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2015 01 21 L’unità della chiesa è in atto: nel martirio. NIGER: Arcivescovo di Nyamey: voi pubblicate vignette, qui bruciano le chiese

Fonte:
CulturaCattolica.it
Prima di ogni tentativo di avvicinamento tra rappresentanti delle varie confessioni cristiane siamo urgentemente chiamati a riconoscere l’unità già in atto nel martirio di un numero indefinibile di cristiani.
Questo fatto, non parole, costringe ognuno di noi a ritrovare l’amore totale a Cristo e l’immedesimazione al suo pensiero come la via stretta e unica per appartenere all’unica Chiesa. Senza questa appartenenza totale alla Chiesa la fede è solo una nostra povera e sentimentale fantasia e il dio (in cui ciascuno dice di credere, per cui con la “d” minuscola) solo una nostra idea

Abbiamo bisogno di ritornare alla fede per un rapporto vero, di pace cristiana, con tutti.

Tra mille parole, immagini e gesti del Papa in questi giorni non possiamo dimenticare ciò che ha detto in Sri Lanka dopo il canto buddista, le benedizioni indù e musulmana, la preghiera del Gruppo ecumenico e il discorso di un monaco buddista:
“La visita nel paese asiatico, rappresenta “una grazia particolare”: quella di poter “visitare la comunità cattolica locale, confermarla nella fede in Cristo, pregare con essa e condividerne le gioie e le sofferenze” con uomini e donne appartenenti a tradizioni religiose diverse ma con il comune “desiderio di sapienza, di verità e di santità”.
Papa Francesco ha poi ricordato il “rispetto profondo e duraturo per le altre religioni” che la Chiesa Cattolica manifesta fin dal Concilio Vaticano II (cfr. Nostra Aetate, n°2), riaffermando il “sincero rispetto” per tutte le “tradizioni” e “credenze” diffuse nello Sri Lanka dove, come ricordato dal Papa, numerose sono state negli ultimi anni le iniziative per incentivare il dialogo interreligioso.

“Ma, come insegna l’esperienza – ha aggiunto – perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche”.

Noi, cristiani di occidente, dobbiamo ritrovare la fede. Per il bene di tutti.

Arcivescovo di Nyamey: voi pubblicate vignette, qui bruciano le chiese
Comunità cristiana sotto shock in Niger: circa 45 chiese sono state attaccate e bruciate da estremisti islamici in segno di protesta per le vignette pubblicate da Charlie Hebdo su Maometto. Almeno 10 i morti. Secondo una fonte umanitaria, alcune donne cristiane sarebbero state stuprate. Il ministro degli Interni ha denunciato la presenza di bandiere del gruppo islamista Boko Haram alla manifestazione che si è svolta a Zinder, una citta vicina al confine con la Nigeria. 90 persone sono state arrestate. Oltre 300 cristiani sono stati posti sotto la protezione militare in campi male equipaggiati, altri sono rifugiati in una chiesa evangelica. Drammatico appello dell’arcivescovo di Nyamey, mons. Michel Cartatéguy. Jean-Baptiste Cocagne lo ha intervistato:

Chiese bruciate, non c’è rimasto più nulla
R. – Nous sommes, nous communauté chrétienne, encore sous le choc. …
Noi, come comunità cristiana, siamo ancora sotto shock. Tutte le nostre chiese – 12 su 14 – sono state completamente saccheggiate: non c’è rimasto più nulla. E quando dico “saccheggiate”, “profanate”, significa che non c’è rimasto più niente, niente: tutto è bruciato. Soltanto la cattedrale è rimasta in piedi, perché su mia richiesta è stata sorvegliata a oltranza. Ma non so fino a quando questo sarà possibile. Incontrerò le autorità politiche affinché si impegnino con ogni mezzo perché la cattedrale non sia ancora presa d’assalto. Intorno alla cattedrale si sono svolti combattimenti per quattro ore e abbiamo potuto salvarla soltanto grazie alle forze di sicurezza. La cattedrale è un simbolo, per questo vogliono distruggerla. Noi non riusciamo a capire quello che sta succedendo. Io ho convocato tutti i sacerdoti e i responsabili delle comunità per pregare in silenzio, e abbiamo meditato sull’amore per i nemici. Forse ci stiamo accingendo a vivere l’agonia di Gesù sulla nostra carne, e io ne sono molto felice, e ogni prete e ogni laico afferma: “Abbiamo avuto forti testimonianze di solidarietà da parte della comunità musulmana”. Molti nostri religiosi, che oggi hanno perso tutto, sono stati protetti e lo sono ancora, da famiglie musulmane. Io ho detto alle più alte autorità: “Non abbiamo niente contro la comunità musulmana, al contrario”. Anzi, dobbiamo ulteriormente rafforzare i legami di unità, di fratellanza che abbiamo costruito. Abbiamo avuto tantissime testimonianze di fratellanza, di sostegno, piccoli gesti che però sono grandi nei nostri cuori.

Attacchi guidati
D. – Come leggere questi eventi? Lei sa chi c’è dietro questi attacchi?

R. – Nous venons de suspendre toutes les activités de la mission catholique …
Abbiamo sospeso ogni attività della missione cattolica; abbiamo chiuso le nostre scuole, i nostri dispensari e ho dato come motivazione che dobbiamo leggere questi eventi dolorosi nella serenità. Non posso interpretare nulla, perché siamo veramente sconvolti: dopo tanti anni di amicizia, non riusciamo a comprendere. Abbiamo bisogno di tanta, tanta serenità per leggere questi eventi. Ma è vero che tutto questo è manipolato, organizzato; ci sono indizi che starebbero a indicare che sia stato questo o quel gruppo. A Zinder è stata vista sventolare la bandiera di Boko Haram … Ma non posso dire di più, perché non ho potuto riflettere con le persone competenti su quello che sta accadendo. Vorrei essere certo prima di parlare, ho bisogno di avere determinati elementi per poter dire esattamente da dove vengono questi attacchi.

Tutto è in rovina: abbiamo salvato una croce
D. – La comunità cristiana cattolica del luogo è stata fatta oggetto di violenze, in passato?

R. – Oui, dans certaines églises, comme à Zinder, mais pas de cette nature, …
Sì, in alcune chiese, come a Zinder, ma mai di questo genere. Bisogna vedere sul posto per vedere e capire cosa significhi incendiare e saccheggiare: non c’è rimasto più assolutamente niente. Tutto è in rovina, c’è solo polvere! Le dirò che cosa sono riuscito a salvare, a recuperare: ho trovato una piccola croce che stava su una boccetta di olio santo: ecco, questo è tutto quello che ho trovato… è tutto quello che abbiamo. Ma l’essenziale di questo “nulla” che è rimasto, è là. Ora dobbiamo tutti volgerci a questa croce: il tappo di una boccetta che conteneva olio benedetto, è tutto quello che abbiamo.

Perché continuano a pubblicare le vignette blasfeme?
D. – Sabato sera, una ventina di ulema hanno richiamato la popolazione alla calma. Lei è in contatto, in dialogo con le autorità musulmane?

R. – Bien sûr, je suis en contact non pas dans ces situations, ma tout le temps! ..
Certo: sono in contatto non soltanto in queste situazioni, ma sempre! C’è una grande fratellanza che si è intessuta prima di tutto questo. Ed è proprio per questo che non riusciamo a capire! Noi non abbiamo niente contro la comunità musulmana: non è questa che ha fatto tali cose! Sono persone manipolate dall’esterno … Tutto è manipolato! E poi, è ovvio, la caricatura di Maometto che è stata moltiplicata in decine di milioni di copie - e continuiamo ancora? - fa dire alla gente di qui: “Sono i cristiani d’Occidente che ci fanno questo!”. Ma perché? Perché si continua ancora su questa strada? Dov’è il rispetto per la fede degli altri? Qui la gente non risponde più alle domande dei giornalisti europei e non rispondono più perché sono in collera e rispondono soltanto dicendo cose cattive contro questa libertà di essere blasfemi … A livello della comunità musulmana qui, sul posto, noi non abbiamo alcun problema. Al contrario, siamo uniti gli uni agli altri: tutti gli ulema che hanno parlato in televisione, io li conosco tutti, personalmente! In questo campo, non c’è alcun problema. Noi non riusciamo a comprendere quello che sta succedendo. Siamo ancora così sconvolti … E tutto questo potrebbe continuare se noi non abbiamo alcuna tutela! Sono costretto a chiedere alle autorità di governo di proteggerci a oltranza, perché ormai ci sono persone che, girando per le strade, chiedono: “Ma tu sei “Allah akbar” o “Halleluja”? Questo significa che si stanno cercando i cristiani... Ma dopo, cosa accadrà? Tra 15 giorni avrei dovuto passare il testimone: avrebbe dovuto essere un grande evento, perché l’avrei passato ad un figlio del Paese, un nigeriano, quindi un vescovo del Niger. Ovviamente, tutto questo sarà rimesso in discussione: non possiamo certo fare questo passaggio episcopale in questo modo! Quel poco denaro che eravamo riusciti a mettere insieme per questa celebrazione, che per noi sarebbe stata un evento storico, dovremo impiegarlo per comprare dei teloni: così domenica prossima potremo pregare, almeno, sotto questi teloni …
(Radio Vaticana 20 01 2015)

NIGERIA - Malnutrizione, traumi, violenza: urge assistenza medica per i sopravvissuti all’attacco di Boko Haram
A pochi giorni dal più sanguinoso attacco negli ultimi cinque anni del gruppo islamico Boko Haram nella città di Baga, in Nigeria settentrionale, un’équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) sta offrendo assistenza medica ai sopravvissuti fuggiti nella città di Maiduguri, la città principale dello stato di Borno. Tra i feriti sopravvissuti alcuni sono in cura presso l’ospedale di Maiduguri dove ricevono assistenza dalle équipe del Ministero della Salute. Altri 5 mila si trovano in un campo sfollati a Maiduguri, noto come “teacher village”, mentre altri sono dislocati sulle rive del lago Ciad.
In un comunicato inviato all’Agenzia Fides dalla organizzazione, si legge che molti sopravvissuti all’attacco si trovano ancora nell’area di Baga, nascosti per fuggire alla violenza. Dopo aver valutato i bisogni più urgenti, MSF ha donato cibo, farmaci e forniture mediche al centro medico del villaggio che sosterrà occupandosi soprattutto della salute delle donne incinte e dei bambini, particolarmente vulnerabili. Anche a Maiduguri la situazione è tesa per l’attacco suicida nel mercato della città che il 10 gennaio ha ucciso 20 persone. Secondo il direttore delle operazioni in Nigeria, negli ultimi quattro anni, la situazione è gravemente peggiorata nella Nigeria nordorientale.
La radicalizzazione di Boko Haram e il suo cambio di strategia, con l’occupazione di villaggi e città, rapimenti di massa, creazione di un califfato, potrà comportare ulteriori sfollamenti di persone, problemi di salute pubblica, soprattutto epidemie, e difficoltà nel fornire assistenza medica nella regione. Oggi ci sono tra 800 mila e 1 milione e mezzo di sfollati, per la maggior parte nell’area nordorientale del Paese. MSF, che lavora in Nigeria dal 2004, ha una base permanente a Maiduguri, dall’agosto 2014 dove, da settembre a dicembre 2014, ha trattato l’epidemia di colera curando 6.833 pazienti. Circa il 40% di loro viveva in campi sfollati.
Si stima che vi siano circa 500 mila sfollati nell’area di Maiduguri, di cui 400 mila in città. Il 90% delle persone vive nella comunità, mentre il 10% in dieci campi allestiti dallo scorso luglio. Le persone sfollate necessitano in primo luogo di cibo, riparo e naturalmente accesso all’assistenza medica. Si sono registrati anche episodi di violenza contro donne e bambini. Finora il governo nigeriano e la comunità hanno supportato, almeno in parte, gli sfollati rispondendo ai loro bisogni. Nei centri di salute di 8 campi sfollati a Maiduguri e Biu ogni settimana MSF offre una media di 850 consultazioni mediche, soprattutto per pazienti con malaria, diarrea e infezioni respiratorie. Dal 4 al 6% dei bambini visitati risultano gravemente malnutriti e ci sono spesso decine di vittime di traumi o violenze a richiedere i trattamenti. (16/1/2015 Agenzia Fides)

CENTRAFRICA - Operatrice umanitaria e un religioso spiritano rapiti a Bangui
Si chiamano Claudia Criste e Gustave Reosse, la cooperatrice francese e il religioso centrafricano della Congregazione dello Spirito Santo (C.S.Sp.) che sono stati rapiti la mattina di lunedì 19 gennaio a Bangui, mentre si trovavano a bordo di un veicolo adibito al trasporto di medicinali. I due sequestrati erano impegnati nelle attività umanitarie dell’Ong cattolica Coordination diocesaine de la santé (Codis), collegata all’arcidiocesi della capitale centrafricana. Secondo la testimonianza di p. Elkana Ndawatcha C.S.Sp. – sacerdote spiritano che era alla guida della vettura - , quattro uomini armati hanno sbarrato la strada al mezzo, hanno fatto scendere il sacerdote, e dopo averlo rapinato dei suoi beni personali ed essersi impossessati del veicolo si sono allontanati in direzione del quartiere Boy-Rabe, portando con sè i due operatori.
I sequestratori sarebbero legati al leader della “milizia anti-balaka” (anti-machete) Rodrigue Ngaibona, conosciuto come generale Andjilo. Le bande armate degli anti-balaka si contrappongono agli ex ribelli Séléka. Il sequestro viene interpretato come un atto di ritorsione, dopo che lo scorso 18 gennaio il generale Andjilo – accusato di atti criminali – è stato arrestato dalle forze Onu stanziate in Centrafrica. Fonti locali contattate dall’Agenzia Fides riferiscono che l’Arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, anch’egli appartenente alla Congregazione dello Spirito Santo, è personalmente coinvolto nelle trattative messe in atto per giungere alla liberazione dei due rapiti. (Agenzia Fides 20/1/2015).

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