2017 02 01 Papa FRANCESCO: i martiri “ci rivelano il cuore della nostra fede, che non consiste in un generico messaggio di pace e di riconciliazione, ma in Gesù stesso, crocifisso e risorto”
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BOLIVIA - Giovane volontaria cattolica polacca uccisa in Bolivia
IRAQ - Famiglia musulmana di Telkeif ospita di nascosto una donna cristiana negli anni del regime jihadista
Papa Francesco:
I cristiani sono chiamati a testimoniare l’amore di Cristo anche di fronte alle violenze e persecuzioni. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza ai membri della Commissione mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali. Il sangue dei martiri, ha detto il Pontefice, è ancora oggi seme di nuovi cristiani e strumento di pace e comunione.
Il Papa indica l’esempio di “tanti nostri martiri e santi, che hanno dato coraggiosa testimonianza a Cristo” affinché possano essere “di forte sostegno alle comunità”.
Essi, sottolinea, “ci rivelano il cuore della nostra fede, che non consiste in un generico messaggio di pace e di riconciliazione, ma in Gesù stesso, crocifisso e risorto”.
(Radio Vaticana 27 01 2017)
Il Papa a Santa Marta riprende lo stesso tema
La più grande forza della Chiesa oggi è nelle piccole Chiese perseguitate. Lo ha detto il Papa nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Cuore dell’omelia di Francesco, i martiri. “Oggi ce ne sono più dei primi secoli”, “i media non lo dicono” perché non fa notizia, nota il Papa che invita a fare memoria di quanti soffrono il martirio. Il servizio di Debora Donnini:
“I martiri sono quelli che portano avanti la Chiesa, sono quelli che sostengono la Chiesa, che l’hanno sostenuta e la sostengono oggi. E oggi ce ne sono più dei primi secoli. I media non lo dicono perché non fa notizia, ma tanti cristiani nel mondo oggi sono beati perché perseguitati, insultati, carcerati. Ce ne sono tanti in carcere, soltanto per portare una croce o per confessare Gesù Cristo! Questa è la gloria della Chiesa e il nostro sostegno e anche la nostra umiliazione: noi che abbiamo tutto, tutto sembra facile per noi e se ci manca qualcosa ci lamentiamo… Ma pensiamo a questi fratelli e sorelle che oggi, in numero più grande dei primi secoli, soffrono il martirio!”.
“Una Chiesa senza martiri - oserei dire - è una chiesa senza Gesù”, afferma in conclusione il Papa che invita dunque a pregare “per i nostri martiri che soffrono tanto”, “per quelle Chiese che non sono libere di esprimersi”: “loro sono la nostra speranza”. E il Papa ricorda che nei primi secoli della Chiesa un antico scrittore diceva: “Il sangue dei cristiani, il sangue dei martiri, è seme dei cristiani”.
“Loro con il loro martirio, la loro testimonianza, con la loro sofferenza, anche dando la vita, offrendo la vita, seminano cristiani per il futuro e nelle altre Chiese. Offriamo questa Messa per i nostri martiri, per quelli che adesso soffrono, per le Chiese che soffrono, che non hanno libertà. E ringraziamo il Signore di essere presenti con la fortezza del Suo Spirito in questi fratelli e sorelle nostri che oggi danno testimonianza di Lui”.
(Radio Vaticana 30 01 2017)
MOLTI MARTIRI DI CUI NON SAPPIAMO IL NOME
DI ALTRI SOLO IL NOME
DI ALTRI LA STORIA E IL VOLTO
SUD SUDAN - Ucciso un catechista della parrocchia di Kajo-Keji
Un catechista della parrocchia del Sacro Cuore di Kajo-Keji (Sud Sudan) è stato ucciso domenica 22 gennaio nella cappella situata nella località di Lomin. Lo riferisce il parroco, p. Jesus Aranda, missionario comboniano. Secondo p. Aranda, il catechista, del quale è noto solo il nome, Lino, è stato ucciso insieme ad altre cinque persone da un gruppo armato. I fedeli hanno abbandonato l’area per il timore di altri attacchi.
P. Aranda ha preso possesso della parrocchia il 3 dicembre 2016 ed ha dovuto subito confrontarsi con la drammatica situazione dell’area. Oltre 50.000 abitanti di Kajo-Keji si sono rifugiati nella confinante Uganda a causa dell’insicurezza e degli attacchi ai villaggi della zona, condotti dall’esercito sud-sudanese contro quelle che sono ritenute popolazioni ostili al governo centrale di (Agenzia Fides 25/1/2017)
BOLIVIA - Giovane volontaria cattolica polacca uccisa in Bolivia
Una giovane volontaria cattolica polacca è stata uccisa nella missione della città di Cochabamba, nella Bolivia centrale. La notizia è stata confermata da fonti della polizia. La ragazza, Helena Kmiec di 25 anni, è stata ritrovata senza vita nei locali della Congregazione dei Servi della Madre di Dio, nella quale prestava il suo servizio, con numerose ferite di arma da taglio. Le autorità hanno arrestato due persone, sospettate di aver aggredito la giovane con l’obiettivo di rapinarla o violentarla e di averla poi uccisa.
Al servizio della missione della Chiesa
Helena aveva da poco terminato gli studi in ingegneria. Molto attiva nella Chiesa, aveva partecipato a iniziative di evangelizzazione nelle stazioni ferroviarie, aveva avuto un ruolo nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù nella sua città, per poi dedicarsi ai gruppi di volontariato in Africa. Solo pochi giorni fa, l’8 gennaio, era partita per Cochabamba come volontaria nella Missione dei Padri Salvatoriani. Il suo compito era quello di aiutare le Suore Ancelle dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria nella gestione del nuovo orfanotrofio.
(Radio Vaticano 26 01 2017)
UNA STORIA DIVERSA E PIENA DI SPERANZA
IRAQ - Famiglia musulmana di Telkeif ospita di nascosto una donna cristiana negli anni del regime jihadista
Si chiama Georgette Hanna e ha 60 anni la cristiana irachena che le truppe governative hanno trovato nascosta nella casa di una famiglia musulmana della cittadina di Telkeif, quando la scorsa settimana hanno riconquistato la cittadina da quasi tre anni sotto il controllo delle milizie jihadiste dell’auto-proclamato Stato Islamico (Daesh). Durante l’ispezione del villaggio – riferisce un articolo apparso su Al Araby al Jadeed e rilanciato in Italia dal website Baghdadope - i soldati iracheni hanno ritrovato la sessantenne cristiana presso la casa di una famiglia musulmana. Giorgette non era riuscita a fuggire nel giugno 2014, come avevano fatto gli altri cristiani quando Telkeif stava per cadere nelle mani dei jhadisti, e da allora aveva trovato rifugio presso una famiglia di vicini musulmani, che per tutto questo tempo l’hanno accudita, tenendola nascosta presso la propria abitazione. Secondo quanto riportato dall’articolo citato, la donna alla vista dei soldati dell’esercito governativo si è coperta il capo con un velo, pensando che si trattasse di miliziani di Daesh. Poi, saputo che la città era stata sottratta ai jihadisti, è uscita per strada (vedi immagine), ponendo fine a due anni e mezzo di isolamento forzato. (GV) (Agenzia Fides 25/1/2017).