2016 02 24 SIRIA cristiani sotto le bombe si rifugiano nelle catacombe PAKISTAN Ragazza cristiana rapita: minacce anche all’avvocato
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Segnaliamo il bellissimo reportage da Avvenire di domenica 21 02 2016
Le nuove catacombe
Siria, cristiani sotto le bombe si rifugiano nelle catacombe
Intere famiglie nelle grotte: «Siamo martiri vivi»
Nei villaggi sulla strada tra Idlib e Aleppo i civili sono costretti a una vita da topi: nessuno avrebbe potuto immaginare che i cunicoli vecchi di duemila anni si sarebbero ripopolati di gente perseguitata
In Siria così si nascondono i cristiani
Tra vicini di sepolcro la convivenza non è facile. Nella tomba al piano di sotto hanno dovuto arrangiarsi, facendo del sarcofago un letto matrimoniale. Nella catacomba accanto, i loculi di notte si trasformano in cuccette, di giorno in dispensa. Sopra, a un palmo dalla testa, sulla terra che era dei vivi ma che in cinque anni ha visto straziare mezzo milione di vite, intanto si spara mentre dall’alto precipitano tonnellate di esplosivo che fanno sembrare le catacombe una miniera sul punto di crollare. L’olocausto siriano è anche questo. La guerra sotterranea che i satelliti militari non riescono a vedere. Nei villaggi sulla strada che conduce a Idlib e Aleppo nessuno sa dire con esattezza quanti siano i civili costretti a una vita da topi. Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che le catacombe vecchie di duemila anni un giorno sarebbero tornate utili per popolarsi di cristiani perseguitati. Come ai tempi di Paolo di Tarso, che prima della conversione si dice avesse inseguito i primi cristiani fino in Siria. Nell’attesa che a Ginevra si trovi un accordo per il cessate il fuoco e l’ingresso di consistenti aiuti umanitari, una fonte delle Nazioni Unite conferma che si sta lavorando a un piano per «paracadutare cibo e kit sanitari da aerei cargo, come è avvenuto in altre aree di crisi». Per le gente dei sepolcri riemergere allo scoperto potrebbe, però, essere un suicidio. «È capitato che qualcuno di noi uscisse di giorno per andare a cercare cibo o legna per scaldarsi, ma poi non è più tornato indietro», racconta una ragazza che ha scelto di fuggire verso il confine turco ma ora è bloccata dai gendarmi.
Tra i combattenti anti-Assad e tra i militari governativi la questione è nota. Oltre alle antiche catacombe e ai cimiteri rupestri, sono stati scavati tunnel e grotte che però non danno ricovero ai profughi, ma un riparo ai combattenti. Non è raro sentir parlare di città e quartieri nascosti: «Sotto Darayya c’è un’altra Darayya; sotto Dzhobar c’è un’altra Dzhobar; sotto Harasta, un’altra Harasta ». Da Aleppo fonti differenti confermano una notizia spaventosa. I miliziani governativi a mano a mano che conquistano un villaggio, prima di andarsene allagano qualsiasi galleria o cavità sotterranea. Lo scopo è quello di affogare chiunque ci sia dentro, mujaheddin o sfollati non importa.
Nelle catacombe si spera e si prega. «Avevamo trovato delle ossa in alcune nicchie – racconta un contadino di Furaykah, nella Siria nord occidentale –, ma le abbiamo portate via e sepolte fuori». Uno spasso per i cani randagi. Altri reperti finiscono invece al mercato nero. Uno scempio che potrebbe cancellare la memoria visibile dei primi martiri cristiani d’Oriente. Ma in guerra l’unica cosa che conta è sopravvivere. O almeno provarci. Mettetevi nei panni di un padre che ha visto la moglie partorire su una pietra tombale. O di una madre che non ha una sola goccia di latte per i bambini. Anche a costo di fare un patto con il diavolo, che sia di al-Qaeda o di un altro gruppo non importa, rivendere reperti può essere un modo, spesso l’unico, per arrivare a domani.
«Anche noi siamo martiri. Vivi ma martiri», dice il pastore che tra le tombe sotterranee ha portato anche le capre. D’inverno scaldano i cunicoli, danno il latte per i bambini, e alla bisogna qualcuna sparisce dal gruppo per riapparire nelle zuppe di pane raffermo.
A pagare il prezzo più alto sono i civili finiti tra il martello dei bombardieri russi e l’incudine dei miliziani di ogni colore. Secondo Medici senza frontiere (Msf) si stanno creando le condizioni per una catastrofe umanitaria. «Circa centomila persone sono intrappolate vicino ad Azaz (a 30 chilometri da Aleppo): tentano di scappare, ma sono bloccate – ha detto la direttrice delle operazioni di Msf, Raquel Ayora – tra la linea del fronte e la frontiera». E non è che una minoranza. La popolazione viene usata come arma non convenzionale per spostare il baricentro di uno scontro che è già casa per casa. L’Onu stima che il numero di chi ha dovuto lasciare le proprie abitazioni ma sia rimasto nel Paese arrivi a 6,6 milioni. In generale 4,5 milioni di siriani vivono oggi in povertà estrema, secondo dati aggiornati della Croce rossa internazionale.
Nel cimitero dei vivi non si aspetta la morte. Si aspetta solo che smettano. Ma è tra i sepolcri e i loculi che si capisce come, se questa è la vita di un siriano, non ne sappiamo ancora abbastanza dell’orrore che dev’essere morire quaggiù.
(Avvenire domenica 21 02 2016)
PAKISTAN - Ragazza cristiana rapita: minacce anche all’avvocato
Una ragazza cristiana, Nabila Bibi, è stata rapita, convertita all'Islam e costretta a sposare un uomo musulmano a Pattoki, nel distretto di Kasur, nel Punjab pakistano. Bashir Masih, padre della ragazza, si è recato alla polizia per presentare denuncia, ma la polizia ha rifiutato di registrare un First Information Report contro i sequestratori. Come appreso dall’Agenzia Fides, la famiglia si è rivolta all’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, a capo dell'organizzazione “LEAD” che fornisce assistenza legale gratuita ai cristiani in difficoltà.
Dopo le insistenze dei legali, finalmente, il 17 febbraio scorso, la denuncia è stata registrata. Il padre della ragazza ha dichiarato di aver ricevuto intimidazioni e minacce di morte per la ragazza che, se “riconvertita al cristianesimo”, sarebbe considerata “apostata”.“Le minacce per le famiglie di origine sono una prassi in questi casi” spiega l’avvocato Gill.
La vita è dura anche per gli avvocati cha accettano di difende questi casi: nei giorni scorsi l’avvocato Gill e altri legali sono stati fermati e minacciati da un gruppo di uomini che hanno chiesto loro di abbandonare la difesa legale di altri cristiani. Inoltre l’11 febbraio l’avvocato ha subito un furto a Lahore: alcuni malviventi hanno rubato dal suo ufficio computer, fotocamere digitali, importanti file e documenti. Nonostante ciò “continueremo la nostra lotta per la giustizia”, conclude Gill a Fides. (Agenzia Fides 19/2/2016)