2015 06 03 ALEPPO - appello al Papa. PAKISTAN - Chiesa devastata. BURUNDI - Sventato attentato contro Arcivescovo. NIGERIA - sacerdote ucciso. ISRAELE - protesta delle scuole cristiane per la libertà di educazione
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ALEPPO (Siria) - Appello dei Maristi di Aleppo al Papa: se si vuole che i cristiani rimangano, occorre fermare la guerra
Riportiamo l’appello a Papa Francesco del Dr Nabil Antaki (medico e direttore di uno degli ultimi due ospedali funzionanti ad Aleppo): poteva andarsene da tempo, è rimasto con i maristi blu per dare sollievo alla popolazione.
L’appello è la parte finale dell’intervista rilasciata al Coordinamento Nazionale per la pace in Siria e riproposta integralmente nel sito culturacattolica.it.
Domanda: Il giorno di preghiera per la Siria organizzato dal Papa Francesco nel settembre 2013 è stato molto importante, ha contribuito a evitare gli imminenti bombardamenti statunitensi in seguito alla disinformazione sulle armi chimiche a Ghouta. Cosa pensate che egli potrebbe fare ora? Cosa dirgli?
Risposta: Direi a Papa Francesco: fin dal primo giorno del vostro pontificato, i siriani L’hanno amata e hanno adottata. Le Sue svariate dichiarazioni, omelie, tweets, sono tanto apprezzati e diffusi tra di noi. Noi sentiamo che, in Lei, il Vangelo è al centro di tutto, sfidando la burocrazia e il politicamente corretto di una falsa diplomazia.
Lei ha domandato più di una volta ai cristiani di Siria (e del Medio Oriente) di non lasciare la terra dei loro antenati, di restare attaccati alle loro radici per dare un senso alla loro appartenenza e alla loro presenza in Siria. È esattamente ciò che il mio gruppo e io stesso ci sforziamo di fare da decenni.
Santo Padre, La imploriamo di fare ancora di più. Le dichiarazioni, il sollievo alle sofferenze, l'incitazione a restare nel paese non hanno impedito alla metà dei cristiani di Aleppo di andarsene definitivamente. I cristiani di Siria hanno una duplice paura: temono fisicamente i fanatici islamisti di Daesh, e hanno anche paura di perdere il loro futuro e quello dei loro figli a forza di pazientare e di aspettare la fine del conflitto. Se si vuole che l'altra metà dei cristiani rimanga, bisogna fermare la guerra.
Noi La imploriamo di usare la Sua autorità morale, il Suo prestigio incontestabile per fare pressione sui diversi governi affinché cessino di armare e di finanziare i gruppi armati, perché lottino effettivamente contro Daesh e perché facciano fermare il passaggio dei terroristi attraverso le nostre frontiere del Nord.
Perché una soluzione politica negoziata possa riuscire, bisognerebbe che l'opposizione accetti l'attuale governo della Siria, perché non si può negoziare con qualcuno di cui si esige, come precondizione, l'eliminazione.
Santo Padre, solo Lei può fare qualche cosa per fermare la distruzione del nostro bel paese, per far cessare la morte di centinaia di migliaia di esseri umani e per permettere ai cristiani di Siria di restare, o di ritornare, nel loro paese.
(Coordinamento Nazionale per la pace in Siria www.siriapax.org)
PAKISTAN - Chiesa devastata e sei cristiani percossi in Punjab
Nuovo episodio di violenza sui cristiani in Pakistan. Una chiesa protestante è stata oggetto di atti vandalici e sei cristiani protestanti, tra i quali un Pastore, sono stati percossi da uomini armati. L’episodio è avvenuto ieri a Chakwal, città nella provincia del Punjab, a circa 300 km a Sud di Lahore. Il Pastore Suhail Masih e altre cinque persone erano presenti nella chiesa quando aggressori armati sono penetrati nel luogo sacro, istigati da un imam locale. Hanno iniziato a devastare e percuotere i presenti, fuggendo prima dell'arrivo della polizia Due persone sono state fermate dalla polizia e poi rilasciate. I feriti sono in ospedale con lesioni non gravi.
Secondo le prime ricostruzioni, nei giorni scorsi il Pastore Suhail Masih e i suoi compagni erano stati accusati dai musulmani della zona di operare “proselitismo e conversioni di musulmani”.
L’attacco arriva pochi giorni dopo la violenza di massa registrata nel quartiere di Sanda di Lahore, dove una folla di musulmani ha cercato di bruciare una chiesa e danneggiato alcune case dei cristiani, in seguito ad una falsa accusa di blasfemia. (Agenzia Fides 29/5/2015)
BURUNDI - Sventato un attentato contro l’Arcivescovo di Bujumbura durante la processione mariana
Era pronto un attentato contro l’Arcivescovo di Bujumbura, Sua Ecc. Mons. Evariste Ngoyagoye durante la processione di ieri, domenica 31 maggio, per la chiusura del mese mariano. “È quanto ha riferito a Voice of America uno dei presunti componenti del commando che doveva agire ieri” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa burundese, che per motivi di sicurezza desiderano non essere citate. “Il servizio di sicurezza, formato dai giovani dell’Arcidiocesi, ha contribuito a sventare l’attacco” affermano le nostre fonti.
La Conferenza Episcopale con due recenti dichiarazioni ha preso una posizione netta nella crisi nata dopo che il Presidente Pierre Nkurunziza ha annunciato l’intenzione di presentarsi alle elezioni prevista il 26 giugno per un ottenere un terzo mandato, in violazione della Costituzione e degli Accordi di pace di Arusha.
In un messaggio del 12 maggio (vedi Fides 21/5/2015) i Vescovi hanno chiesto il rinvio delle elezioni, mentre con quello di fine maggio (vedi Fides 28/5/2015) hanno annunciato il ritiro dei sacerdoti che avevano ricevuto il permesso di far parte delle commissioni elettorali indipendenti.
(Agenzia Fides 1/6/2015)
NIGERIA - Un sacerdote ucciso in un tentativo di rapina, morto anche il fratello
Un sacerdote cattolico nigeriano, della diocesi di Oyo, d. Goodwill Onyeka, è stato ucciso insieme al suo fratello minore, Obi Onyeka, in un tentativo di rapina stradale. Il fatto è accaduto la sera del 1° giugno lungo la strada Owo-Oba-Akoko, nello stato di Ondo, nel sud della Nigeria. Secondo le notizie pervenute all’Agenzia Fides, alcuni banditi hanno cercato di fermare il veicolo dove viaggiava il sacerdote, diretto a Lagos, insieme al fratello. L’autista ha tentato una fuga disperata, ma i proiettili esplosi dai malviventi hanno colpito il serbatoio della benzina, facendolo esplodere. L’autista è riuscito a sottrarsi alle fiamme, riportando ferite e ustioni, ma per il sacerdote e suo fratello non c’è stato nulla da fare. (Agenzia Fides 2/6/2015)
ISRAELE - Manifestazione di protesta delle scuole cristiane contro le politiche discriminatorie
Le scuole cristiane d'Israele hanno organizzato una manifestazione senza precedenti per denunciare le politiche discriminatorie di cui si sentono fatte oggetto da parte del governo. Quasi 700 tra insegnanti, genitori con i figli, e religiosi si sono ritrovati alle 11 di mercoledì 27 maggio nella piazza davanti al palazzo Lev Ram, sede del Ministero dell'educazione, esponendo ampi pannelli e distribuendo volantini in cui sono condensate le ragioni dell'inedita protesta. “Si tratta di una manifestazione pacifica e rispettosa, per dire che vogliamo essere trattati come gli altri, sia dal punto di vista economico che su quello della libertà di educazione” riferisce all'Agenzia Fides padre Abdel Masih Fahim, direttore dell'Ufficio delle scuole cristiane.
Le scuola cristiane in Israele sono frequentate da 30mila studenti, dei quali solo la metà sono cristiani. La maggior parte di esse era attiva già prima della costituzione dello Stato d'Israele. Ottenendo risultati accademici elevati, esse formano gli allievi secondo i valori cristiani dell’amore per il prossimo, del perdono e della tolleranza, alimentando con il loro lavoro quotidiano una sensibilità aperta alla convivenza e vaccinata contro ogni settarismo. Le scuole cristiane – si legge in un comunicato diffuso in occasione della manifestazione - appartengono alla categoria delle scuole “riconosciute ma non pubbliche” e ricevono un finanziamento parziale dal Ministero. Il resto dei costi è coperto dalla quota corrisposta dai genitori.
Da anni, il Ministero dell’educazione tenta di ridurre il budget delle scuole cristiane (negli ultimi dieci anni del 45%), e questo ha costretto le scuole cristiane ad aumentare il costo a carico delle famiglie. Il taglio dei finanziamenti pesa soprattutto sui genitori della parte della popolazione araba israeliana per i quali, come è noto, il reddito medio famigliare è sotto la media nazionale.
Un comitato nominato dall’Ufficio delle Scuole Cristiane in Israele ha condotto delle trattative per otto mesi con il Ministero e il Ministero ha proposto che le scuole divengano scuole pubbliche. Questa proposta è interpretata dai titolari delle scuole (chiese, monasteri…) come la fine dell’impresa educativa cristiana, basata sui valori cristiani, e un colpo gravissimo alla minoranza cristiana in Terra Santa. Alla luce di questi fatti, le scuole cristiane hanno interrotto i colloqui. “SI tenta di imporre anche nelle scuole elementari cristiane un sistema di insegnamento standard già operante nelle scuole ebraiche e in quelle arabe governative” spiega a Fides padre Abdel Masih Fahim “che cancellerebbe la specificità del loro approccio educativo. E anche i professori risultano penalizzati rispetto ai colleghi delle altre scuole, in merito ai loro diritti di lavoratori”.
Alla manifestazione di Gerusalemme hanno preso parte anche vescovi di diverse Chiese cristiani, compresi i Vescovi William Shomali e Giacinto Boulos Marcuzzo, del Patriarcato Latino di Gerusalemme. (Agenzia Fides 27/5/2015).