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2016 07 06 EGITTO - Ucciso sacerdote copto PAKISTAN - Musulmani cercano vendetta: stupro di gruppo di una donna cristiana VENEZUELA - Aggressione a studenti e seminaristi PAPA FRANCESCO - Siria, basta Paesi che parlano di pace e vendono armi

Fonte:
CulturaCattolica.it

EGITTO - Ucciso sacerdote copto nell’anniversario dell’avvio della rivolta contro l’ex Presidente Morsi
Un sacerdote copto, p. Rafael Moussa, è stato ucciso ad Al Arish, nel nord della penisola egiziana del Sinai, in un agguato rivendicato dalla branca locale dello Stato Islamico. L’omicidio è avvenuto il 30 giugno, terzo anniversario delle dimostrazioni contro l’allora Presidente Mohamed Morsi, che sfociarono il 3 luglio nella sua deposizione e nella presa del potere dell’attuale Capo dello Stato, l’allora Ministro della Difesa, Abdel Fatah al Sisi.
“P. Moussa, 46 anni, della chiesa Mar Girgis a el Arish, è stato ucciso da colpi di arma da fuoco mentre stava rientrando a casa dopo la Messa", riferisce un comunicato della Chiesa copta egiziana. “La Chiesa copta ortodossa con il papa Twadros presenta le sue condoglianze alla famiglia del martire e condanna tutti gli atti terroristi che minacciano la sicurezza della patria e hanno come obiettivo di dividere i suoi figli. Dio protegga l'Egitto da ogni pericolo”.
Nella stessa località nel luglio 2013 era stato ucciso un altro sacerdote copto p. Mina Aboud ( Vedi Fides 8/7/2013). (Agenzia Fides 2/7/2016)

PAKISTAN - Musulmani cercano vendetta: stupro di gruppo di una donna cristiana
Una donna cristiana, Samrah Badal, è stata vittima di uno stupro di gruppo da parte di quattro uomini musulmani che volevano vendicare il presunto "onore" calpestato di una famiglia musulmana: lo riferisce a Fides l'avvocato cristiano Aneeqa M. Anthony, Coordinatrice della Ong "The Voice Society", raccontando della violenza avvenuta il 25 giugno scorso a Lahore.
Secondo la ricostruzione dell'avvocato, tutto è iniziato quando la giovane musulmana Sehar Wasif è fuggita con il giovane cristiano Inayat Masih, di cui era innamorata. La famiglia di Inayat Masih ha dovuto affrontare tutte le conseguenze di questa azione. La famiglia di Sehar ha inviato alcuni uomini (uno dei quali è il fratello di Sehar) a casa della sorella di Inayat Masih, Samrah Badal, chiedendole notizie. Non avendo ottenuto soddisfazione, gli uomini hanno iniziato a percuoterla, l'hanno denudata e trascinata per strada e poi hanno abusato di lei, sotto gli occhi dei suoi cinque figli, che hanno assistito alla violenza compiuta sulla madre.
Il team dell'Ong si è recato alla stazione di polizia e ha registrato un denuncia, per conto della vittima. L’avvocato Aneeqa M. Anthony, ricorda che "la famiglia di Sehar è una famiglia musulmana molto influente" di Lahore e crede che tale bestiale violenza resterà impunita. Per questo chiama in causa "i politici cristiani, come il ministro Kamran Micheal, perchè possa intervenire e avere il coraggio di aiutare i cristiani". (Agenzia Fides 30/6/2016)

La situazione economica e quindi sociale del Venezuela è tragica. Tanto che sono necessari aiuti internazionali. Ma il governo nega la crisi

VENEZUELA - Il Card. Urosa Savino: impossibile negare la grave crisi e vietare l’arrivo di viveri e medicine
"Non è possibile negare che esiste tale crisi e non permettere l’arrivo di viveri e medicine provenienti da altre parti del mondo, inviati da diverse organizzazioni non governative e da organizzazioni della Chiesa come la Caritas": la denuncia viene dall’Arcivescovo di Caracas, il Card. Jorge Urosa Savino, che parlando alla stampa locale ha criticato il governo venezuelano perché si rifiuta di accettare gli aiuti umanitari con il chiaro scopo di non mostrare la grave crisi in atto nel paese.
Secondo le informazioni pervenute a Fides, il Cardinale ha sottolineato che la situazione sta degenerando e ormai è all’estremo, e ha aggiunto che il governo di Maduro dovrebbe evitare che la OEA (Organizzazione degli Stati Americani) attivi la "Carta Democratica" Interamericana, il che significa attivare gli aiuti internazionali per risolvere una situazione d'emergenza dinanzi ad una terribile crisi alimentare e sanitaria.
Meno di una settimana fa, l'Assemblea Nazionale aveva approvato una legge per affrontare il problema sanitario creato dalla carenza di medicinali, oltre a chiedere il sostegno delle organizzazioni umanitarie internazionali che già si erano offerte di inviare cibo e medicine. Ma su richiesta del presidente Maduro, il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) ha emesso una sentenza che ha annullato tale legge, perché secondo il TSJ usurpa le funzioni presidenziali.
(Agenzia Fides, 30/06/2016)

Questa presa di posizione acuisce la violenza

VENEZUELA - Aggressione a studenti e seminaristi: "Questa violenza squalifica il governo”, dice Mons. Baltazar Porras
Nel pomeriggio del 1° luglio, un gruppo di violenti (si presume una delle bande che cerca di prendere il dominio della città) ha attaccato un gruppo di studenti che andavano a scuola, fra cui c'erano anche i seminaristi dell'arcidiocesi di Mérida. Parte del gruppo di studenti è fuggito ma i 5 seminaristi sono stati aggrediti, picchiati e poi spogliati e derisi. Uno è stato portato al pronto soccorso. Episodi di violenza a scopo di rapina e furto accadono si solito di sera, ma negli ultimi giorni gli atti vandalici e di violenza contro cittadini innocenti accadono più spesso anche alla luce del giorno.
"Questo non è il modo per risolvere le differenze che possono esistere nella società, perché ci porta a un clima di violenza e disperazione, che è ciò che squalifica un governo che non si occupa della integrità dei cittadini": così Sua Ecc. Baltazar Porras Cardozo, arcivescovo Metropolitano de Mérida ha commentato l’aggressione agli studenti.
"Purtroppo ci ritroviamo di nuovo con questi atti vandalici, con questi gruppi che agiscono contro l'integrità di persone che camminano per la strada; i seminaristi sono stati attaccati, spogliati e picchiati, uno picchiato a sangue, il tutto in totale assenza di personale della sicurezza pubblica che dovrebbero garantire la tutela e la salute fisica, morale e spirituale dei cittadini", si legge nel comunicato dell'arcidiocesi inviato a Fides.
I gruppi violenti in Venezuela sono in aumento: bande criminali, crimine organizzato, paramilitari che in assenza di una adeguata risposta della forze di sicurezza cerca di prendere il potere e il pieno controllo di alcune aree, a Mérida, Valencia, Caracas e altri città. La capitale è diventata la città più violenta del mondo (Vedi Fides 14/06/2016 e 20/06/2016).
(Agenzia Fides, 02/07/2016)

VENEZUELA - Mons. Porras: “Una situazione inaccettabile, dove sono gli organi di sicurezza dello stato?”
L'Arcivescovo di Merida, Sua Ecc. Mons. Baltazar Porras, ha condannato ancora con forza l'aggressione ad un gruppo di seminaristi avvenuta il 1° luglio a Merida (vedi Fides 2/07/2016). "Tutto sembra indicare (...) che dietro a questo fatto ci siano persone che sono legate al governo (di Merida), qualcuno anche con una posizione ufficiale, a quanto sembra, membro degli organismi del governo" ha detto l’Arcivescovo in una intervista trasmessa dall’emittente radiofonica "Union Radio".
Mons. Porras ha ricordato che il piccolo gruppo di studenti è stato picchiato, sono stati spogliati completamente e derubati dei loro beni, mentre andavano a lezione nelle vicinanze della Federazione dei Centri universitari di Merida, dove Lilian Tintori, moglie del politico dell'opposizione incarcerato, Leopoldo Lopez, doveva tenere una conferenza.
"A Mérida (...) quando viene organizzato qualsiasi atto che non rientra nell'ufficialità, questi gruppi prendono il sopravvento e fanno quello che vogliono; allo stesso tempo, gli organi di sicurezza dello stato scompaiono" ha sottolineato l’Arcivescovo.
I giovani seminaristi, che stavano andando a lezione di inglese, sono stati messi contro il muro, gli è stato chiesto se fossero "chavisti o dell'opposizione" e alla risposta che erano seminaristi, sembra che la rabbia e la violenza degli aggressori sia aumentata.
La nota pervenuta a Fides segnala che la gravità dell’episodio è aumentata dal fatto che la denuncia alla polizia non sia stata accettata, in quanto fatta da membri del partito politico di opposizione Voluntad Popular, e questi si sono dovuti rivolgere alla Prefettura per vedere accolta la denuncia, ha sottolineato l'Arcivescovo. "Non si può continuare così" ha ribadito Mons. Porras.
(Agenzia Fides, 05/07/2016)

PAPA Francesco: Siria, basta Paesi che parlano di pace e vendono armi
“La pace in Siria è possibile”. E’ quanto afferma con forza Papa Francesco in un videomessaggio di sostegno alla Campagna di Caritas Internationalis per la pace nel Paese. Il Pontefice critica severamente quei Paesi che, da una parte, parlano di pace e, dall’altra, forniscono armi a chi combatte. Dal Papa dunque l’invito a sostenere i colloqui di pace per una soluzione politica che metta fine al conflitto che dura ormai da 5 anni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

La guerra in Siria “rattrista molto il mio cuore”. Esordisce così Francesco nel suo videomessaggio alla Caritas Internationalis. Il Papa parla delle indicibili sofferenze del popolo siriano, rivolge il pensiero alle comunità cristiane che sopportano ogni tipo di discriminazione.

L'ipocrisia di chi parla di pace e alimenta la guerra
Francesco chiede di essere al fianco della Caritas, impegnandosi per la costruzione di una società più giusta e mette in guardia dall’ipocrisia di chi parla di pace e alimenta la guerra:
“Mentre il popolo soffre, incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?”.

Riconoscere che non c’è soluzione militare per la Siria, ma solo politica
Il Papa incoraggia tutti “a vivere con entusiasmo quest’Anno della Misericordia per vincere l’indifferenza e proclamare con forza che la pace in Siria è possibile!”. L’invito è, dunque, di “pregare per la pace in Siria” con iniziative di sensibilizzazione in ogni ambito ecclesiale:
“Alla preghiera, poi, seguano le opere di pace. Vi invito a rivolgervi a coloro i quali sono coinvolti nei negoziati di pace affinché prendano sul serio questi accordi e si impegnino ad agevolare l’accesso agli aiuti umanitari. Tutti devono riconoscere che non c’è una soluzione militare per la Siria, ma solo una politica”.

La pace in Siria è possibile, unire le forze a tutti i livelli
“La comunità internazionale – ribadisce – deve pertanto sostenere i colloqui di pace verso la costruzione dì un governo di unità nazionale”:
“Uniamo le forze, a tutti i livelli, per far sì che la pace nell’amata Siria sia possibile. Questo sì che sarà un grandioso esempio di misericordia e di amore vissuto per il bene di tutta la comunità internazionale!”. (Radio Vaticana 05 07 2016)

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