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2015 07 08 NIGERIA - attentato Boko Haram in chiesa evangelica: 5 morti SIRIA - persi i contatti di padre Azziz, francescano della Custodia di Terra Santa SIRIA - Migliaia di famiglie cristiane in fuga da Hassakè

Fonte:
CulturaCattolica.it

NIGERIA: attentato Boko Haram in chiesa evangelica: 5 morti
In Nigeria, ancora un attentato nello Stato di Yobe. A esplodere, in un’affollata chiesa evangelica durante la Messa domenicale, una donna kamikaze. Almeno 5 i fedeli uccisi nell'esplosione, tra cui una donna, con i suoi 2 bambini, un pastore e un’altra persona deceduta dopo essere stata trasportata in ospedale. Si tratta dell’ultimo di una lunga e sanguinosa serie di attentati, a opera del gruppo estremista islamico Boko Haram, che solo nella scorsa settimana hanno causato la morte di circa 200 persone. RV 05 07

SIRIA: persi i contatti di padre Azziz, francescano della Custodia di Terra Santa
Il religioso iracheno, parroco a Yacoubieh, era stato prelevato sabato scorso da alcuni miliziani per un colloquio con l'Emiro locale. Da allora perse le tracce
Padre Dhiya – riferisce il comunicato emesso dalla Custodia - è stato portato via dalla brigata di miliziani che hanno detto di doverlo portare a un breve incontro con l'emiro che esercita l'autorità nella regione, attualmente sottoposta al dominio del Fronte al-Nusra, braccio siriano di al-Qaida. In un momento successivo, due miliziani sono stati inviati in parrocchia a prendere le medicine del frate, che soffre di diabete e ha altri problemi di salute. Questo dettaglio – sottolineano fonti locali contattate dall'Agenzia Fides – fa ben sperare, perchè conferma che padre Dhiya è vivo e potrà gestire i suoi problemi di salute. A suscitare perplessità è la totale mancanza di informazioni riguardo al motivo del suo prelevamento.
Padre Dhiya Azziz, iracheno, da due anni aveva scelto volontariamente di andare a servire la parrocchia latina di Yacoubieh, nella provincia Idlib, in un distretto da tempo in mano ai gruppi jihadisti che nell'area hanno dato vita anche a istituzioni amministrative e giudiziarie incaricate di gestire il nuovo “ordine” politico islamista. Mentre i sacerdoti e i religiosi di altre Chiese e comunità cristiane hanno abbandonato la zona, a Yacoubieh e nel vicino villaggio di Knayeh sono rimaste aperte le due parrocchie affidate ai francescani, che continuano a assicurare la cura pastorale per le comunità locali, ridotte a poche centinaia di fedeli.

Padre Dhiya ha sempre cercato di tenersi fuori dalle questioni politiche e militari legate al conflitto siriano. Ha continuato a offrire il suo servizio pastorale ai parrocchiani e a promuovere iniziative di solidarietà concreta anche a favore dei tanti rifugiati musulmani arrivati in quei villaggi cristiani.
Nato a Mosul, l’antica Ninive, in Iraq, il 10 Gennaio 1974, padre Azziz, dopo alcuni studi presso l’Istituto medico della sua città, ha abbracciato la vita religiosa e dopo il noviziato ad Ain Karem, ha emesso la prima professione dei voti religiosi il 1° Aprile 2002. Nel 2003 si è trasferito in Egitto, dove è rimasto per diversi anni. Nel 2010 rientra in Custodia e viene inviato ad Amman. È successivamente trasferito in Siria, a Lattakia. Si è reso poi volontariamente disponibile ad assistere la comunità di Yacoubieh, nella regione dell’Oronte (provincia di Idlib, distretto di Jisr al-Chougour), divenuta particolarmente pericolosa in quanto sotto il controllo di Jabhat al-Nusra.

Lo scorso ottobre anche l'altro francescano Hanna Jallouf OFM, parroco della chiesa di San Giuseppe, nel vicino villaggio di Knayeh, era stato prelevato insieme ad alcuni parrocchiani dai jihadisti di al-Nusra. In quell'occasione il prelevamento era avvenuto dopo che lo stesso padre Jallouf, per denunciare le espropriazioni e i saccheggi subiti dalla parrocchia da parte dei miliziani, aveva fatto ricorso al tribunale islamico, l'organo istituito nell'area sotto il controllo degli islamisti per amministrare la giustizia secondo la legge islamica. Padre Jallouf, e poi i suoi parrocchiani, erano stati rilasciati nel giro di pochi giorni. Adesso tutti si augurano che anche padre Dhiya possa presto far ritorno alla sua parrocchia. (Agenzia Fides 7/7/2015).


SIRIA - Migliaia di famiglie cristiane in fuga da Hassakè. L'Arcivescovo Hindo: i jihadisti hanno trovato appoggi nella popolazione locale
Nella città siriana di Hassakè, maggiore centro abitato della provincia nord-orientale di Jazira, si combatte strada per strada, dopo che i miliziani jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) sono riusciti giovedì scorso, 25 giugno, a entrare in alcuni quartieri, provocando l'esodo di massa di almeno 120mila persone. Tra i primi a fuggire, si contano quasi 4mila famiglie cristiane appartenenti a varie Chiese (caldei, assiri, siri cattolici e siri ortodossi) che hanno in gran parte trovato rifugio nella vicina area urbana di Qamishli.
L'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'arcieparchia siro-cattolica di Hassakè Nisibi, ha abbandonato insieme ai suoi fedeli Hassakè e attualmente ha trovato riparo anche lui a Qamishli. Il suo racconto offre un'immagine concreta dei tanti fattori in gioco nel conflitto siriano: “L'esercito governativo - riferisce l'Arcivescovo Hindo all'Agenzia Fides - sta momentaneamente riguadagnando terreno, con molta difficoltà, visto che si combatte in ambiente urbano. D'altro canto, le milizie curde presenti nella zona hanno risposto alle incursioni del Daesh solamente quando i jihadisti hanno provato ad attaccare i quartieri curdi, concentrati nella parte orientale della città. Fino a quel momento non avevano fornito sostegno all'esercito governativo. C'è anche da aggiungere che una parte della popolazione locale si è messa dalla parte dei miliziani del Daesh: quando questi sono arrivati nel quartiere sud-orientale di al-Nachwa, da lì hanno fatto uscire le donne e i bambin i. Ma i maschi giovani e adulti sono rimasti, e si sono schierati col Daesh. E adesso proprio quel grande quartiere è al centro degli scontri più violenti tra le forze governative quelle del cosiddetto Stato islamico”.
Intanto per la nuova massa di profughi concentrata soprattutto a Qamishli, è già iniziata l'emergenza umanitaria: “Caritas Siria ha mandato i suoi aiuti” riferisce l'Arcivescovo Hindo, “ma le esigenze aumentano di giorno in giorno. Tra i cristiani non ci sono feriti, ma anche molti di loro, come tutti gli altri, sono concentrati in accampamenti di fortuna. Tanti dormono all'aperto, e la situazione si complica di giorno, a causa del caldo insopportabile”. (Agenzia Fides 30/6/2015).

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