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2015 07 15 Card. Scola: “Può il Dio della pace accettare migliaia di omicidi?” SIRIA -Liberato il Padre francescano INDIA - atto vandalico contro una chiesa cattolica IRAQ - A Baghdad, cristiani rapiti e uccisi ASIA BIBI: una taglia sulla testa della cris

Fonte:
CulturaCattolica.it

Scola: “Può il Dio della pace accettare migliaia di omicidi?”
Il messaggio dell’arcivescovo di Milano a musulmani in occasione della fine del Ramadan
Nel messaggio inviato, in occasione della fine del Ramadan, ai fedeli e ai responsabili delle comunità musulmane presenti a Milano e nel territorio della Diocesi, l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ricorda «le gravi sofferenze» patite nell’anno trascorso «dalle nostre rispettive comunità». Sofferenze di cui, il Cardinale stesso è stato testimone nel suo recente viaggio a Erbil (il 16 e il 19 giugno), dove, ricorda nel messaggio, ha potuto udire «il grido di tanti fratelli cristiani perseguitati».
«Talvolta pare che il mondo, giardino per tutti, abbia cambiato padrone E il nome, peraltro non nuovo, di questo padrone è “violenza”. Può il Dio che tra i Suoi nomi ha “as-Salam” (la Pace) accettare come atto di culto migliaia di morti ammazzati?», riflette il Cardinale.
Poi un auspicio: «La stagione che stiamo vivendo deve assumere la colorazione di una comune purificazione del cuore, dei pensieri, del linguaggio e dei gesti: sia questo l’augurio che ci scambiamo in questa occasione d’incontro e reciproco riconoscimento!».
E un invito rivolto in particolare alla Milano dell’Expo: «sia promotrice di una globalizzazione nella condivisione delle risorse, per superare il dramma delle fame e di ogni ingiustizia».

SIRIA - Liberato il Padre francescano iracheno rapito in Siria il 4 luglio
Padre Dhiya Azziz, il francescano iracheno rapito in Siria il 4 luglio, è stato liberato. Lo ha annunciato la Custodia della Terra Santa.
I contatti con Padre Dhiya Azziz, parroco a Yacoubieh (Provincia di Idlib, distretto di Jisr al Chougour, Siria), si erano interrotti nel tardo pomeriggio del 4 luglio.
Secondo quanto aveva riferito un comunicato della Custodia, Padre Dhiya è stato portato via da una brigata di miliziani per un breve incontro con l’emiro che esercita l’autorità nella regione, attualmente sottoposta al dominio del Fronte al-Nusra, braccio siriano di al-Qaida.
In seguito l’ordine francescano ha affermato che il Fronte al-Nusra “ha smentito qualsiasi coinvolgimento nel rapimento” che sarebbe stato perpetrato da “un altro gruppo jihadista”.
“C’è una pletora di gruppi operanti nella regione” ha spiegato la Custodia della Terra Santa, aggiungendo che “Padre Azziz sarebbe stato trattato bene durante la prigionia”. (L.M.)
(Agenzia Fides 11/7/2015)

INDIA -West Bengala: atto vandalico contro una chiesa cattolica
Un gesto che “offende profondamente i sentimenti religiosi di noi cristiani”. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), commenta così all’agenzia AsiaNews l’ennesimo atto vandalico contro una chiesa cattolica in India. Si tratta della St. Thomas di Taherpur (distretto di Nadia, West Bengal), colpita da ignoti nelle prime ore del mattino del 9 luglio scorso. Nulla è stato rubato, ma il tabernacolo è stato trovato fuori posto, l’altare è stato fatto a pezzi e gettato nel cortile, e la porta principale è stata forzata con un piede di porco.
“Come presidente del Gcic – afferma Sajan George – condanno nei termini più forti i crescenti attacchi contro la minuscola minoranza cristiana, che avvengono in vari Stati del Paese. La lentezza con cui procede la macchina della giustizia incoraggia i criminali e crea una cultura di impunità. Oltretutto, Therpur si trova ad appena 25 chilometri da Ranaghat, dove lo scorso marzo un’anziana suora ha subito uno stupro di gruppo”. (Radio Vaticana 13 07 2015)


IRAQ - A Baghdad, cristiani rapiti e uccisi nonostante il pagamento del riscatto
Nell’arco di due settimane, a Baghdad, quattro cristiani iracheni sono stati rapiti, e per due di loro il sequestro è finito tragicamente: dopo il pagamento del riscatto, sono stati ritrovati senza vita dalla polizia. Il corpo di Quais Abdul Shaya è stato riconsegnato ai familiari, nonostante avessero pagato ai rapitori un riscatto pari a 25mila dollari. La stessa sorte è toccata a Saher Hanna, che lavorava al Ministero dell’interno. Un altro cristiano è stato liberato dai sequestratori dopo che i familiari avevano versato loro una somma pari a 50mila dollari, mentre solo il dottor Bashar al-Ghanem Akrawi ha ritrovato la libertà grazie a un’operazione della polizia nel covo in cui era tenuto recluso.
L’escalation di crimini mirati contro i cristiani della capitale irachena è uno dei fattori che contribuiscono a rendere dolorosa e precaria la loro condizione. Il parlamentare cristiano Imad Youkhana Yako, giovedì 9 luglio ha rilasciato un comunicato stampa – pervenuto all’Agenzia Fides – allo scopo di sollecitare i suoi colleghi e le forze di sicurezza ad assumersi le proprie responsabilità rispetto a un fenomeno che “fa parte delle intimidazioni subite dalla componente cristiana della popolazione e contribuisce a minare l’unità della società irachena”.
(Agenzia Fides 10/7/2015).

Asia Bibi: una taglia sulla testa della cristiana pakistana
Non c’è pace per Asia Bibi, la cinquantenne pakistana madre di famiglia cattolica, condannata a morte per blasfemia nel novembre 2010. Sulla testa della donna – in carcere dal 2009 e in attesa che la Corte Suprema giudichi il suo caso – è stata posta una taglia di 60 sterline da parte di fondamentalisti islamici. Lo ha reso noto al settimanale britannico Express il marito, Ashiq Masih, secondo il quale “i religiosi musulmani la vogliono morta” e “hanno decretato che se il tribunale la dovesse assolvere, provvederebbero loro a eseguire la condanna a morte”. Il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, fa notare però che l’esiguità della taglia indicata dal settimanale britannico contrasta con una precedente offerta di 500 mila rupie (circa 4.300 euro) fatta un imam della città di Peshawar.
Troppe discriminazioni
Errori contenuti nel servizio che, secondo Avvenire, potrebbero essere frutto di un’approssimazione dovuta a una vicenda confusa e prolungata. La condizione di precarietà di Asia Bibi va vanti infatti da a 2.209 giorni dall’incarcerazione. Una situazione che coinvolge anche i familiari, costretti a cambiare abitazione una quindicina di volte negli ultimi cinque anni per il rischio di ritorsioni. In questi anni, non sono inoltre mancati appelli e pressioni internazionali per la liberazione di questa donna, iniziative che purtroppo non hanno avuto alcun esito, poiché la vicenda di Asia Bibi risente anche dell’opinione pubblica pakistana, che resta in gran parte favorevole alla controversa legge sulla blasfemia che, da quando è in vigore, ha colpito in maniera indiscriminata decine di persone di diverse comunità religiose, tra cui gli stessi musulmani. (Radio Vaticana 11 07 2015)

Due testi che ci aiutano a comprendere la situazione di persecuzione verso la chiesa in Eritrea e Argentina.

La Chiesa eritrea sotto lo stretto controllo del governo
Ad Asmara la libertà religiosa e i diritti umani sono in grave pericolo

Seminaristi costretti a prestare servizio militare, sacerdoti che non possono lasciare il paese e cristiani detenuti per motivi religiosi. È la situazione della libertà religiosa in Eritrea, descritta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da una fonte vicina alla Chiesa locale, che per motivi di sicurezza ha preferito rimanere anonima.
Come denuncia un rapporto delle Nazioni Unite, il governo di Asmara è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani. Un’ampia parte della popolazione è detenuta e costretta al lavoro forzato, mentre il resto dei cittadini è soggetto ad uno stretto sistema di controllo, che non risparmia i gruppi religiosi.
La comunità cattolica eritrea è molto attiva. Ad Asmara, ad esempio, dove i cattolici rappresentano appena il 4% della popolazione locale, la Chiesa gestisce oltre 50 scuole e 30 strutture sanitarie. Anche nell’opera di denuncia l’episcopato cattolico è in prima linea e in occasione della Pasqua 2014, i vescovi hanno scritto un’accorata lettera pastorale per rendere nota la gravità della situazione nel paese che spinge un gran numero di eritrei ad emigrare.
“La lettera pastorale è stata molto apprezzata dai fedeli di tutte le religioni – dichiara la fonte ad ACS – In molti ci hanno detto che siamo la loro speranza. Non si poteva non denunciare quanto accade nel nostro paese, anche se la Chiesa deve procedere con prudenza, altrimenti il governo potrebbe chiudere le nostre strutture”.
Assieme all’Islam, alla Chiesa ortodossa eritrea e a quella evangelica luterana, la Chiesa cattolica è tra le sole quattro comunità religiose ufficialmente riconosciute. Tuttavia questo non comporta la piena libertà religiosa per i cattolici. “Sulla carta siamo liberi di assistere alle celebrazioni liturgiche, ma in realtà il governo fa di tutto per impedirne la partecipazione”.
Non di rado, infatti, durante la messa domenicale o in concomitanza con altre festività cristiane, le autorità organizzano raduni politici o manifestazioni sportive cui è obbligatorio assistere. “È accaduto anche quest’anno in occasione del venerdì santo”, aggiunge la fonte riferendo che anche molti corsi scolastici si tengono la domenica.
Purtroppo il controllo del governo di Asmara va ben oltre quanto descritto. Sono stati numerosi i tentativi di costringere il clero a prestare servizio militare, obbligatorio per tutti gli uomini con meno di 50 anni e le donne di età inferiore ai 40 anni. La fonte denuncia inoltre la sparizione di alcune decine di seminaristi che non sono mai rientrati dal periodo di leva. “Oggi non permettiamo più che ciò accada, ma le autorità non consentono a chi non ha prestato servizio militare di lasciare il paese e quindi i nostri sacerdoti non possono studiare all’estero”. Ciò ha importanti ricadute sulla formazione, giacché il corpo docente non può contare su nuovi membri.
“Abbiamo un unico insegnante di sacre scritture, se gli succedesse qualcosa non sapremmo come sostituirlo”. La fonte interpreta questo stretto controllo governativo come un tentativo di mettere a tacere la Chiesa cattolica. “Preferirebbero che non fossimo istruiti così potrebbero controllarci con maggiore facilità”.
La fonte conferma anche la tragica sorte di migliaia di eritrei detenuti per motivi politici e religiosi. “Sono internati in prigioni sotterranee, dimenticati da tutti. Neanche i loro parenti sanno dove si siano”. Come riportato dall’ultimo Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo di ACS, sarebbero almeno 1.200 cristiani in carcere, anche per motivi religiosi. I detenuti subiscono vere e proprie torture e tra loro vi sarebbero anche molti leader cristiani, soprattutto pentecostali, alcuni dei quali in carcere hanno trovato la morte. Perfino il patriarca ortodosso, eletto canonicamente, si troverebbe ora agli arresti domiciliari ed è stato sostituito da un patriarca vicino al regime.
Le autorità hanno vietato anche la pubblicazione di alcuni testi della Chiesa cattolica - “colpevoli” di denunciare ingiustizie e abusi. Tra questi, la traduzione della Dottrina sociale della Chiesa in lingua tigrina. I censori sostengono che contenga temi politici. (11 Luglio 2015 ZENIT.org)

ARGENTINA - L’Arcivescovo di Tucuman denuncia: leggi che violano i diritti e la libertà di coscienza, aggressioni alla Chiesa, un clima di paura
Nel giorno della festa dell’Indipendenza nazionale argentina, la cui dichiarazione venne firmata il 9 luglio 1816 a Tucuman, secondo la tradizione l’Arcivescovo di Tucuman, Sua Ecc. Mons. Alfredo Zecca, ha celebrato in Cattedrale il Te Deum di ringraziamento, presenti le autorità politiche.
Nella sua omelia, pervenuta a Fides, l’Arcivescovo ha ricordato la data storica e si è domandato: “Di quale pluralismo e democrazia si parla, quando oggi diventa automaticamente un nemico colui che, con tutti i diritti, non è d’accordo?”. Mons. Zecca ha proseguito: “stanno cercando di imporre protocolli per l’aborto e la fecondazione assistita assolutamente inaccettabili, perché violano il diritto fondamentale alla vita e a seguire la propria coscienza, soggiogando la legittima autonomia provinciale. Sono certo che i nostri legislatori sanno come difendere i diritti dei Tucumani e si opporranno a tali tentativi”.
Le parole dell’Arcivescovo sono state dure e chiare: “Vediamo leggi di dubbia legittimità giuridica, sulla base di un positivismo inaccettabile; si propongono politiche pubbliche che ignorano i diritti umani fondamentali; si attacca impunemente la Chiesa e c’è la violazione dei suoi diritti, perfino attraverso alcuni mezzi di comunicazione, la si aggredisce ingiustamente, ridicolizzando i valori religiosi e coloro che li professano. Non si perseguono apertamente i credenti, ma sono intimiditi, non si rispetta il diritto di agire secondo la propria coscienza, e questo crea un clima di paura, in cui non è più possibile professare apertamente la fede e agire di conseguenza”.
(Agenzia Fides, 10/07/2015)

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