2015 10 28 SIRIA - Chiesa latina di Aleppo raggiunta da una granata durante la messa. PAKISTAN - Donna cristiana vittima di stupro di gruppo. ARGENTINA - Escrementi ed urina contro cattolici in preghiera
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SIRIA - Chiesa latina di Aleppo raggiunta da una granata durante la messa. Il Vescovo Abou Khazen: rischiata la strage
Nella sera di domenica 25 ottobre, un colpo di mortaio ha raggiunto la chiesa latina di Aleppo dedicata a san Francesco, nel quartiere di Aziziyeh, mentre nell'edificio sacro era in corso la liturgia domenicale. La granata, proveniente dalle aree in mano ai ribelli anti-Assad, ha raggiunto il tetto, creando uno squarcio nella cupola, ma non è penetrata nella chiesa, esplodendo all'esterno. L'ordigno, dopo aver urtato la cupola danneggiandola,è rotolato sul tetto della chiesa ricoperto con tettoie d’argilla (tegole), dove è esploso. I danni sulla tettoia sono enormi e i vetri della chiesa sono andati tutti completamente distrutti''.
“Erano circa le sei meno dieci di sera, in chiesa c'erano circa quattrocento persone, e la liturgia era arrivata al momento della comunione” riferisce all'Agenzia Fides il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino. “Se la granata fosse esplosa all'interno - aggiunge il Vescovo francescano - sarebbe stata una strage. Invece ci sono stati solo sette fedeli feriti in maniera non grave dalla caduta dei calcinacci, e danni materiali sul tetto. Ringraziamo il Signore e la Vergine Maria. E anche i nostri fedeli, che anche dalle loro case sono accorsi subito a verificare i danni subiti dalla parrocchia e a ripulire l'interno della chiesa, così che già oggi vi è stata celebrata la messa mattutina”. (GV) (Agenzia Fides 26/10/2015).
Parroco Aleppo: "Emorragia continua di siriani, gente stremata"
Testimonianza di fra Ibrahim Alsabagh parroco della città, al microfono di padre Vito Magno:
– La vita è difficile, per non dire assurda. E’ vero che l’ultimo intervento con i bombardamenti dei russi ha migliorato la situazione, nel senso che arriva più acqua, più elettricità e non ci sono i bombardamenti dei jihadisti sulle abitazioni, però si continua a vedere sofferenza ovunque. La gente vive sotto la soglia della povertà, non ce la fa più e lentamente fugge dal Paese in una emorragia continua …"Vediamo l'intervento russo - ha aggiunto il parroco di Aleppo - positivamente", perché "ha aiutato l'esercito regolare a difendere maggiormente il popolo. Abbiamo sentito che gli uomini dell'Isis hanno cominciato dal primo giorno ad evacuare tante zone, noi non possiamo sapere se questi che stanno scappando sono uomini dell'Isis con le loro famiglie o del popolo siriano", ma "oltre l'85% della popolazione siriana vede con occhi positivi l'intervento russo sul territorio".
– Quale il peso di questa situazione sulla Chiesa?
– Tutti i nostri uffici si sono trasformati in una Caritas parrocchiale, anche a livello delle segreterie. La nostra preoccupazione primaria è come incontrare la gente, ascoltare e anche come soccorrere loro. Arrivano con certi casi di disperazione, di sofferenza … con gli ultimi bombardamenti bussavano alla porta e dicevano: “Guarda, adesso sono senza casa”. Un altro padre di famiglia mi diceva: “Abbiamo riparato per due volte la casa che è stata bombardata, ma adesso non ce la faccio più!”. E’ una cosa molto, molto al di là delle nostre forze personali.
– E gli aiuti dalle altre Caritas, dalla Conferenza episcopale italiana?
– Noi sentiamo questa presenza in diversi modi. C’è una bellissima collaborazione anche con gli ortodossi, anche con alcune comunità protestanti, ci mettiamo tutti insieme per aiutare. Dall’altra parte, c’è la sensibilità bellissima di tante parrocchie, di tanti cristiani, di associazioni che spinti dallo Spirito Santo ci aiutano un po’ per soccorrere questa gente. Sicuramente c’è tanto da fare, qui.
– Ci sono delle chiese distrutte …
– Sicuramente oggi abbiamo oltre un centinaio di chiese distrutte: ma non è quello che ci colpisce. Quello che ci fa paura è vedere il tempio di Dio, che è l’uomo e la famiglia che vengono distrutti a causa di questo male, il "peggior male che l’umanità ha conosciuto", come diceva il Santo Papa Giovanni Paolo II, che è la guerra. Gli edifici si possono sempre ricostruire; abbiamo paura soltanto quando sentiamo quanto il male, a causa di questa guerra, influisca sull’uomo. Quindi, noi non vogliamo salvare le pietre: vogliamo salvare l’uomo e vogliamo salvare la famiglia.
– Molti suoi parrocchiani sono emigrati; pensano, però, di ritornare? Oppure no?
– Nel vedere un po’ di miglioramento, con questo intervento-bombardamento dei russi, quelli che stanno fuori – diversi di loro, penso – sono pronti a ritornare. Però, diversi si sono ormai stabiliti all’estero e penso che non torneranno mai più.
– E i giovani?
– Questa è la nostra piaga: ormai, a causa della paura del servizio militare, quasi tutti i nostri giovani maschi sono fuggiti o stanno per fuggire. Il problema è questo squilibrio umano che si è creato nella società. Anche quando ci sono i matrimoni, l’uomo lascia la famiglia e va per aprire una via: questo implica una “separazione di fatto” che dura però anche diversi anni, e in diversi casi influisce sulla continuità del matrimonio.
(Radio Vaticana 20 10 2015)
PAKISTAN - Donna cristiana vittima di stupro di gruppo
Una donna cristiana sordomuta è stata violentata da tre uomini musulmani giunti a casa sua, in un villaggio nel distretto di Kasur, mentre tutti gli uomini della famiglia erano al lavoro. La donna ha invocato pietà, restando inascoltata. Come appreso da Fides, i familiari hanno denunciato il fatto chiedendo aiuto all’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, che offre assistenza legale gratuita ai cristiani vittime di abusi. L’avvocato sta cercando di ricostruire i fatti e identificare gli aggressori. “E’ molto difficile arrivare a una punizione per i responsabili. Spesso in questi casi, la polizia non agisce o, peggio, si schiera con gli stupratori”, osserva l’avvocato a Fides. “Le famiglie cristiane o i testimoni subiscono pressioni per ritirare le denunce”, prosegue. “La violenza su donne e bambini delle minoranze religiose, i più deboli e vulnerabili, è molto diffusa in Pakistan e spesso avviene in silenzio: i casi e le storie non emergono e q uando gli attivisti ne parlano vengono intimiditi”, conclude. (Agenzia Fides 24/10/2015)
ARGENTINA - Escrementi ed urina contro cattolici in preghiera
Domenica 10 ottobre a Mar del Plata in Argentina si è tenuto il XXX Incontro nazionale delle Donne. Le femministe sono scese in piazza davanti alla Cattedrale della Plata manifestando per ogni sorta di rivendicazione progressista: dall’aborto al laicismo, dalla parità di genere all’omosessualità. C’erano parrucche rosa, croci rovesciate al collo, donne a petto nudo. La cattedrale è stata imbrattata e molti mimavano in piazza rapporti omosessuali. Alcune fedeli si sono stretti in un cordone a difesa della cattedrale recitando il rosario. Questi sono stati fatti oggetto del lancio di pietre, escrementi, urine, pannolini, cocci di vetro, bastoni, uova e spazzatura varia. I manifestanti, al grido di “Chiesa spazzatura” hanno quindi divelto la cancellata della cattedrale. Hanno poi catturato un fedele in preghiera ed hanno iniziato a malmenarlo, inveendo contro di lui e sputandogli addosso. Dopo molto tempo è intervenuta la polizia disperdendo i manifestanti. Questo è il vero volto di chi è contro la violenza e la discriminazione di genere.
(22/10/2015 LNBQ)
I bambini e la famiglia non erano cristiani, ma solo la chiesa difende i dalit
INDIA - I Vescovi: bambini dalit arsi vivi, “atto disumano”
I Vescovi indiani condannano con forza il brutale gesto che ha avuto luogo a Faridabad il 21 ottobre, quando una la casa di una famiglia dalit è stata data alle fiamme e due bambini sono rimasti arsi vivi nell’incendio, mentre la madre sta lottando tra la vita e la morte. Una nota dei Vescovi inviata a Fides osserva: “Si tratta di un'azione disumana su cui la nostra nazione dovrebbe vergognarsi . Ci sono state ripetute atrocità contro i Dalit in diverse parti dell'India. Non vi è alcun rispetto per la vita umana dei dalit e in particolare nello Stato di Haryana ancora temono per la loro vita”. La nota della Conferenza episcopale, affidata all’ufficio che si occupa dei dalit e fuorcasta, rimarca anche “la preoccupazione grave per l’aumento della violenza intercomunitaria nel Paese”. La Conferenza episcopale esprime solidarietà con le vittime della violenza e chiede allo Stato di “fornire un'adeguata protezione ai dalit, per salvaguardare i diritti umani fondamentali del popolo e onorare la nostra Costituzione”. (Agenzia Fides 24/10/2015)
PER NON DIMENTICARE
CONGO RD - A tre anni dalla scomparsa dei tre assunzionisti congolesi nessuna notizia sulla loro sorte
“C’è ancora spazio per la speranza” afferma p. Joseph Delvordre, della congregazione degli Agostiniani dell’Assunzione (Assunzionisti) parlando con il quotidiano congolese “Le Potentiel” a tre anni dalla scomparsa dei suoi tre confratelli, Jean-Pierre Ndulani, Anselme Wasikundi e Edmond Bamutute, avvenuta la sera del 19 ottobre 2012 (vedi Fides 22/10/2012) che si trovavano nella loro parrocchia Notre-Dame des Pauvres di Mbau, a 22 km da Beni, nel Nord Kivu (est della Repubblica Democratica del Congo).
Delvordre ricorda che un padre assunzionista era stato rimesso in libertà nel 1958 dopo 11 anni di prigionia nell’allora Unione Sovietica. Nel caso dei tre religiosi congolesi non si sa però nulla del loro destino, in particolare se siano ancora in vita.
Benoit Grière, Superiore Generale degli Agostiniani dell’Assunzione che si trova in missione nella provincia d’Africa, lamenta “la mancanza di informazioni che persiste attorno al rapimento dei preti assunzionisti dal 19 ottobre 2012”. “Il loro rapimento fa soffrire non solo la famiglia assunzionista ma anche quelle biologiche dei tre preti innocenti” ha sottolineato p. Grière, che ha chiesto ai fedeli di pregare per loro. La vicenda è stata contrassegnata dalla diffusione di false notizie sulla sorte dei tre religiosi (vedi Fides 8/7/2014). (Agenzia Fides 21/10/2015)
TESTIMONIANZA
Due sposi di Baghdad al Sinodo: a rischio esistenza famiglie cristiane in Iraq
Il martirio dei cristiani in Iraq è testimonianza della fede in Cristo, a gloria di Dio. Questa la forte testimonianza portata in aula al Sinodo da una coppia di uditori impegnati nella pastorale della Parrocchia caldea di San Giorgio a Bagdad: si tratta di Suhaila Salim e Wisam Marqus Odeesho. Ascoltiamo quest’ultimo al microfono del nostro inviato Paolo Ondarza:
– (parole in arabo)
La famiglia ha enormi difficoltà a vivere in Iraq, manca il lavoro e c’è un senso di precarietà costante, ma con la fede e la speranza che vengono da Gesù si possono affrontare anche queste difficoltà. E’ a rischio l’esistenza delle nostre famiglie cristiane, la nostra identità in Iraq. Nella nostra parrocchia ci sono diverse famiglie sfollate e noi offriamo loro aiuto materiale. Rimanere a Baghdad per noi è un miracolo. E’ talmente difficile la situazione che quando usciamo la mattina per andare a lavorare, non sappiamo se e quando faremo ritorno a casa. La nostra città non è sicura. Un giorno a Baghdad si sono susseguite tre esplosioni vicino casa nostra: se fossero avvenute qualche minuto prima rispetto a quando si sono verificate, non sarei qui a raccontarlo.
– Avete amici che sono scappati da Mosul o dalla Piana di Ninive?
– (parole in arabo)
Conosciamo sette famiglie che hanno lasciato Mosul. Hanno abbandonato le loro case e ogni loro bene e sono scappate, ma non hanno perso la loro fede. Io avevo una casa a Ninive: l'avevo fatta edificare per il matrimonio di mio figlio, ma il degenerare della situazione mi ha obbligato ad abbandonarla, a lasciare tutto.
– Come è possibile vivere, professare la fede in un contesto come quello dell’Iraq, in particolare con la minaccia del sedicente Stato islamico?
– (parole in arabo)
Prima dell’avvento del Califfato non avevamo problemi di convivenza con persone di religione diversa dalla nostra. Vivevamo tutti insieme, anche con i musulmani. Più del 90% dei miei amici sono musulmani. Io facevo loro i miei auguri per le loro festività religiose e viceversa. Oggi non è più così. Il sedicente Stato Islamico non vuole questa convivenza.
– Che cosa aspettate da questo Sinodo?
– (parole in arabo)
Attendiamo dal Sinodo una voce profetica perché ci aiuti a tornare a vivere in pace nel nostro Paese con le nostre famiglie. I Paesi occidentali devono aiutarci a rimanere nelle nostre terre: non vogliamo abbandonarle. I cristiani devono rimanere in Iraq.
(Radio Vaticana 21 10 2015)