2016 07 13 ALEPPO ancora sotto le bombe EGITTO Uccisa una suora copta PAKISTAN Avvocato cristiano difensore delle vittime di blasfemia costretto al ritiro dall'attività NIGERIA - “Il rapimento dei sacerdoti è un assalto alla Chiesa”; ritrovati i resti
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ALEPPO ancora sotto le bombe.
Vicario di Aleppo: “Troppa violenza, sospendiamo attività. Ma la Chiesa resta aperta”
Ormai non si tratta più di una guerra, ma di un terribile “spargimento di sangue” nel contesto di una escalation di violenze “che fa davvero paura”; in città non vi è uno scontro fra due fazioni in lotta, fra due eserciti ma “si assiste solo al bombardamento di civili inermi”. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo dei Latini, una realtà segnata da anni di guerre e violenze e da qualche tempo diventata l’epicentro del conflitto siriano.
Per tutta la giornata di ieri dal quartiere est in mano ai ribelli sono partiti missili e razzi che hanno colpito in vari punti la zona occidentale, controllata dall’esercito governativo. “Oggi è un po’ più tranquillo – riferisce il prelato – ma è una situazione di calma apparente. Non vi sono accordi, non vi sono trattative fra le parti e vi saranno presto nuovi bombardamenti”.
Nei giorni scorsi l’esercito governativo aveva tagliato l’unica via (la Castello Road) di accesso alla zona est di Aleppo, sotto il controllo dei ribelli, in cui vivono circa 300mila persone; in risposta, ieri i miliziani hanno lanciato una controffensiva per cercare di riaprire il varco. Tuttavia, l’azione è stata sventata dai soldati fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad.
Da qui la decisione dei ribelli di attaccare, con una pioggia di missili e razzi, la zona occidentale della città nelle mani dei governativi. L’operazione dei ribelli è iniziata all’alba di ieri ha interessato diversi fronti; in poche ore sono stati lanciati centinaia di missili e razzi. Secondo i media di Stato, finora si sono registrate otto vittime e decine di feriti ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi col trascorrere delle ore.
Gran parte di Aleppo, un tempo centro economico e commerciale della Siria, è teatro da mesi di pesanti combattimenti. Dal 2012 la città è divisa in due settori, governativo e “ribelle”. Gli scontri si sono intensificati con il fallimento dei negoziati indiretti di pace sotto l’egida Onu e la mancata applicazione della tregua parziale promossa da Stati Uniti e Russia a inizio anno. Dietro gli attacchi vi sono anche i gruppi ribelli e le fazioni estremiste, fra cui i miliziani di al-Nusra (al Qaeda in Siria); i jihadisti dello Stato islamico si trovano ancora a circa 20km dalla metropoli.
Raggiunto da AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo parla di “pesanti bombardamenti” che si sono susseguiti “per tutta la giornata di ieri”. I missili “hanno colpito anche il nostro centro pastorale” aggiunge, per fortuna “senza fare vittime, come purtroppo è avvenuto da altre parti”. Per motivi di sicurezza, sottolinea mons. Georges, il vicariato “ha sospeso tutte le attività in programma, a partire dai momenti di gioco e di svago per i ragazze”. Resta aperta, precisa il prelato, “solo la chiesa perché i fedeli possano entrare e pregare o partecipare alle funzioni. Tutto il resto, al momento, è fermo”. “Purtroppo – conclude il vicario di Aleppo – qui non siamo di fronte ad uno scontro fra due eserciti, perché il fronte è da un’altra parte. Qui si tratta di attacchi contro civili inermi per puro spirito di vendetta, con armi sempre più sofisticate”
(Zenit12 July, 2016)
SIRIA Aleppo- Il Vescovo Audo: viviamo tra la desolazione della guerra e la consolazione di Dio
“Siamo di nuovo da giorni sotto le bombe. Non si sa cosa sta per succedere. Anche stanotte non abbiamo chiuso occhio, e stamattina un proiettile d'artiglieria è caduto anche nella strada della nostra cattedrale, provocando un morto e tre feriti. Anche per questo abbiamo deciso di non riaprire nemmeno gli uffici della Caritas, che erano rimasti chiusi per qualche giorno durante la festa musulmana per la fine del Ramadan”. Il vescovo Antoine Audo SJ, alla guida della diocesi caldea di Aleppo, spiega con voce calma all'Agenzia Fides l'orrore quotidiano che continua a sconvolgere la città martire logorata da cinque anni di guerra.
La nuova recrudescenza di bombe e colpi di mortaio sui quartieri centrali di Aleppo va vista anche secondo il Vescovo caldeo come una reazione alle operazioni con cui l'esercito governativo ha preso il controllo della cosidetta “strada del Castello”, tagliando i collegamenti tra le aree occupate dai miliziani ribelli – compresi quelli legati a sigle jihadiste – e la Turchia. “Lanciano una pioggia di proiettili per mostrare che non sono contenti, che sono pericolosi e sono ancora forti” nota mons. Audo. Oltre alla paura e alla conta delle nuove vittime, il Vescovo caldeo registra anche i segni tenaci di una vita di fede, in una compresenza di fattori che lui definisce come “un misterioso e meraviglioso paradosso”: da una parte- racconta il Vescovo - “siamo tutti straziati da quello che accade, dall'altra ci sono tanti che in questa condizione si incontrano per celelebrare i sacramenti, pregare, convidere uno spirito di speranza e di misericordia. Mi hanno appena chiamato i partecipanti a un ritiro spirituale organizzato sulle montagne dai membri del Focolare. C'erano duecento persone, con dieci sacerdoti. Me ne hanno parlato come di un'esperienza di conversione spirituale. E da giovedì prossimo ci incontreremo a Tartus con 175 operatori e volontari della Caritas provenienti da tutta la Siria, per alcuni giorni di formazione e di incontri. E' un paradosso misterioso e meraviglioso: da una parte c'è la desolazione della guerra, e dall'alta c'è la consolazione di Dio”. (Agenzia Fides 11/7/2016).
EGITTO - Uccisa da proiettili vaganti una suora copta ortodossa
Non è stato un attentato mirato, ma una tragica fatalità a causare la morte di madre Athanasia, la monaca copta ortodossa uccisa ieri, martedì 5 luglio, da colpi di arma da fuoco mentre si trovava in viaggio a bordo di un'automobile, sulla via che collega il Cairo a Alessandria d'Egitto, diretta verso il monastero di Mar Girgis a al Khatatba. Il veicolo su cui la monaca viaggiava insieme all'autista e a due sue consorelle - riferisce un comunicato ufficiale diffuso dal monastero di Mar Girgis al Cairo – si è trovato coinvolto in una sparatoria in corso sulla strada tra due clan familiari locali. Alcuni proiettili vaganti hanno raggiunto l'autovettura, provocando la morte di suor Athanasia.
La ricostruzione dei fatti – riferisce il comunicato, pervenuto all'Agenzia Fides – smentisce le prime versioni giornalistiche, che parlavano di un agguato terroristico contro l'auto delle monache, ed è stata confermata dalle forze di polizia operanti a Guizeh, che stanno realizzando indagini per risalire ai responsabili dell'omicidio. (Agenzia Fides 6/7/2016).
EGITTO - Violenze settarie contro i copti, assaltate e incendiate quattro case a Kom
Quattro case appartenenti a famiglie cristiane copte sono state assaltate da circa 300 fanatici islamisti nel villaggio di Kom el Loofy, non lontano dalla città di Samalut, nell'Alto Egitto. L’assalto è scattato dopo che si era sparsa la voce di un progetto di costruzione di una chiesa nella zona, e nonostante la smentita da parte del proprietario dei terreni su cui il luogo di culto sarebbe dovuto sorgere, comunicata anche alle forze di polizia. Alle violenze settarie, avvenute a inizio settimana, è seguito un tentativo di conciliazione ispirato dalle autorità locali.
La diocesi copta ortodossa di Samalut ha però contestato in questo caso la prassi degli “incontri di riconciliazione” di fatto imposti dalle forze di sicurezza, sottolineando la necessità di perseguire i comportamenti criminali a norma di legge, facendo inoltre notare che spesso le vittime di violenze settarie permangono nella loro condizione di parte offesa senza ricevere alcuna giustizia. Intanto – riferiscono fonti egiziane consultate dall'Agenzia Fides – i rappresentanti locali dell'Egyptian Family House (Casa della Famiglia egiziana. organismo di collegamento interreligioso sorto da alcuni anni come strumento per prevenire e mitigare le contrapposizioni settarie) hanno iniziato una raccolta di fondi per finanziare la riparazione delle case assaltate dai fanatici. (GV) (Agenzia Fides 9/7/2016).
PAKISTAN - Avvocato cristiano difensore delle vittime di blasfemia costretto al ritiro dall'attività
Sardar Mushtaq Gill, avvocato cristiano pakistano di Lahore e attivista dei diritti umani, alla guida dell'organizzazione “Legal Evangelical Association” Development" (LEAD), è stato costretto a lasciare l'attività forense e a ritirarsi a vita privata in un luogo sconosciuto, date le pressanti minacce di morte ricevute negli ultimi tempi. L’avvocato, come comunicato più volte in passato all'Agenzia Fides, aveva assunto la difesa legale e aiutato molte vittime della legge sulla blasfemia e numerosi cristiani che subiscono abusi e discriminazioni. Come ha riferito a Fides motivando questa difficile scelta, l'avvocato era preoccupato, in particolare, per i suoi familiari che, anch'essi, avevano ricevuto minacce.
Gill era impegnato per difendere i diritti delle minoranze religiose, specialmente dei cristiani pakistani. Tra gli altri casi assunti, quello di Shama e Shahzad Masih, i due coniugi cristiani arsi vivi da un folla di musulmani che li accusavano di blasfemia. "Nonostante la sua denuncia e la urgente necessità di protezione, la sua richiesta di sicurezza è stata ignorata dalle autorità" afferma una nota dell'Ong LEAD. (PA) (Agenzia Fides 9/7/2016)
NIGERIA - “Il rapimento dei sacerdoti è un assalto alla Chiesa”; ritrovati i resti di p. John Adeyi, rapito ad aprile
La recente ondata di rapimenti di sacerdoti e religiosi è “un assalto alla Chiesa”, afferma don Sylvester Onmoke, neo eletto Presidente dell’Associazione dei preti diocesani della Nigeria (President of the Nigeria Catholic Diocesan Priests Association, NCDPA).
Il caso più drammatico è quello di p. John Adeyi, Vicario Generale della diocesi di Otukpo, nello Stato nigeriano di Benue, rapito il 24 aprile (vedi Fides 29/4/2016), e i cui resti sono stati trovati due mesi dopo, il 22 giugno, nei pressi del complesso della Ogbadibo Local Government Education Authority a Otukpa, la sua città natale.
I suoi rapitori avevano chiesto un riscatto per liberare il sacerdote. Nonostante la famiglia del Vicario avesse consegnato la somma richiesta, il sacerdote non era stato liberato. Poi la tragica scoperta del suo corpo ormai in decomposizione.
Il 23 giugno è stato rapito p. Julius Gospel Inalegwu, nella sua parrocchia, la St. Joseph Catholic Church, Jitan – Dutse, nella Tudun Wada Local Government Council, nello Stato di Kano. Secondo Mons. John Namaza Niyiring, Vescovo di Kano, i suoi rapitori hanno chiesto un riscatto di 20 milioni di Naira (63.898,65 Euro).
La corruzione e la bramosia di denaro che affligge la società nigeriana continua ad essere una delle cause principali dei sequestri di sacerdoti, secondo don Onmoke. Il Presidente dell’Associazione dei preti nigeriani critica il cattivo esempio dato da politici e funzionari corrotti che, ostentando la loro ricchezza ottenuta illecitamente, spingono altri a cercare di ottenere denaro facilmente e con tutti i mezzi. A questo si aggiunge, secondo il sacerdote, la frustrazione diffusa tra la popolazione per la disoccupazione e per il mancato pagamento dei salari dei lavoratori.
Don Onmoke chiede al governo di garantire la sicurezza di tutti e di avviare politiche per affrontare i mali del Paese, invita poi i fedeli a pregare perché sacerdoti e religiosi siano protetti dalla minaccia dei rapimenti. (L.M.) (Agenzia Fides 7/7/2016)