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2014 06 18 IRAQ- I Quaedisti del’ISIL e i cristiani. CENTRAFRICA - L’Arcivescovo di Bangui porta aiuti a 600 musulmani. PAKISTAN - Politico cristiano ucciso dalla guardia del corpo in Beluchistan. CINA - arrestato l’amministratore apostolico della diocesi

Fonte:
CulturaCattolica.it
I terroristi che in IRAQ stanno terrorizzando e conquistando città si fanno chiamare “Insorti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL)”: sono in azione anche in Siria dove tante volte abbiamo dato resoconto delle efferatezze di cui si sono macchiati. Non è giusto identificare l’Islam con tali gruppi e la Chiesa in queste nazioni, come anche in Africa, cerca di tenere insieme un popolo che da secoli aveva imparato a convivere. Ciò che questi gruppi stanno portando avanti è una spinta violenta a distruggere qualunque convivenza: questo deve preoccuparci perché questa è la predicazione attuata anche in molte moschee occidentali da cui partono molti combattenti.
Ma da noi non se ne parla.

IRAQ - I Quaedisti del’ISIL conquistano Mosul. I cristiani fuggono verso la Piana di Ninive
Gli insorti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL), fazione quaedista attiva anche nel conflitto siriano, hanno conquistato nella tarda serata di lunedì 9 giugno la sede del governo provinciale a Mosul, la seconda città dell’Iraq. Il governatore Athel Nujafi è riuscito a fuggire all’ultimo momento, prima che il palazzo cadesse nelle mani degli assalitori armati di lanciagranate e mitragliatrici montate su veicoli fuoristrada.
Secondo quanto appreso da Fides, l’assalto dei miliziani quaedisti ha accelerato la fuga di decine di famiglie di cristiani verso i villaggi della Piana di Ninive, a poche decine di chilometri da Mosul, dove negli ultimi giorni si è rafforzata la presenza dei miliziani “Peshmerga” curdi. Quelli che non sono riusciti a fuggire adesso sono intrappolati nelle proprie case, con il coprifuoco e con continue interruzioni dell’energia elettrica e dell’approvvigionamento idrico. Durante l’offensiva dei miliziani quaedisti – che sarebbero diverse migliaia – gli scontri si sono concentrati nei quartieri occidentali dove si trova anche la cattedrale caldea. Ieri il Vescovo caldeo Amel Shamon Nona e gli altri Vescovi di Mosul avevano lanciato un appello a tenere aperte chiese e moschee per pregare per la pace, invitando anche i negozianti a garantire alla popolazione l’accesso al pane e alle derrate alimentari di base. (Agenzia Fides 10/6/2014).


KENYA - Assalto a Mpeketoni: “Chi veniva fermato per strada, se era cristiano veniva ucciso” dice il Vescovo di Malindi
Nairobi (Agenzia Fides) - “Sono rimasto in contatto con i nostri parroci e le nostre religiose durante lo svolgersi dell’attacco” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Emanuel Barbara, Vescovo di Malindi e Amministratore Apostolico di Mombasa, nella cui diocesi ricade la città sulla costa keniana di Mpeketoni (a un centinaio di km dalla frontiera con la Somalia) dove il 15 giugno, un commando armato ha seminato morte e distruzione attaccando la locale stazione di polizia, alberghi e altri edifici.
“A Mpeketoni ci sono tre parrocchie e quattro conventi di religiose. Un convento si trova al centro della città, proprio l’area attaccata. Grazie a Dio le suore non sono rimaste coinvolte nell’assalto. Ho raccomandato loro di spegnere ogni luce e di non muoversi dal convento” dice Mons. Barbara.
Secondo la ricostruzione del Vescovo, “l’assalto è cominciato alle otto e mezza della sera di ieri, quando circa 50 guerriglieri sono arrivati nel centro di Mpeketoni, assalendo subito la stazione di polizia, dove hanno saccheggiato l’arsenale e ucciso un poliziotto. Poi hanno distrutto un’antenna dei cellulari, ma per fortuna ce ne era un’altra, per cui sono riuscito a rimanere in contatto con i sacerdoti e le suore. Infine i guerriglieri hanno assalito due hotel e hanno fermato gli automobilisti di passaggio e i pedoni, chiedendo loro se erano musulmani o cristiani. Se erano cristiani li uccidevano”.
“Siamo molto preoccupati, anche perché l’attentato giunge in un momento di tensione tra governo ed opposizione. A livello sociale, nonostante la crescita economica del Paese, la ricchezza prodotta non raggiunge ancora buona parte della popolazione. Per questo vi chiedo di pregare per noi, perché i keniani non si lascino trascinare dalla tentazione dall’odio” conclude Mons. Barbara.
(Agenzia Fides 16/6/2014)

CENTRAFRICA - L’Arcivescovo di Bangui porta aiuti a 600 musulmani in fuga dalle violenze
“La fuga dei musulmani dal Centrafrica è un problema grave. Se non vogliamo che assimilino i cristiani a quelli che hanno fatto loro del male, devono essere aiutati dai cristiani. Occorre agire in fretta se non vogliamo che la coabitazione tra noi diventi un pio desiderio” afferma Sua Ecc. Mons. Dieudonné Nzapalainga, in una dichiarazione al quotidiano cattolico francese “La Croix”, durante la sua visita a 600 Peuls musulmani, accampati a Yaloké, una località a un centinaio di km dalla capitale della Repubblica Centrafricana.
Mons. Nzapalainga ha guidato personalmente il suo fuoristrada, facente parte di un convoglio di aiuti umanitari organizzato dalla Chiesa cattolica a favore dei 600 rifugiati di Yaloké. Con lui c’era una delegazione di capi religiosi guidata dall’Imam di Bangui, Oumar Kobine Layama.
Alla guida di un altro pick-up c’era suor Julietta, una religiosa originaria della Corea del Sud della congregazione di Saint-Paul de Chartres, responsabile del centro sanitario de Notre-Dame di Fatima di Bangui. Accanto a lei c’erano altre due infermiere.
Al campo profughi Mons. Nzapalainga ha cercato di rassicurare gli sfollati: “Sono qui con l’imam che ho accolto a casa mia durante cinque mesi. Non è sufficiente dire ‘bisogna vivere insieme’, ma occorre tradurre queste parole in atti concreti”.
La situazione a Yaloké rimane precaria, ma l’Arcivescovo, nel riprendere la strada verso Bangui, ha promesso: “torneremo presto, non vi abbandoneremo”. (Agenzia Fides 12/6/2014)

PAKISTAN - Politico cristiano ucciso dalla guardia del corpo in Beluchistan
Il leader cristiano Hendry Masih, parlamentare del Beluchistan, è stato ucciso il 14 giugno da una sua guardia del corpo a Quetta, capitale della provincia. Come appreso da Fides dalla comunità cristiana locale, l’evento ha generato sdegno e sgomento nella comunità cristiana, fra le minoranze religiose e nella comunità civile. Masih era anche noto e apprezzato come attivista per i diritti delle minoranze religiose. Colpito con arma da fuoco dalla sua guardia del corpo per motivi tuttora da chiarire, è stato condotto in ospedale in condizioni critiche, dove è morto in seguito alle ferite riportate.
Il primo ministro del Pakistan Nawaz Sharif ha condannato l’attacco e ha offerto le sue condoglianze alla famiglia di Masih. “Gli estremisti continuano a mietere vittime. Le minoranze religiose in Paksitan non sono salve e non sono tutelate. E’ in atto una guerra contro le minoranze da parte di frange radicali islamiche”, commenta a Fides Sardar Mushtaq Gill, avocato e difensore dei diritti umani. Esponenti di Ong e della società civile ricordano che anche il governatore del Punjab, il musulmano Salman Taseer, fu ucciso dalla sua guardai del corpo perché aveva difeso Asia Bibi, la donna cristiana considerata blasfemia. (PA) (Agenzia Fides 14/6/2014)


CINA - arrestato l’amministratore apostolico della diocesi di Yujiang
Fonti locali confermano il sequestro di padre John Peng Weizhao, detenuto da due settimane in una località sconosciuta. Intanto sembra imminente la riapertura di un dialogo tra Pechino e Vaticano

È in detenzione da quasi due settimane padre John Peng Weizhao, amministratore apostolico della diocesi di Yujiang, in Cina. Lo riferiscono fonti ecclesiastiche nella provincia orientale cinese di Jiangxi, riprese dall’agenzia Misna, confermando che il religioso è stato portato via dalla propria residenza, nel quartiere di Linchuan, nella città di Fuzhou, lo scorso 30 maggio, e trasferito in una località sconosciuta.
Le ragioni della scomparsa non sono state rese pubbliche. “I sacerdoti che si trovavano con padre Peng quando è stato arrestato hanno riconosciuto i funzionari degli Affari religiosi di Linchuan”, afferma la fonte. “Ma quando, la scorsa settimana, sono andati dai funzionari per chiedere dove si trovasse, questi hanno affermato che non sanno nulla perché è un’azione del governo provinciale”.
Padre Peng è stato nominato amministratore di Yujiang dalla Santa Sede nel 2012, in seguito al ritiro del vescovo Thomas Zeng Jingmu. Nel Jiangxi, la comunità sotto il controllo governativo ha unito, nel 1985, tutte le cinque diocesi in una diocesi sola, Jiangxi, mentre la comunità non registrata ha continuato a seguire la giurisdizione della Santa Sede. Dei tre vescovi approvati dal Vaticano presenti nella provincia, il vescovo Zeng è l’unico prelato che non è stato riconosciuto dal governo.
La notizia della scomparsa di padre Peng ha coinciso con la pubblicazione di un articolo sul South China Morning Post, un quotidiano di Hong Kong, che citando una fonte vicina alla Santa Sede sostiene che Pechino e il Vaticano riprenderanno i colloqui presto.
“Il Vaticano – ha riferito il giornale – è ora in attesa di Pechino per confermare l’ora e il luogo dei colloqui. L’atmosfera per ravvivare il dialogo è ora positiva e i cambiamenti di leadership su entrambi i lati hanno creato una nuova opportunità di comunicazione”.

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