2015 05 13 SIRIA - Il grido dei cristiani di Aleppo e le notizie faziose ALGERIA - Leader salafita: chiudiamo tutte le chiese del Paese INDIA - Villaggio attaccato dagli estremisti indù: cristiani in fuga
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Apriamo con l’importante notizia, che sta ottenendo molti consensi nel mondo cattolico, della
proposta della CEI di dedicare la Veglia di Pentecoste (sabato 23 maggio 2015) ai martiri di oggi, i cristiani «vittime di persecuzioni e di violenze solo a causa della fede che professano» (Francesco, 30 aprile 2015).
Due testimonianze sulla Siria che ci aiutano a capire che l’appoggio dell’occidente ai “ribelli” contro il governo è viziato da un pregiudizio che non corrisponde a ciò che pensano davvero le vittime.
SIRIA - Il Vescovo caldeo di Aleppo: nelle guerre sporche del Medio Oriente c'è chi strumentalizza le sofferenze dei cristiani
“Siamo ogni giorno sotto le bombe. Credo che tanti cristiani fuggiranno da Aleppo e cercheranno riparo nell'area costiera, ma lo faranno solo quando saranno chiuse le scuole e le università, dopo gli esami. E' paradossale, ma nel disastro in cui viviamo, anche quest'anno nei quartieri centrali di Aleppo le scuole e l'università sono rimaste aperte. E chi poteva non ha rinunciato ad andare a lezione e a fare gli esami, mostrando di credere ancora che lo studio è importante per il futuro. E tutto questo, mentre si vive in una città che non sembra avere futuro”. Così il gesuita siriano Antoine Audo, Vescovo caldeo di Aleppo, racconta all'Agenzia Fides i sentimenti condivisi tra le famiglie cristiane della città martire.
Nelle ultime ore, secondo notizie rilanciate dalle agenzie internazionali, nella regione di Aleppo le milizie jihadiste avrebbero consolidato le loro posizioni, intimando la resa anche a duemila soldati dell'esercito governativo rimasti intrappolati nell'area dell'aeroporto militare. “In realtà” riferisce il Vescovo Audo “da più di tre anni per uscire da Aleppo non usiamo gli aeroporti, che si trovano tutti in aree contese. L'impressione è che sia in atto una forte propaganda e guerra psicologica contro il governo, orchestrata anche a livello internazionale con l'uso pilotato dell'informazione. Parlano di un attacco prossimo su Aleppo, dicono che Aleppo è finita. Forse stanno preparando qualcosa”.
Anche le notizie riguardanti i cristiani, secondo il Vescovo caldeo di Aleppo, vengono spesso utilizzate in chiave strumentale : “tre settimane fa” sottolinea mons Audo “sono stati compiuti dai gruppi armati anti-governativi dei pesanti attacchi mirati ai quartieri dove sono concentrate le Cattedrali cristiane e poi anche al quartiere di Sulaymaniyah, dove abitano molti cristiani. Forse l'intento era proprio quello di impressionare l'opinione pubblica internazionale e giustificare reazioni militari. Fin dall'inizio, hanno fatto di tutto per presentare questo conflitto come uno scontro religioso tra cristiani e musulmani, o tra sciiti e sunniti.
Certo, i cristiani sono il gruppo più inerme, non hanno armi, hanno paura.
Ma certi slogan e certe chiavi di lettura pilotate servono solo a nascondere le vere ragioni e le vere dinamiche della guerra.
C'è chi vuole dividere tutta l'area in piccole entità settarie, come hanno provato a fare anche in Iraq, per mettere gli uni contro gl i altri e continuare a dominare tutto”. (Agenzia Fides 8/5/2015).
SIRIA - P. Pizzaballa: situazione tragica, gente cerca di farsi forza
intervista al Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, appena rientrato da una visita in Siria:
R. – Tragico, drammatico! Colpisce tutti, cristiani e musulmani, ma – bisogna riconoscerlo, ahimè – in modo particolare i cristiani e le altre minoranze e questo spesso soprattutto ad Aleppo: una città ormai massacrata, con una periferia totalmente distrutta, totalmente priva di elettricità e di acqua, anche con scarsità di viveri e con bombardamenti continui, soprattutto sui quartieri cristiani, anche se non solo su di loro…
D. – Come la gente cerca di portare avanti una vita che, sicuramente, non si può dire normale?
R. – In questa circostanza parlare di vita “vivibile” è certamente difficile… Naturalmente poi la vita deve sempre prevalere. Molti hanno cercato di andarsene, soprattutto dalla città di Aleppo verso Latakia e Tartus o fuori della Siria… Chi è restato – e sono soprattutto i poveri! – cerca di aiutarsi, l’uno l’altro, come può. Ad esempio, diverse sono le famiglie che, rimaste senza casa perché distrutta dai bombardamenti, sono state accolte da altre famiglie povere che vivevano in situazioni – anch’esse – molto precarie, ma che sono state capaci di essere solidali. Poi nelle chiese – quelle che ancora funzionano, perché molte sono distrutte, come quella ortodossa, quella armena, quella maronita, quella siriaca – tutti si ritrovano insieme. Cercano di starsi vicino, gli uni gli altri: quando non si può fare molto, si cerca di sostenersi moralmente a vicenda. E questa è una testimonianza che ho potuto constatare personalmente.
D. – Il pericolo viene dalla guerra civile in sé o anche delle scorribande del cosiddetto Stato Islamico?
R. – C’è un po’ di tutto… Naturalmente la paura principale, soprattutto per la zona di Aleppo, al Nord quindi, è l’espansione dello Stato Islamico, ma anche di al-Nusra, che sarebbe poi affiliato ad al Qaeda, e che pare si siano alleati… La domanda che tutti si facevano non era tanto sui bombardamenti, ai quali ahimè – e non voglio sembrare cinico – si erano un po’ abituati, ma su che cosa potrebbe succedere se arrivasse lo Stato Islamico. Si chiedono: “Che ne sarà di noi?”.
D. – Prevale lo sconforto e il dolore o lei ha notato che c’è ancora un filo di speranza?
R. – Lo sconforto è tanto e c’è anche tanta paura. Ma vedo che soprattutto i giovani sono molto determinati – quelli che sono rimasti – ad aiutarsi, a sostenersi, a fare qualcosa… Insomma a non lasciarsi prendere dalla sconforto, anche se – ripeto – la situazione è veramente drammatica e la paura è ancora tanta.
(Radio Vaticana 06 05 2015)
Intanto l’ISIS continua a massacrare: preghiamo anche per queste povere vittime
L'Is ha ucciso ieri nel nord dell'Iraq centinaia di yazidi: almeno 300 secondo la Bbc, L'Isis si macchia di un nuovo orrendo massacro: centinaia di Yazidi "sono stati uccisi" in un sol giorno nel nord dell'Iraq, non lontano da Mosul.
I media curdi affermano che gli uccisi sono 600, mentre la Bbc parla di "almeno 300". L'emittente britannica cita un comunicato del Yazidi Progress Party, secondo il quale le vittime sono ostaggi catturati nel Sinjar lo scorso anno. Il massacro "è avvenuto nel distretto di Tal Afar".
Secondo le fonti curde, i corpi sono stati "ammucchiati in un pozzo" di Alo Antar nei pressi dell'autostrada di al-Ayyadiya. Un combattente dei Peshmerga, Shahin Shingali, afferma che "ieri circa 700 ostaggi sono stati trasportati a Tal Afar": "Senza un intervento della comunità internazionale l'Iraq sarà testimone di altri genocidi di innocenti".
ALGERIA - Leader salafita: chiudiamo tutte le chiese del Paese
Bisogna chiudere tutte le chiese cristiane sparse sul territorio algerino, e trasformarle in moschee, dove è possibile. E' questa la proposta lanciata dal leader algerino salafita Abdel Fattah Zarawi, Presidente del Fronte libero salafita d'Algeria, che la fa passare come legittima reazione davanti agli episodi di islamofobia che, a suo giudizio, starebbero dilagando in molti Paesi europei, a partire dalla Francia. Lo riferiscono fonti algerine consultate dall'Agenzia Fides. Nella campagna anti-chiese, subito rilanciata sui social network e sui blog legati ai gruppi salafiti, anche le basiliche d'Algeria (come Notre Dame d'Afrique ad Algeri e la basilica di Sant'Agostino a Annaba) vengono indicati come residui dell'epoca coloniale da cui il Paese deve essere liberato.
(Agenzia Fides 11/5/2015).
INDIA - Villaggio attaccato dagli estremisti indù: cristiani in fuga
I cristiani sono fuggiti da un villaggio nello stato di Assam, nel Nordest dell'India, dopo l’attacco di circa cento estremisti indù che hanno ferito 18 fedeli, tre dei quali gravemente. Tra i feriti gravi vi è una bambina di sette anni. I militanti, armati di spade, bastoni e pietre hanno attaccato nei giorni scorsi i cristiani nel villaggio di Amtola, nel distretto di Golpara.
“In questo momento non ci sono cristiani nel villaggio, tutti sono fuggiti” ha detto il Rev. David Boro, che si trova a Guwahati, capitale dello stato. “Le famiglie cristiane ora sono al sicuro, i feriti sono in ospedale”. Gli estremisti, prosegue “non accontentandosi dell’aggressione, hanno distrutto le abitazioni di queste famiglie cristiane”.
I fedeli sono preoccupati soprattutto per una bambina di sette anni, Pranita Rabha, che ha subito gravi lesioni al torace e al cranio, e che ora si trova in ospedale a Guwahati. “Gli aggressori non hanno risparmiato donne e bambini: li hanno picchiati senza pietà” riferiscono i fedeli.
Le ostilità contro i cristiani di una comunità protestante locale sono iniziate l'anno scorso e dal dicembre 2014 gli episodi di violenza contro i cristiani del villaggio sono stati cinque. Secondo i primi riscontri, gli anziani del villaggio hanno istigato i militanti indù contro i fedeli.
Secondo il rev. Vijayesh Lal, della “Evangelical Fellowship of India”, “la brutalità dell'incidente è stata scioccante. Il modo in cui i bambini sono stati malmenati mostra un alto livello di odio”. I cristiani nello stato di Assam sono circa il 3% della popolazione, a maggioranza tribale.
(Agenzia Fides 12/5/2015)