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2015 08 12 PAPA FRANCESCO: il mondo non assista in silenzio a persecuzioni anticristiane SIRIA: decine di cristiani rapiti CINA: arrestati quattro sacerdoti della Chiesa sotterranea, detenuti senza cibo e acqua ASIA BIBI scrive dal carcere

Fonte:
CulturaCattolica.it

Francesco: mondo non assista in silenzio a persecuzioni anticristiane
La Chiesa non dimentica i cristiani perseguitati in Iraq e chiede alla comunità internazionale di non assistere inerte di fronte a tali crimini: è quanto afferma Papa Francesco in una lettera inviata a mons. Maroun Lahham, vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini e vicario patriarcale per la Giordania, in occasione del primo anniversario dell’arrivo in Giordania degli iracheni cacciati dal loro Paese dai jihadisti del cosiddetto Stato islamico.
La lettera di Papa Francesco vuole “raggiungere con una parola di speranza quanti, oppressi dalla violenza, sono stati costretti ad abbandonare le loro case e la loro terra”. Più volte il Papa ha dato voce a quelle che definisce “atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni di chi in tante parti del mondo – e soprattutto tra i cristiani – è vittima del fanatismo e dell’intolleranza, spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti. Sono i martiri di oggi – sottolinea – umiliati e discriminati per la loro fedeltà al Vangelo”. Il Papa lancia un appello alla solidarietà che “vuol essere il segno di una Chiesa che non dimentica e non abbandona i suoi figli esiliati a motivo della loro fede” perché “sappiano che una preghiera quotidiana si innalza per loro, insieme alla riconoscenza per la testimonianza che ci offrono”.
Francesco esprime la sua profonda gratitudine alle comunità “che hanno saputo farsi carico di questi fratelli, evitando di volgere lo sguardo altrove” testimoniando “la risurrezione di Cristo con la condivisione del dolore e l’aiuto solidale” a “centinaia di migliaia di profughi”. E’ un chinarsi su sofferenze che rischiano di soffocare la speranza, è un “servizio di fraternità che rischiara anche momenti tanto bui dell’esistenza”.
Quindi, lancia un forte appello affinché l’opinione pubblica mondiale possa essere “sempre più attenta, sensibile e partecipe davanti alle persecuzioni condotte nei confronti dei cristiani e, più in generale, delle minoranze religiose”. E rinnova l’auspicio che “la Comunità Internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più essenziali e impedisce la ricchezza della convivenza tra i popoli, le culture e le fedi”.
(Radio Vaticana 06 08 2015)

Decine di cristiani rapiti in Siria. Patriarca Younan: è pulizia religiosa
Almeno 230 civili, tra i quali “decine di cristiani”, sono stati rapiti dall’Is nella città siriana di Al Qaryatain, che i jihadisti hanno conquistato nei giorni scorsi. Lo afferma oggi l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, secondo cui sarebbero numerosi i bambini in mano ai terroristi.
Sulla situazione della comunità cristiana proprio nella città attaccata dall’Is, Alessandro Gisotti ha raccolto la drammatica testimonianza del patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan:

R. – Era previsto l’arrivo di questa gente: queste bande di terrore religioso hanno avuto dei complici nella città di Qaryatain … Adesso parlavo con il nostro amministratore patriarcale, che mi diceva che non si sa cosa potrà accadere alla nostra comunità e come andrà a finire. Dopo il rapimento del padre Jacques Murad, erano rimaste ancora circa 120 famiglie in Siria: alcune di loro sono riuscite a fuggire nei campi due giorni fa, ma non sono ancora arrivate… Non si sa cosa sarà di loro.

D. – Questi terroristi compiono una vera e propria pulizia etnica: vogliono cancellare il cristianesimo e i cristiani dalla Siria, come dall’Iraq…

R. – Noi non parliamo di etnie, perché noi siamo della stessa etnia di coloro che sono musulmani in Siria. E’ una pulizia religiosa! Quella che i vostri governanti non vogliono vedere: non ne vogliono sapere niente! A loro importa poco delle libertà religiosa di queste comunità, che sono riuscire a sopravvivere per centinaia di anni proprio perché attaccate al loro Salvatore e al Vangelo. E’ una pulizia religiosa! Non ci vogliono! Tutto questo è colpa di quei governanti machiavellici, che pensano solamente a cercare le opportunità economiche e che pensano che se quella gente - senza alcuna difesa, innocente - può rimanere che rimanga; se non può rimanere, che allora prenda il mare.

D. – Papa Francesco ha inviato una lettera al vicario apostolico di Giordania per sottolineare, appunto, quanto ci sia un’accoglienza dei popoli in questa vostra terra e invece un silenzio assordante della cosiddetta Comunità internazionale…

R. – Siamo sempre grati a Sua Santità Papa Francesco. Lui ci ricorda sempre nelle sue preghiere e sta cercando di fare qualcosa. Purtroppo, però, la ragione è sempre del più forte! Anche ai nostri giorni in cui ci dicono che ci sono delle istituzioni internazionali per la difesa dei diritti umani e della libertà religiosa… Ma dove? E’ una bugia! Il fatto è qui: a Qaryatain, fino a due mesi fa, c’erano circa 300 famiglie, che erano rimaste lì. Erano veramente degli eroi! Come il loro parroco, il parroco siro-cattolico, padre Jacques Murad, che è stato rapito: era nel convento di Mar Elian a ricevere tanti musulmani, ad aiutarli… Che possiamo fare? Come è riuscito lo Stato Islamico ad arrivare lì, come è riuscito ad entrare e penetrare a Qaryatain, dove c’era l’esercito? Gli stessi abitanti, i sunniti, che sono pro questi terroristi, aspettavano solo il momento per attaccare i soldati…
(Radio Vaticana 07 08 2015)

Cina: arrestati quattro sacerdoti della Chiesa sotterranea, detenuti senza cibo né acqua
La polizia vuole costringerli ad aderire all’Associazione patriottica. Pubblica sicurezza e membri dell’Ufficio affari religiosi li interrogano e tentano di costruire false accuse contro di loro

Quattro sacerdoti della comunità sotterranea di Heze, nella diocesi di Caozhou, a Shandong, a est del paese, sono stati arrestati durante la notte del 3 agosto a Luquan (contea di Dongming), durante un ritiro spirituale per il clero. Si tratta di: p. Wang Chengli, amministratore della diocesi, 48 anni; p. Zhao Wuji, sulla cinquantina; p. Li Xianyang, 34 anni; Sun Guichun, 38 anni.
Come informa l’agenzia Asia News, membri della pubblica sicurezza hanno scavalcato le mura della casa, dicendo di essere a caccia di “ladri”, per poi catturare i quattro sacerdoti, che stavano dormendo, e trascinarli con sè. Ora sono detenuti nella prigione di Dongming.
Alcune fonti locali hanno dichiarato all’agenzia che la polizia ha proibito a chiunque di fare loro visita, negando loro da due giorni cibo e acqua per costringerli a firmare l’adesione all’Associazione patriottica. Ma i sacerdoti si sono finora rifiutati di firmare.
Le stesse fonti affermano che i membri della polizia stanno acquisendo materiale di accusa, spingendo la gente con pressioni e manipolazioni a denunciare i quattro sacerdoti. La comunità ha tentato di dialogare con la polizia per lasciare liberi i quattro arrestati ed è venuta a sapere che i sacerdoti sono stati interrogati dalla sicurezza nazionale, cittadina e dai membri dell’Ufficio affari religiosi.
I cattolici della comunità sotterranea in Cina hanno inviato un messaggio domandando alla Chiesa universale di pregare e aiutare per la liberazione dei sacerdoti, perché “possano continuare ad aderire alla verità e portare testimonianza alla fede”.

Asia Bibi scrive dal carcere: continuate a pregare per liberarmi dal buio
Un messaggio di fede e speranza: è l’ultimo appello lanciato dal carcere da Asia Bibi la donna pakistana cristiana, madre di 5 figli, condannata a morte con false accuse di blasfemia contro Maometto e in carcere ormai da sei anni. Ad oggi, dopo la prima sentenza d’appello, nel terzo e definitivo grado di giudizio, la pena è stata sospesa e il caso è al riesame della Corte Suprema che ha ammesso il ricorso della difesa. In attesa della prossima udienza Asia Bibi e la sua famiglia continuano a pregare e a chiedere il sostegno internazionale. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Diffuso attraverso la rete CitizenGO, che si batte sul web per la difesa dei princìpi non negoziabili e le libertà fondamentali dell’uomo, l’ultimo commosso messaggio di Asia Bibi è arrivato a quanti, cristiani e non, nel mondo si stanno mobilitando per il suo caso.” Una situazione” - la definisce” - in cui sono stata ingiustamente coinvolta”. “Non ho parole per esprimere la mia gratitudine”, scrive la cinquantenne, “perché avete fatto conoscere la mia storia. So che mi siete vicini e Dio Onnipotente è pronto a rispondere alle vostre preghiere e a tutti gli sforzi che state continuando a fare per me e per la mia famiglia”. “Non ho commesso nessun reato”, ripete ancora una volta. “Non avrei mai pensato che la mia famiglia dovesse affrontare una vicenda così terribile, specialmente le mie figlie Esha e Eisham, che allora erano molto piccole”. Ma la speranza prevale sui timore e le fa dire: “Presto sarò di nuovo in mezzo a voi, per la grazia del Signore. Non vedo l’ora di sentire di nuovo il sole e il freddo, di vedere il cielo aperto, le stelle e la luna”. Quindi l’appello: “Vi prego di continuare a pregare per liberarmi da questo buio, così potrò stare con voi alla luce del sole”. Parole vere di un “confessore della fede” come la definisce, Sara Fumagalli, presidente onorario dell’Associazione pakistani cristiani in Italia e coordinatrice della organizzazione di beneficenza “Umanitaria Padana Onlus”:

R. – Sì, Asia Bibi è una donna eccezionale, che incarna quello che ha il popolo cristiano del Pakistan: da un lato, una fede incrollabile e, contestualmente, anche una capacità di lotta umana pacifica in ciò che Dio è, cioè verità e giustizia. Quindi non si fanno piegare dalle aggressioni, dalle ingiustizie, dalla paura.

D. – Voi siete riusciti a farle arrivare una statua della Madonna in carcere. Sapete quanto è stato importante per lei questa presenza, visto che non ha altro per pregare?

R. – Questa statuetta non è potuta rimanere in carcere con lei, ma ha potuto farle visita come una vera Madonna pellegrina di Fatima, e Asia Bibi si è potuta intrattenere a pregare davanti a questa statua, in silenzio. Quindi, sicuramente questo è stato di grande conforto per lei. Asia Bibi è stata sempre sorretta dalla preghiera, sin dall’inizio della sua vicenda. Quando lei parla del buio, che vive nella cella, sta parlando di una esperienza reale, perché la sua cella, per ragioni di sicurezza è isolata e senza finestre. Insomma, questi sono veramente sentimenti che nascono da un’esperienza di dolore profonda, seppur sempre sorretta dalla fede. Bisogna dunque continuare a pregare per questa donna: i pericoli non sono passati, anzi noi sappiamo che in Pakistan tanti cristiani vengono uccisi, anche dopo la loro assoluzione.
(Radio Vaticana 08 08 2015)

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