2014 04 02 PAKISTAN - Un cristiano condannato a morte per blasfemia EGITTO - Attaccata una chiesa al Cairo: tra le vittime una giornalista e una cristiana copta SIRIA - Missile su una chiesa armena di Aleppo durante la messa
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
PAKISTAN - Un cristiano condannato a morte per blasfemia
Un tribunale di primo grado di Lahore ha condannato a morte il cristiano Sawan Masih con l’accusa di blasfemia. Masih è stato condannato il 27 marzo, per i presunti insulti rivolti al profeta Maometto nel corso di una conversazione con un amico musulmano, avvenuta a marzo del 2013. Lo apprende l’Agenzia Fides dagli avvocati della difesa di Masih. L’episodio scatenò una violenta reazione di massa: 3.000 musulmani, per punire Sawan Masih e tutti i cristiani, attaccarono e rasero al suolo la “Joseph Colony”, quartiere cristiano di Lahore, il 9 marzo dello scorso anno. Il tragico bilancio di quell’attacco – rimasto del tutto impunito – fu 2 chiese e oltre 100 case di cristiani date alle fiamme, Bibbie profanate e Croci fracassate, mentre la popolazione fuggiva terrorizzata.
La folla si placò solo dopo che Sawan Masih fu arrestato dalla polizia. Come riferito a Fides dagli avocati della difesa, il processo all’uomo si svolto in carcere, per i problemi di sicurezza. Gli avvocati erano ottimisti per un pieno proscioglimento dalla accuse, “manifestamente infondate” e hanno annunciato un immediato ricorso alla Corte d’appello.
Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe detto: “Gesù è l’unico vero Dio. Egli verrà a salvarmi mentre il Profeta dei musulmani è un dio falso”. Masih ha negato le accuse, affermando di non aver detto nulla sul Profeta Maometto e che le accuse, palesemente inventate, erano formulate a causa della disputa relativa a una proprietà. Come riferito a Fides, la difesa di Masih ha rimarcato che nella denuncia sporta alla polizia “ vi sono due versioni parallele: i testimoni citati nella prima versione sono diversi da quelli registrati nella ‘dichiarazione integrativa’, presentata otto giorni dopo i fatti. Solo allora sono state introdotte, disonestamente, osservazioni su presunte frasi di natura blasfema”. La stessa dinamica (accuse e testimonianze di blasfemia presentate una settimana dopo i fatti contestati) si è verificata nel processo di primo grado ad Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia 4 anni fa. Sawan, convinto di non aver fatto nulla di male, vive questo periodo di prova restando forte nella fede, confidando nel processo di appello.
Nasir Saeed, direttore dell’Ong CLAAS (“Center for Legal Aid Assistence and Settlement”), che segue da vicino il caso, commenta: “E’ l’ennesimo caso di accuse inventate. Purtroppo la legge sulla blasfemia è diventato un potente strumento nelle mani degli estremisti, continuamente usato per attaccare le chiese, bruciare città e villaggi cristiani e anche per uccidere persone innocenti. Questa legge è incompatibile con i diritti umani e deve essere modificata”.
Il 28 marzo digiuno e preghiera per Asia Bibi e per Sawan Masih
I cristiani di Lahore si sono uniti in una giornata di digiuno e preghiera per Asia Bibi e per Sawan Masih, entrambi cristiani condannati a morte ingiustamente, per accuse di blasfemia palesemente infondate. Come appreso dall’Agenzia Fides, un incontro di intensa preghiera è stato organizzato dalla comunità cattolica al Seminario minore di Santa Maria, a Lahore. Vi hanno preso parte sacerdoti, religiosi, seminaristi, fedeli laici. “Anche se siamo i cittadini più vulnerabili del Pakistan, preghiamo per la giustizia e i diritti umani di tutte le minoranze, come assicurato dal fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah”, ha detto ai presenti p. Inayat Bernard, fra gli organizzatori dell’incontro.
Durante la Giornata, a preghiere, invocazioni e inni, si sono alternati brani della Bibbia e testimonianze dirette, come quella del parroco della “Joseph Colony”, il quartiere cristiano attaccato un anno fa da estremisti islamici. Un catechista presente, Pervez Paulus, ha rimarcato che i fedeli del quartiere tuttora attendono giustizia e risarcimenti, e sono “tristi, impotenti e amareggiati”. Tutti hanno espresso fiducia nell’Alta Corte di Lahore, perché faccia giustizia per entrambi i casi. I cristiani credono che, per evitare abusi della legge di blasfemia, si potrebbe introdurre una norma che prevede che all’accusatore, se sono comprovate false accuse, venga comminata la stessa pena dell’accusato. (Agenzia Fides 27 e 28/3/2014)
EGITTO - Attaccata una chiesa al Cairo: tra le vittime una giornalista e una cristiana copta
Sono iniziati con un assalto islamista alla chiesa copta del quartiere Ain Shams del Cairo, dedicata alla Vergine Maria e all'Arcangelo Michele, gli scontri che ieri hanno provocato la morte di quattro persone, tra cui una giovane giornalista e una cristiana copta. Lo riferisce l’agenzia Fides. Le manifestazioni organizzate in vari punti della capitale e in altre città del Paese dai sostenitori dei Fratelli Musulmani hanno rappresentato una reazione alla candidatura ufficiale alle prossime elezioni presidenziali del generale Abdel Fatah al-Sisi, uomo forte del nuovo corso egiziano, artefice d quello che gli islamisti considerano un “golpe militare” iniziato con la deposizione del presidente Mohamed Morsi. Nel sobborgo cairota di Ain Shams i manifestanti hanno indirizzato le loro violenze contro la chiesa, sparando proiettili contro il luogo di culto e dando fuoco a copertoni. Con l'intervento delle forze di sicurezza, gli scontri si sono propagati nel quartiere. Nel corso dei disordini sono morte quattro persone, compresa la giovane giornalista Mayada Asharaf e la cristiana copta Merry Sameh. Secondo fonti della Chiesa copta, la donna sarebbe stata uccisa dopo che islamisti hanno notato la croce che ciondolava dallo specchietto della sua auto. Il vescovo Raphael, segretario del Santo Sinodo copto ortodosso, ha espresso parole di cordoglio per la morte della donna, aggiungendo che con la sua fine violenta Merry Sameh ha ottenuto “l'onore della corona del martirio”. (Radio Vaticana 29 03 2014)
SIRIA - Missile su una chiesa armena di Aleppo durante la messa
La chiesa armeno-cattolica della Santissima Trinità ad Aleppo è stata colpita da un razzo mentre all'interno i fedeli partecipavano alla messa quotidiana. L'attacco ha danneggiato la cupola e infranto le vetrate, ma non ha provocato danni a persone. Lo conferma all'Agenzia Fides il sacerdote armeno cattolico Joseph Bazuzu, parroco della chiesa colpita. “Lunedì pomeriggio” racconta padre Joseph, “numerosi missili sono caduti sul quartiere di al-Meydan. Uno ha colpito e danneggiato la cupola della nostra chiesa, mentre all'interno era in corso la liturgia eucaristica. Grazie a Dio nessuno si è fatto male. E il giorno dopo, a messa, i fedeli presenti erano ancora più numerosi. Dopo tanti anni di violenze, la paura, è diventata un sentimento che accompagna ogni giornata. Le persone convivono con la paura”.
Il lancio di missili ha devastato alcune case nell'area circostante la chiesa, abitata quasi esclusivamente da armeni. “Prima dell'inizio del conflitto” riferisce all'Agenzia Fides padre Joseph, “le famiglie armene cattoliche di Aleppo erano circa 250. Ma le liturgie in lingua armena erano frequentate anche dagli armeni ortodossi, per un totale di ottocento famiglie. Adesso almeno trecento di loro hanno dovuto abbandonare le proprie case, soprattutto quelle che abitavano le zone al limite con le aree occupate dalle milizie degli insorti”.
All'alba di venerdì 21 marzo la città a maggioranza armena di Kessab, al confine con la Turchia, è stata occupata dalle milizie anti-Assad nel corso dell'offensiva da loro avviata per raggiungere la città costiera di Latakia. Centinaia di famiglie armene sono state costrette a fuggire. Secondo fonti armene, le tre chiese di Kessab sarebbero state profanate da miliziani islamisti di al-Nusra.
Intanto, in Armenia, sono in fase di ultimazione i progetti della “Nuova Aleppo”, l'area residenziale destinata ai profughi armeni provenienti dalla Siria che sorgerà presso la città di Ashtarak. Nella fase iniziale, il complesso residenziale dovrebbe ospitare almeno 500 famiglie. Secondo dati forniti dal Ministero armeno per la diaspora, i profughi armeni siriani che hanno trovato rifugio in Armenia sono circa 11mila. (Agenzia Fides 28/3/2014)