2015 11 25 PAPA in AFRICA dove i cristiani sono macellati senza alcun minuto di silenzio
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Secondo un rapporto dell’Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), pubblicato un mese fa, i cristiani sono il gruppo religioso più perseguitato, ma anche più dimenticato al mondo. I mezzi di comunicazione sociale, purtroppo, non parlano delle gravi limitazioni della libertà religiosa subite dai cristiani. Oggi sono almeno 22 i Paesi in cui i battezzati soffrono espulsioni, persecuzioni e uccisioni.
Solo per fare un esempio, nell’aprile scorso, a Garissa, in Kenya, sono stati uccisi 147 studenti africani, solo perché erano cristiani e non conoscevano il Corano. Sono stati assassinati come animali da macello, per un odio insanabile verso la croce di Cristo, primo martire della Chiesa.
Ma in Europa non c’è stato neanche un minuto di silenzio, mai.
Global Index: dove uccide il terrorismo
Il terrorismo uccide sempre di più, ma solo in minima parte in Europa o in Nord America. E l’organizzazione più devastante in assoluto non è il sedicente Stato Islamico ma Boko Haram, gruppo nigeriano che sarebbe affiliato al “califfo” Abu Bakr al Baghdadi ma che opera in autonomia sin dalla nascita nel 2002. Lo rivela il Global Terrorism Index 2015, pubblicato dall’Institute for Economic and Peace dopo gli attentati di Parigi a partire dalla classificazione di oltre 140.000 episodi.
Nel 2014 le vittime del terrorismo sono state 32.658, l’80% in più rispetto al 2013
Nel 78% dei casi le uccisioni sono avvenute in Iraq, Afghanistan, Nigeria, Pakistan e Siria, anche se il numero dei Paesi dove i morti sono stati più di 500 è aumentato da 5 a 11 (con l’aggiunta di Somalia, Ucraina, Yemen, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Camerun). La situazione in assoluto in più rapido deterioramento - riporta l’agenzia Misna - riguarda la Nigeria, dove il numero dei morti causati dal terrorismo (7.512) è cresciuto in un anno addirittura del 317%, in gran parte a causa degli attentati di Boko Haram. Questa organizzazione si è resa responsabile della morte di 6.644 persone, superando perfino gli alleati di Al Baghdadi, ai quali nel rapporto sono attribuite 6.073 vittime.
Paesi più colpiti in Africa e Medio Oriente
Gli esperti dell’Institute for Economic and Peace, un Centro di ricerca fondato dall’Università statunitense del Maryland, evidenziano che i Paesi più colpiti sono in stragrande maggioranza africani e mediorientali. Nel territorio dell’Unione Europea e in Nord America, dal 2000, attentati dell’11 settembre compresi, le vittime sono state “solo” il 2,6% del totale. Infine, uno spunto sul nesso tra terrorismo e rifugiati: 10 degli 11 Paesi dove nel 2014 i morti sono stati oltre 500 sono anche quelli all’origine del maggior numero di profughi. (V.G.)
BANGLADESH - Attacco a un missionario del Pime rivendicato dall’IS
“E’ stato un attacco gratuito, portato all’improvviso alle spalle. Padre Piero Parolari, 56 anni, del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), è stato colpito mentre si recava in bicicletta all’ospedale pubblico, dove prestava servizio ai malati. Ha due ferite alla nuca. Ora è in ospedale, è cosciente ma sanguina dal naso. In queste ore viene trasferito con un elicottero in un ospedale militare di Dacca, dove avrà cure adeguate”. Così padre Carlo Dotti, Pime, confratello di p. Parolari, racconta a Fides l’attacco al missionario. “Siamo preoccupati ma speriamo possa riprendersi. La tensione sociale nel paese è altissima e gruppi armati provocano continua violenza” aggiunge.
Secondo i sospetti della gente locale e della polizia, gli attentatori potrebbero appartenere a gruppi radicali islamisti. P. Dotti, che è in Bangladesh da 41 anni, nota: “Si sentono anche qui le sirene dello Stato Islamico. Alcuni bengalesi si sono arruolati in Siria, anche se il governo punisce il reclutamento di jihadisti. Tuttavia questi attacchi danno visibilità, come è stato per la recente uccisione del cooperante italiano Cesare Tavella e di un altro giapponese. La polizia ora ha chiesto a noi missionari di non girare da soli, se non scortati” racconta.
Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco contro il missionario italiano del Pime padre Piero Parolari, ferito gravemente ieri, mercoledì 18 novembre, in Bangladesh. Lo ha reso noto Site, l’organizzazione americana di sorveglianza dei siti jihadisti. “I soldati del Califfato in Bangladesh hanno eseguito numerose operazioni... tra cui quella contro il crociato italiano, Piero Parolari” è il tweet diffuso dai jihadisti. (Agenzia Fides 18/11/2015)
MESSICO - Trovato il corpo del sacerdote scomparso, era stato dato alle fiamme
L’Arcidiocesi di Puebla informa della morte violenta del sacerdote Erasto Pliego de Jesus, parroco di S. Maria della Natività nel piccolo centro di Cuyuaco, scomparso da alcuni giorni (vedi Fides 17/11/2015). In un breve comunicato, pervenuto a Fides, l’Arcidiocesi comunica che le autorità hanno notificato che ieri mattina, 17 novembre, nella campagna che circonda il luogo del rapimento, è stato ritrovato il corpo senza vita del sacerdote. “L’Arcidiocesi si rammarica profondamente che un sacerdote, la cui vita è stata dedicata a Dio e al servizio degli altri, sia stato vittima della violenza” si legge nel comunicato.
Secondo quanto riporta la stampa locale, il corpo è stato dato alle fiamme e presentava una ferita profonda alla testa.
Secondo il Centro Cattolico Multimedia Messicano, undici sacerdoti sono stati uccisi dal 2013 e altri due sono ancora dispersi. Nel 2014 due sacerdoti sono stati rapiti e uccisi nello stato di Guerrero. Uno di loro è stato trovato il 25 dicembre con una pallottola in testa, mentre a novembre era stato trovato in una fossa il corpo di un sacerdote ugandese scomparso mesi prima.
(Agenzia Fides, 18/11/2015)
ITALIA: L’arte sacra urta i non cristiani?
A Firenze annullata una visita scolastica alla mostra perché il Crocifisso potrebbe turbare i bambini di altre confessioni religiose
Da quando ho iniziato a insegnare religione a scuola, ho sempre fatto utilizzo dell’arte sacra per far conoscere ai miei alunni i contenuti della materia e spesso mi capita di accompagnarli durante le visite didattiche nelle chiese più importanti di Roma. Questo tipo di lavoro, per il suo contenuto culturale, è sempre stato apprezzato dai ragazzi, dalle famiglie e dai colleghi.
Sono rimasto dunque molto colpito dalla scelta del Consiglio di Interclasse della scuola elementare Matteotti di Firenze che ha deciso di annullare la visita degli alunni alla mostra “Bellezza divina”, allestita a Palazzo Strozzi e dedicata alla raffigurazione del sacro nell’arte moderna e contemporanea, nella quale è possibile ammirare opere di Picasso, Van Gogh, Fontana, Munch e Chagall. Dal verbale di interclasse risulterebbe che la visita sarebbe stata sospesa al fine di “venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche verso il tema religioso della mostra”.
La notizia è stata ampiamente commentata sui social come twitter e facebook. Non è possibile parlare di arte glissando l’argomento religioso. Questo è un dato di fatto, a prescindere dalle proprie convinzioni religiose.
Non pochi utenti hanno espresso il loro disagio verso coloro che vengono nel nostro paese senza accettarne la cultura. Ma, se si fa attenzione, questo tipo di commento è fuori luogo. Infatti nella notizia lanciata dal Quotidiano Nazionale, non si fa alcun riferimento a lamentele da parte di genitori di alunni stranieri o comunque non cattolici. La decisione è stata presa da una parte del corpo docente della scuola.
È dunque legittimo pensare che in questo caso, in maniera analoga a quanto già tante volte avvenuto in episodi simili, una parte della componente docente, con la scusa del rispetto verso le altre culture, si è fatta promotrice di una moderna forma di oscurantismo che vuole negare le radici della nostra civiltà e della nostra cultura. *Fonte: L’Àncora On Line
TESTIMONIANZA
Centrafrica: l’unico baluardo contro la follia della guerra è la Chiesa
Un missionario italiano racconta: “La scelta del Papa di aprire il Giubileo a Bangui porta in primo piano un paese sconosciuto, con un grande bisogno di lasciarsi convertire dalla Misericordia”
L’Anno Santo della Misericordia sarà un Giubileo assai atipico per svariate ragioni. Una di queste è l’apertura della Porta Santa non solo a Roma ma in tutte le diocesi del mondo, peraltro in giornate diverse. Ancor più sorprendente è stata però la decisione di papa Francesco di aprire la prima Porta Santa a Bangui, il prossimo 29 novembre, durante la sua visita pastorale nella Repubblica Centrafricana. Un paese in cui, all’onnipresente miseria, si è aggiunta la tragedia di una guerra civile che sembra essersi incanalata in un tunnel senza uscita, complice anche la totale indifferenza della comunità internazionale. In questo inquietante scenario, l’unico vero barlume di speranza è rappresentato dalla Chiesa Cattolica e dai suoi coraggiosi missionari. Uno di questi è padre Aurelio Gazzera, 53enne carmelitano, originario di Cuneo. Operativo in Centrafrica da 24 anni, padre Gazzera ricopre attualmente l’incarico di direttore della Caritas di Bouar. A ZENIT il missionario piemontese ha illustrato la delicatissima situazione politica del paese, dove comunque l’incolumità del Santo Padre non dovrebbe essere a rischio.
Padre Aurelio, come si sta preparando il Centrafrica alla visita di papa Francesco?
Il Centrafrica ha accolto con sorpresa e con molta gioia la notizia della volontà del Papa di venire in visita. Siamo un paese grande due volte l’Italia, ma con soli 4 milioni e mezzo di abitanti. E, soprattutto, in guerra da quasi tre anni. Prima l’arrivo della Seleka, un’alleanza di ribelli, a maggioranza musulmana, provenienti dal Nord del paese, ma anche dal Ciad e dal Sudan. Poi la reazione, con gli antibalaka, e la guerriglia che continua ancora adesso: ci sono circa 830.000 tra rifugiati all’estero e sfollati (un quinto della popolazione!).
Le cronache di questi giorni parlano di una situazione politica incandescente nel paese. Ritiene la venuta del Papa sia a rischio?
Certamente non sarà una passeggiata, ed immagino che molti stiano trattenendo il respiro… Non penso che il Papa sia particolarmente esposto, perché ci sarà senz’altro un dispositivo di sicurezza all’altezza della situazione. Io sono più preoccupato per la gente che verrà a vederlo e ad ascoltarlo, che invece sarà meno protetta e più vulnerabile. Purtroppo assistiamo da troppo tempo ad un’escalation di violenza e di attacchi, quindi non si può escludere niente.
Che significato attribuisce alla decisione del Santo Padre di aprire la Porta Santa in anticipo a Bangui?
È una notizia eccezionale, che il Papa ci aveva anticipato già quasi due mesi fa, segno che è una sua personale decisione. È un segno bellissimo, che porta in primo piano un paese sconosciuto, che ha grande bisogno di lasciarsi convertire dalla Misericordia del Padre. È anche un bel segno di riconoscenza per la Chiesa Cattolica, che è sempre stata in prima linea nell’accoglienza di tutti, cristiani e musulmani, e che, grazie alla voce di molti pastori - primo tra tutti l’Arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga - rappresenta praticamente l’unico baluardo alla follia della guerra e della distruzione.
Nel paese i musulmani sono circa il 15%. Che tipo di Islam è quello centrafricano?
Fino a prima dell’arrivo della Seleka, la convivenza era abbastanza buona. I musulmani avevano in mano il commercio, i trasporti e gran parte dell’allevamento, ed in genere le due comunità si completavano abbastanza bene. L’arrivo della Seleka, con ribelli che parlavano quasi solo arabo, ha complicato la situazione: alcuni musulmani hanno approfittato della situazione, altri li hanno appoggiati apertamente, il che, con l’inizio dei combattimenti tra Seleka e antibalaka, ha portato ad identificare la Seleka con i musulmani. (Roma, 18 Novembre 2015 (ZENIT.org) Luca Marcolivio)