2015 12 16 Pakistan – Iraq –Yemen – SIRIA: I Maristi di Aleppo: “I giovani ci chiedono se stiamo vivendo la fine dei tempi”
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
PAKISTAN - Le autorità civili: “Sbarazzarsi dei cristiani per ripulire Islamabad”
Ha destato sdegno e protesta la recente dichiarazione della “Capital Development Authority” (CDA) di Islamabad, l’Autorità che rappresenta il sindaco e il governo cittadino nello sviluppo urbanistico della capitale del Pakistan. Come appreso da Fides, l’Autorità ha dichiarato davanti alla Corte Suprema che “le baraccopoli cristiane a Islamabad minacciano la maggioranza musulmana”, presentando una ordinanza di demolizione dei sobborghi di Islamabad occupati da baracche. Si tratta delle cosiddette “colonie”, i quartieri-ghetto costruiti col passare degli anni da famiglie povere giunte dalle aree rurali o dai villaggi del Punjab, per stabilirsi nelle periferie della capitale.
“L’elemento più inquietante del rapporto del CDA è l’implicazione che la religione dei residenti degli slum rende la questione più problematica” spiega a Fides l’organizzazione “Life For All” (LFA), impegnata per la difesa dei cristiani in Pakistan.
Il rapporto analizza la situazione degli slum in cui vivono senza servizi pubblici e senza servizi igienici migliaia di famiglie cristiane arrivate dai distretti limitrofi, occupando abusivamente i terreni. La preoccupazione espressa dalla CDA non è tanto quella di regolarizzare e organizzare tali insediamenti, inserendoli a pieno titolo nel tessuto urbano, bensì il fatto che “i cristiani, col tempo, potrebbe far perdere ai musulmani la maggioranza nel distretto della Capitale”.
Per la maggior parte, i cristiani lavorano come domestici, operai, operatori sanitari o operatori ecologici, impegnati in lavori umili come la pulizia delle strade. Spesso hanno lasciato le loro terre di origine per la crescente ostilità anticristiana. Gli insediamenti sono piuttosto antichi, alcuni sono nati nei primi anni ‘80, e ora sono del tutto inglobati nella città.
L’organizzazione “Life For All” insieme con i leader religiosi e altre organizzazioni, ha presentato una petizione alla Corte Suprema contro la demolizione delle baraccopoli, ricordando che la CDA non solo assegnò ai coloni negli anni ‘80 un permesso provvisorio, ma diede loro un lavoro, impiegandoli nell’opera di pulizia del strade.
La società civile chiede le dimissioni immediate del Presidente della CDA per una posizione “del tutto discriminatoria, che fotografa la concezione corrente sulle minoranze religiose”. LFA nota a Fides: “Sono esseri umani e cittadini che non hanno un posto dove andare. Non vivono volentieri nelle baraccopoli ma ci stanno proprio per mancanza di pianificazione e di strategia da parte del CDA”. (Agenzia Fides 15/12/2015)
PAKISTAN - Minacce alle chiese per Natale: i cristiani rispondono con la preghiera
I cristiani e le chiese a Youhanabad, quartiere della città di Lahore, uno dei più grandi insediamenti cristiani nella provincia del Punjab, hanno ricevuto minacce di attacchi terroristici per il Natale. Come appreso da Fides, diverse chiese hanno segnalato tali minacce alle autorità interessate, chiedendo di aumentare le misure di sicurezza.
Dopo gli attentati suicidi del marzo scorso, quando due kamikaze si sono fatti esplodere davanti a due chiese a Youhanabad, una cattolica e una protestante, i residenti vivono nella paura costante e i recenti messaggi hanno generato una nuova ondata di panico. Nusrat Bibi, insegnante di Youhanabad, nota che “quest’anno, paura e incertezza regnano per le strade di Youhanabad, nessuno si sente al sicuro. Difficilmente ci saranno le consuete bancarelle e decorazioni natalizie. Ci si sente come se qualcuno avesse rubato la nostra felicità”.
Anche se la presenza della polizia è aumentata, le Chiese si sono dotate di un proprio corpo di vigilanza. Ma “un’arma speciale è la preghiera”, nota l’Ong cristiana pakistana “Life For All” (LFA), invitando la società civile a partecipare a una campagna di “preghiera per la pace” in vista del Natale. Xavier Williams, il presidente LFA, nota a Fides. “Da anni il Pakistan si batte contro il terrorismo che ha colpito strade, piazze, scuole, moschee e chiese. Noi continueremo a pregare incessantemente Dio per il dono della pace, invocando la forza per superare momenti difficili come questo. Il terrorismo è una sfida che ci riguarda tutti. Il Natale è un messaggio di gioia, di speranza e di vittoria sulla morte”. (Agenzia Fides 10/12/2015)
Pakistan - False denunce e violenze verso insegnanti cristiani
Un’insegnante è stata accusata di aver fatto proselitismo alle alunne. Poco tempo prima, un suo collega è stato torturato da musulmani estremisti perché cristiano
Rea di aver “predicato il cristianesimo a bambine musulmane”, una maestra pachistana di scuola elementare sarebbe stata denunciata. E’ accaduto nel distretto di Pakpattan, nella provincia del Punjab, dove l’insegnante Mary Javaid - come ha riferito all’agenzia Fides il sul avvocato, Sardar Mushtaq Gill - dovrà presentarsi in Tribunale per difendersi dall’accusa di aver fatto proselitismo nella scuola elementare femminile nella quale insegna.
L’avvocato denuncia che un uomo musulmano, Muhammad Sharif, ha presentato una denuncia contro di lei al Dipartimento per l’Educazione con accuse del tutto false, al fine di farla decadere dal ruolo di docente. Secondo il legale è l’ennesimo caso di discriminazione e di abuso gratuito verso un cristiano impegnato nel delicato campo dell’istruzione dei fanciulli. L’insegnante si trova ora in una situazione molto difficile.
Il caso di Mary Javaid ne ricorda un altro recente. Quello di Saddique Azam, insegnante cattolico nominato preside di una scuola primaria, malmenato e torturato da un gruppo di insegnanti musulmani estremisti che rifiutavano la sua autorità. Come riporta Fides, i docenti musulmani hanno manifestato odio e rancore nei suoi confronti, solo a causa della religione professata. Anche Azam è difeso dall’avv. Sardar Mushtaq Gill, che a proposito di questo caso affermava: “Il caso di Azam è solo uno dei tanti esempi di come i cristiani in Pakistan soffrono per discriminazioni, abusi, violenze. Molti casi del genere non emergono. Urge sradicare l’ideologia estremista e settaria che prevale nella società”. (Zenit 09 12 2015)
IRAQ - Manifesti affissi sui muri di Baghdad per chiedere alle donne cristiane di indossare il velo
Sui muri di Baghdad, nei pressi delle chiese e nei quartieri dove sono ancora presenti comunità cristiane, sono apparsi di nuovo manifesti con cui si chiede alle donne di indossare il velo. Il messaggio è rivolto in maniera diretta alle donne cristiane, visto che nei poster appare l’immagine della Vergine Maria e un testo in cui si sottolinea che anche la Madonna, docile all’insegnamento ricevuto, portava il velo. Gli stessi manifesti erano apparsi in alcune zone della città anche nel mese di novembre.
La stampa irachena riferisce che l’affissione dei manifesti pro-velo nelle strade adiacenti a chiese e monasteri è stata percepita dai cristiani di Baghdad come un’ulteriore segnale intimidatorio, che si aggiunge ai rapimenti mirati e agli espropri di case e beni immobiliari subiti anche negli ultimi mesi dai battezzati che vivono nella capitale irachena. (Agenzia Fides 15/12/2015).
Yemen - nuovo attentato ad una chiesa cattolica ad Aden
In Yemen, un gruppo di uomini armati hanno fatto saltare una chiesa cattolica ad Aden, la seconda città del Paese, teatro in questi mesi di un’ondata di attentati, l’ultimo dei quali domenica in cui sono rimasti uccisi il governatore della provincia e altre sei persone.
Probabile la matrice islamista
Secondo fonti locali citate dal quotidiano libanese L’Orient le Jour e dall’agenzia turca Anadolu, quattro uomini mascherati hanno fatto irruzione nel quartiere residenziale Hafoune a Moualla, dove hanno distrutto con esplosivi la chiesa al grido “Allahou Akbar”. L’edificio è adesso ridotto a una massa di macerie. La chiesa, adiacente al cimitero cristiano era stata costruita negli anni ‘50 sotto il dominio britannico. L’attacco non è stato rivendicato, ma un funzionario della polizia ritiene probabile la pista dei jihadisti di Al Qaeda e del sedicente Stato Islamico, che in questi mesi hanno aumentato la loro presenza nel territorio, approfittando della guerra civile tra i ribelli Huthi e le forze sunnite fedeli al Presidente Abdel Rabbo Mansour Hadi e del vuoto di potere che si è venuto a creare. Il 16 settembre scorso era stata incendiata la chiesa di San Giuseppe, situata in un altro quartiere di Aden.
Dallo Yemen partiti quasi tutti i cattolici
A causa della guerra, dallo Yemen sono partiti quasi tutti i cattolici. I pochi rimasti sono assistiti da fratel Thomas A. Kizhake Nellikunnel e da fratel George Muttathuparambil, ambedue salesiani indiani. A settembre invece risultavano essere restate tutte le Missionarie della carità di Madre Teresa, una ventina distribuite in quattro case – Sana’a, Hodeida, Taiz e Aden – per assistere malati mentali. (Radio Vaticana 2015-12-15)
SIRIA - I Maristi di Aleppo: “I giovani ci chiedono se stiamo vivendo la fine dei tempi”
Ad Aleppo, “in questo tempo di Avvento, per noi tutto assomiglia all’attesa di più di 2000 anni fa. Un’attesa piena di domande. Un domani che non arriva”. Così scrive il frate marista George Sabe nella sua ultima “lettera da Aleppo”, il messaggio inviato periodicamente a amici e conoscenti per aggiornarli sulle condizioni della città martire e della comunità ecclesiale locale. “I nostri giovani” scrive fratel George, nel testo pervenuto anche all’Agenzia Fides, “vivono angosciati. Cercano di partire, di lasciare questo inferno senza scampo. I genitori vengono a chiedere consiglio. Cosa dire? Che risposta dare quando il quadro appare sempre più minaccioso e angosciante?”
Quattro anni di guerra fanno sorgere anche nei pochi cristiani rimasti domande vertiginose: “molte famiglie attorno a noi partono” riferisce il religioso, “e sono erranti come la coppia e il loro figlio di 2000 anni fa. Essi andavano per le vie del mondo alla ricerca di non si sa quale paese sicuro. Lungo la loro strada scoprono che la sola certezza che potevano vivere è la loro fede in Dio. Al giovane che un giorno mi ha chiesto: ‘Frère, stiamo vivendo la fine dei tempi?’ io ho risposto: spero che stiamo vivendo la fine dei tempi dell’odio”. La risposta a domande e paure rimane affidata soprattutto ai gesti di carità messi in atto dai religiosi per cercare di venire incontro ai bisogni di tutti. I Fratelli Maristi – riferisce fratel George - continuano a distribuire ogni mese i panieri alimentari e si preparano a distribuire vestiti e scarpe per Natale. Prosegue anche il progetto “goccia di latte”, che consiste nella distribuzione a tutti i bambini al di sotto dei 10 anni di latte in polvere o latte per i neonati; mentre il programma di aiuto sanitario offre sostegno a molti malati, e il progetto “Feriti civili di guerra” continua a salvare la vita di numerose persone ferite dalle esplosioni dei colpi di mortai che cadono quotidianamente sui quartieri di Aleppo. (Agenzia Fides 11/12/2015)
TESTIMONIANZA
“Questa mattina fa freddo ad Aleppo, un freddo quasi glaciale e noi non possiamo riscaldarci per la mancanza di gasolio… Siamo completamente senza elettricità da più di 50 giorni. Fortunatamente l’acqua, severamente razionata, è tornata dopo un’interruzione di diverse settimane. L’unica strada che collega la città al mondo intero è stata riaperta dopo un blocco di 13 giorni...”.
Inizia con queste note drammatiche la lettera che i ‘Maristi blu’ di Aleppo hanno inviato per l’Avvento. “Ieri pomeriggio - raccontano nella missiva - A.H., un bambino di 9 anni è venuto da noi. Ha impiegato più di un’ora per arrivare. È il decimo di una famiglia con 12 figli. Voleva del pane. Sua madre l’ha mandato perché noi gliene dessimo. Non cessava di ripetere: ‘Spero di non restare deluso’. Non lo sarà. Ritornerà felice”.
Come lui molti bambini vivono attualmente in Siria una situazione precaria, tra freddo, fame, salute minacciata, insicurezza. “Il 20 novembre il mondo intero ha celebrato la Giornata internazionale dei diritti del bambino”, ricordano i Maristi, “i bambini di Aleppo, come molti bambini del mondo, soffrono le atrocità della guerra nel momento in cui i grandi di questo mondo cercano i loro interessi. Che dire? Che fare? Come sostenere tanti e tanti bambini nella miseria? Come offrire a questi bambini un appoggio psicologico, umano e spirituale che permetta loro di vivere pienamente la loro infanzia?”.
La Congregazione ha scelto di assicurare loro un’educazione di qualità, “un’educazione nell’autentica tradizione marista, un’educazione che secondo l’auspicio del nostro fondatore san Marcellino Champagnat, fa del bambino nel futuro ‘un virtuoso cittadino e un buon credente’”. Ci sono poi anche i giovani da sostenere e consolare, come la volontaria che domandava al priore: “Perché sto perdendo i migliori anni della mia vita? Perché non sono come tutti i giovani del mondo? Perché non ho il diritto di vivere pienamente la mia giovinezza? È questa la volontà di Dio? Perché non risponde alle nostre preghiere e alle nostre suppliche? Malgrado tutta la nostra fiducia in Lui, non vediamo la fine di questo tunnel…”.
Che risposta dare, a lei e a tanti giovani? “Ascoltarli, sostenerli, cercare di balbettare delle parole di fiducia e di fede”, dicono i Maristi blu. “Non è sempre facile! I nostri giovani vivono angosciati…cercano di partire…di lasciare questo inferno senza scampo…I genitori vengono a chiedere consiglio…Cosa dire? Che risposta dare quando il quadro appare sempre più minaccioso e angosciante. Nel cielo di Aleppo, come nel cielo di tutta la Siria, terra di pace e civilizzazione, le grandi potenze si affrontano…Uomini di ogni razza e nazione, armi, aerei…Il nostro paese è diventato una terra e un cielo di scontri. I genitori sono anch’essi tormentati. Molte delle loro famiglie o dei loro amici si sono già stabiliti altrove, in un altro paese, in un’altra città siriana”.
Quale futuro aspetta a questa gente? E perché sacerdoti e religiosi non decidono di andare a vivere in un’altra comunità altrove, lontano da questa situazione drammatica? “Per noi Maristi blu - si legge nella lettera - vivere ad Aleppo è accettare il rischio di attendere… Attendere la pace, Attendere il ritorno alla vita Attendere la nascita della civiltà dell’amore… In questo tempo di attesa, in questo tempo dell’Avvento, per noi tutto assomiglia all’attesa di più di 2000 anni fa. Un’attesa piena di domande. Un domani che non arriva. Noi osiamo essere insieme fino in fondo”.
“È vero che molte famiglie attorno a noi partono, sono erranti come la coppia e il loro figlio di 2000 anni fa. Essi andavano per le vie del mondo alla ricerca di non si sa quale paese sicuro. Lungo la loro strada scoprono che la sola certezza che potevano vivere è la loro fede in Dio”. “Noi abbiamo scelto di restare accanto al popolo siriano che soffre, di servirlo, di testimoniargli l’amore di Dio, di essere dei testimoni della luce in un tempo di oscurità, testimoni della pace in un tempo di violenza inaudita”.
Le attività quindi proseguono: “I panieri alimentari sono distribuiti ogni mese senza interruzione. In occasione delle varie feste (Aid Al Adha e Natale), abbiamo anche distribuito scarpe e vestiti a tutti gli adulti e a tutti i bambini delle famiglie di cui ci occupiamo”. Continua anche il progetto “goccia di latte” che consiste nella distribuzione a tutti i bambini al di sotto dei 10 anni di età di latte in polvere o latte per i neonati. “Rispondiamo positivamente a ogni domanda di aiuto per l’ affitto. Il nostro progetto aiuta completamente più di 100 famiglie sfollate. Attraverso il nostro programma di aiuto sanitario, offriamo sostegno molti malati che si sono rivolti a noi per un trattamento medico o per operazioni chirurgiche”, raccontano i Maristi.
Ci sono poi il progetto “Feriti civili di guerra” che “continua a salvare la vita di numerose persone ferite dalle esplosioni dei colpi di mortai che cadono quotidianamente sui quartieri di Aleppo”; il centro di formazione M.I.T. che ha lanciato il suo nuovo programma per i prossimi due mesi; o i tre progetti educativi e di sviluppo “Voglio imparare”, “Imparare a crescere” e “Skill School” che rispondono ai bisogni dei bambini o degli adolescenti.