2015 02 18 Ecumenismo nel martirio, nel silenzio: due anni di testimonianze
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Da due anni, ogni settimana, abbiamo cercato di dare qualche notizia della persecuzione che è in atto in tutto il mondo. In un silenzio generale.
Abbiamo recensito fatti di testimonianza fino al sangue in molti paesi, e testimonianza al minimo nell’indifferenza e fino all’aperta emarginazione e ostilità della nostra vecchia Europa in crisi.
Che cosa deve accadere ancora perché noi cristiani in occidente decidiamo di vivere il dono della fede che ci è stato fatto?
Il mondo ha solo bisogno di testimoni: ci è chiesto di esserlo.
Francesco: copti uccisi perché cristiani, sangue che grida
Uccisi solo perché cristiani: è quanto ha affermato il Papa durante un incontro in Vaticano con i rappresentanti della Chiesa Riformata di Scozia:
“Dicevano solamente: ‘Gesù aiutami’. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani.
Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa: sono cristiani! E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. Ricordando questi fratelli che sono morti per il solo fatto di testimoniare Cristo, chiedo di incoraggiarci l’uno con l’altro ad andare avanti con questo ecumenismo, che ci sta incoraggiando, l’ecumenismo del sangue. I martiri sono di tutti i cristiani”.
“La fede e la testimonianza cristiana – ha proseguito Papa Francesco - si trovano di fronte a sfide tali, che soltanto unendo i nostri sforzi potremo rendere un efficace servizio alla famiglia umana e permettere alla luce di Cristo di raggiungere ogni angolo buio del nostro cuore e del nostro mondo. Possa il cammino di riconciliazione e di pace tra le nostre comunità – è il suo augurio - avvicinarci sempre di più gli uni agli altri, così che, mossi dallo Spirito Santo, possiamo portare a tutti la vita e portarla in abbondanza (cfr Gv 10,10)”:
(Radio Vaticana 16 02 2015)
Nel pomeriggio, papa Francesco ha telefonato al Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa, Sua Santità Papa Tawadros II, “per manifestare la sua profonda partecipazione al dolore della Chiesa copta per il recente barbaro assassinio di cristiani copti da parte dei fondamentalisti islamici”.
TESTIMONIANZA
EGITTO - Il Vescovo Antonios Aziz Mina: i martiri della Libia sono morti pronunciando il nome di Cristo
I copti trucidati dai jihadisti dello Stato Islamico in Libia sono morti pronunciando il nome di Cristo. Lo conferma all’Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Giuzeh. “Il video che ritrae la loro esecuzione - riferisce a Fides il Vescovo egiziano - è stato costruito come un’agghiacciante messinscena cinematografica, con l’intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell’orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l’ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell’ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”.
Intanto, in Egitto, il governo ha proclamato sette giorni di lutto nazionale per i martiri della Libia, mentre in diverse diocesi, tra digiuni e veglie di preghiera, fedeli e Vescovi avanzano la proposta di dedicare a loro nuove chiese. Il Primo ministro Ibrahim Mahlab ha rivelato che lo stesso Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha dato disposizione di costruire a spese dello Stato una chiesa dedicata ai martiri della Libia nella città di Minya, dalla cui regione provenivano la gran parte dei copti decapitati dai jihadisti. Per decreto presidenziale, le famiglie delle vittime del terrore islamista riceveranno un risarcimento in denaro e diverranno titolari di un assegno pensionistico mensile. (Agenzia Fides 17/2/2015).
TESTIMONIANZA
Il vicario apostolico di Tripoli: resto qui, non lascio i cristiani
Resterà in Libia anche se la situazione appare sempre più difficile, questa è la sua missione: è la testimonianza di mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, francescano.
R. – Siamo pronti a testimoniare quello che siamo e quello che facciamo.
D. – Quindi, lei rimane a Tripoli …
R. – Devo rimanere! Come lascio i cristiani senza nessuno?
D. – C’è paura tra i cristiani?
R. – Certo che un po’ di paura c’è. C’è un gruppetto di filippini, siamo qui, proprio testimoni di quello che Gesù ci dice di fare. E basta.
D. – Lei personalmente ha paura?
R. – Ma … non lo so. Non credo. Se non ci fosse la fede, non saremmo qui.
D. – I jihadisti sono già a Tripoli …
R. – Sì, sono a Tripoli, certo.
D. – Voi potete uscire liberamente?
R. – Possiamo uscire, certo. Magari un momento o l’altro ci prendono e dicono: “Tu sei contro l’islam” … e basta. Siamo in una situazione di ambiguità. Ecco, questo è per mancanza di dialogo: c’è mancato il dialogo per tanto tempo, adesso bisogna recuperare il tempo.
D. – Che cosa si può fare di fronte a questa situazione?
R. – Davanti a questa situazione, è tutto da rifare. Tutto da rifare. Tutto da rifare, mio caro: tutto da rifare!
D. – Lancia un appello?
R. – La comunità internazionale dovrebbe essere capace di lanciare un dialogo con questo Paese che si è diviso e fa fatica a ritrovare innanzitutto l’unità interna. Cercare di essere strumenti di unità, innanzitutto per il Paese in se stesso e poi per il resto. Abbiamo pensato a prendere il petrolio, abbiamo pensato ai nostri interessi e ci siamo un po’ dimenticati del dialogo umano, sincero, tra le parti.
D. – Ora i jihadisti dicono: “Siamo a sud di Roma” … Ci sono pericoli per l’Italia, secondo lei?
R. – Ma, l’Italia, non lo so: sono andati via tutti, gli italiani. Gli italiani sono partiti tutti. Allora, se ci sono pericoli non lo so. Comunque, di italiani non c’è più nessuno.
D. – Lei è francescano: che messaggio ci dà San Francesco in questa situazione?
R. – Eh, Francesco dice: “Chi vuole andare tra i saraceni deve lasciare tutto e deve andare”. Noi siamo qui, in nome di Dio e in nome di San Francesco, con il desiderio di essere testimoni di Gesù nello stile di Francesco.
D. – Si può tornare indietro? – A una situazione di pace…
R. – Basta volerlo, si può: come no?! E’ un po’ fanciullesco quello che dico, però se uno dice a un libico: “Senti, forse abbiamo sbagliato: che cosa si può fare per cambiare un po’ la situazione?”. Cercare di aiutarli a riflettere, però non con la forza, ma con il dialogo: penso che sia una cosa molto importante, questa. Penso.
D. – Vede un vuoto nella cultura occidentale?
R. – Un vuoto … certo che c’è, il vuoto. Un vuoto di dialogo, un vuoto di impegno a incontrare l’altro, preoccupandosi soltanto degli interessi e meno delle persone e dei valori.
D. – Qual è la sua speranza?
R. – Io ho la speranza che se c’è qualcuno che ha voglia di spendersi per questo popolo, che si faccia avanti: fate in modo che possiamo ritornare a una vita normale, a un dialogo fraterno tra civiltà. Non è facile, questo, adesso: non è facile. Però, penso che sia l’unica strada per rendere possibile questo incontro.
D. – La Libia adesso è nel caos, c’è tanta sofferenza tra i civili …
R. – E’ chiaro, è chiaro. Ma questo non è soltanto per i cristiani, ma anche per i libici stessi che ci amano, che ci vogliono bene, che fanno di tutto perché possa ritrovarsi un rapporto più normale. Voglio dire: adesso ci ritroviamo in questa situazione: penso che sia importante capire che cosa possiamo fare con questa gente.
D. – Anche i Paesi arabi: che cosa possono fare i Paesi islamici?
R. – Bravo! Sì, proprio i Paesi arabi, musulmani potrebbero anche loro – certo – fare in modo di ritrovare una certa serenità.
D. – La gente si chiede: “Chi c’è dietro a questi jihadisti? Chi dà loro i soldi?”.
R. – Ehhh … c’è il petrolio! I pozzi di petrolio della Libia, quelli del Golfo Persico, eccetera …
(RadioVaticana 16 02 2015)
Kirill: “La persecuzione dei cristiani è un genocidio”
Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia ha definito un “disastro” il silenzio dei media su questo tema e ha ribadito l’impegno della Chiesa ortodossa russa a favore dei cristiani mediorientali
di Don Mariusz Frukacz
Stiamo assistendo a un vero e proprio genocidio della popolazione cristiana in Medio Oriente”. Lo ha sottolineato il 2 febbraio 2015 il patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, in apertura del Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, nella Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca. Alla riunione hanno partecipato 259 dei 342 vescovi della Chiesa ortodossa russa; tra i quali 215 ordinari, 38 vicari e 6 emeriti.
Il Patriarca di Mosca nel suo discorso è tornato sul dramma della persecuzione dei cristiani, soprattutto nel Vicino oriente. Secondo quanto riportato dal portale Sedmitza, il Patriarca ha detto che il numero dei Paesi del Medio Oriente dove avviene la persecuzione dei cristiani è ancora grande.
“La persecuzione dei cristiani - ha spiegato il Primate della Chiesa ortodossa russa - è praticata in molti Paesi del mondo, in particolare in Medio Oriente. Si tratta di persecuzioni che sono al centro dell’attenzione della nostra Chiesa. È un dramma assistere all’uso della violenza e di metodi brutali per uccidere i cristiani e cancellare la fede in Cristo. Gli estremisti stanno cercando di distruggere il cristianesimo, e di destabilizzare l’equilibrio e le buone relazioni esistenti tra le religioni”.
“Centinaia di migliaia di fedeli sono diventati ostaggi e in una situazione molto difficile sono stati costretti a lasciare le loro case. Stiamo assistendo a una tragedia, un vero e proprio genocidio della popolazione cristiana”, ha ribadito il Patriarca di Mosca. La Chiesa Russa - ha aggiunto - “è consapevole della sua responsabilità di proteggere i cristiani in Medio Oriente. Per questo motivo ha lanciato appelli per proteggere i cristiani in vari incontri e forum”.
Secondo Kirill è un disastro assistere al silenzio dei media nei confronti della persecuzione dei cristiani, ed ha aggiunto che i fedeli sofferenti del Patriarcato di Antiochia “hanno avuto ogni possibile supporto materiale da parte della Chiesa ortodossa russa e dalle organizzazioni pubbliche. I cristiani in Medio oriente vedono oggi nella nostra Chiesa e nella Russia dei difensori dei loro interessi. E non dobbiamo dimenticare il nostro dovere di fare tutto il possibile per tutelare la presenza cristiana in Medio oriente”.
I cristiani sono la minoranza più perseguitata nel mondo. Si calcola che tra i 100 ed i 105 mila cristiani vengono uccisi per ragioni di fede e di coscienza ogni anno, ad una media di un martire ogni cinque minuti.
11 Febbraio 2015 (Zenit.org)