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2015 09 30 Papa all’ONU richiama anche la persecuzione religiosa SIRIA: sconsiderate le scelte dell’Occidente BETLEMME: incendio doloso al convento di San Charbel NEPAL: Segnali preoccupanti per i cristiani

Fonte:
CulturaCattolica.it

Dopo aver lodato il recente accordo sul nucleare Iraniano il Papa all’ONU ha ricordato:


“…non mancano gravi prove delle conseguenze negative di interventi politici e militari non coordinati tra i membri della comunità internazionale. Per questo, seppure desiderando di non avere la necessità di farlo, non posso non reiterare i miei ripetuti appelli in relazione alla dolorosa situazione di tutto il Medio Oriente, del Nord Africa e di altri Paesi africani, dove i cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia, sono stati obbligati ad essere testimoni della distruzione dei loro luoghi di culto, del loro patrimonio culturale e religioso, delle loro case ed averi e sono stati posti nell’alternativa di fuggire o di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù.


Queste realtà devono costituire un serio appello ad un esame di coscienza di coloro che hanno la responsabilità della conduzione degli affari internazionali. Non solo nei casi di persecuzione religiosa o culturale, ma in ogni situazione di conflitto, come in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nel Sud-Sudan e nella regione dei Grandi Laghi, prima degli interessi di parte, pur se legittimi, ci sono volti concreti. Nelle guerre e nei conflitti ci sono persone, nostri fratelli e sorelle, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e bambine che piangono, soffrono e muoiono. Esseri umani che diventano materiale di scarto mentre non si fa altro che enumerare problemi, strategie e discussioni.” (Papa Francesco, Discorso all’ONU 25 09 2015)


Quasi a riprova immediata delle parole del Papa riportiamo il giudizio del Vescovo di Aleppo:


Siria. Vescovo di Aleppo: sconsiderate le scelte dell'Occidente


L'iniziativa militare unilaterale della Francia, che nei giorni scorsi ha dato inizio a incursioni aeree contro le basi del sedicente Stato Islamico in territorio siriano, rappresenta “un altro episodio nella serie di azioni e scelte sconsiderate compiute dalle potenze occidentali nel quadro dei conflitti che stanno massacrando i popoli del Medio Oriente”. E' questo il giudizio perentorio espresso dal vescovo Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, in merito ai raid aerei in terra siriana ordinati dal governo francese, giustificati con l'intenzione di colpire le roccaforti del terrorismo jihadista.


Scelte della Francia insensate e contraddittorie


“E' dall'inizio della guerra - aggiunge all'agenzia Fides il vescovo Abou Khazen - che ci chiediamo cosa davvero muova la Francia nelle sue scelte. Viene da pensare agli interessi economici, ma non so se questo basta a giustificare certe linee-guida così insensate e contraddittorie, come la scelta di sostenere e accreditare i ribelli, unita ai bombardamenti degli ultimi giorni, indirizzati contro quello Stato Islamico che non avrebbe mai assunto tanta forza se non avesse avuto appoggi e finanziamenti da parte dei Paesi dell'area, più allineati con l'Occidente”.


Gli altri bombardano... ed i siriani muoiono


​Negli ultimi giorni – aggiunge il vicario apostolico di Aleppo – la situazione nella città-martire siriana ha segnato qualche momento di calma: “Qui sono tutti tanto contenti perchè l'acqua arriva e l'elettricità funziona per almeno due ore al giorno, poveretti... Gli altri bombardano, e a morire è questa gente, che ha già perso tutto e non ha più altro da difendere... Parlano tanto di democrazia e di diritti umani: che ci lascino almeno il diritto alla vita”. (Radio Vaticana 28 09 2015)


BETLEMME: incendio doloso al convento di San Charbel


“Si è trattato di un incendio doloso, innescato ad arte, non certo di un corto circuito legato all’impianto elettrico. Un atto di vandalismo in piena regola, che racchiude una matrice confessionale, ad opera di un gruppo o singoli esponenti del radicalismo islamico”. È quanto riferisce all'agenzia AsiaNews, Sobhy Makhoul, cancelliere del patriarcato maronita a Gerusalemme, in merito al rogo divampato nel fine settimane nel convento di san Charbel dei maroniti a Betlemme. Le fiamme non hanno causato vittime o feriti, perché l’edificio al momento è disabitato e oggetto di lavori di restauro, ma i danni sono evidenti e la comunità cristiana della zona non nasconde i timori per possibili nuovi episodi di violenza


Fonti della polizia, che ha aperto un’inchiesta sulla vicenda, affermano che si tratterebbe di gruppi estremisti musulmani attivi nella zona e che - già individuati, secondo le prime indiscrezioni - “potrebbero presto essere arrestati”. “C’è una matrice confessionale, il tentativo evidente di colpire i cristiani - afferma il cancelliere del patriarcato maronita - del resto il Medio Oriente è pieno di questi episodi.  Nella zona vi sono questi gruppi estremisti, cellule di Hamas e anche cani sciolti che agiscono dando sfogo alla loro ideologia”.


I timori della comunità cristiana


In seno alla comunità cristiana vi è preoccupazione per questo attacco, riferisce il cancelliere del patriarcato maronita a Gerusalemme, ma “dobbiamo andare avanti: apparteniamo a questa terra, siamo fatti per vivere situazioni di tensione, dobbiamo assorbire e non subire quello che succede”. Certo è necessario che l’Autorità palestinese “faccia giustizia e catturi i responsabili”, così come devono essere perseguiti gli autori dell’attacco alla chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci” a Tabgha, sul Mare di Galilea. “Va fermato ogni tipo di estremismo - aggiunge - di ebrei e musulmani”.


I rischi del fondamentalismo islamico


Infine, il rappresentante maronita di Terra Santa lancia un messaggio: “Noi come Chiesa condanniamo questi atti di violenza. Al riguardo, serve un grande lavoro per cambiare le prediche e i sermoni in alcune moschee, in cui si provoca la gente e si fomenta l’odio. Basta - conclude - con questo sentimento di odio e di violenza verso i cristiani”. (D.S.)


NEPAL - Segnali preoccupanti per i cristiani


Gruppi estremisti indù nepalesi hanno intimato ai missionari cristiani stranieri di lasciare il paese. E gli attentati contro due chiese, verificatisi nelle scorse settimane, “sono un segnale preoccupante”, notano fonti locali di Fides. Sebbene il Nepal abbia da poco approvato una nuova Costituzione che conferma la laicità dello stato, il gruppo estremista indù “Morcha Nepal” ha distribuito volantini e opuscoli che minacciano i cristiani, chiedendo loro di abbandonare la nazione


I gruppi radicali avevano proposto un emendamento alla Carta, respinto dal Parlamento, che chiedeva di proclamare nuovamente il Nepal “stato indù”. “L'influenza straniera ha manipolato le decisioni del governo” e “i cristiani hanno corrotto il paese”, afferma il volantino in circolazione.


Fonti di Fides riferiscono che “i cristiani continueranno nella loro missione di dialogo e di annuncio del Vangelo, di carità verso tutti”. Inoltre gruppi come “Christian Solidarity Worldwide” (CSW) notano che nella nuova Costituzione è presente una clausola che rende illegale “qualsiasi atto per convertire un'altra persona da una religione ad un'altra”. Questo approccio che, secondo le associazioni di tutela dei diritti umani, viola la libertà religiosa in quanto lede la libertà della coscienza individuale, è stato considerato una concessione fatta ai gruppi radicali, che promuovono, come accade in India, “leggi anti-conversione”, lamentando il presunto proselitismo dei cristiani. (Agenzia Fides 28/9/2015)


Una testimonianza di grande fede


 


NIGERIA - Nonostante gli attentati, gli sfollati tornano a Maiduguri; 3 sacerdoti ordinati in una comunità saccheggiata da Boko Haram


Maiduguri, la capitale dello Stato nigeriano di Borno, è colpita da nuovi attentati di Boko Haram, l’ultimo risale a domenica 20 settembre con un bilancio, a seconda delle fonti, dai 54 agli 85 morti. Nonostante questo, gli abitanti della città che l’avevano abbandonata per sfuggire alle violenze, stanno tornando.


“I residenti hanno iniziato a tornare alla loro vita” ha detto all’edizioni inglese di Radio Vaticana p. Gideon Obasogie, Direttore delle Comunicazioni Sociali della diocesi di Maiduguri. Secondo una sintesi dell’intervista inviata all’Agenzia Fides, p. Obasogie ha affermato che “diversi villaggi, case, scuole, ospedali, ponti sono stati rasi al suolo dalla bombe di Boko Haram. La vita e gli spostamenti in questa parte della Nigeria sono molto difficili”.


“Un gran numero di nostri fedeli sono tornati, ma sono malati, affamati e traumatizzati” ha aggiunto il sacerdote. “Queste comunità necessitano di assistenza e per questo il Vescovo di Maiduguri, Oliver Dashe Doeme, ha preso la decisione inusuale di inviare sacerdoti in quelle comunità dove la sicurezza è ben lontana dall’essere garantita. Desidera che i sacerdoti accompagnino la popolazione mentre cerca di ricostruire la propria vita”.


L’ordinazione sacerdotale di tre nuovi sacerdoti in una delle comunità che sono state bombardate e saccheggiate da Boko Haram è stata un segno di speranza. Nonostante i timori di nuovi attentati, i fedeli provenienti anche da luoghi distanti della diocesi si sono recati alla Messa di ordinazione.


(Agenzia Fides 23/9/2015)

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