2014 03 12 SIRIA - Liberate le suore di Maalula. VENEZUELA - Le chiese oggetto di violenze e atti sacrileghi anche durante la messa. ITALIA - Padre Lazzaro, “martire discreto e riservato della carità”. PAKISTAN - Distrutta da estremisti una chiesa in cos
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SIRIA - Liberate le suore di Maalula
Nella tarda serata di domenica 9 marzo sono state liberati le 13 suore greco-ortodosse e i loro tre collaboratori che lo scorso 3 dicembre erano stati prelevati dal Monastero di Santa Tekla, nella cittadina siriana di Maalula, da un gruppo di miliziani islamisti che combattono contro il regime di Assad. La liberazione delle suore, avvenuta grazie anche alla mediazione degli apparati d'intelligence libanesi e del Qatar, ha avuto come contropartita il rilascio di 153 donne incarcerate nelle prigioni siriane.
Le suore - che erano tenute prigioniere nella città di Yabroud, controllata dai ribelli – sono arrivate libere alla periferia della città libanese nord-orientale di Arsal, per poi essere trasportate nelle prime ore di lunedì 10 marzo fino alla città di Jdaidet Yabouss, dove sono state accolte dal Generale Abbas Ibrahim, capo della Sicurezza libanese e stratega principale della loro liberazione. Una delle suore, Madre Aghiah, ha riferito in una dichiarazione ripresa dai media libanesi che durante il sequestro tutti i rapiti sono stati trattati bene e che i sequestratori “sono stati molto dolci e gentili”.
Nel quadro delle trattative riservate messe in campo per ottenere la liberazione delle suore si sono registrati contatti diretti anche tra funzionari siriani e qatarioti, nonostante il Qatar sia riconosciuto come uno dei principali sponsor dell'opposizione anti-Assad. Secondo fonti degli apparati di sicurezza riprese dalla stampa locale, il capo dei servizi d'Intelligence del Qatar Saadeh al-Kbeisi si sarebbe incontrato a Damasco con il suo omologo siriano Generale Ali Mamlouk per discutere della liberazione delle suore. (Agenzia Fides 10/3/2014).
VENEZUELA - Le chiese oggetto di violenze e atti sacrileghi, anche durante la messa
Diverse chiese sono state investite dagli atti di violenza verificatisi negli ultimi giorni in Venezuela: la notizia è stata data da Mons. Victor Hugo Basabe, Sottosegretario della Conferenza Episcopale del Venezuela, parlando ai media. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides, il Sottosegretario ha detto che “alcune chiese che si trovano nei luoghi dove la conflittualità è stata alta, sono state attaccate da gruppi violenti”, anche “in piena messa”. Ha citato quindi la chiesa di Santa Barbara a Mérida, dove gruppi irregolari hanno fatto irruzione mentre si celebrava la Messa. Inoltre le forze dell’ordine pubblico hanno aggredito un sacerdote, padre José Palmar, durante una marcia a Maracaibo, il 19 febbraio.
Mons. Rafael Conde, Vescovo della diocesi di Maracay, in un comunicato pervenuto a Fides ha denunciato gli atti sacrileghi e di vandalismo accaduti nella parrocchia di Nostra Signora di La Candelaria a la Otra Banda de La Victoria, nel comune di Ribas, nello stato di Aragua, dove è stato distrutto il tabernacolo, gettate in terra le ostie consacrate, rubato l’impianto stereofonico della chiesa e danneggiata la nicchia del Cristo crocifisso per sottrarre la cassetta delle offerte. Mons. Conde ha riferito anche di un altro atto vandalico avvenuto nella parrocchia di La Candelaria a Maracay. "L'insicurezza ci riguarda tutti, non distingue, non chiede, siamo tutti sottoposti a queste violenze" ha commentato.
Ieri si è registrata un’altra vittima, a Tachira: uno studente di 24 anni. Il paese è diviso e mentre il presidente Maduro ha convocato un terzo “dialogo di Pace”, l’opposizione è ferma a non voler partecipare. Ieri sera il Segretario Generale dell'OEA (Organizzazione degli Stati Americani), José Miguel Insulza, ha detto alla stampa internazionale che la Chiesa cattolica potrebbe essere la mediatrice per portare avanti un vero dialogo di pace e risolvere la terribile situazione che il Venezuela sta vivendo da un mese.(Agenzia Fides, 11/03/2014)
ITALIA - Padre Lazzaro, “martire discreto e riservato della carità”
“Martire discreto e riservato della carità”: con queste parole Sua Ecc. Mons. Nunzio Galantino, Vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio e Segretario generale ad interim della Conferenza episcopale italiana, ha definito padre Lazzaro Longobardi, parroco della parrocchia di san Raffaele Arcangelo a Sibari, rinvenuto senza vita la mattina del 3 marzo nei pressi della casa canonica annessa alla chiesa di san Giuseppe, dove abitava. Sotto il suo corpo è stata ritrovata la sbarra di ferro con cui è stato colpito a morte, molto probabilmente la sera di domenica 2 marzo.
Il sacerdote, nato nel 1945, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1971. Dal 1987 era parroco a Sibari, amato stimato e benvoluto dall’intera comunità parrocchiale, in favore della quale s’era impegnato nella promozione del Vangelo, al fianco dei giovani, degli ultimi e degli emarginati, in particolare delle migliaia di immigrati che affollano quelle zone in cerca di lavoro. Secondo le autorità, uno di loro, che è stato fermato, avrebbe tentato di estorcere denaro al sacerdote minacciandolo di ritorsioni: dopo il rifiuto all’ennesima richiesta del ragazzo, al quale in passato il sacerdote aveva rimproverato di aver prelevato i soldi persino dalla cassetta delle offerte, senza tuttavia mai denunciarlo sperando in un suo ravvedimento, il tragico epilogo.
“Dalle indagini viene fuori la triste verità di una morte originata dall’infinita bontà e dalla fiducia nell’altro – ha commentato Mons. Galantino -. Ma rilevante è anche il fatto che una svolta alle attività investigative sia stata impressa dalla collaborazione di un altro giovane migrante, uno dei tantissimi che padre Lazzaro aveva sostenuto nel loro percorso di inserimento sociale: è la dimostrazione che il bene vince ed alla fine trionfa sempre sul male. Ed è questa, molto probabilmente, la lezione più vera e significativa che ci viene dalla vita di un uomo, di un prete che aveva votato tutto se stesso a Cristo, al prossimo, ai più deboli ed indifesi”.
(Agenzia Fides 5/3/2014)
PAKISTAN - Distrutta da estremisti una chiesa in costruzione, a rischio demolizione le case dei cristiani nella capitale
I cristiani in Pakistan vedono violato il loro diritto ad avere luoghi di culto e persino un’abitazione. Come riferito a Fides, i fedeli cristiani del quartiere identificato con la sigla “Chak 3-4-L” a Okara, nel Punjab pakistano, hanno iniziato la costruzione di una chiesa sul terreno donato dal cristiano Akber Masih, residente nell’area. Hanno costruito le mura dell’edificio e posto una croce davanti al cancello principale del piccolo cantiere. Nei giorni scorsi, appena visto il simbolo cristiano, un folto gruppo di estremisti islamici è piombato nel cantiere con dei bulldozer, demolendo la costruzione avviata. I fedeli del luogo hanno presentato una denuncia alla polizia. Come riferito a Fides dall’Ong “Sharing Life Ministries Pakistan”, i colpevoli dell’abuso non sono stati arrestati, anche grazie agli appoggi politici di cui dispongono. I cristiani del quartiere che hanno chiesto protezione alle autorità civili, hanno invece ricevuto mi nacce perchè desistessero dal progetto di costruire una chiesa.
Un altro allarme, segnalato a Fides dalla comunità cristiana della capitale Islamabad, riguarda invece le baraccopoli e i quartieri poveri (gli “slums”) presenti nella capitale, aree dove vivono in ghetti (chiamati “colonie”) le minoranze cristiane, povere ed emarginate. Tali “colonie” sono affollate di gente spesso giunta in città dalle aree rurali sperando di trovare un lavoro. Sono quartieri che mancano delle elementari condizioni e norme igieniche, come le condutture dell’acqua e le fogne. Nei giorni scorsi un giudice dell’Alta Corte di Islamabad ha ordinato all’Autorità per lo Sviluppo della Capitale di demolire tutti questi insediamenti, in quanto abusivi. Le colonie interessate dal provvedimento sono almeno dieci, in diverse aree periferiche della capitale. Un funzionario del comune ha stimato che sarebbero circa 5.000 le famiglie cristiane, residenti in questi insediamenti, a ritrovarsi senza casa. I leader cristiani chiedono al comune di pensare a una sistemazione per i nuclei familiari, ormai da anni in città, per migliorare la condizione sociale ed economica delle persone delle minoranze nella comunità cittadina. (Agenzia Fides 11/3/2014)