2015 06 24 TERRA SANTA: Attentato incendiario contro la chiesa del miracolo dei pani e dei pesci in Galilea. INDIA: aggredita e molestata suora cattolica. SIRIA - appello del card. Scola "Aleppo come Sarajevo": gli errori grossolani dell’Occidente
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TERRA SANTA - Attentato incendiario contro la chiesa del miracolo dei pani e dei pesci in Galilea
Cafarnao – Un attentato incendiario compiuto da estremisti non identificati ha devastato nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 giugno la chiesa di Tabgha, villaggio situato a circa tre chilometri da Cafarnao, sulla riva nord-occidentale del Lago di Tiberiade, considerata uno dei luoghi sacri più importanti della Galilea, costruita nella zona dove secondo la tradizione Gesù ha compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. L’incendio criminale – riferiscono le fonti ufficiali del Patriarcato Latino di Gerusalemme – è stato domato dai pompieri solo alle 3 e trenta di notte, dopo aver provocato gravi danni nel chiostro d’ingresso e causato l’intossicazione di un anziano monaco benedettino e di una giovane volontaria, che sono stati trasportati d’urgenza in ospedale. Sui muri sono state trovate delle scritte tracciate in ebraico che riportano il passaggio di una preghiera recitata tre volte al giorno dagli ebrei praticanti, in cui si chiede a Dio di annientare gli idoli e i pagani.
La chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci era già stata oggetto di un attacco vandalico nell’aprile 2014, quando due croci e un altare all’aperto erano stati presi di mira dal lancio di pietre compiuto da un gruppo di adolescenti.
La modalità dell’attentato intimidatorio e le scritte rinvenute sui muri fanno ritenere che l’attacco alla chiesa di Tabgha rappresenti l’ennesimo episodio della lunga serie di profanazioni e atti intimidatori compiuti da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani a partire dal febbraio 2012. (Agenzia Fides 18/6/2015).
INDIA. Chhattisgarh: aggredita e molestata suora cattolica
Una suora cattolica di 47 anni è stata aggredita e molestata da un gruppo di uomini nella notte del 19 giugno scorso al Krist Sahaya Kendra, una casa di cura di Raipur (Chhattisgarh). La religiosa, appartenente alle Missionarie salesiane di Maria Immacolata (Smmi) - riferisce l’agenzia AsiaNews - è stata trovata legata, incosciente e seminuda nelle prime ore del mattino del 20 da altre due ragazze che vivono con lei nel Centro. La suora si trova ora ricoverata in un ospedale dello Stato. La polizia sta indagando e ha assegnato a due poliziotte il compito di interrogare la vittima, per aiutarla a ricostruire l’aggressione.
Mons. Theodore Mascarenhas, vescovo ausiliare di Ranchi (Jharkhand), afferma ad AsiaNews: “Questo non è solo un crimine contro una suora cristiana. È un crimine contro la dignità delle donne dell’India. Esso dimostra una totale mancanza di rispetto per le nostre madri, le nostre sorelle e le nostre figlie. Ma, soprattutto, questi eventi ci allarmano come cittadini di una grande nazione, che per tradizione è conosciuta per la sua tolleranza religiosa”. Il presule, ex funzionario del Pontificio consiglio per la cultura, sottolinea: “Sono così triste che l’immagine dell’India nel mondo sia macchiata a causa di questi crimini incontrollati. Ci si può solo chiedere dove siano finite le promesse del governo, dal momento che sembra sempre più debole o perfino insensibile. Per il suo bene è tempo che il governo si svegli dal letargo e dalla sua indifferenza. Vogliamo protezione per tutti quelli che sono vulnerabili nel nostro Paese. Non vogliamo sentire ancora che si tratta di piccoli criminali. E, se anche fosse così, un governo che non riesce a fermare questi criminali è esso stesso meschino”.
Attraverso un comunicato ufficiale, la Conferenza episcopale dell’India (Cbci) ha esortato “il governo del Chhattisgarh e il governo centrale ad agire con rapidità per catturare i colpevoli coinvolti in questo crimine odioso e a fornire adeguata sicurezza e protezione ai missionari cristiani, il cui servizio indefesso per i poveri è stato ampiamente acclamato da tutta la società civile indiana”. “Simili episodi di violenza sulle minoranza, e in particolare sulle donne, offusca l’immagine del nostro Paese nella comunità internazionale, oltre a porre serie domande su quanto siano al sicuro oggi in India le minoranze”. (Radio Vaticana 22 06 2015)
Naturalmente non possiamo non pregare per Charleston, di cui i giornali hanno dato notizia
Charleston, sparatoria in una chiesa metodista afroamericana
Nove morti durante l’assalto mosso da odio razziale, tra questi il pastore della chiesa.
Orrore a Charleston, in Carolina del Sud: nove persone sono rimaste uccise dall’attacco di un uomo che ha aperto il fuoco nella chiesa metodista episcopale africana Emmanuel Ame, durante una lettura serale della Bibbia.
Tra le nove vittime della sparatoria c’è anche un senatore, Clementa Pinckney, 42 anni, pastore della chiesa della strage, democratico del Senato della Carolina del Sud.
La Emmanuel African Methodist Episcopal Church è una delle più vaste congregazioni di afroamericani nella regione e una delle più antiche del suo genere nel sud degli Stati Uniti, e per questo è iscritta nel registro nazionale dei luoghi storici.
APPROFONDIMENTO: Card. Scola in SIRIA
Dal Libano appello del card. Scola: “Aleppo come Sarajevo”
Prosegue il viaggio del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, in Libano e in Iraq grazie all’invito del card. Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei maroniti, e mons. Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei. A Beirut, ieri, il cardInale Scola ha partecipato al Sinodo dei vescovi maroniti, raccogliendo le preoccupazioni e le speranze dei presuli libanesi. Al microfono di Luca Collodi, il porporato ha spiegato la difficile situazione del Paese, da mesi infatti non riesce ad eleggere il presidente della Repubblica che, per costituzione, è cristiano:
R. – La situazione di questa divisione politica preoccupa moltissimo. Le insistenze del Patriarca sono molto forti perché si trovi una strada dell’unità. Questa vicenda è ovviamente molto influenzata da tutto il contesto generale della situazione del Medio Oriente e dai punti di riferimento esterni al Paese, legati da una parte alla realtà degli Hezbollah e della Siria e dall’altra parte all’Arabia Saudita. Certamente, tutti sono molto dispiaciuti per questa situazione perché sta producendo un forte stallo non solo nella politica ma ha forti incidenze anche sull’economia del Paese. Però, io ho visto nei vescovi – ascoltandoli – una decisione molto forte a raccogliere la sfida che viene da questa situazione per ritrovare una forte unità all’interno dei vari riti cattolici: una forte unità ecumenica in vista di una proposta cristiana chiara da fare al Paese, per superare proprio questa divisione tra cristiani che ovviamente è scandalosa.
D. – Lei sta attraversando il Libano e l’Iraq, terre di martirio. Che notizie arrivano dalla Siria, invece?
R. – La Siria è in una situazione di estrema gravità, soprattutto è la sofferenza di Aleppo che non può più essere accettata: è come una nuova Sarajevo! E quindi c’è la necessità di pensare almeno a un corridoio umanitario, almeno per dare sollievo a questa città. Il problema è che l’Europa si deve fare carico di questa situazione, almeno cercando di comprenderla, di darne più equilibrate notizie ma anche senza escludere il piano di Papa Francesco riguardo all’ingerenza umanitaria come possibilità di liberazione, che consentirebbe a tutti di ripristinare un umanesimo frutto di un’idea di amicizia civica su cui i cristiani hanno molto da dire.
D. – Sul fronte dell’Europa e dell’Italia che chiudono le frontiere ai profughi, i vescovi del Libano e del Medio Oriente che cosa dicono?
R. – Il Libano è un Paese che, oltre al mezzo milione di profughi palestinesi che già ospita da anni, ne ha ricevuto un milione e mezzo e per questo risulta difficile capire tutta la fatica che noi facciamo per l’accoglienza degli immigrati in questo momento. Quindi, io ho tratto conferma che soprattutto noi come Chiesa dobbiamo essere il primo punto di intervento. Poi, però, c’è bisogno di una politica dell’immigrazione che lo Stato deve fare e deve saper costringere l’Europa a fare. Questo è un punto in cui si vede come l’unità europea sia ancora tutto un traguardo da costruire. Io credo che prima di tutto vado abbracciato chi è nel bisogno.
(Radio Vaticana 19 06 2015)
Alcuni brani dell’intervento: la logica della Croce, gli errori grossolani dell’Occidente
L’arcivescovo di Milano è intervenuto a Beirut al sinodo della Chiesa Maronita. Nei prossimi giorni sarà in Iraq per incontrare i profughi fuggiti dalle violenze dell’Isis
“Il Medio Oriente di oggi - ha detto - si erge tragicamente in faccia a tutto il mondo come la prova provata che la politica della volontà di potenza portata agli estremi è fallimentare e che i suoi trionfi sono fallaci, vuoti e illusori”.
Secondo l’arcivescovo ambrosiano, “in questo frangente c’è una rilevanza culturale e politica della Croce che attende ancora di essere messa in luce”. Proprio “la logica della Croce - ha sottolineato - è l’unica capace di illuminare fino in fondo anche le scelte politiche di oggi”. E chi “se non i cristiani può e deve dirlo?”, “chi se non i cristiani orientali? Non possiamo prevedere quale sarebbe la risposta dei non cristiani, in particolare dei musulmani, a questo invito a ripensare la politica della regione”.
Il cardinale ha denunciato poi la “reale difficoltà” dell’Occidente nel comprendere quanto sta avvenendo nella regione: “Si pensa di sapere già, di avere la chiave per interpretare i fatti. E si commettono così errori grossolani di valutazione. Senza andare a scomodare Iraq e Siria, basta citare la persistente incapacità a leggere quanto sta avvenendo in Egitto se non nei termini di ‘elezioni tradite’”.
“L’occidentale medio - ha proseguito - non è in grado di pensare una guerra di religione, anche per la sua storia passata, e ragiona unicamente secondo gli assoluti di democrazia e tirannide, senza percepire la necessità di cooperare con tutte quelle forze che si oppongono, per le più varie ragioni, al genocidio fisico e culturale perpetrato da Isis e dagli Stati che, direttamente o indirettamente, la sostengono nel criminale progetto di un Medio Oriente mono-colore”.
Per Scola, quindi, “l’unico linguaggio utilizzabile è quello umanitario”, ovvero “raccontare le sofferenze”, magari individuando “alcuni casi particolarmente eclatanti su cui sollecitare un intervento internazionale”. Il riferimento è in particolare ad Aleppo, già diventata, secondo l’arcivescovo, “la nuova Sarajevo del XXI secolo”.
“La proposta di aprire un corridoio umanitario per alleviare le sofferenze di questa città, prima che finisca anch’essa in mano a Isis, potrebbe avere qualche possibilità di successo anche a livello mediatico”, ha affermato il porporato, aggiungendo: “Di più, realisticamente, non mi pare possibile sperare, nel quadro d’immobilismo internazionale imbarazzante e miope che purtroppo domina”.
Scola tra i rifugiati iracheni: “L’Occidente intervenga. Non resisteranno ancora molto”
Dopo la tappa in Libano, l’arcivescovo di Milano si è recato nel campo-profughi di Erbil, dove ha portato 110mila euro, raccolti tramite Caritas Ambrosiana
Il campo profughi di Erbil, nel Kurdistan iracheno, attualmente accoglie circa 125mila cristiani costretti a fuggire dai loro villaggi nella piana di Ninive, per non cadere nelle violente mani dei miliziani dello Stato Islamico.
Accompagnato dal patriarca di Babilonia dei caldei Louis Raphael I Sako e dal patriarca maronita Béchara Boutros, Scola ha fatto visita ai diversi container di circa 5 metri per 2 che accolgono due famiglie con bambini. Tra questi, alcuni sono adibiti a dispensario medico e a laboratorio di analisi. “Tutti qui lavorano gratis ma servono 50mila dollari al mese per sostenere le spese”, ha raccontato al cardinale il medico che dirige il piccolo centro, spiegando che sono circa 1500 i malati cronici in cura. “Non so fino a quando riusciremo a tenerlo aperto, abbiamo soldi solo fino a luglio”.
La chiesa locale, il governo del Kurdistan iracheno, la comunità internazionale, la rete della Caritas e di tante associazioni umanitarie hanno inviato qui ad Erbil decine di milioni di dollari in aiuti. Lo stesso Scola ha portato con sé 110mila euro, raccolti tramite Caritas Ambrosiana, che già in precedenza aveva donato 145mila euro.
Ma il denaro, a Erbil, non è l’unico problema. C’è anche il fatto che tutti i bambini residenti nel campo da ormai un anno non frequentano più la scuola e, come ha spiegato il porporato, “c’è il rischio che i più giovani scappino all’estero”. Questa, “sarebbe una grave perdita per il Paese, per la comunità cristiana e per la Chiesa intera”.
“Ho visto bambini senza un braccio, persone che portano i segni delle ferite da bombe, famiglie che hanno avuto dei morti a causa delle persecuzione, tutti portano il dolore per essere stati costretti a lasciare la propria casa, sradicati dalla propria terra”, ha poi riferito il cardinale. Queste persone, ha aggiunto, “non hanno lavoro, una vera abitazione: al momento per loro, nella condizione in cui sono, non vedo futuro”.
L’arcivescovo di Milano ha rimarcato quindi la necessità che “l’Occidente intervenga in fretta per aiutarli. O il futuro lo cercheranno bussando alle porte dell’Europa”. “Occorre - ha detto Scola - che la politica internazionale prenda delle decisioni, che l’Occidente dichiari la reale volontà di fermare Isis, altrimenti la gente perderà la speranza, non possono resistere ancora molto”.
In gioco, infatti, ci sono i diritti fondamentali di queste persone: “Occorre che gli Stati garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali di ciascuno. Diritti che vengono prima della religione che ciascuno professa”. “La cittadinanza - ha concluso il cardinale - deve essere riconosciuta come tale, come base di uguaglianza effettiva. I cristiani curdi, nemmeno sulla carta hanno gli stessi diritti degli altri cittadini musulmani. Per questo impegno le chiese devono fare di più; io stesso, personalmente, voglio fare di più”.