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2015 04 08 I nostri fratelli perseguitati decapitati e crocifissi, la Festa della Divina Misericordia e il nostro silenzio complice

Fonte:
CulturaCattolica.it

“Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio

Il nostro silenzio complice (come ha detto Papa Francesco nel testo che riportiamo integralmente) è duplice: non annunciare e testimoniare Cristo Risorto e in particolar modo la Misericordia che nasce dalla Croce e non sostenere con ogni mezzo possibile, sempre e a tutti i livelli i nostri fratelli trucidati.
La fede tiepida, che provoca il vomito (come dice l’Angelo in Apocalisse 3,16) tanto diffusa in Europa, e la riduzione della fede all’individualismo privato e moralistico tanto da essere completamente sterile e incapace di mettere in discussione e in crisi gli esiti antiumani del pensiero dominante su vita, famiglia, malattia e morte, sono il terreno su cui si fonda la violenza in nome di un dio inesistente.
Il santo Papa Giovanni Paolo II, Magno, nell’istituire la Festa della Divina Misericordia la domenica dopo Pasqua ha richiamato tutti noi cristiani a non vergognarci della Croce sulla quale Cristo ha pagato il male di noi tutti, ha espiato per noi.
Per troppi preti questa festa è solo una devozione particolare del Papa polacco e l’indicazione che l’immagine sia presente in tutte le chiese è completamente disattesa.
Per non parlare della “coroncina” recitata in pochissime chiese e che, per milioni di credenti, è una preghiera che ritma ogni giorno della vita, che sostiene e conforta, che provoca miracoli e conversioni.
La prima risposta è dunque l’annuncio del Crocifisso unica possibilità reale del perdono possibile anche ai carnefici, se si redimono.
Tante volte in questi due anni di racconti di fatti gravissimi abbiamo dato spazio a testimonianze di perdono, cioè di annuncio del Crocifisso, da parte di coloro che erano vittime del male.
E poi è necessario smascherare l’ipocrisia delle grandi organizzazioni (vedi articolo conclusivo), dei media, dell’informazione in genere che tace da anni la realtà del progetto di eliminare lo scandalo della Croce per poter costruire un mondo senza Dio.
Non un dio generico, che invece viene volentieri applaudito e indicato come modello anche ai cattolici, ma a Gesù il Crocifisso Risorto.

Testi:

L’omelia di Padre Raniero Cantalamessa il Venerdì Santo (stralci)

“Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio” (Giovanni, 16, 2). Mai forse queste parole hanno trovato, nella storia, un compimento così puntuale come oggi.
La Pasqua del 2015, è per la Chiesa una Pasqua di martiri.
Il tema è ritornato nell’omelia del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nel corso della celebrazione della Passione del Signore in San Pietro, presieduta dal Papa, nei testi delle stazioni della Via Crucis al Colosseo predisposti dal vescovo emerito di Novara mons. Renato Corti, e nelle parole del Pontefice al termine della Via Crucis.
Ha detto padre Cantalamessa:
«Gesù muore gridando: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Luca, 23, 34). Questa preghiera non è semplicemente mormorata a fior di labbra; è gridata perché la si oda bene. Anzi non è neppure una preghiera, è una richiesta perentoria, fatta con l’autorità che gli viene dall’essere il Figlio: “Padre, perdona loro!”».
Questo ci sembra sorprendente. È difficile da credere. Ed è ancora più difficile amare e perdonare i nemici e i persecutori di oggi, del 2015. «Ci verrebbe da dire: “Signore, ci chiedi l’impossibile!”. Ci risponderebbe: “Lo so, ma io sono morto per potervi dare ciò che vi chiedo. Non vi ho dato solo il comando di perdonare e neppure soltanto un esempio eroico di perdono; con la mia morte vi ho procurato la grazia che vi rende capaci di perdonare. Io non ho lasciato al mondo solo un insegnamento sulla misericordia, come hanno fatto tanti altri. Io sono anche Dio e ho fatto scaturire per voi dalla mia morte fiumi di misericordia. Da essi potete attingere a piene mani nell’anno giubilare della misericordia che vi sta davanti”»

Le parole di Papa Francesco al termine della Via Crucis

O Cristo crocifisso e vittorioso, la tua Via Crucis è la sintesi della tua vita; è l’icona della tua obbedienza alla volontà del Padre; è la realizzazione del tuo infinito amore per noi peccatori; è la prova della tua missione; è il compimento definitivo della rivelazione e della storia della salvezza.
Il peso della tua croce ci libera da tutti i nostri fardelli.

Nella tua obbedienza alla volontà del Padre, noi ci accorgiamo della nostra ribellione e disobbedienza. In te venduto, tradito e crocifisso dalla tua gente e dai tuoi cari, noi vediamo i nostri quotidiani tradimenti e le nostre consuete infedeltà. Nella tua innocenza, Agnello immacolato, noi vediamo la nostra colpevolezza. Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato e sfigurato, noi vediamo tutta la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della tua Passione, noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti “abbandonato”, noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall’attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo scarnificato, squarciato e dilaniato, noi vediamo i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella tua sete, Signore, noi vediamo la sete del Tuo Padre misericordioso che in Te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l’umanità. In Te, divino amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice.

Imprimi, Signore, nei nostri cuori sentimenti di fede, speranza, di carità, di dolore dei nostri peccati e portaci a pentirci per i nostri peccati che ti hanno crocifisso. Portaci a trasformare la nostra conversione fatta di parole, in conversione di vita e di opere. Portaci a custodire in noi un ricordo vivo del tuo Volto sfigurato, per non dimenticare mai l’immane prezzo che hai pagato per liberarci. Gesù crocifisso, rafforza in noi la fede che, non crolli di fronte alla tentazioni; ravviva in noi la speranza, che non si smarrisca seguendo le seduzioni del mondo; custodisci in noi la carità che non si lasci ingannare dalla corruzione e dalla mondanità. Insegnaci che la Croce è via alla Risurrezione. Insegnaci che il venerdì santo è strada verso la Pasqua della luce; insegnaci che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e di abbracciarci con la sua infinita misericordia. Ma insegnaci anche a non stancarci mai di chiedere perdono e di credere nella misericordia senza limiti del Padre.

Anima di Cristo, santificaci.
Corpo di Cristo, salvaci.
Sangue di Cristo, inebriaci.
Acqua del costato di Cristo, lavaci.
Passione di Cristo, confortaci.
O buon Gesù, esaudiscici.
Dentro le tue piaghe nascondici.
Non permettere che ci separiamo da te.
Dal nemico maligno difendici.
Nell’ora della nostra morte chiamaci:
e comanda che noi veniamo a te,
affinché ti lodiamo con i tuoi santi,
nei secoli dei secoli. Amen.

Alcune ultime notizie:

Strage in Kenya: 147 cristiani uccisi
L’attacco è opera degli islamisti di al-Shaabab, che dopo essersi introdotti in un campus universitario hanno separato i musulmani dai cristiani e hanno trucidato questi ultimi

È devastante il bilancio della nuova strage compiuta da terroristi islamici di al-Shabaab nel campus universitario di Garissa, nel nord-est del Kenya, all’alba di giovedì 2 aprile. Le stime parlano di 147 vittime e almeno 80 feriti. Secondo i testimoni, il commando, partito da una vicina moschea, si è introdotto nel campus e ha separato gli studenti musulmani da quelli cristiani. Ai primi, è stato concesso di andar via, i secondo sono stati tutti uccisi, alcuni dei quali per decapitazione.
Per tutta la giornata di ieri le forze di sicurezza keniane hanno condotto una lunga operazione, che ha portato all’uccisione di quattro assalitori e all’arresto di un quinto sospettato. Nella serata di ieri il quotidiano Daily Nation ha dato notizia che almeno 500 studenti, su un totale di 815, sono stati ritrovati, mentre molti risultano dispersi.
Fonti locali riferiscono che il piano è stato elaborato personalmente da Mohammed Kuno (conosciuto anche come Mohamed Mohamud Gamadhere), ex professore e guida del gruppo terroristico sul quale Nairobi ha imposto una taglia da 220mila dollari. L’individuazione preliminare di fedeli islamici a cui risparmiare la vita, è una dinamica già riscontrata nell’attacco da parte dei terroristi al centro commerciale Westgate di Nairobi, nel 2013, costato la vita a 67 persone.
Quello di ieri è l’attentato con il più alto numero di vittime in Kenya, e prosegue una lunga scia di sangue causata da al-Shabaab. Il gruppo somalo ha intensificato le proprie azioni in Kenya dopo l’ingresso delle truppe dell’esercito in Somalia, nel 2011, alle prese con il tentativo di fermare lo sconfinamento dei jihadisti. Tentativo che si sta rivelando vano.
03 Aprile 2015 (Zenit.org)

Papa Francesco:Un “crimine inaccettabile”, spero vivamente che “la comunità internazionale “non rivolga lo sguardo da un’altra parte”.
Un “crimine inaccettabile”, spero vivamente che “la comunità internazionale “non rivolga lo sguardo da un’altra parte”. Al Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo, Papa Francesco è tornato a chiedere agli Stati un maggiore coinvolgimento in difesa dei cristiani perseguitati. A tutta la Chiesa, poi, l’esortazione a portare ovunque la gioia della Risurrezione, con i fatti più che con le parole.
“Silenzio complice” lo aveva definito sommessamente al Colosseo, coinvolgendo tutti, attraverso la Passione di Cristo, nello strazio causato dalla spietata caccia all’uomo anticristiana scatenata in troppe parti del mondo. Al Regina Coeli, il giorno dopo Pasqua, il grido di Francesco è di nuovo alto, stavolta per scuotere da un generale immobilismo chi potrebbe fare qualcosa per proteggere i cristiani perseguitati.
“Loro sono i nostri martiri di oggi e sono tanti; possiamo dire che siano più numerosi che nei primi secoli. Auspico che la comunità internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari. Auspico veramente che la comunità internazionale non rivolga lo sguardo da un’altra parte”.
(Radio Vaticana)

Siria, raid fanno 104 morti. Is distrugge chiesa a Tel Nasri
Ennesima giornata di violenze in tutta la Siria. Oltre 100 le vittime per i raid governativi su Idlib, mentre l’Onu lancia allarme per la situazione del campo profughi di Yarmouk, conquistato la scorsa settimana dai jihadisi dell’Is. E nel giorno di Pasqua, i miliziani del sedicente Stato slamico hanno raso al suolo la chiesa della Vergine Maria nel villaggio cristiano siriano di Tel Nasri.

Distrutta una chiesa
Ieri dopo che le cosiddette “Unità di protezione del popolo” hanno tentato di riprendere il villaggio Tel Nasri, i miliziani del califfato hanno distrutto la chiesa del paese dedicata della Vergine Maria. La Rete assira per i diritti umani ha condannato l’attacco parlando di crimine di guerra. Tel Nasri fa parte dei villaggi dei crisiani siriani attaccati e occupati dallo Stato islamico il 23 febbraio scorso. In quell’occasione furono uccisi 21 cristiani e altri 373 furono rapiti. Di loro solo 23 sono stati rilasciati, mentre è ignota la sorte di tutti gli altri.
(Radio Vaticana 06 04 2015)

SIRIA - Idlib nelle mani dei jihadisti. Sacerdote ortodosso sequestrato
La città di Idlib è caduta nelle mani delle milizie jiahdiste anti-Assad da sabato 28 marzo, e si diffondono le prime notizie di violenze e discriminazioni a danno degli abitanti cristiani della città. Secondo diverse fonti fonti locali consultate dall’Agenzia Fides, i miliziani islamisti hanno sequestrato il sacerdote greco ortodosso Ibrahim Farah, di 57 anni, che guidava la parrocchia greco-ortodossa dedicata alla Vergine Maria e aveva deciso di rimanere al suo posto e di non lasciare la città davanti all’offensiva delle diverse formazioni ribelli anti-governative che hanno partecipato alla presa della città.
(Agenzia Fides 1/4/2015).

Ma da noi tutto ciò era stato chiamato primavera

IRAQ - Patriarca caldeo all’Onu: le “Primavere arabe” hanno fatto male ai cristiani
Le cosiddette “Primavere “arabe” hanno avuto un “impatto negativo” sulla condizione delle comunità cristiane mediorientali, provocando esodi di massa simili a quelli causati 100 anni fa dai massacri di cristiani iniziati nel 1915 in territorio ottomano. E’ questa una delle considerazioni più forti e dolenti contenute nel discorso che il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael I ha pronunciato a New York, durante la sessione dedicata al dramma dei cristiani in Medio Oriente che si è tenuta ieri presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu su iniziativa della Francia.”In tutta sincerità” ha detto il Primate della Chiesa caldea “ la cosiddetta Primavera araba ha avuto un effetto negativo per noi. Se solo avessimo potuto lavorare in armonia con il mosaico di religioni e gruppi etnici che compongono la nostra regione, avremmo visto svilupparsi una forza in grado di guidare la regione verso la pace, la stabilità e il progresso”.
Riguardo al fenomeno jihadista, il Patriarca ha ripetuto con decisione che “questi atti terroristici non vanno generalizzati e associati a tutti i musulmani”, perchè la maggioranza dei credenti islamici “respingono una tale politicizzazione della religione; essi accettano di vivere una vita normale con gli altri, all’interno dello stato civile e seguendo i dettami del diritto”. Inoltre, secondo Sua Beatitudine Louis Raphael I; “La pace e la stabilità non possono essere raggiunte solo per mezzo di interventi militari; da soli, infatti, essi non possono sradicare questo modo totalizzante di pensare” che distrugge gli esseri umani la stessa civiltà. tra le misure concrete da adottare per arginare i conflitti che dilaniano il Medio Oriente, Il Patriarca ha anche invocato l’adozione di leggi internazionali in grado di condannare “nazioni e singoli individui che sostengono gruppi terroristi a livello finanziario, intellettuale o con le armi”, perseguendo le loro azioni come crimini contro la pace sociale. (Agenzia Fides 28/3/2015).

E il tentativo di eliminare i testimoni del Crocifisso Risorto non sono solo di “fanatici terroristi”:

CINA - la polizia rapisce due sacerdoti a Mutanjiang
L’agenzia Asia News riferisce che padre Shaoyun e padre Jianyou sono stati arrestati ieri dopo la Messa mattutina e portati in un luogo sconosciuto

Ieri mattina, la polizia cinese ha rapito due sacerdoti nella città di Mutanjiang (Heilongjiang). Si tratta - riferisce Asia News - di padre Quan Shaoyun, 41 anni, e padre Cao Jianyou, 43 anni, arrestati da un gruppo di poliziotti dopo aver celebrato la Messa delle 10.30 e portati in un luogo sconosciuto.
Padre Quan è il parroco, padre Cao il viceparroco di una comunità “sotterranea”, cioè non riconosciuta dal governo. La loro attività - spiega ancora l’agenzia - si svolge in luoghi non registrati presso il Ministero degli affari religiosi.
Secondo i regolamenti sulle attività religiose diramati dalla Cina, chiunque svolge attività religiose fuori del controllo del governo compie azioni illegali ed è passibile di arresto per attività “criminali”.
L’attività dei due sacerdoti, pur essendo “sotterranea”, è conosciuta dalla polizia e sopportata purchè venga svolta a “profilo basso”. Nei mesi scorsi avevano confermato che la loro attività ed evangelizzazione si svolgevano “in pace” e in modo “molto tranquillo”.
Nelle scorse settimane diverse voci e articoli sui giornali internazionali davano per sicura una nuova apertura della Cina ai dialoghi con la Santa Sede per giungere ai rapporti diplomatici. La bozza di accordo riaffermava la volontà della Cina di procedere in modo autonomo con le elezioni e le nomine dei vescovi, senza il mandato del Papa e metteva da parte la vita delle comunità sotterranee.

Sul silenzio della grandi organizzazioni…

Cristiani perseguitati? Amnesty li trascura
di Stefano Magni (LNBQ 27-02-2015)

In questi due giorni si è parlato molto del nuovo Rapporto di Amnesty International. Fa notizia, in particolar modo, perché il 2014 è stato l’anno nero dei diritti umani, non solo in Ucraina, Siria, Iraq e Nigeria (le guerre che fanno più notizia), ma diffusamente in tutti i continenti. Sono 8 i Paesi nei quali sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle “Leggi di guerra”, almeno 35 i Paesi nei quali gruppi armati hanno commesso abusi, 119 quelli in cui i governi hanno dato un giro di vite contro la libertà di espressione. Sono questi i risultati, riassunti sommariamente, di un anno atroce. Il problema di questo rapporto, però, è ciò di cui non si parla. Il grande argomento assente è la sistematica persecuzione dei cristiani.

L’attenzione mediatica rischia di essere sviata su temi che fanno più presa sull’opinione pubblica occidentale, ma non riguardano direttamente la violazione dei diritti umani. Ad esempio, Antonio Marchesi, presidente di Amnesty Italia, nella sua intervista rilasciata a Radio Vaticana punta il dito sulla gestione dell’immigrazione, con l’ormai consueto tono di rimprovero: “La comunità internazionale non può pensare di costruire dei muri, di proteggere le proprie frontiere. C’è un’emergenza umanitaria e i Paesi ricchi saranno pure in crisi economica, ma rimangono pur sempre Paesi molto più ricchi degli altri e devono fare la loro parte. La maggior parte delle persone che sono fuggite dalla Siria si trova in Libano, in Giordania, in Turchia, in alcuni casi in Iraq, non in Europa. Quindi, non c’è questa invasione”. (…)
Le proposte per un sistema che garantisca un maggior rispetto dei diritti umani nel mondo sembrano attinti da un programma di utopisti, nel momento in cui Amnesty propone ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di “rinunciare preventivamente in via generale, in modo formale, all’utilizzo del loro potere di veto ogni volta che si discute di situazioni nelle quali vengono compiute atrocità di massa o genocidi e quando si discute della punizione di questi fatti”.
La Cina, giusto per fare un esempio, rinuncerebbe al suo potere di veto, se si discutesse della violazione dei diritti umani in Tibet, o si aprisse il vaso di pandora dei suoi campi di lavoro? Amnesty punta anche sul Trattato sul commercio delle armi, che tutte le grandi potenze (a partire da Usa e Russia) si rifiutano di ratificare. Ma che differenza farebbe, in sostanza? Il peggior genocidio recente, quello del Rwanda, con quasi un milione di morti in meno di un mese, è stato commesso con panga (il machete dei contadini locali) e bastoni. Non sono le armi che provocano le violazioni di diritti umani, ma chi le usa e con quali intenzioni.

E a questo proposito, leggendo il rapporto di Amnesty, non si riesce a comprendere quale sia la causa di questa fiammata quasi improvvisa di violazione massiccia di diritti umani. Perché in così tanti paesi avvengono massacri?
La risposta non la dà Amnesty, ma Aiuto alla Chiesa che Soffre: secondo il suo rapporto il 2014 è l’anno nero per la libertà di religione e soprattutto i cristiani sono dalla parte delle vittime, in tutti i continenti, Europa inclusa. I massacri che stanno avvenendo sono, per la maggior parte, di natura religiosa, commessi nell’ambito di conflitti religiosi. La lista dei Paesi in cui sta avvenendo la persecuzione dei cristiani è incredibilmente lunga e comprende anche molte realtà, fra cui la Corea del Nord, che raramente finiscono sotto il riflettore dei media.
Nel Rapporto Amnesty, tutto ciò non è ignorato, ma diluito.
Paradossalmente, anche se i cristiani risultano essere la religione più perseguitata al mondo, sono proprio loro i meno nominati.
Anche nella zona più “calda”, quella del Medio Oriente e Nord Africa, ottengono più attenzione gli yezidi (in Iraq) e i bahai (in Iran), mentre in Siria leggiamo che il grosso delle 200mila vittime è stato causato soprattutto dalle forze governative.
Del disegno dell’Isis di spazzar via il cristianesimo orientale dalle sue terre d’origine, praticamente non troviamo traccia.

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