2016 03 30 La prima Pasqua in Pakistan - Attacco al parco giochi: 72 morti di cui 30 bambini e 300 feriti. Di questi 51 morti e 157 feriti sono cristiani. Rivendicato l’attacco espressamente rivolto contro la comunità cristiana. CONGO RD - Ucciso un padre
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“Desidero manifestare la mia vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e insensato, e invito a pregare il Signore per le numerose vittime e per i loro cari”.
È la Pasqua nel Pakistan “insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti”. La voce del Papa al Regina Caeli, nel Lunedì dell’Angelo, si è levata per esprimere la sua condanna e vicinanza a tutte le vittime, per la maggior parte “donne e bambini” della minoranza cristiana, raccolte a Pasqua “in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale”.
La PRIMA Pasqua in Pakistan
Paese multi-etnico e pluri-religioso, il Pakistan manca di riconoscere sovente diritti e necessità delle sue minoranze. Il 16 marzo scorso, però, l’Assemblea nazionale ha approvato l’inserimento di due nuove festività nel calendario di quelle riconosciute a livello nazionale. Una di tradizione induista, l’Holi, e l’altra la Pasqua cristiana. Una “prima” vista con entusiasmo dalle minoranze per la possibilità offerta di celebrarle nel modo più adeguato. Una iniziativa contestata dagli estremisti islamici ma sostanzialmente accolta e, per la prima volta, attuata domenica scorsa, concedendo di fatto ai cristiani un intero fine settimana di libertà dal lavoro, almeno per coloro che sono impiegati nel settore formale.
Questo spiega anche l’elevata presenza di battezzati nel parco di Lahore che ne ha fatto un obiettivo ancora più facile, con un numero di vittime ancora più elevato. Come ha ricordato l’arcivescovo, monsignor Shaw, infatti, è abituale per la comunità cristiana nei giorni di festa, quali Pasqua o Natale uscire a passeggio in un parco per continuare i festeggiamenti dopo la Messa e il pranzo in famiglia. In questo caso specifico, la sua gioia e la volontà di condividerla con i concittadini musulmani sono state un ulteriore pretesto all’azione dei terroristi e l’hanno esposta maggiormente.
Sangue sulla prima Pasqua del Pakistan
Almeno 72 le vittime a Lahore: «Più della metà i cristiani» Kamikaze taleban semina morte tra i fedeli al parco giochi
Di STEFANO VECCHIA (da Avvenire del 29 marzo 2016)
Un massacro che ha pochi precedenti per numero vittime e modalità, pur in un Paese che vive nell’insicurezza, nel conflitto e nel ricatto dell’islam radicale. Domenica, un attentato kamikaze di matrice islamista ha trasformato in un mattatoio un affollato parco cittadino nella città di Lahore, capoluogo della provincia del Punjab e seconda città del Paese. Alle 18.30, un attentatore suicida ha fatto strage tra le famiglie alla ricerca di refrigerio e di svago in una giornata pasquale per la prima volta dichiarata ufficialmente in Pakistan. Non sorprende, dunque, che buona parte delle vittime – 72 morti e i circa 300 feriti – appartengano alla comunità. Secondo la testimonianza di Xavier P. William, responsabile della Ong “Life for All Pakistan” che si occupa di diritti delle minoranze religiose, sarebbero cristiani almeno 51 dei morti e 157 tra i feriti. Una circostanza confermata da Peter Jacob, già direttore della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan. Quest’ultimo ha sottolineato come i terroristi abbiano cercato di causare il maggior numero di vittime possibili e colpire in particolare modo la comunità cristiana.
(…)L’elevato numero di bambini tra le vittime è un elemento-chiave di questa strage. Proprio loro sembrano infatti essere stati gli obiettivi principali del kamikaze che ha scelto per la sua azione l’area di un parco giochi. Con effetti devastanti.
«Quando si è verificata l’esplosione le fiamme erano tanto alte da superare le cime degli alberi. Ho visto corpi volare in aria», ha detto un testimone che si trovava a passeggiare nel parco. (…)Drammatiche anche le difficoltà dei soccorritori… Gli ospedali sono presto risultati incapaci di accogliere un simile numero di feriti, molti in condizioni gravi.
Le prime indagini hanno confermato che si è trattato dell’azione suicida di un solo attentatore, ma che l’ordigno a alto potenziale ha lanciato chiodi e biglie d’acciaio in un vasto raggio con effetti devastanti. Poiché il kamikaze ha colpito in mezzo alla folla, a pochi metri da altalene e giostre a disposizione dei bambini presso il parco di Gulshan-e-Iqbal, situato in un’area residenziale di Lahore.
Identificato come il 28enne Yousuf Farid, residente a Lahore, l’attentatore avrebbe frequentato una scuola coranica per otto anni. Il suo documento d’identità è stato ritrovato sul luogo dell’esplosione. Confermata la fuga di altri tre presunti terroristi e l’arresto di un sospettato.
La rivendicazione dell’attentato è arrivata a poche ore dalla strage da parte della fazione Jamaat- ul-Ahrar del gruppo Tehreek-i-Taliban Pakistan.
Significativa la circostanza che, oltre a confermare la paternità di un attacco rivolto espressamente alla comunità cristiana, anche la precisazione del portavoce del gruppo, Ehsanullah Ehsan. Secondo quest’ultimo, il massacro lancia il messaggio che Jamaat-ul-Ahrar è ora presente a Lahore e potrebbe agire ancora. Una circostanza non di poco conto. Lahore, infatti, non solo è la seconda città del Paese, ma anche quella più benestante e quella in cui la convivenza tra le comunità è armoniosa, come pure il rifiuto dell’estremismo religioso. Il capo del governo locale è, inoltre, Shehbaz Sharif, fratello del primo ministro Nawaz Sharif, ostile agli estremisti religiosi.(…)
Il Papa: non dimenticare i cristiani perseguitati in Iraq
Dal 1° al 4 aprile Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) sarà ad Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno. Nell’occasione Papa Francesco ha voluto affidare alcuni paramenti sacri e un suo personale contributo finanziario per i cristiani iracheni al vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, che farà parte della delegazione.
Il Pontefice ha inoltre consegnato a mons. Cavina una lettera in cui loda il viaggio organizzato da Acs, "iniziativa che esprime amicizia, comunione ecclesiale e vicinanza a tanti fratelli e sorelle, la cui situazione di afflizione e di tribolazione mi addolora profondamente e ci invita a difendere il diritto inalienabile di ogni persona a professare liberamente la propria fede". Il Papa invita a "non dimenticare il dramma della persecuzione", notando come "la testimonianza di fede coraggiosa e paziente di tanti discepoli di Cristo rappresenti per tutta la Chiesa un richiamo a riscoprire la fonte feconda del Mistero Pasquale da cui attingere energia, forza e luce per un umanesimo nuovo".
Non è solo un atto di carità ma un soccorso al "Corpo di Cristo"
"La misericordia – prosegue il Papa – ci invita a chinarci su questi nostri fratelli per asciugare le loro lacrime, per curare le loro ferite fisiche e morali, per consolare i loro cuori affranti e forse smarriti. Non si tratta solo di un atto doveroso di carità, ma di un soccorso al proprio stesso corpo, perché tutti i cristiani, in virtù del medesimo battesimo, sono “uno” in Cristo".
CONGO RD - Ucciso un padre assunzionista che denunciava lo sfruttamento del Coltan a danno delle popolazioni locali
“Perché mi uccidete?” Sono queste le ultime parole di p. Vincent Machozi, sacerdote assunzionista ucciso nella notte di domenica 20 marzo nel villaggio di Vitungwe-Isale, a 15 km da Butembo nel Territorio di Beni (Provincia del Nord Kivu nell’est della Repubblica Democratica del Congo). Secondo quanto riferito a “la Croix” da p. Emmanuel Kahindo, Vicario Generale della Congregazione degli Assunzionisti (Agostiniani dell’Assunzione), egli stesso di nazionalità congolese “alcuni militari sono arrivati su dei veicoli verso mezzanotte, hanno abbattuto la porte e l’hanno ucciso sul posto”.
Le testimonianze raccolte da p. Kahindo e dal sito benilubero.com concordano sul fatto che gli assassini sono militari delle forze armate congolesi (FARDC). In particolare benilubero.com riferisce che “una decina di soldati in uniforme delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo, pesantemente armati, che viaggiavano in jeep, hanno fatto irruzione nel perimetro del centro sociale Mon Beau Village, dove si erano riuniti i capi tradizionali Nande per prendere parte ad una riflessione sulla pace convocata da Mwami Abdul Kalemire III” capo della comunità di Basho, in missione nella zona e ospite dello stesso convento.
I soldati hanno subito chiarito che volevano colpire il capo Kalemire e p. Vincent. Nonostante il tentativo degli astanti di nascondere la presenza delle due persone prese di mira, i militari hanno scoperto p. Vincent che si trovava all’aperto, nel cortile, e stava lavorando al suo computer portatile. Si è sentita una raffica di arma automatica mentre p. Vincent gridava: “Perché mi uccidete?”. Kalemire III si è salvato solo perché aveva appena lasciato p. Vincent per andare a riposarsi.
P. Vincent era già stato minacciato di morte, tanto è vero che nel 2003 era stato costretto all’esilio negli Stati Uniti. Questo non gli aveva impedito di diventare Capo Redattore di benilubero.com. Dopo il suo ritorno nella RDC era sfuggito a sette attentati.
P. Vincent aveva denunciato più volte le sofferenze della popolazione Nande causate dalla presenza nel Territorio di Beni di diversi gruppi armati dediti allo sfruttamento illegale del coltan (minerale usato nella fabbricazione di componenti elettronici per i cellulari), spesso con la connivenza dell’esercito regolare.
Il religioso era nato nel 1965. A 17 anni era entrato nella Congregazione degli Assunzionisti. Dopo aver completato gli studi in Francia fu ordinato ad Angers nel 1994. Ha insegnato al seminario di Kinshasa ed ha conseguito un dottorato all’Università di Boston in risoluzione dei conflitti.
Sempre domenica 20 marzo, un sacerdote dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori (Padri Caracciolini) è stato ferito gravemente in un agguato stradale a Katwiguru, 30 km da Rutshuru (Nord Kivu vedi Fides 21/3/2016). (Agenzia Fides 22/3/2016)
CONGO RD - Sacerdote Caracciolino ferito gravemente in un agguato stradale nel nord-est
Un sacerdote dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori (Padri Caracciolini) è stato ferito gravemente in un agguato stradale ieri, domenica 20 marzo, a Katwiguru, 30 km da Rutshuru nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo.
Padre Jonas, che opera presso la parrocchia di Nyamilima, si stava recando a celebrare la Messa quando, intorno alle 7 del mattino, la sua automobile è stata attaccata da uomini armati, presumibilmente guerriglieri delle FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda), all’entrata del villaggio di Katwiguru.
P. Jonas è stato raggiunto da cinque proiettili: al braccio destro, ad una gamba e alla colonna vertebrale. Il suo autista è stato colpito da due proiettili alle braccia. Colpita pure una ragazzina che era a bordo.
P. Jonas è il ferito più grave ed è stato trasportato all’ospedale di Goma, mentre la vettura è stata crivellata di colpi ed è completamente distrutta.
Secondo notizie pervenute a Fides, questo è il secondo attacco a sacerdoti che operano a Nyamilima negli ultimi due mesi.
Da qualche giorno l’esercito regolare congolese (FARDC) sta dando la caccia ai guerriglieri delle FDLR nel territorio di Rutshuru. I guerriglieri sbandati hanno intensificati gli attacchi stradali per impadronirsi di veicoli per darsi alla fuga o per ottenere denaro dai passeggeri.
(Agenzia Fides 21/3/2016)
PAPA - Attentati a Bruxelles, crudeli abomini di ciechi fondamentalisti
All’udienza generale di mercoledì santo in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha rivolto il suo pensiero ai drammatici attentati a Bruxelles che hanno causato 31 morti e 250 feriti.
Il servizio di Sergio Centofanti:
“Con cuore addolorato” Papa Francesco ha seguito ieri le tristi notizie degli attentati terroristici a Bruxelles. Assicura la sua preghiera e la sua vicinanza alla “cara popolazione belga, a tutti i familiari delle vittime e a tutti i feriti”:
“Rivolgo nuovamente un appello a tutte le persone di buona volontà per unirsi nell’unanime condanna di questi crudeli abomini che stanno causando solo morte, terrore o orrore. A tutti chiedo di perseverare nella preghiera e nel chiedere al Signore, in questa Settimana Santa, di confortare i cuori afflitti e di convertire i cuori di queste persone accecate dal fondamentalismo crudele”.
SIRIA - Arcivescovo siriano sulle stragi di Bruxelles: purtroppo l’Europa raccoglie quello che è stato seminato in Siria e Iraq
Nelle stragi di Bruxelles, dopo quelle di Parigi, “purtroppo la popolazione innocente raccoglie anche quello che circoli e poteri europei hanno seminato in Siria e Iraq negli ultimi anni”. E’ questa l’amara riflessione sui tragici fatti della capitale belga che l’Arcivescovo cattolico siriano Jacques Behnan Hindo consegna all’Agenzia Fides.
Nell’analisi di Mons. Hindo, che guida l’arcieparchia siro-cattolica di Hassakè-Nisibi, le gravi responsabilità delle leadership europee e occidentali, condizionate spesso da interessi egoistici di corto respiro, si manifestano con evidenza in diversi punti.
“Anche diversi leader europei” rimarca l’Arcivescovo siro cattolico “fino a poco tempo fa avevano come principale obiettivo geopolitico la caduta del governo di Assad, puntavano a accreditare anche le milizie jihadiste di al-Nusra come ‘islamici moderati’ e attaccavano la Russia per aver colpito le roccaforti di quelle milizie, sostenendo che le iniziative russe dovevano limitarsi a colpire solo il cosidetto Stato Islamico (Daesh)”. Inoltre, secondo l’Arcivescovo Hindo, molti governi occidentali continuano fino ad ora a non mettere in alcun modo in discussione i rapporti privilegiati che intrattengono proprio con le nazioni e i gruppi di potere finanziario da cui provengono flussi di risorse e ideologie che alimentano la rete del terrore: “I leader europei, e tutto l’Occidente” ricorda mons. Hindo “mantengono da decenni l’asse preferenziale con l’Arabia Saudita e gli emirati della penisola arabica. Negli ultimi decenni, hanno garantito a questi Paesi la possibilità i finanziare in tutta Europa, e anche in Belgio, la nascita di una rete di moschee dove si predicava il wahhabismo, l’ideologia che avvelena l’islam e fa da base ideologica per tutti i gruppi jihadisti. E tutto questo è accaduto perchè su tutto prevalevano le logiche economiche e i contratti miliardari coi padroni del petrolio. Flussi di denaro e risorse che alimentano anche le centrali terroristiche”. Anche la risposta europea davanti all’emergenza dei rifugiati rappresenta secondo l’Arcivescovo siriano un sintomo della debolezza e della confusione in cui versano le leadership europee: “L’Europa” fa notare mons. Hindo “sulla questione dei rifugiati ha scelto di trasformarsi in ostaggio della Turchia. Comprendo le difficoltà europee, ma faccio notare che gli sfollati accolti in Europa nel 2015 non superano lo 0,2 per cento della popolazione, mentre in un piccolo Paese come il Libano la loro quota cor risponde ormai alla metà della popolazione locale. Comprendo le lacrime del commissario europeo per la politica estera. Ma ricordo che da 5 anni vengono ammazzati migliaia di siriani musulmani e cristiani, donne uomini e bambini. E non ci sono lacrime per loro”. (Agenzia Fides 23/3/2016).