: preghiera e digiuno con Asia Bibi

Chiese e gruppi cristiani in Pakistan hanno immediatamente aderito alla richiesta di Asia Bibi di unirsi a lei, in una speciale giornata di preghiera e digiuno per la sua liberazione, il 27 aprile.

La campagna è stata lanciata attraverso i membri della sua famiglia, che l’hanno visitata nei giorni scorsi, e la Renaissance Education Foundation di Lahore, che si occupa dei familiari di Asia Bibi e delle spese legali del caso.
P. Arthur Charles, parroco della parrocchia di San Giovanni a Karachi, ha subito trasmesso il messaggio a sacerdoti e catechisti, per informare i fedeli, e attraverso i social media. Parlando con l’Agenzia Fides, p. Arthur Charles ha detto: “Sto diffondendo il più possibile questo messaggio; nella mia comunità parrocchiale vivremo una preghiera per Asia per due venerdì consecutivi, e domenica prossima, durante tutte le messe, pregheremo in special modo per lei”.
Asia Bibi ha invitato i cristiani di tutto il mondo a pregare e digiunare con lei il 27 aprile, quando ha saputo che il Presidente della Corte Suprema del Pakistan Saqib Nisar ha annunciato: “Prossimamente fisserò un appuntamento per ascoltare il caso di Asia Bibi”, recando nuova speranza per la sua liberazione. (…)
Emmanuel Neno, Segretario esecutivo della Commissione per la catechesi della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan osserva a Fides: “Siamo membri del corpo di Cristo, se una parte del corpo soffre, tutto il corpo soffre. Siamo uniti ad Asia Bibi per pregare e digiunare per lei”.(…) (AG) (Agenzia Fides 26/4/2018)

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