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2015 04 15 Papa Francesco e i genocidi: “Il male non proviene mai da Dio”. SIRIA: Bombardamenti sui quartieri cristiani di Aleppo. PAKISTAN: Un ragazzo bruciato vivo perché cristiano. MESSICO: Un altro sacerdote scomparso e ucciso

Fonte:
CulturaCattolica.it

Apriamo con una splendida sintesi di Radio Vaticana su ciò che il Papa ha detto.

Francesco: martirio armeno monito per ogni conflitto.
Appello a capi di Stato: no ambiguità e compromessi.
Il male non proviene mai da Dio
Professiamo che la crudeltà non può mai essere attribuita all’opera di Dio e, per di più, non deve assolutamente trovare nel suo Santo Nome alcuna giustificazione

“Solo Dio può colmare i vuoti che il male apre nei nostri cuori e nella nostra storia”: così il Papa nella domenica della Divina Misericordia, celebrando nella Basilica di San Pietro la Messa per il centenario del “martirio” armeno, durante la quale ha proclamato San Gregorio di Narek, monaco, teologo e poeta del X secolo, dottore della Chiesa. Il rito eucaristico è stato concelebrato dal Patriarca cattolico Nerses Bedros XIX, alla presenza dei due Catholicos Karekin II e Aram I e del presidente armeno Serz Azati Sargsyan. A loro Francesco ha consegnato un messaggio in memoria dell’orribile massacro del popolo armeno, generalmente considerato “il primo genocidio del XX secolo”.

Fare memoria delle tragedie è doveroso
“Fare memoria di quanto accaduto è doveroso non solo per il popolo armeno e per la Chiesa universale, ma per l’intera famiglia umana, perché il monito che viene da questa tragedia ci liberi dal ricadere in simili orrori, che offendono Dio e la dignità umana.” Così Francesco nel messaggio rivolto in questa giornata di omaggio ai fratelli e alle sorelle armeni, trascorso un secolo “da quell’orribile massacro che fu un vero martirio”: “Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra”.

Tempi di guerra
Viviamo “un tempo di guerra”, ha sottolineato Francesco, nel saluto ai fedeli armeni prima della Messa, “una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, – come già detto dal Papa altre volte – in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione”: “Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: ‘A me che importa?’; ‘Sono forse io il custode di mio fratello?’”

Nel secolo scorso tre tragedie inaudite
Francesco ha quindi richiamato le “tre grandi tragedie inaudite” vissute dall’umanità nel secolo scorso, a partire da quella generalmente considerata “come il primo genocidio del XX secolo”, che “ha colpito il popolo armeno – prima nazione cristiana – insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci”, uccidendo “vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi”. E le altre due “perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo”. E più recentemente – ha ricordato il Papa – “gli stermini di massa” come in Cambogia, Rwanda, Burundi, Bosnia: “Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente”.

La guerra è una follia
“Sembra che l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale – ha notato il Papa – stia scomparendo e dissolvendosi”. “Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori. Non abbiamo ancora imparato che “la guerra è una follia, una inutile strage.”

Martirio armeno, immane e folle sterminio
Per questo, nel centenario del “martirio” armeno, Francesco “con il cuore trafitto dal dolore”, ”ha ribadito la necessità di fare memoria di quel “tragico evento”, di “quell’immane e folle sterminio”: “Ricordarli è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!” Certi che “il male non proviene mai da Dio”, “radicati nella fede”: “Professiamo che la crudeltà non può mai essere attribuita all’opera di Dio e, per di più, non deve assolutamente trovare nel suo Santo Nome alcuna giustificazione”.

Gregorio di Narek proclamato dottore della Chiesa
E proprio Gregorio di Narek, il più amato e il più letto tra i Santi armeni, proclamato dal Papa dottore della Chiesa, ha saputo esprimere – ha detto Francesco “più di ogni altro la sensibilità del suo popolo, dando voce al grido che diventa preghiera, di un’umanità dolente e peccatrice, oppressa dall’angoscia della propria impotenza ma illuminata dallo splendore dell’amore di Dio”, “capace di trasformare ogni cosa”.

Appello ai capi di Stato e di organizzazioni internazionali
"Questa dolorosa ricorrenza – ha auspicato quindi Francesco nel messaggio finale – diventi per tutti motivo di riflessione umile e sincera e di apertura del cuore al perdono”. Quindi l’appello a “tutti coloro che sono posti a capo delle Nazioni e delle Organizzazioni internazionali” di opporsi” “con ferma responsabilità, senza cedere ad ambiguità e compromessi” di fronte a “conflitti che talvolta degenerano in violenze ingiustificabili, fomentate strumentalizzando le diversità etniche e religiose”. In particolare l’auspicio che “si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh”. In questa dolorosa ricorrenza, “l’ecumenismo del sangue” – ha concluso Francesco – che “accomuna le diverse confessioni” rinsalda i legami di amicizia che già uniscono la Chiesa cattolica e la Chiesa armena apostolica.

Divina Misericordia: solo Dio può colmare le voragini del male

Nella Santa Messa per il centenario del “martirio” armeno e al Regina Caeli, Papa Francesco ha ricordato che in questa domenica, intitolata da Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia, il “Signore mostra, mediante il Vangelo, le sue piaghe”. “Sono – ha detto – piaghe di misericordia”.

Piaghe di misericordia
“Le piaghe di Gesù – ha affermato il Papa nell’omelia durante la Santa Messa per il centenario armeno – sono piaghe di misericordia”: “Gesù ci invita a guardare queste piaghe, ci invita a toccarle, come ha fatto con Tommaso, per guarire la nostra incredulità. Ci invita soprattutto ad entrare nel mistero di queste piaghe, che è il mistero del suo amore misericordioso. Attraverso di esse, come in una breccia luminosa, noi possiamo vedere tutto il mistero di Cristo e di Dio: la sua Passione, la sua vita terrena – piena di compassione per i piccoli e i malati – la sua incarnazione nel grembo di Maria”.

Solo Dio può colmare le voragini del male
Di fronte agli eventi della storia umana – ha aggiunto il Santo Padre – rimaniamo a volte schiacciati, e ci domandiamo “perché?”: “La malvagità umana può aprire nel mondo come delle voragini, dei grandi vuoti: vuoti di amore, vuoti di bene, vuoti di vita”. E allora – ha chiesto il Papa – come possiamo colmare queste voragini? “Per noi è impossibile; solo Dio può colmare questi vuoti che il male apre nei nostri cuori e nella nostra storia. È Gesù, fatto uomo e morto sulla croce, che colma l’abisso del peccato con l’abisso della sua misericordia”.

L'amore di Gesù è per sempre
I Santi ci insegnano che “il mondo si cambia a partire dalla conversione del proprio cuore e questo – ha spiegato il Pontefice – avviene grazie alla misericordia di Dio”. “Tenendo lo sguardo rivolto alle piaghe di Gesù Risorto, possiamo cantare con la Chiesa”: “Il suo amore è per sempre; la sua misericordia è eterna. E con queste parole impresse nel cuore, camminiamo sulle strade della storia, con la mano nella mano del nostro Signore e Salvatore, nostra vita e nostra speranza”.

SIRIA – Bombardamenti sui quartieri cristiani di Aleppo, uccisi anche due giovani animatori salesiani
La feroce guerra in corso in Siria “ha colpito di nuovo i ragazzi di Don Bosco”. Così scrivono i Salesiani del Medio Oriente nel comunicato in cui si riferisce la notizia della morte dei due giovani fratelli, Anwar Samaan e Misho Samaan, animatori salesiani, insieme alla madre Minerva, causata da un razzo caduto sulla loro casa lo scorso 10 aprile.
“Anwar e Misho – si legge nel testo, pervenuto all'Agenzia Fides – hanno trascorso la loro fanciullezza e giovinezza nella casa di Don Bosco, e da animatori hanno lasciato nell'animo di tanti un segno di gioia e di amore alla vita”. Anwar aveva 21 anni mentre Misho ne aveva 17: due giovani nel fiore della vita.
Fonti locali riferiscono del lancio intenso di missili grad piovuti tra venerdì 10 e sabato 11 aprile sui quartieri di Aleppo dove è più consistente la presenza di cristiani. I missili in quei quartieri, controllati dall'esercito governativo, hanno provocato almeno 20 morti.
(Agenzia Fides 14/4/2015).

SIRIA – Operatore della Caritas muore sotto i bombardamenti ad Aleppo
L'operatore di Caritas Siria, Safouh Al-Mosleh, è rimasto ucciso a mezzogiorno di martedì 7 aprile, nel bombardamento che ha centrato la sua casa, situata nella zona di piazza Farhat, dove sono concentrate le cattedrali greco-cattolica, armena e maronita. Il quartiere, caratterizzato da una forte presenza cristiana, di recente è stato colpito da pesanti bombardamenti da parte dei gruppi ribelli di matrice jihadista che continuano a combattere contro il regime di Assad.
Safouh aveva circa quarant'anni, apparteneva alla comunità greco-cattolica e aveva iniziato a lavorare per la Caritas da più di un anno.
Secondo informazioni fornite da Caritas Siria e pervenute all'Agenzia Fides, l'intensità del conflitto nel nord del Paese sta aumentando di giorno in giorno, dopo che le milizie jihadiste hanno conquistato la città di Idlib, situata non lontano dalla strada che unisce Aleppo a Damasco. Aleppo ora è minacciata sia dai jihadisti dello Stato Islamico che da quelli che fanno capo al Fronte Al Nusra, legato ad al-Qaida. Finora, in quella parte della Siria, le due entità jihadiste continuano a essere in lotta tra loro. (Agenzia Fides 9/4/2015).

PAKISTAN – Un ragazzo, bruciato vivo perché cristiano, è in gravi condizioni
Un adolescente cristiano, Nauman Masih, 14 anni è stato bruciato vivo da alcuni giovani musulmani che Nauman non conosceva. Il giovane ora è ricoverato in ospedale a Lahore, dove lotta tra la vita a la morte, con gravi ustioni su tutto il corpo. Come appreso da Fides, l’episodio è avvenuto venerdì 10 aprile, quando i giovani musulmani che stavano recandosi in moschea hanno incontrato Nauman lungo la strada. Fermatolo, avendo saputo che era di religione cristiana, lo hanno picchiato, hanno gettato benzina su di lui e poi gli hanno dato fuoco, fuggendo.
La polizia è stata avvertita e ha registrato una denuncia contro ignoti. Nauman ha dichiarato al sovrintendente di polizia: “I giovani che mi hanno aggredito erano dei perfetti sconosciuti. Hanno iniziato a percuotermi dopo che io ho detto di essere cristiano. Ho provato a scappare ma mi hanno inseguito e cosparso di benzina”. Nauman si è buttato su un mucchio di sabbia, mentre alcuni passanti lo hanno aiutato a spegnere il fuoco sul suo corpo e hanno chiamato un’ambulanza.
In una nota inviata a Fides, Nasir Saeed, direttore dell’Ong CLAAS (“Center for legal aid assistance and settlement”) afferma: “Siamo in una situazione deplorevole. L'odio contro i cristiani ha raggiunto un livello davvero pericoloso se un innocente cristiano può essere bruciato vivo da estremisti islamici senza alcun motivo. I cristiani in Pakistan vivono sotto costante paura per la propria vita, nonostante le rassicurazioni del Primo ministro Nawaz Sharif”.
(Agenzia Fides 13/4/2015)

MESSICO – Un altro sacerdote scomparso e ucciso
L’Arcivescovo di Morelia (nello stato messicano di Michoacan), il Cardinale Alberto Suárez Inda, ha annunciato la triste notizie dell’assassinio del sacerdote Francisco Javier Gutiérrez, parroco di Nuestra Señora del Rosario a Salvatierra, che lui stesso aveva ordinato sacerdote l’8 gennaio 1986. Padre Francisco Javier era originario di Arandas (Jalisco) e aveva 60 anni.
“Con profondo dolore annuncio la morte di padre Francisco Javier Gutiérrez Díaz, della Congregazione degli Operai del Regno di Cristo – è scritto nel comunicato del Cardinale pervenuto all’Agenzia Fides –. Dopo aver lasciato la sua parrocchia lunedì 6 aprile, è stato ucciso e il suo corpo è stato trovato fuori da Salvatierra”. Il Card. Suárez Inda presente le sue condoglianze a tutti i membri della Congregazione, ai familiari e alla comunità parrocchiale che padre Francisco Javier “ha servito con dedizione apostolica”. “Chiediamo al Signore – conclude il testo – che gli conceda il premio per il suo lavoro e perdoni chi ha causato questo grave crimine”.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un sacerdote esemplare, che aveva svolto il suo lavoro pastorale in diversi luoghi, con grande impegno e apprezzamento da parte di tutti.
(Agenzia Fides 9/4/2015)

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