2014 10 15 SIRIA - i retroscena del rilascio di padre Hanna Jallouf. CENTRAFICA - rapito missionario polacco. CONGO - Nuove minacce a sacerdoti e religiose. FILIPPINE - Granata contro chiesa: 2 morti. CAMERUN - Solo la Chiesa assiste le vittime di Boko Ha
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SIRIA - Rilasciato padre Hanna Jallouf e i cristiani rastrellati con lui: è in attesa di giudizio per “collaborazionismo”
E' stato rilasciato padre Hanna Jallouf OFM, il parroco francescano sequestrato la notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre da un gruppo di miliziani armati della fazione jihadista Jabhat al-Nusra. Le quattro donne prelevate insieme al parroco erano già state liberate nella giornata di ieri. (Agenzia Fides 9/10/2014).
Nuovi particolari emersi con il trascorrere delle ore chiariscono la dinamica del rastrellamento avvenuto nella notte tra domenica e lunedì scorsi: non si è trattato di un rapimento, ma di una misura punitiva messa in atto su disposizione del Tribunale islamico di Darkush, a pochi chilometri da Knayeh. Tutta l’operazione è stata condotta su input di quell'’organismo garante del “nuovo ordine” che gli islamisti hanno imposto nelle aree sottoposte al loro controllo. Allo stesso Tribunale Islamico padre Hanna Jallouf aveva fatto appello nei giorni precedenti al blitz dei miliziani in parrocchia, per denunciare le crescenti vessazioni subite dal convento da parte di islamisti armati.
(Agenzia Fides 10/10/2014).
Sono stati rilasciati nella mattinata di domenica 12 ottobre i cinque cristiani siriani della Valle dell'Oronte che rimanevano ancora in stato di detenzione su disposizione del Tribunale islamico di Darkush, dopo essere stati rastrellati da una brigata di jihadisti insieme al parroco di Knayeh, p. Hanna Jallouf, OFM e ad altri parrocchiani nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre.
Il Tribunale islamico ha stabilito di sottoporre a processo padre Hanna, accusato di “collaborazionismo” con il regime siriano, ma non sono stati forniti dettagli sui tempi di tale procedura giudiziaria.
In attesa del processo, p. Hanna non potrà lasciare il villaggio di Knayeh.
A Knayeh ci sono ancora 300 cristiani e p. Hanna continua il suo servizio pastorale in loro favore, pur nelle condizioni di libertà limitata in cui si trova. Nel villaggio funziona un centro di aiuto parrocchiale, che costituisce l’unico presidio materiale per la popolazione, cristiana e non solo, della Valle dell’Oronte. Il centro di aiuto è una delle attività sostenute in Siria fin dal 2011 da Ats - Pro Terra Sancta, l’ong della Custodia di Terrasanta. “Gli aiuti non vengono mai erogati in denaro” ha raccontato a terrasanta.net Tommaso Saltini, responsabile di Ats, “ma in generi alimentari (pacchi viveri e pasti già preparati), vestiti e medicine. Purtroppo - ha aggiunto Saltini - non riusciamo a coprire tutte le necessità della gente. Ogni centro spende dai 10 ai 20 mila dollari al mese in aiuti, con cui riesce a coprire solo una parte delle richieste”. Nel 2013 Ats ha soccorso i poveri della Siria, sia cristiani sia musulmani, con aiuti per un valore di 427 mila dollari (oltre ad altri sussidi, per 110 mila dollari, erogati a profughi e bisognosi in Libano e Giordania).
(Agenzia Fides 13/10/2014).
CENTRAFICA: rapito missionario polacco
Si tratta di padre Mateusz Dziedzic. Gli otto rapitori, legati ai terroristi di Seleka, vogliono scambiare il missionario con il loro leader attualmente prigioniero in Camerun
Otto uomini armati legati al leader ribelle Abdoulaye Miskine hanno rapito ieri un missionario cattolico polacco a Baboua, nella Repubblica Centrafricana.Si tratta di padre Mateusz Dziedzic, prete cattolico originario della città di Tarnow, sequestrato la scorsa notte in una irruzione in cui i terroristi hanno tentato di sequestrare anche un altro sacerdote.
A diffondere la notizia è stata la sezione polacca delle Pontificie Opere Missionarie, attraverso il direttore don Tomasz Atlas che ha riferito: "I rapitori hanno detto di rappresentare l'Assemblea Democratica dei Popoli Centrafricani, un gruppo ribelle che combatte il governo".
"Non hanno fatto alcuna richiesta. Hanno detto di voler scambiare il missionario rapito con il loro capo, attualmente è imprigionato in Camerun", ha aggiunto Atlas senza fornire ulteriori dettagli.
Il leader in questione, Abdoulaye Miskine, è un ex alleato dei Seleka, la principale coalizione ribelle che ha detenuto il potere a Bangui dal marzo al dicembre del 2013. Il suo gruppo è responsabile di diversi rapimenti, tanto che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro di lui e altri quattro membri dei gruppi ribelli centrafricani. 14 Ottobre 2014 (Zenit.org) -
CONGO RD - Nuove minacce a sacerdoti e religiose per l’opposizione dei Vescovi alla revisione costituzionale
Parroci minacciati e un convento di suore devastato domenica 12 ottobre a Lodja, 750 km a nord di Mbuji-Mayi, capoluogo del Kasai orientale, nella Repubblica Democratica del Congo a causa della Lettera Pastorale della Conferenza Episcopale che critica la proposta di revisione costituzionale che permetterebbe al Presidente in carica, Joseph Kabila, di presentarsi alle elezioni per ottenere un terzo mandato.
Il primo episodio, secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, si è verificato presso la parrocchia Saint-Desiré. Dopo aver letto il messaggio, il parroco è stato ingiuriato e minacciato da alcuni giovani che partecipavano alla Messa. Il sacerdote è riuscito a mettersi in salvo grazie all’intervento di un poliziotto che lo ha protetto, evitando che subisse violenze fisiche.
Successivamente, nella parrocchia Sainte-Thérése de Nganga, il parroco dopo la Messa nel corso della quale aveva letto il messaggio dei Vescovi, è stato minacciato sempre da un gruppo di giovani. Nella stessa domenica alcuni ragazzi hanno assalito il convento delle suore francescane. Una suora è rimasta ferita dai vetri di una finestra frantumata dagli assalitori.
Questi gravi episodi giungono dopo il tentativo di un sedicente gruppo di “giovani cattolici” di presentare alla Nunziatura di Kinshasa una petizione di protesta a Papa Francesco per l’asserita “interferenza dei Vescovi congolesi nella politica nazionale”. I Vescovi hanno smentito che questi ragazzi appartengano a organizzazioni della Chiesa (Agenzia Fides 14/10/2014)
FILIPPINE - Granata contro chiesa protestante: morti e feriti
È di due fedeli morti e altri tre feriti il bilancio di un attacco bomba, avvenuto nel tardo pomeriggio dell’8 ottobre nel sud delle Filippine. Fonti della polizia riferiscono che due uomini a bordo di una motocicletta hanno lanciato una granata contro l'ingresso principale della chiesa della United Church of Christ nella cittadina di Pikit, nella provincia di North Cotabato, sull'isola meridionale di Mindanao.
Testimoni locali della cittadina di campagna nel sud - riferisce l'agenzia AsiaNews - raccontano che la comunità si trovava nel mezzo delle celebrazioni di preghiera, quando all'improvviso si è udita una forte esplosione. Al momento non si hanno rivendicazioni o notizie ufficiali in merito all'attacco; gli assalitori sono riusciti a fuggire e a far disperdere le loro tracce.
Le vittime sono una infermiera di 54 anni e un insegnante di 39, investiti dalle schegge liberate dalle granate e deceduti a causa delle gravi ferite riportate. Mautin Pangandigan, capo della polizia di Pikit, riferisce che l'ordigno è partito da un lanciagranate M203. Un altro insegnante e due uomini d'affari risultano feriti; sono stati ricoverati in ospedale, ma non vi sono ulteriori dettagli sulle loro condizioni.
Il pastore Jerry Sanchez ha spiegato che, al momento dell'attacco, all'interno della chiesa erano presenti almeno 40 fedeli. "Non abbiamo idea del perché sia successo - aggiunge il leader della comunità protestante locale - ma condanniamo quest'atto brutale con tutta la forza". Egli riferisce che la comunità è da tempo attiva nella promozione della pace nella regione.
In questi anni la provincia di Cotabato è stata oggetto di numerosi attacchi e attentati compiuti da bande criminali legate ai leader politici locali o dagli estremisti islamici di Abu Sayyaf e Moro Islamic Liberation Front (Milf). Spesso però questi atti rimangono senza colpevoli a causa del clima di impunità che caratterizza la regione di Mindanao a maggioranza musulmana e da oltre 40 anni teatro di guerra tra ribelli musulmani ed esercito.
Radio Vaticana 09 10 2014
TESTIMONIANZA
CAMERUN - “Solo la Chiesa assiste le vittime di Boko Haram nel nord del Camerun” dice un missionario
“Nel nord del Camerun è in corso una guerra silenziosa o poco conosciuta che però ha pesanti conseguenze sul piano umanitario” dice all’Agenzia Fides Fratel Fabio Mussi, missionario del Pime, alla guida della Caritas di Yagoua, che opera nell’estremo nord del Camerun, al confine con la Nigeria e il Ciad, dove si verificano continue incursioni del gruppo nigeriano Boko Haram. “Solo nella zona dell’estremo nord del Camerun, nella provincia di Logone-Charie, ci sono 40.000 tra sfollati interni camerunesi e rifugiati nigeriani. Più a sud questa cifra va raddoppiata” spiega il missionario.
“L’esercito camerunese si è dispiegato lungo il confine per cercare di impedire le razzie sul suolo del Camerun commesse dai membri di Boko Haram alla ricerca di viveri. Questo perché l’esercito nigeriano ha stretto in una morsa le aree controllata da Boko Haram nel nord della Nigeria impedendo l’approvvigionamento di viveri. Boko Haram, dopo aver razziato quel che poteva nelle aree nigeriane cadute nelle sue mani, ha iniziato ad attaccare i mercati camerunesi”.
“In questa situazione critica la comunità del Pime ha deciso di restare - racconta Fratel Mussi -. Siamo certamente sottoposti a restrizioni. Ad esempio siamo costretti a muoverci fuori dal nostro comune con una scorta armata che viene rafforzata se ci rechiamo nelle zone del fronte”.
“La Chiesa è l’unica istituzione rimasta ad offrire aiuto umanitario a profughi e rifugiati. Le organizzazioni internazionali si sono ritirate per questioni di sicurezza. Noi, in quanto Chiesa in Camerun, siamo già presenti sul posto. Stiamo inviando alimenti e ci prepariamo a scavare pozzi nelle aree dove le autorità decideranno di costruire i campi di accoglienza” dice il missionario.
Fratel Mussi afferma che “la popolazione ha paura anche perché è una situazione nuova per loro. Fino a due anni fa il Camerun era considerato un’isola felice in una regione instabile. Ora tra i non musulmani prevale la diffidenza verso i musulmani. È da un lato ingiusto anche se è comprensibile. Boko Haram non rappresenta tutto l’Islam” sottolinea il missionario. “È vero però che è opinione comune in Camerun e in Nigeria che diverse personalità del mondo islamico appoggino Boko Haram. Si tratta sia di appoggi interni alla Nigeria sia di aiuti che vengono da altri Paesi. Per mandare avanti un’organizzazione come questa occorrono finanziamenti che vanno oltre quelli che si possono ottenere con i rapimenti e le razzie locali. Per acquistare armi sempre più sofisticate, delle quali Boko Haram dispone, occorrono grandi quantità di denaro” osserva il missionario.
“Dall’altro lato – conclude - abbiamo diversi amici musulmani che ci aiutano e ci sostengono. Si tenga inoltre conto che il 60% dei 7.000 alunni delle nostre scuole sono musulmani. I loro genitori li mandano da noi dicendo che non vogliono cedere alle pressioni di Boko Haram, nome che appunto significa che ‘l’educazione occidentale è proibita’.” (Agenzia Fides 13/10/2014)