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2017 07 04 PAPA - ripugna l’idea che i terroristi siano chiamati martiri

ROMA - Manifesti blasfemi VENEZUELA - “Basta violenza, guerra di un governo contro il popolo” “Basta furti e profanazioni” COLOMBIA - Anche suor Gloria Cecilia nel video diffuso da Al Qaeda TURCHIA - Il governo turco espropria più di cinquanta chiese

PAPA - ripugna l’idea che i terroristi siano chiamati martiri
Lo ha detto il Papa all’udienza generale di mercoledì 28 giugno in Piazza San Pietro, spiegando che martirio vuol dire testimonianza e fedeltà al Vangelo e esortando a non rispondere “al male col male”. Il servizio di Giada Aquilino:

I martiri non vivono per sé, non combattono per affermare le proprie idee e accettano di dover morire solo per fedeltà al Vangelo. Con queste parole Papa Francesco torna nella catechesi dell’udienza generale a riflettere sulla speranza cristiana, qui intesa come “forza dei martiri”, spiegando che il martirio comunque non è “l’ideale supremo della vita cristiana”, perché al di sopra di esso vi è la carità, cioè l’amore verso Dio e verso il prossimo:
“Ripugna ai cristiani l’idea che gli attentatori suicidi possano essere chiamati ‘martiri’: no, questi non sono martiri, non c’è nulla nella loro fine che possa essere avvicinato all’atteggiamento dei figli di Dio. A volte, leggendo le storie di tanti martiri di ieri e di oggi - che sono più dei martiri dei primi tempi - rimaniamo stupiti di fronte alla fortezza con cui hanno affrontato la prova. Questa fortezza è segno della grande speranza che li animava: la speranza certa che niente e nessuno li poteva separare dall’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo”.
Partendo dal brano evangelico di Matteo, in cui Gesù, inviando i discepoli in missione, non li illude “con miraggi di facile successo” ma li avverte chiaramente che l’annuncio del Regno di Dio “comporta sempre una opposizione”, specificando che per questo saranno “odiati da tutti”, il Pontefice spiega che “i cristiani amano, ma non sempre sono amati”, cioè in una misura “più o meno forte” la confessione della fede avviene “in un clima di ostilità”.
“I cristiani sono dunque uomini e donne ‘controcorrente’.
E’ normale: poiché il mondo è segnato dal peccato, che si manifesta in varie forme di egoismo e di ingiustizia, chi segue Cristo cammina in direzione contraria. Non per spirito polemico, ma per fedeltà alla logica del Regno di Dio, che è una logica di speranza, e si traduce nello stile di vita basato sulle indicazioni di Gesù”.
“La vera sconfitta per lui o per lei è cadere nella tentazione della vendetta e della violenza, rispondendo al male col male. Gesù ci dice: ‘Io vi mando come pecore in mezzo a lupi’. Dunque senza fauci, senza artigli, senza armi. Il cristiano piuttosto dovrà essere prudente, a volte anche scaltro: queste sono virtù accettate dalla logica evangelica. Ma la violenza mai. Per sconfiggere il male, non si possono condividere i metodi del male”.
L’unica forza del cristiano è il Vangelo. E nei tempi di difficoltà, prosegue Francesco, “si deve credere che Gesù sta davanti a noi” e “non cessa” di accompagnarci. La persecuzione, assicura, “non è una contraddizione al Vangelo”, ma ne fa parte, proprio perché è stato il nostro Maestro ad essere perseguitato. Per questo anche “nel bel mezzo del turbine” il cristiano non deve perdere la speranza, pensando di essere stato abbandonato:
“Nessuna delle sofferenze dell’uomo, nemmeno le più minute e nascoste, sono invisibili agli occhi di Dio. Dio vede, e sicuramente protegge; e donerà il suo riscatto. C’è infatti in mezzo a noi Qualcuno che è più forte del male, … Qualcuno che ascolta da sempre la voce del sangue di Abele che grida dalla terra”.
“Non persecutori, ma perseguitati; non arroganti, ma miti; non venditori di fumo, ma sottomessi alla verità; non impostori, ma onesti. Questa fedeltà allo stile di Gesù – che è uno stile di speranza – fino alla morte, verrà chiamata dai primi cristiani con un nome bellissimo: ‘martirio’, che significa ‘testimonianza’.
La preghiera è dunque affinché Dio ci doni la forza di essere suoi testimoni, per vivere la speranza cristiana “soprattutto nel martirio nascosto di fare bene e con amore i nostri doveri di ogni giorno”.
(Radio Vaticana 28 06 2017)

ROMA - Manifesti blasfemi: “Immaculata conceptio in vitro”
Negli ultimi giorni sono apparsi in giro per Roma presso le fermate dell’autobus alcuni manifesti che hanno sostituito le usuali pubblicità e che hanno contenuto fortemente blasfemo. In uno, intitolato “Ecce homo erectus”, viene ritratto Nostro Signore in compagnia di un fanciullo: e la descrizione volutamente si ferma qui. Aggiungiamo solo che il manifesto allude al solito tema della pedofilia nella Chiesa.
Un altro prende questo titolo: “Immaculata conceptio in vitro”. In esso vengono ritratte due donne che si abbracciano. Una ha il velo, come la Madonna, e l’altra le tiene una mano sul ventre. Il rimando è alla fecondazione artificiale eterologa per le coppie lesbiche.

Non sono manifesti pubblicitari perché non reclamizzano nulla. Sono anche anonimi perché non viene riportata la sigla di nessuna associazione. Un aspetto da approfondire sta nel fatto che questi manifesti sono stati inseriti all’interno della teca di vetro che ospitano le pubblicità e per aprire la teca ci vuole la chiave. Nessun teca presenta segni di effrazione.
Entrambi i manifesti offendono gravemente Dio, Maria Santissima e tutti i credenti. L’allusione alla fecondazione artificiale per le coppie lesbo potrebbe far pensare che gli autori del reato siano attivisti gay. I manifesti, laddove segnalati, sono stati tolti.
(LNBQ 03 07 2016)

VENEZUELA - Cardinale Urosa: “Basta violenza, si potrebbe parlare di guerra di un governo contro il popolo”
“Si potrebbe parlare di guerra di un governo contro il popolo”, così il Cardinale Urosa condanna la repressione violenta compiuta dalle forze di sicurezza dello Stato e da gruppi paramilitari contro i manifestanti che nei tre mesi scorsi sono scesi in strada per protestare contro le politiche del governo. Negli scontri, sono state uccise più di 90 persone.
“Noi vescovi chiediamo al governo nazionale di riconsiderare la situazione, di deporre l’atteggiamento di voler impiantare in Venezuela un sistema totalitario militarista-marxista; e, naturalmente, chiediamo di desistere dall’utilizzare risorse legali per smantellare lo stato. Tutto ciò è riprovevole e intollerabile e non è ciò che desidera la maggior parte del popolo venezuelano”: sono le parole pronunciate dal Cardinale Urosa Savino il 29 giugno nella Chiesa Nuestra Señora della Candelaria di Caracas, dopo la celebrazione di San Pietro e San Paolo.
Il Cardinale, pur sottolineando di parlare a titolo personale, ha detto però che questo è anche il parere della Conferenza Episcopale.
Il presidente del venezuela Nicolás Maduro ha convocato un’Assemblea Costituente Nazionale, che ha fissato elezioni per il 30 luglio; la Chiesa venezuelana ha mostrato pubblicamente il suo rifiuto (vedi Fides 19/05/2017) perché crede che la popolazione non voglia cambiare la Costituzione. Ciò che serve, ha detto più volte la gerarchia cattolica, è cibo, sicurezza pubblica, elezioni libere e democratiche e il rispetto della legge. (CE) (Agenzia Fides, 01/07/2017)

VENEZUELA - “Basta furti e profanazioni” denuncia Mons. Ramírez, mentre nella capitale regna il caos
Vandali hanno compiuto furti e profanato la chiesa di Santa Rosa de Lima a Caracas. La denuncia è di Sua Ecc. Mons. Tulio Luis Ramírez Padilla, Vescovo ausiliare di Caracas, attraverso un comunicato della Conferenza Episcopale del Venezuela giunto a Fides.
All’alba del 26 giugno un gruppo di vandali è entrato nella chiesa parrocchiale retta dai padri Domenicani e ha distrutto l’altare per rubare il Santissimo Sacramento, poi ha rotto l’urna della Madonna di Chapi per rubare la collana della Vergine.
Il Vescovo ausiliare di Caracas ha espresso la sua condanna verso questo vandalismo definendolo “veramente doloroso e deplorevole”. Ha poi sottolineato che “per la mancanza di sicurezza, vengono violati i nostri templi, le nostre chiese, le nostre cappelle e le strutture parrocchiali”.
Questo fatto, ha detto Mons. Ramírez, si aggiunge a quanto accaduto poco tempo fa nella chiesa nazionale dell’Adorazione Perpetua, nel quartiere della Concordia, e nella cappella della scuola “Patronato de San José de Tarbes”, quartiere El Paraíso di Caracas.
(CE) (Agenzia Fides, 28/06/2017)

COLOMBIA - Anche suor Gloria Cecilia nel video diffuso da Al Qaeda con i rapiti in Mali
Il Ministero degli Affari Esteri della Colombia ha informato di aver ricevuto la prova che suor Gloria Cecilia Narvaez Argoty, la missionaria colombiana rapita l’8 febbraio nel villaggio di Karangasso, in Mali (vedi Fides 9/02/2017), è viva.

Nel comunicato, pervenuto all’Agenzia Fides, si ripudia questo atto e si condannano coloro che detengono con la forza la religiosa, appartenente all’Ordine delle Suore Francescane. Il Ministero degli Esteri quindi lancia “un appello alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite per fornire tutto il supporto e la cooperazione necessari” per liberare la religiosa, e ricorda che attraverso l’ambasciata colombiana in Ghana, si sta lavorando per raggiungere questo obiettivo.
Secondo dati di agenzia, sabato primo luglio, il gruppo Al Qaeda del Mali, attraverso la rete cifrata Telegram, ha pubblicato un video dove appare la suora colombiana ed altri cinque ostaggi stranieri, rapiti dalla rete jihadista. Si tratta della prima rivendicazione ufficiale da parte di Al Qaeda. Il video di 16 minuti e 50 secondi mostra ognuno dei rapiti, compresa la suora che viene identificata come Gloria Cecilia Narváez. Nel video oltre alla religiosa colombiana, appaiono la francese Sophie Petronin, il sudafricano Stephen McGowan, l’australiano Elliot Kenneth Arthur, il rumeno Iulian Ghergut e la svizzera Beatrice Stockly, rapiti prima della religiosa. “Non sono iniziati autentici negoziati per salvarli” dice lo speaker del video, il quale cita il neoeletto Presidente francese, Emmanuel Macron, affermando che Sophie Petronin “è fiduciosa che il nuovo presidente della Francia venga a salvarla”.
Il Presidente Macron è stato ieri in Mali per un incontro con i Capi di Stato dei cinque paesi della regione africana del Sahel, per concordare la costituzione di una nuova forza multinazionale di 5.000 uomini per affrontare gli estremisti. Negli ultimi anni i ripetuti attacchi con morti e feriti in paesi precedentemente considerati sicuri hanno messo in allarme la comunità internazionale.
(CE) (Agenzia Fides, 03/07/2017)

TURCHIA - Il governo turco espropria più di cinquanta chiese, monasteri e cimiteri siro-ortodossi
Sono almeno cinquanta le chiese, i monasteri e i cimiteri siro-ortodossi sparsi intorno a Mardin, nella regione turca sud-orientale di Tur Abdin, che negli ultimi tempi sono stati di fatto espropriati dal governo turco, passando sotto il controllo diretto del Sottosegretariato al Tesoro che li ha affidati alla Presidenza degli Affari Religiosi (Diyanet, organismo legato direttamente al Primo Ministro, ndr). Secondo quanto riportato da fonti locali come il settimanale bilingue armeno-turco Agos, l’operazione è stata messa in atto a conclusione del processo con cui Mardin è diventato comune metropolitano, e la conseguente riorganizzazione amministrativa del territorio ha trasformato i villaggi circostanti in altrettanti quartieri dell’area metropolitana. Nel 2016, un Comitato del governatorato di Mardin incaricato di inventariare e redistribuire beni immobiliari appartenenti a istituzioni non private ha cominciato il processo di trasferime nto di chiese, monasteri e cimiteri siro-ortodossi presenti nella regione al Sottosegretariato per il Tesoro, che a sua volta ha affidato il controllo di tali proprietà al Diyanet. Il ricorso presentato contro tale decisione dalla Fondazione Mor Gabriel – che nel 2013, dopo un lungo contenzioso giuridico, aveva ottenuto la restituzione dello storico Monastero siro ortodosso di Mor Gabriel (nella foto), risalente al IV Secolo dopo Cristo – era stato respinto nel maggio scorso dagli organi amministrativi turchi. Ora, la Fondazione Mor Gabriel ha sottoposto una petizione alla Corte civile di Mardin per chiedere di bloccare il processo di esproprio di chiese, monasteri e cimiteri siro-ortodossi e il loro trasferimento sotto il controllo diretto degli organismi governativi turchi. Intanto, organizzazioni di cristiani siri ortodossi immigrati in Europa – come la European Syriac Union – hanno iniziato a mobilitarsi per quello che definiscono come un “sequestro illegale”, realizzato nella regione che rappresenta un’area di radicamento storico delle comunità cristiane sire. (GV) (Agenzia Fides 30/6/2017).

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