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2014 03 19 NIGERIA - Oltre 500 cattolici uccisi e 20 chiese e case parrocchiali distrutte dal 2009 ad oggi. PAKISTAN - bambine cristiane stuprate da musulmani. LAOS - Pressioni sui cristiani di un villaggio perché abbandonino la fede

Fonte:
CulturaCattolica.it

NIGERIA - Boko Haram: oltre 500 cattolici uccisi e 20 chiese e case parrocchiali distrutte dal 2009 ad oggi
Oltre 500 cattolici uccisi e 20 tra chiese e case parrocchiali distrutte. È questo il bilancio delle vittime e dei danni inferti alla comunità cattolica nel nord-est della Nigeria dalla setta islamista Boko Haram, dal 2009 ad oggi. Il rendiconto è stato delineato in un articolo pubblicato dal Catholic News Service of Nigeria, l’agenzia di notizie promossa dalla Conferenza Episcopale della Nigeria, firmato da Sua Ecc. Mons. Oliver Dashe Doeme, Vescovo di Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, il luogo dove la setta è nata nel 2009.
(Agenzia Fides 11/3/2014)

NIGERIA - “Siamo angosciati” per i recenti massacri, affermano i Vescovi della Nigeria
“L’insensato massacro di studenti innocenti nelle loro scuole negli Stati nord-orientali di Borno, Adamawa e Yobe, è profondamente angosciante” affermano i Vescovi della Nigeria in un comunicato inviato all’Agenzia Fides al termine della loro prima Assemblea Plenaria del 2014, dedicata in gran parte ai temi dell’educazione. I Vescovi sottolineano che “il problema dell’insicurezza colpisce l’educazione”. La setta islamista Boko Haram ha infatti più volte commesso attacchi contro scuole e dormitori scolastici, uccidendo studenti e insegnanti. L’ultimo assalto ad una scuola risale al 25 febbraio.
La Conferenza Episcopale chiede infine alle autorità di rispettare, conformemente al principio di sussidiarietà, il diritto dei genitori a scegliere quale educazione dare ai propri figli. I Vescovi in particolare chiedono la non discriminazione delle scuole private e propongono la costituzione di una partnership pubblico-privato per assicurare a tutti i nigeriani un sistema educativo di qualità. (Agenzia Fides 17/3/2014)

PAKISTAN - Donne in Pakistan: bambine cristiane stuprate da musulmani
Lo stupro di ragazze e bambine delle minoranze religiose è un fenomeno molto comune in Pakistan. Le donne cristiane sono un obiettivo privilegiato, perché le più vulnerabili e indifese. La maggior parte dei casi non viene nemmeno denunciato alla polizia e, quando accade, spesso gli autori delle violenze restano impuniti. Come appreso dall’Agenzia Fides da fonti locali, è tuttora vivo nella comunità cristiana il recente caso di Sumbal, bambina cristiana di cinque anni, violentata da un gruppo di uomini musulmani in una strada di Lahore. La mobilitazione di attivisti e organizzazioni cristiane per chiedere giustizia resta molto forte.
Un altro recente caso riferito a Fides dall’Ong CLAAS (“Centre for Legal Aid Assistance & Settlement”) riguarda un uomo musulmano di Lahore che ha tentato di stuprare due bambine cristiane, sorelle, di 1 e 3 anni. La madre delle piccole era impiegata nella casa di un ricco musulmano, dove lavorava anche Allah Baksh, che ha iniziato a molestarla sessualmente. Dopo il rifiuto della donna, l’uomo è stato sorpreso in flagrante mentre cercava di violentare le due bambine. Baksh è stato arrestato in seguito a una denuncia, ma la polizia sta facendo pressione sui genitori delle bambine perchè ritirino la denuncia.
Alcuni mesi fa un altro caso ha destato sdegno: quello di una bambina cristiana di 9 anni che ha subito uno stupro di gruppo da tre giovani musulmani. Le violenze sui bambini sono commesse con facilità, spiega una fonte di Fides che assiste le vittime, soprattutto perché i colpevoli restano impuniti: l’ingiustizia alimenta il circolo vizioso della violenza.
Nel 2004 un caso che fece scalpore sui mass-media e in tutto il mondo fu lo stupro brutale di una bimba di due anni e mezzo, Neha Munir, violentata perché suo padre, il cristiano Munir Masih, rifiutò di convertirsi all'Islam. Dopo un lungo calvario, la famiglia di Neha è fuggita in Canada. Neha è divenuta simbolo di tutti i bambini abusati in Pakistan.
L’Ong LEAD (“Legal Evangelical Association Development”), che si dedica alla promozione sociale dei cristiani in Pakistan, nota che alle donne cristiane sono negati dignità e ogni diritto umano. In particolare le ragazze cristiane sono spesso trattate “come merce”. Secondo dati raccolti da Fides, ogni anno sono circa 700 i casi di ragazze delle minoranze religiose (cristiane o indù) che vengono stuprate o rapite, anche a scopo di conversione. La “All Pakistan Minorities Alliance” (Apma), ha creato uno speciale team legale che fornisce assistenza legale gratuita alle minoranze religiose, come le famiglie coinvolte in tali casi di violenza. (Agenzia Fides 7/3/2014)

LAOS - Pressioni sui cristiani di un villaggio perché abbandonino la fede
I fedeli cristiani laotiani che abitano nel villaggio di Natahall, nel distretto di Phin, all’interno della provincia di Savannakhet (Laos meridionale) stanno lottando duramente per difendere il diritto, costituzionalmente garantito, di professare la fede cristiana, nonché il diritto di proprietà sulle loro case. Come appreso da Fides, otto famiglie cristiane del villaggio, dopo una campagna di intimidazioni e violenze che va avanti da oltre tre mesi, hanno fatto appello ai responsabili dell’Ufficio per gli affari religiosi del distretto di Phin, senza ricevere alcuna risposta.
L’11 marzo Amka, il capo del villaggio, insieme con agenti della polizia distrettuale, ha convocato le otto famiglie cristiane. I funzionari schernivano i cristiani, invitandoli ad abbandonare la loro fede cristiana, affermando che si tratta di “una fede straniera, degli americani”. Il capo del villaggio ha anche preparato i documenti per trasferire le otto famiglie, dicendo che “non c’è posto per loro a Natahall”, ma i cristiani hanno detto che non intendono muoversi. Per costringerli a convertirsi, il capo del villaggio ha pubblicamente dichiarato che i cristiani “saranno ritenuti responsabili per qualsiasi morte o evento avverso che avverrà fra gli abitanti di Natahall”. Infatti, secondo gli anziani del villaggio, professare una fede diversa dal culto animista indigeno viola antichi costumi e credenze e può avere effetti nefasti.
L’ordine di sfratto per le famiglie cristiane risale già al 2 dicembre 2013. Le famiglie hanno deciso di non cedere e di sollevare il caso a livello provinciale e nazionale, affermando il loro diritto, garantito dalla Costituzione, di professare una fede secondo coscienza, e la libertà di culto per tutti i cittadini laotiani. (Agenzia Fides 17/3/2014)

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