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2014 01 22 SIRIA: Giovane cristiano ucciso e decapitato da jihadisti. IRAQ: A Baghdad il patriarca Sako inaugura un ambulatorio per cristiani e musulmani

Fonte:
CulturaCattolica.it
Chi crede in Dio costruisce libertà per tutti: chi uccide è servo di un idolo che lo uccide e vuol distruggere tutto

SIRIA - Giovane cristiano ucciso e decapitato da jihadisti
Gruppi islamisti hanno ucciso e decapitato un giovane cristiano, ferendone gravemente un altro. L’episodio, avvenuto l’8 gennaio scorso, è stato riferito solo ora a Fides da un sacerdote nella diocesi di Homs. I due, Firas Nader (29 anni) e Fadi Matanius Mattah (34 anni), stavano recandosi in automobile da Homs al villaggio cristiano di Marmarita. Un gruppo di cinque jihadisti armati ha intercettato il mezzo e ha aperto il fuoco sulla vettura. Raggiunta l’auto, i miliziani, notando che Fadi portava una croce al collo, lo hanno decapitato, piantando la croce nel suo petto. Hanno poi preso denaro e documenti, lasciando Firas per terra ferito, credendo fosse già morto. Firas, testimone oculare di quanto avvenuto, è invece riuscito a mettersi in salvo, raggiungendo a piedi la cittadina di Almshtaeih ed è stato poi trasferito all’ospedale di Tartous. Alcuni fedeli sono riusciti a recuperare il corpo di Mattah, portandolo a Marmarita, dove la comunità cristiana locale, nel lutto e nel dolore, ha espresso forte sdegno per l’orribile atto.
Secondo un comunicato inviato a Fides dell’opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), la violenza contro i cristiani in Siria, nel rapido deterioramento dello scenario sul terreno, inquinato da migliaia di fazioni islamiste, sta diventando “una delle peggiori persecuzioni sopportate dai cristiani in questo scorcio del terzo millennio”. Secondo gli ultimi rapporti, oltre 600.000 cristiani – un terzo del totale dei fedeli siriani – sono sfollati all’interno del paese o vivono da rifugiati in paesi confinanti. I leader cristiani confermano l’esodo massiccio esodo dei cristiani dalla Siria, che potrebbe seriamente compromettere il futuro dei cristiani nella nazione.
Come rileva ACS, a Homs, Marmarita e Hamat, la popolazione siriana, che include molti cristiani, vive grave disagio e ha urgenza di cibo, riscaldamento, riparo e medicine a causa del freddo pungente che peggiora la crisi umanitaria esistente per il conflitto. (Agenzia Fides 16/1/2014)

IRAQ - A Baghdad, il patriarca Sako inaugura un ambulatorio per cristiani e musulmani
“Sono progetti e iniziative nel settore umanitario, che aiutano a diffondere lo spirito di collaborazione fra tutti i cittadini. E far capire che i cristiani sono membri autentici di questo Paese, che vogliono fare del bene a tutti”. Così il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha voluto descrivere all’agenzia AsiaNews lo spirito che ha portato alla realizzazione di un ambulatorio medico a Baghdad, sostenuto con forza dal patriarcato caldeo e aperto a cristiani, musulmani e altre fedi religiose, senza alcuna distinzione o discriminazione. Il 13 gennaio scorso i vertici della Chiesa irakena hanno inaugurato il complesso ospedaliero di San Giuseppe, che sorge nell’area di Baladiyat, nella zona est di Baghdad. Alla cerimonia del taglio del nastro, effettuato da mons. Sako, hanno partecipato il nunzio apostolico Giorgio Lingua, vescovi, sacerdoti, suore, religiosi musulmani, esponenti del governo centrale e semplici cittadini, curiosi di osservare da vicino la rinnovata struttura. L’ambulatorio sorge in un’area della capitale a maggioranza sciita; in occasione della cerimonia inaugurale i vertici della comunità musulmana hanno voluto ringraziare i cristiani, sottolineando il ruolo della Chiesa “nella costruzione del Paese e nel diffondere i principi di pace e convivenza fra tutti i cittadini”. Al riguardo il patriarca caldeo sottolinea che “i musulmani hanno già colto lo spirito dell’apertura dei cristiani verso tutte le religioni” e “soprattutto i musulmani stessi”. L’ambulatorio, conclude mons. Sako, è “aperto a tutti senza eccezione”. Durante la cerimonia inaugurale il vescovo ausiliare di Baghdad mons. Shlemon Warduni ha illustrato le varie aree, ringraziando quanti “hanno contribuito in modo attivo” alla realizzazione, in particolare l’Ufficio finanziamenti per i cristiani, Yazidi+ e i Sabei. Rivolto all’assistenza agli anziani quando, nel 2010, ha aperto per la prima volta i battenti, ora è diventata una struttura ambulatoriale a tutti gli effetti, anche se sono previsti ulteriori miglioramenti per il futuro. Attraverso questa iniziativa la Chiesa cattolica irakena ha voluto dar vita a un luogo “aperto a tutte le religioni” e “al servizio della società”. Fonti del patriarcato caldeo spiegano che finora è stato inaugurato solo l’ambulatorio, ma nel prossimo futuro sarà completato tutto il progetto. Al momento non vi sono ancora stanze per i pazienti, ma solo studi per i medici delle varie specializzazioni. In un primo momento era stato pensato come una casa di riposo per anziani, ma non ha riscosso grande successo; per questo si è deciso di trasformarlo in un vero e proprio ospedale. Numerosi e positivi i commenti della comunità musulmana locale, che mostra di apprezzare un progetto “vitale” per la popolazione. Il complesso, diretto da Ghaleb Mansour, dispone di una piccola ma accogliente chiesa per le funzioni religiose, all’interno della quale si è tenuto il discorso inaugurale. L’ospedale di San Giuseppe diventa così un segno di “speranza” e “umanità” in un Paese spesso martoriato da violenze che in questi primi giorni del 2014 hanno raggiunto un livello preoccupante. Solo ieri sono morte oltre 70 persone in una serie di attentanti in diverse zone dell’Iraq. La tensione ha ormai raggiunto i livelli del biennio di sangue 2005/6: nel 2013 le vittime ufficiali sono state 8.868; da inizio mese, il bilancio dei morti ha quasi toccato quota 300. (Radio Vaticana 16 01 2014)

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