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2015 11 11 SIRIA - IL MARTIRIO DI UNA CHIESA INTERA: a Sadad migliaia di cristiani in fuga dall’Is

Fonte:
CulturaCattolica.it
Spesso abbiamo ricordato Aleppo. In prima pagina di Avvenire dell’8 novembre il titolo “Aleppo: la fuga è senza tregua” ha cercato di dare voce al grido della chiesa intera di Siria che rischia di essere estirpata in un silenzio mondiale agghiacciante. Si parla della guerra, dei Russi, degli Americani, dell’IS… ma dimenticando che i cristiani di quelle terre rischiano di scomparire, fatto mai accaduto nella storia.
Ora è la volta di Sadad.
Tale distruzione della chiesa (e non solo quella cattolica – il Papa parla di ecumenismo nel sangue) non è un effetto collaterale della guerra, ma un progetto lucidamente voluto ed attuato.
Così molti cristiani Siriani fuggiti non riescono a comprendere come la libera e (loro credono) cristiana Europa non li accolga e li difenda.
Non potremo mai dire che non lo sapevamo o non c’eravamo accorti.

Siria: a Sadad migliaia di cristiani in fuga dall’Is
Migliaia di cristiani in fuga dalla violenza dello Stato Islamico. È il drammatico quadro descritto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) dall’arcivescovo siro-ortodosso di Homs, Selwanos Boutros Alnemeh. Dal 31 ottobre - riporta l’agenzia Sir - la cittadina cristiana di Sadad è sotto attacco da parte del sedicente Stato Islamico, mentre il vicino villaggio di Maheen è già caduto in mano ai jihadisti. Per paura dell’avanzata di al-Baghdadi oltre 15mila persone sono fuggite per cercare rifugio ad Homs, Zaidal e Fairouzeh. “Nonostante la presenza dell’esercito siriano, Sadad è in pericolo e temiamo che Isis possa riuscire a conquistare la città. Se così fosse, la Siria perderebbe uno dei suoi centri cristiani più importanti”.
Sadad è un centro cristiano dove si parla ancora l’aramaico
L’arcivescovo ricorda come già nell’ottobre 2013 Sadad fu teatro di un attacco jihadista con 45 cristiani uccisi e gettati in fosse comuni. Padre Luka Awad, referente per le emergenze umanitarie della diocesi siro-cattolica di Homs, riferisce che la maggior parte delle persone fuggite da Sadad non ha avuto il tempo di portar nulla con sé e che si sta facendo il possibile per aiutarli.
Resta una grande preoccupazione per il protrarsi dei combattimenti e la continua avanzata di Isis. Padre Luka fa notare come Sadad abbia un’importanza strategica per gli uomini dello Stato Islamico perché si trova sulla strada tra Homs e Damasco e consentirebbe loro di controllare il traffico tra le due città. Inoltre conquistando la cittadina i jihadisti si avvicinerebbero ad Homs e ad un’area ricca di petrolio.
“Oltre alle ragioni economiche, i fondamentalisti vogliono Sadad perché è un centro cristiano dove si parla ancora l’aramaico: la lingua di Gesù. Quando hanno attaccato Qaryatayn, avevano già minacciato di voler ‘uccidere tutti i cristiani di Sadad’”, ha aggiunto padre Luka.
Se la cittadina cadesse in mano agli estremisti, una parte altamente significativa dell’eredità cristiana della Siria andrebbe perduta ed è anche per questo motivo che padre Luka fa appello alla comunità internazionale affinché metta fine al conflitto e difenda la comunità cristiana. “Cento anni fa, nel 1915, abbiamo già subito un genocidio. Oggi, nel XXI secolo, non ce ne serve un altro”, conclude il sacerdote. (Radio Vaticana 10 11 2015)
Nonostante i russi, l’Isis avanza su Sadad
Nel libro dei Numeri, al capitolo 34, viene citata come uno dei confini settentrionali della terra di Canaan, indicati da Dio a Mosé: è una città antichissima ai confini con il deserto Sadad. Una città dove il cristianesimo di rito assiro è fiorito per secoli e tuttora ne è il tratto più importante, con le sue quattordici chiese, alcune delle quali antichissime. Ma da domenica - dopo la caduta della vicina Maheen, in questa regione a sud est di Homs - Sadad e i suoi diecimila abitanti sono diventati la nuova prima linea nel mirino dello Stato Islamico in Siria. La nuova frontiera in bilico per i cristiani del Medio Oriente. (…)
Per i cristiani questa zona evoca anche un ricordo particolarmente doloroso: non è la prima volta che Sadad finisce sotto attacco nell’inferno che devasta la Siria da ormai quattro anni e mezzo. Già due anni fa altre milizie islamiste - quelle di Jabath al Nusra - si spinsero fin qui occupando la città per qualche giorno. Lasciarono dietro delle fosse comuni, con i corpi di decine di civili, comprese donne e bambini. Inoltre al Qaryatayn - la cittadina dove l’Isis ha imposto il suo dominio nello scorso mese di agosto portando via oltre duecento cristiani e costringendone una parte a sottostare al brutale rito della sottomissione, filmato tra le rovine di Palmyra - si trova ad appena una decina di chilometri più a Est. (…)
E in un monastero di al Qaryatayn era stato rapito anche padre Jacques Mourad, il religioso della comunità di Mar Musa riuscito a fuggire dalla prigionia dell’Isis appena tre settimane fa. (…)
Per i cristiani della Siria questo significa solo il protrarsi di una sofferenza infinita: il sito Ora Pro Siria sta pubblicando in questi giorni il diario di un viaggio compiuto qualche giorno fa tra le comunità dei villaggi intorno ad Azeir - la cittadina dove sono presenti le monache Trappiste - e la martoriata Homs - la grande città oggi in macerie, dove i cristiani locali sono tornati dopo la riconquista da parte dell’esercito di Assad, avvenuta nel maggio 2014. Una carrellata di martiri, di domande angosciate («Per cosa restare qui? Restiamo per morire?»), ma anche di un amore straordinario per la propria terra. «Negli scantinati della parrocchia greco-ortodossa della Madonna dell’Annunciazione - racconta Fiorenza da Homs - ammiro le preziose antichissime icone del Monastero di san Georges qui custodite, salvate per l’amore dei fedeli consapevoli di un patrimonio molto più grande del valore economico di queste opere d’arte: “una questione di vita o di morte”, mi dicono con semplicità. Nella via di fronte alla chiesa rimbalzano i richiami dei bambini che escono a frotte dalla scuola, voci di un popolo che domanda solamente di poter avere un futuro nella propria terra». di Giorgio Bernardelli 05-11-2015 NBQ
I vescovi Polacchi pregano per la chiesa in Siria
“La dimensione sociale del male e del peccato, che sfocia in persecuzioni dei cristiani, richiede una risposta da parte di tutti i fedeli. Le persecuzioni dei cristiani s’iscrivono in un contesto più ampio di violenza e aggressività sempre maggiori che vediamo nel mondo che ci circonda”. Sono alcuni passaggi del messaggio che i vescovi polacchi hanno lanciato in occasione della Giornata di solidarietà con le Chiese perseguitate che si terrà domani, domenica 8 novembre. L’iniziativa, indetta per il settimo anno consecutivo, questa volta è dedicata alla Chiesa siriana.
Insieme agli episcopati del mondo, anche i presuli della Polonia vi hanno voluto dare il proprio appoggio. In questi giorni, inoltre, informa Radio Vaticana, essi hanno poi accolto a Varsavia il patriarca della Chiesa melchita, Gregorio III Laham, venuto su invito dell’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Ringraziando il paese per gli aiuti forniti alle popolazioni colpite dalla guerra, il patriarca ha sottolineato “l’importanza primaria” del ritorno della pace e si è detto convinto che “la Polonia può svolgere un ruolo importante nell’Unione Europea affinché i Paesi membri parlino con una sola voce della pace in Siria”. 
E in tutto questo:
Siria: il 13 dicembre apertura della Porta Santa ad Aleppo
Sarà aperta il 13 dicembre ad Aleppo la Porta santa del Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco e che prenderà avvio il prossimo 8 dicembre. Una porta “carica di significato” quella della città martire siriana perché, spiega il vicario apostolico di Aleppo Georges Abou Khazen, “è situata nella parrocchia di san Francesco, nel quartiere di Aziziyeh. La chiesa è stata di recente colpita da una granata, sparata dai ribelli, che è esplosa prima di sfondare il tetto ferendo in maniera non grave solo 7 fedeli. In quel momento all’interno vi erano oltre 400 persone”.
Quella di san Francesco è l’unica chiesa agibile della zona
Si stima che delle quasi 30 chiese attive ad Aleppo prima delle ostilità iniziate nel 2012, la metà siano distrutte o inagibili. “Nella nostra chiesa – spiega all’agenzia Sir al telefono da Aleppo il vicario – c’è una porta che viene aperta solo a Pasqua, ma in questa occasione sarà la nostra Porta santa. Essa rappresenta per la piccola comunità cattolica la difesa dal male che ci attacca, la protezione di Dio e la sua Provvidenza”.
Porte sante saranno aperte anche a Damasco e a Latakia
Come è noto Aleppo è da anni sotto assedio, al centro di combattimenti tra Esercito regolare, ribelli e miliziani del sedicente Stato islamico. La popolazione è costantemente sotto il mirino di razzi, mortai e bombe, spesso priva di acqua, energia elettrica e carburanti. Oltre ad Aleppo, Porte sante saranno aperte anche a Damasco e a Latakia.

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