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2014 04 30 PAKISTAN: cristiana di 7 anni stuprata. Giovane cristiano ucciso perché non si converte. CENTRAFRICA: testimonianza del Vescovo del sacerdote assassinato. MESSICO: seminarista ucciso. ITALIA: Atto di vandalismo in chiesa a Prato

Fonte:
CulturaCattolica.it

PAKISTAN: Punjab: “branco” stupra una cristiana di 7 anni e rapisce il padre per bloccare la denuncia
Un “branco” composto da quattro uomini di religione musulmana ha violentato una bambina cristiana di soli sette anni, di nome Sara; lo stupro è avvenuto ieri nel villaggio di Mally ki, a Daska, nel distretto di Sialkot (Punjab). La minore - riferisce l’agenzia AsiaNews - si trova ora ricoverata nell’ospedale di Sialkot, nel reparto di terapia intensiva, in condizioni che i medici definiscono “critiche”. Nel frattempo la polizia, invece di arrestare i colpevoli, ha aiutato il clan locale a rapire il padre della bambina abusata; Iqbal Masih è stato prelevato e nascosto in un luogo segreto per “costringere la famiglia a non denunciare la vicenda, raggiungere un accordo con i criminali ed evitare una controversia a sfondo confessionale”.
In queste ore la comunità cristiana ha cercato in tutti i modi di parlare con le forze dell’ordine, senza riuscirvi. Gli agenti non sembrano intenzionati a intervenire per punire lo stupro e liberare Masih, nelle mani degli aguzzini che hanno abusato della figlia.

Secondo una recente ricerca, i casi di abusi e violenze sessuali - in particolare ai danni di giovani cristiane - sono in continuo aumento nella provincia del Punjab, nel silenzio della polizia e dell’autorità giudiziaria. Padre Arshad John, sacerdote impegnato nella tutela dei diritti delle minoranze, condanna la violenza sessuale su una bambina di soli sette anni e il rapimento del genitore, “per mettere pressione sulla famiglia perché non sporga denuncia”. Il “silenzio” della società civile, aggiunge, acuisce ancor più la drammaticità della vicenda.

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l’islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l’Indonesia. Circa l’80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation di violenze contro membri delle minoranze etniche o religiose.
Radio Vaticana 24 04 2014




PAKISTAN - Giovane cristiano ucciso perché non si converte all’islam
Pasqua di lutto e dolore per la comunità cristiana di Lahore: Haroon, detto Sunny, giovane cristiano di 22 anni, è stato ucciso da un giovane musulmano perché ha rifiutato di convertirsi all’islam. L’episodio, avvenuto il 16 aprile, solo ora è stato riferito all’Agenzia Fides. Haroon, di umili origini, aveva da poco iniziato a lavorare facendo le pulizie nell’abitazione di una famiglia borghese musulmana a Lahore. Qui lavorava accanto al musulmano Umer Farooq, guardia della casa. Questi ha iniziato a deridere quotidianamente la fede cristiana di Haroon, minacciandolo e invitandolo a convertirsi all’Islam. Affermava che “abbracciare l’Islam è bello” e prospettandogli una vita “nel lusso e il matrimonio con una ricca donna musulmana”. Haroon ha resistito, rifiutando di lasciare la fede cristiana.
Quando Haroon ha detto a suo padre quanto stava succedendo, questi gli ha consigliato di ignorare Farooq. Il 16 aprile Farooq ha cominciato di nuovo a parlare di religione e a fare pressioni su Haroon. Poi, innervosito, ha chiesto perché il giovane cristiano fosse irremovibile. Haroon ha spiegato di essere “un vero seguace di Gesù Cristo”. Farooq è diventato aggressivo e ha aperto il fuoco su Haroon, uccidendolo con una pallottola alla testa. In seguito ha cominciato a gridare che Haroon aveva tentato il suicidio.
La polizia, chiamata dalla famiglia, ha condotto la guardia in custodia ma non ha registrato una denuncia , ritenendo plausibile la versione del suicidio. I cristiani locali hanno allora inscenato una protesta davanti alla stazione di polizia. Umer Farooq è ancora in custodia cautelare e il suo caso è tuttora sotto inchiesta, mentre la polizia compirà nuove indagini.
In un messaggio inviato a Fides, Nasir Saeed, direttore dell’Ong “CLAAS” (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement), con sedi nel Regno Unito e in Pakistan, ha condannato l’omicidio, ricordando: “Abbiamo letto in un recente Rapporto che 1.000 ragazze cristiane e indù sono forzatamente convertite all’Islam ogni anno. Casi in cui i giovani cristiani vengono costretti alla conversione sono frequenti e se rifiutano, vengono uccisi o coinvolto in falsi casi di blasfemia. In questi casi la giustizia deve assicurare le libertà individuali e punire i colpevoli: è l’unico deterrente. Alla base di questi casi vi è l’intolleranza religiosa diffusa e l’odio contro le minoranze”.
(Agenzia Fides 24/4/2014)


CENTRAFRICA - “I ribelli mi volevano uccidere” racconta il Vescovo di Bossangoa rapito dai ribelli, che hanno assassinato un sacerdote della sua diocesi
“Una grande disavventura, che mi ha condotto lontano, nella zona est della mia diocesi”: così Sua Ecc. Mons. Nestor Désiré Nongo-Aziagbia, Vescovo di Bossangoa (nel nord della Repubblica Centrafricana) descrive all’Agenzia Fides il rapimento di cui è stato vittima da parte di una formazione di ribelli Seleka.
“Mercoledì 16 aprile - racconta a Fides Mons. Nongo-Aziagbia - con la mia auto stavo riportando tre sacerdoti della mia diocesi alla loro parrocchia (la parrocchia Nostra Signora dell’Immacolata Concezione di Bantangafo), quando intorno alle 17 siamo stati intercettati dai ribelli della coalizione Seleka al comando di un colonnello che era in carica a Bossangoa quando i ribelli occupavano la città”.
“Sono stato condotto al cospetto di questo colonnello – prosegue il Vescovo - che mi ha accusato di aver fatto fallire il suo piano di riconquistare Bossangoa, di aver fatto circolare su Internet delle dichiarazioni diffamatorie nei suoi confronti, di aver raccolto a Bantangafo delle informazioni che avrei dovuto trasmettere alle forze internazionali presenti in Centrafrica, la Sangaris (francese) e la MISCA (africana), e infine di aver organizzato la resistenza nella città per impedirne la riconquista da parte dei suoi uomini”.
Il Vescovo aggiunge che “i ribelli mi hanno tolto la croce pettorale, l’anello episcopale ed i paramenti sacri contenuti nella mia valigia. Poi io e i miei tre preti siamo stati condotti verso Sidot per essere uccisi. All’altezza di Kabo (nell’estremo nord del Paese, al confine con il Ciad, ndr.) il nostro convoglio è stato fermato grazie all’intervento della comunità internazionale e soprattutto del comandante delle locale zona militare di Seleka, un generale, che non ha condiviso l’ordine di esecuzione emesso dal suo sottoposto. Dopo questa peregrinazione durata tutto il Giovedì Santo, il Venerdì Santo siamo stati ricondotti a Bantangafo dove il comandate della MISCA è venuto a prenderci in elicottero per riportarci a casa”.
Sempre nella diocesi di Bossangoa il 18 aprile, Venerdì Santo, è stato ucciso don Christ Forman Wilibona. “Don Wilibona era un mio sacerdote - racconta a Fides Mons. Nongo-Aziagbia - che stava rientrando in moto dalla Messa Crismale (che per ragioni logistiche è stata celebrata il Venerdì Santo anziché il Giovedì) quando è incappato in un posto di blocco dei ribelli Seleka associati ad elementi Peuls (una popolazione di pastori di fede musulmana, presenti in diversi Paesi della regione, ndr.) che lo hanno ucciso, sparandogli contro ben 12 pallottole”.
“Don Wilibona è morto all’istante - prosegue il Vescovo -. La popolazione locale ha cercato di recuperare il corpo ma i suoi assassini hanno impedito per 3-4 ore di avvicinarsi alla salma. Finalmente gli abitanti del villaggio locale hanno potuto seppellire il cadavere, che però è stato poi traslato con l’aiuto della Croce Rossa, presso la missione di Paoua dove p. Wilibona era parroco”
“Tutto il nord della mia diocesi è occupato dai ribelli della coalizione Seleka, che dettano legge a dispetto della presenza delle forze internazionali. Mi chiedo allora: a che serve la loro presenza in Centrafrica?” conclude Mons. Nongo-Aziagbia. (Agenzia Fides 24/4/2014)

MESSICO - Seminarista rapito e ucciso nella Settimana Santa
Chihuahua (Agenzia Fides) – “La comunità ecclesiale dell’Arcidiocesi di Chihuahua, attraverso il nostro Vescovo, Mons. Constancio Miranda Weckmann, comunica con profondo rammarico la morte del nostro fratello in Cristo, Samuel Gustavo Gómez Veleta, alunno del Seminario Arcivescovile di Chihuahua”. E’ quanto si legge nel comunicato inviato all’Agenzia Fides dall’arcidiocesi, che prosegue: “Samuel Gustavo si trovava nel comune di Aldama, nella comunità in cui ha prestava il suo servizio missionario, egli apparteneva alla Parrocchia di San Girolamo.
Il Seminario arcivescovile di Chihuahua ogni anno, in occasione delle celebrazioni della Settimana Santa, invia i seminaristi come missionari nelle diverse comunità rurali. Si tratta di una rilevante esperienza educativa e spirituale, che serve a rafforzare la vocazione al sacerdozio ministeriale di ciascuno dei nostri studenti”.
Samuel Gustavo Gómez Veleta, 21 anni, nativo della città di Chihuahua, era cresciuto nella Parrocchia della Divina Provvidenza, frequentava il primo anno di filosofia nel Seminario arcivescovile. Il 15 aprile, martedì santo, è stato trovato morto dopo essere stato rapito il giorno prima. Ai funerali del seminarista, l’Arcivescovo ha lanciato un appello: “A tutti i cattolici di Chihuahua chiedo di collaborare per mettere fine a questo cancro della violenza e al disprezzo per la vita, perché vediamo con preoccupazione che cresce nella nostra società, creando sempre più insicurezza, paura e lasciandoci indifesi”. (Agenzia Fides, 28/04/2014)

ITALIA: Atto di vandalismo in chiesa a Prato
(ANSA) - PRATO, 17 GEN - E’ entrato in chiesa e ha spezzato un’acquasantiera in marmo e poi è fuggito. E’ accaduto stamani nella chiesa di San Francesco a Prato. Il 25 novembre, nella città toscana, un vandalo distrusse due antichi crocifissi nella chiesa di S.Pier Forelli e in quella di S.Bartolomeo. La diocesi ha già informato le parrocchie, invitandole a mantenere alta l’attenzione. A novembre, nell’immediatezza dei danneggiamenti ai crocifissi, fu disposta la chiusura delle chiese del centro storico.

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