2014 04 23 Il cardinale Parolin: tanti i nostri fratelli perseguitati da odio anticristiano. Repubblica Centrafricana: ucciso sacerdote cattolico. L’arcivescovo metropolitano della Chiesa apostolica ortodossa di Antiochia Antonio Chedraui Tannous: i crist
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Il cardinale Parolin: tanti i nostri fratelli perseguitati da odio anticristiano
Ancora oggi “in diversi contesti tanti nostri fratelli e sorelle permangono oggetto di un odio anticristiano”. Così il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha ricordato quanti negli ultimi anni hanno offerto la loro vita per il Vangelo, nella Veglia di preghiera organizzata il 15 aprile dalla Comunità di Sant'Egidio, in memoria dei “nuovi martiri” cristiani.
Sono persone come noi, stesse paure e debolezze, eppure sembrano “eroi lontani dai nostri limiti e dalle nostre contraddizioni”. Sono persone che vivono in Paesi dove dichiararsi cristiano lo si fa a rischio della vita. Il cardinale Pietro Parolin ricorda che la loro è una forza “che il mondo non conosce e che paradossalmente si manifesta nella sconfitta e nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo”. Il porporato cita una ormai famosa omelia di Papa Francesco a Santa Marta un anno fa, quando disse che anche “nel XXI secolo, la nostra Chiesa è una Chiesa di martiri”:
“Pur nella loro debolezza essi hanno opposto strenua resistenza al male, nella loro fragilità è rifulsa la forza della fede e della grazia del Signore. Questa forza attraversa le nostre Chiese, le nostre comunità cristiane: sono cattolici, ma anche ortodossi, evangelici, anglicani e ci invitano all’unità”.
“Tanti – nota il porporato – sono stati sacrificati per il loro rifiuto di piegarsi al culto degli idoli del ventesimo secolo, il comunismo e il nazismo, l’idolatria dello Stato o della razza. Molti altri sono caduti nel corso di guerre etniche o tribali”. “In diversi contesti – ripete il segretario di Stato vaticano – tanti nostri fratelli e sorelle permangono oggetto di un odio anticristiano. Non vengono perseguitati perché a essi viene conteso un potere mondano, politico, economico o militare, ma propriamente perché – dice – sono testimoni tenaci di un’altra visione della vita, fatta di abbassamento, di servizio, di libertà, a partire dalla fede”:
“Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzione, come Lui sono segno di contraddizione”.
“Talvolta – evidenzia – è il solo nome di cristiano ad attirare l’odio, perché esso richiama la forza pacificante” che essi portano: si tratta di "volontari", "laici o consacrati”, “giovani e anziani, la cui vita è stata recisa mentre servivano generosamente la Chiesa”. La geografia delle persecuzioni è vasta: Nigeria, Pakistan, Indonesia, Iraq, Kenya, Tanzania, Repubblica Centroafricana. “I testimoni della fede – disse una volta Giovanni Paolo II – non hanno considerato” il “proprio benessere, la propria sopravvivenza come valori più grandi della fedeltà al Vangelo”. Ringraziamoli – conclude il segretario di Stato vaticano – per il fatto di restare “nonostante le minacce e le intimidazioni” per far “conoscere ovunque il nome del Signore Gesù, vera origine della globalizzazione dell’amore”.
Ricordiamo in questi giorni della Santa Pasqua:
Repubblica Centrafricana: ucciso sacerdote cattolico
Un sacerdote cattolico, don Christ Formane Wilibona, è stato ucciso nel Nord della Repubblica Centrafricana, probabilmente da un gruppo di pastori armati di etnia Fulani, considerati vicini agli ex ribelli Seleka. Padre Wilibona stava rientrando nella nella località di Paoua, dove era parroco nella chiesa di San Kisito, quando gli uomini armati hanno aperto il fuoco contro di lui. Secondo fonti di sicurezza locali il cadavere sarebbe stato inoltre mutilato prima di essere sepolto. Il fatto è avvenuto ieri nella diocesi di Bossangoa, nella cui sede non ha ancora potuto fare rientro il vescovo locale, mons. Desiré Nestor Nongo Aziagbia fermato e poi liberato nei giorni scorsi insieme a tre religiosi. Radio Vaticana 19 04 2014
E la Siria:
L’arcivescovo metropolitano della Chiesa apostolica ortodossa di Antiochia Antonio Chedraui Tannous, ha affermato che i cristiani di Siria sono ammazzati come se si trattasse di animali, nel momento in cui la comunità internazionale “si è tappata gli occhi e non vuole sentire”.
L’arcivescovo parlava a José Gálvez Krüger direttore dell’Enciclopedia Cattolica, che fa parte del gruppo ACI. E denuncia che “senza dubbio la chiesa ortodossa antiochena vive un martirio interminabile: sequestro dei due arcivescovi e di alcuni sacerdoti, mattanza di sacerdoti e fedeli innocenti che non hanno niente a che edere con ciò che sta accadendo. Persecuzioni, distruzione di chiese, assassini. E la cosa peggiore e più barbare e che si uccidono i cristiani come si ammazzano gli animali, e tutto questo, nel nome di Dio”. E continua il prelato: “Mi chiedo: che cosa ha a vedere questo con la lotta per la democrazia o la libertà in Siria? I criminali, nella loro maggioranza, sono stranieri, che vengono dall’Arabia Saudita, dalla Turchia, dalla Cecenia e da altri Paesi”. Se i ribelli lottassero per la democrazia “sarebbero stati siriani, e non mercenari stranieri”.
“Se l’occidente con in testa gli Stati Uniti e altri Paesi come l’Arabia Saudita e la Turchia non fossero intervenuti mandando denaro e armi, non saremmo al punto in cui siamo in Medio Oriente; e le Nazioni Unite, che ricevono ordini dagli Stati Uniti, non si interessano dei diritti umani e ancor meno di quelli dei cristiani in Medio Oriente”. Obama, secondo il vescovo ha sviluppato una politica ancora più aggressiva e peggiore di quella di Bush nella zona.
(http://www.lastampa.it/Page/Id/2.0.589627549)
SIRIA - Razzo sulla scuola armena cattolica: un bambino ucciso, 61 feriti
Un bambino morto, 61 feriti tra bambini, genitori e professori. E' questo l'esito tragico del razzo caduto stamattina (15 aprile) sulla scuola armeno-cattolica di Damasco, nel quartiere storico di Bab Tuma, nella città vecchia, dove sono concentrate molte chiese e scuole cristiane. “Stamane, intorno alle 7,30” spiega all'Agenzia Fides padre George Bahi, sacerdote armeno cattolico dell'esarcato patriarcale di Damasco “un missile è caduto sulla folla di bambini, genitori e professori che attendevano l'apertura della scuola. Un bambino è morto e 61 tra bambini e adulti sono rimasti feriti. I soccorsi sono arrivati presto e i feriti sono stati portati in tre ospedali della zona. Con il Vescovo Joseph Arnaouti stiamo facendo il giro dei reparti ospedalieri per assistere e confortare anche i genitori, i parenti e gli amici dei feriti, tutti sconvolti per quello che è accaduto”.
(Agenzia Fides 15/4/2014).
SIRIA - A Maalula chiese devastate e icone profanate
Dopo la riconquista del villaggio cristiano di Maalula – 55 chilometri a nord est di Damasco - da parte dell'esercito governativo siriano, le immagini e le descrizioni diffuse dalle fonti governative e anche dalle agenzie giornalistiche internazionali documentano la devastazione subita dai luoghi di culto cristiani durante i 4 mesi in cui la città è rimasta sotto l'occupazione delle milizie ribelli. In particolare, danni gravi sono stati subiti dal santuario greco-melchita di Mar Sarkis, dove la chiesa appare devastata, il pavimento è cosparso di oggetti religiosi, immagini e libri sacri danneggiati, sono scomparse le icone conservate nella sacrestia e non ci sono più né le campane né la croce che sormontava la cupola del convento greco-melchita. Il santuario, fondato alla fine del V secolo, è dedicato ai santi Sergio e Bacco, militari romani martirizzati per la loro fede sotto l'Imperatore Galerio. (250-311 d.C.). Sull’altura che sovrasta il santuario c'è l' Hotel Safir, un albergo che dominava il villaggio e che era stato scelto come quartier generale dalle milizie ribelli.
Prima di venire travolto dalla guerra civile, nel villaggio rupestre di Maalula - che oggi appare disabitato - vivevano 5mila siriani, in grande maggioranza cristiani (greco-cattolici e greco-ortodossi). La riconquista di Sarkha, Maalula e Jibbeh è il risultato dell'offensiva con cui l'esercito siriano governativo ha ripreso il controllo quasi integrale della regione del Qalamun, dove passa anche la via strategica con cui i ribelli facevano giungere armi alle loro roccaforti nei dintorni di Damasco. In tale offensiva i reparti militari siriani vengono supportati dalle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Proprio tre operatori della rete televisiva di Hezbollah al-Manar TV sono stati uccisi da raffiche sparate da cecchini mentre stavano documentando la riconquista di Maalula.
(Agenzia Fides 15/4/2014).