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2016 03 16 SUORE UCCISE: Alla violenza bisogna rispondere con il cuore - Il martirio dell’indifferenza - Il silenzio è complice. Vescovi Usa: dichiarare “genocidio” persecuzioni cristiani in Medio Oriente. BRASILE - Ucciso in un tentativo di rapina fra An

Fonte:
CulturaCattolica.it

Suore uccise: “Alla violenza bisogna rispondere con il cuore”
“Conobbi suor Marguerite, perché vari anni fa passò per la nostra comunità a Roma. La ricordo come una suora molto gioiosa. Non era ancora andata in Yemen, ci andò dopo i suoi voti perpetui”. Aveva paura? “Il timore c’è sempre, sarebbe strano non averlo. Timore misto al coraggio. Anche durante i bombardamenti degli ultimi mesi, le suore erano ben consapevoli che stavano rischiando la propria vita”. Suor Cyrene, Provinciale per l’Italia delle Missionarie della Carità, racconta ai nostri microfoni le reazioni delle sue consorelle alla barbara uccisione venerdì scorso delle quattro missionarie ad Aden (Anselma, Marguerite, Reginette, Judit) e spiega le ragioni della decisione da parte della Congregazione di non abbandonare quel Paese, dove sono presenti in diverse città, e dove già altre tre suore di loro sono state martirizzate nel 1998.

Restare nei luoghi del martirio
“Abbiamo disabili e malati e non li lasciamo - racconta Suor Cyrene - perché questo è il nostro servizio. Noi professiamo il quarto voto, il voto di servizio gratuito ai più poveri dei poveri. Il che non è tanto e solo un fare, un agire, ma è rendersi disponibili alla volontà di Dio così che Lui possa vivere in noi e attraverso di noi, e poter diventare suoi docili strumenti di compassione e di misericordia. Stiamo vivendo nel silenzio, nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e della sua volontà, nella sofferenza ma anche nella speranza che tutto questo sia un seme per una vita nuova, per un nuovo inizio. Noi offriamo la nostra vita a Dio per i più poveri tra i poveri. Le suore avevano già offerto la propria vita sull’altare al momento della professione e adesso si è realizzata in questo martirio. Sono rimaste a servire ad Aden, giorno dopo giorno nel nascondimento: questo è stare ai piedi della croce, restare lì”.

Il martirio dell’indifferenza
“Il Papa ha parlato dell’indifferenza - riprende la Provinciale - e Madre Teresa diceva che l’indifferenza è il più grande male che affligge l’umanità. L’indifferenza ci fa morire dentro. Il cuore non risponde. La misericordia invece rende vivo il cuore. All’attacco, alla violenza, all’aggressività si può solo rispondere con il cuore. Il che significa perdonare. Più viviamo e doniamo misericordia più riceviamo misericordia. E’ un dono la misericordia. Solo con l’aiuto di Dio si può esercitare. Dobbiamo far parlare il cuore, non le nostre menti. Il cuore ci riporta a Lui e a quel grido che ci riporta a quel ‘Ho sete’. E’ il cuore che ci consente di dare un significato laddove sembra che non ci sia, un senso alla preziosità della vita e della condivisione. La storia delle nostre consorelle in parti anche molto turbolente sono piccoli semi, ma sono semi che il Signore usa per moltiplicare l’amore perché diventi più forte e più significativo”.

Verso la Canonizzazione di Madre Teresa
Il prossimo 15 marzo il Papa firmerà il decreto per la Canonizzazione della fondatrice delle Missionarie della Carità: “La Madre ci protegge dal Cielo e intercede per noi che viviamo con tanta gioia l’approssimarsi di questo evento. Per noi comunque è già santa. Lei diceva che la santità non è qualcosa di straordinario ma è un semplice dovere per te e per me. Continuiamo a viverla nella nostra ordinarietà però facendo piccole cose con amore straordinario”. (2016-03-08 Radio Vaticana)


YEMEN - Suor Sally al sicuro all’estero. Nessuna notizia di p. Tom
Suor Sally, la religiosa indiana delle Missionarie della Carità di Aden, in Yemen, scampata al massacro delle quattro consorelle nell’attacco del 4 marzo scorso alla Casa per anziani è fuori del Paese e al sicuro, in un luogo protetto. “Ho incontrato la suora, sta abbastanza bene anche se, come comprensibile, è in preda a un forte stato di shock. Certo è provata per quanto successo, ma sul piano fisico la situazione è accettabile”. È quanto racconta all’agenzia AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), che in queste ore ha incontrato la missionaria. Una fonte dello stesso vicariato apostolico afferma che non vi sono novità sulla sorte del 56enne padre Tom Uzhunnalil. “Finora - prosegue la fonte - non abbiamo nessuna notizia del sacerdote, anche se continuano le ricerche di contatti. La nostra speranza è che si possano avviare entro due o tre giorni, anche se finora non vi sono state notizie ufficiali da parte delle autorità yemenite o di altri governi coinvolti”.
Nessuno si occupa dei disabili e degli anziani del Centro
La fonte del vicariato riferisce che la zona “è ora sotto il controllo dei poliziotti e delle forze di sicurezza dello Yemen, in attesa di trovare qualcuno che si occupi dei disabili e degli anziani rimasti nella struttura”. All’interno “non c’è più alcuna suora o infermiera” e la speranza è che ora “altri volontari, con il permesso delle autorità, possano rilevare il Centro. Per ora non è previsto il rientro di alcun sacerdote o religiosa”. (Radio Vaticana 09 03 2016)

Tarquinio: suore uccise in Yemen e il silenzio dei media
Sulle missionarie della carità e gli operatori sociali trucidati nello Yemen “neppure due righe!”. Dopo il Papa, è l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che torna sull’incomprensibile silenzio dei media nei riguardi dell’eccidio. Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano “Avvenire”:

D. - Si tratta di una situazione di eccessivo localismo dell’informazione?
R. - Ci siamo battuti anche nelle pagine di Avvenire per più di 15 anni perché l’Unione Europea avesse il coraggio della verità, di aggiungere l’aggettivo “cristiano” rispetto alle vittime di stragi compiute in diverse parti del nostro mondo, dal Vicino Oriente, all’Asia e all’Africa. Oggi ci ritroviamo con una difficoltà di leggere, da parte del sistema mediatico, i drammi che riguardano le comunità cristiane, figure di missionari; come ad esempio in Yemen, loro si definivano “operatrici sociali”, perché le suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta nei Paesi dove vanno in condizioni straminoritarie accettano la condizione di “social workers” pur di vivere il Vangelo e aiutare gli ultimi. Rispetto a tutto questo, una parte della stampa ha una difficoltà a leggere e ad assumere la gravità di quello che accade. Questa è la cosa più lancinante.
D. - Morire per il Vangelo, morire per gli altri non fa notizia oggi?
R. - Io credo che faccia notizia e come soprattutto sia un seme di futuro, qualcosa che scuote, inquieta, che costruisce la comunità cristiana. Certamente è un segno di scandalo per il mondo, che il mondo stesso non vuol vedere. I cristiani sanno essere catalizzatori di bene, persone che mettono insieme le energie positive nelle società dove operano, dove agiscono per portare il Vangelo. La Chiesa non è una ong, ma è l’occasione per umanizzare il mondo anche per coloro che non riconoscono in Cristo la parola di vita che noi cristiani, noi cattolici riconosciamo.
(Radio Vaticana 09 03 2016)

Vescovi Usa: dichiarare “genocidio” persecuzioni cristiani in Medio Oriente
I vescovi statunitensi rendono omaggio alle “martiri della carità”, le quattro religiose Missionarie della Carità uccise ad Aden, in Yemen, insieme ad altre 12 persone. E chiedono “una risposta internazionale” e una dichiarazione pubblica da parte del Dipartimento di Stato americano contro “il genocidio in corso in Medio Oriente contro cristiani, yazidi e altre minoranze religiose”. “Invitiamo tutti i fedeli e tutte le persone di buona volontà a unirsi in solidarietà con le persone di tutti le fedi che vedono le loro vite minacciate dal male, dall’indifferenza, dall’odio e dal terrorismo”, affermano in un nota ripresa dall’agenzia Sir.
“Rinnoviamo il nostro appello a migliorare la risposta internazionale”, sottolineano i vescovi, ricordando la richiesta già inoltrata lo scorso mese di novembre: dichiarare “genocidio” le persecuzioni contro i cristiani e le minoranze religiose del Medio Oriente. “Questa dichiarazione – spiegano – sarebbe utile per salvare vite e difendere tutti coloro che devono affrontare la violenza degli estremisti”. La comunità cristiana insieme ad altre realtà, precisano, “sta lavorando per aiutare a raccogliere le prove necessarie per sollecitare l’azione del Dipartimento di Stato”. (R.P.)
(Radio Vaticana 09 03 2016)

BRASILE - Ucciso in un tentativo di rapina fra Antonio Moser
A Petrópolis, nello stato di Rio di Janeiro, è stato ucciso ieri mattina, 9 marzo, durante un tentativo di rapina sulla strada statale Washington Luiz, all’altezza di Duque de Caxias (RJ), fra Antonio Moser. Nato a Gaspar (Stato di Santa Catarina) 75 anni fa, fra Moser, dell’Ordine dei Frati Minori (OFM), era direttore della casa editrice Vozes e aveva preso parte all’ultimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia come collaboratore del Segretario speciale.
Nel 2015 fra Antonio Moser è stato l’unico teologo brasiliano scelto dal Papa per partecipare al Sinodo ordinario dei Vescovi sulla famiglia. Il 12 e 13 dicembre scorsi, aveva celebrato nella sua città natale, Gaspar, i 50 anni di sacerdozio. Aveva scritto molti libri e offerto un grande contributo alla Chiesa locale. Dopo i funerali nella Cattedrale di Petrópolis, verrà sepolto presso il mausoleo di Frati Francescani nel cimitero comunale.
(Agenzia Fides, 10/03/2016)

PAKISTAN - Donna cristiana rapita e convertita all’islam: appello per giustizia e sicurezza
Un appello per la giustizia, la sicurezza, il rispetto della dignità di tutte le donne in Pakistan, specialmente di quelle non musulmane, doppiamente vulnerabili: lo lancia, tramite l’Agenzia Fides, Fouzia Sadiqe, cristiana pakistana, madre di tre figli, vittima di rapimento, stupro e conversione forzata all’islam. La donna è riuscita a fuggire e a liberarsi dal suo aguzzino, Muhammad Nazir, musulmano 55enne che l’aveva sequestrata nella località d Burj Mahalam nella provincia del Punjab. Molti membri della famiglia di Fouzia lavoravano nei campi di proprietà di Muhammad Nazir e questo costituiva una forte arma di ricatto nelle mani dell’uomo.
“Sono stata violentata diverse volte prima della conversione all’islam e del matrimonio forzato. Spesso l’uomo ha minacciato di uccidere me e i membri della mia famiglia” ha raccontato Fouzia all’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill che ne ha preso un cura il caso e le sta fornendo assistenza e protezione. “Ho mantenuto una forte fede in Gesù: avevo viva la speranza che mi poteva salvare” ha detto.
Fouzia, il rev. Saleem Karamat Masih, attivisti locali e l’avvocato Gill hanno avviato una campagna per chiedere sostegno per le donne vittime di rapimenti e matrimoni forzati. In Pakistan si registrano almeno mille casi l’anno di donne appartenenti alle minoranze religiose, cristiane o indù, che vengono rapite e convertite all’islam. Nella maggior parte dei casi, la vittima è sottoposta a violenza sessuale, stupro, prostituzione forzata, ma può anche diventare oggetto in un traffico di esseri umani
(Agenzia Fides 11/3/2016)

CILE - Incendiata una chiesa e una casa di ritiri nella regione di La Araucanía
Uomini mascherati hanno appiccato le fiamme all’alba di ieri, 8 marzo, ad un santuario e ad una casa usata per vacanze e ritiri spirituali, sulla strada che collega Vilcun e Cajon, nella regione di La Araucania, diocesi di Temuco, in Cile. I malviventi hanno sparato un colpo in aria per avvisare il custode dei locali, e dopo che questi è fuggito, hanno iniziato l’attacco. Fortunatamente la casa di ritiri al momento era vuota.
Il parroco della vicina parrocchia di San Sebastian, nel cui territorio si trova il santuario, ha espresso il suo profondo dolore per l’accaduto. “Hanno incendiato qualcosa che è importante per noi, è importante per celebrare la nostra fede, è un santuario visitato da molte persone” ha detto nella nota pervenuta a Fides. Il santuario è affidato ai Frati minori Cappuccini, e non ai gesuiti come qualche agenzia ha riferito in un primo momento.
(Agenzia Fides, 09/03/2016)

IRAQ - Rogo di libri cristiani a Mosul
I jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) hanno diffuso via internet un breve video che documenta un rogo di libri cristiani realizzato nell’area di Mosul. Le immagini mostrano un militante jihadista che getta nelle fiamme libri e fascicoli che presentano crocifissi sulla copertina. Il video, lanciato con il titolo “Il Diwan (ufficio) per l’educazione distrugge libri d’istruzione cristiana a Mosul”, è stato messo in rete alla fine della scorsa settimana attraverso l’app android jihadista Amaq News, realizzata con l’intento di diffondere tempestivamente tutte le notizie che riguardano operazioni e attacchi terroristici compiuti da affiliati allo Stato Islamico. Fonti locali consultate dall’Agenzia Fides riferiscono che buona parte dei libri dati alle fiamme erano quelli in uso nelle scuole per l’istruzione religiosa degli alunni cristiani delle scuole primarie, prima che Mosul cadesse nelle mani dei jihadisti. (Agenzia Fides 14/3/2016).

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