2013 12 18 SIRIA e LIBANO i bambini invidiano la stalla dove è nato Gesù mentre viene imposta nei villaggi cristiani la legge islamica
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SIRIA - Kanayé, altro villaggio cristiano invaso dai jihadisti che impongono la legge islamica
Il villaggio cristiano di Kanayé, fiume Oronte, nel Governatorato di Idlib, è stato invaso da miliziani islamisti che terrorizzano la popolazione, minacciano una strage e hanno imposto la legge islamica. E’ quanto ha riferito all’Agenzia Fides mons. Giuseppe Nazzaro, vicario emerito di Aleppo, che ha ricevuto un allarmante segnalazione dai fedeli cristiani di Aleppo. Si tratta ormai di uno schema che si ripete e che nelle scorse settimane ha riguardato numerosi villaggi cristiani: guerriglieri armati penetrano nel villaggio, terrorizzano i civili, sequestrano, uccidono, seminano distruzione. “A Kanayé i miliziani salafiti e i jihadisti di ‘Jabhat al-Nousra’ hanno imposto al parroco di non suonare più le campane. Le donne non devono più uscire per strada a capo scoperto, ma devono essere velate. E se non obbediscono a tali ordini, la minaccia è il massacro”, recita una nota di mons. Nazzaro, inviata a Fides.
“Ci troviamo dinanzi a quanto hanno già fatto nel villaggio vicino di Ghassanieh da oltre un anno. A Ghassanieh intimarono agli abitanti di lasciare subito il villaggio, altrimenti li avrebbero trucidati, e ottennero il risultato voluto: occupare il villaggio con quanto i cristiani possedevano. A Kanayé, non hanno imposto alla popolazione di andarsene ma di vivere secondo la legge islamica”. Secondo il vicario emerito, “questo potrebbe essere il primo passo: domani li costringeranno a convertirsi all’islam”.
Nei giorni scorsi, p. George Louis, parroco greco-cattolico del villaggio di Qara, devastato e bruciato, ha spiegato a Fides: “Maalula, Sednaya, Sadad, poi Qara e Deir Atieh, Nebek: i jihadisti armati applicano un medesimo modello: prendono di mira un villaggio, lo invadono, uccidono, bruciano, devastano. Per i civili, cristiani e non, la vita è sempre più difficile. I miliziani stranieri agiscono fuori controllo dei nostri compatrioti siriani dell’Esercito Libero Siriano (FSA), che invece sono rispettosi di tutti, e che non vogliono radere al suolo l’intero paese. Ma questi, purtroppo, in tanti casi hanno dovuto ritirasi di fronte ai gruppi armati stranieri”.
(Agenzia Fides 16/12/2013)
SIRIA - L’Arcivescovo Nassar: i bambini siriani invidiano la stalla dove è nato Gesù
“In Siria a Gesù Bambino non mancano i compagni: migliaia di bambini che hanno perso le loro case vivono sotto tende povere come la stalla di Betlemme”. Così l’Arcivescovo maronita Samir Nassar descrive la condizione vissuta dall’infanzia siriana nel tempo che precede il Santo Natale. In un toccante messaggio di riflessioni natalizie inviato all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo maronita di Damasco esprime con immagini forti i sentimenti condivisi da tanti cristiani siriani davanti all’avvicinarsi dell’ennesimo Natale di guerra. “Gesù” fa notare mons. Nassar “non è solo nella sua miseria. L’infanzia siriana, abbandonata e segnata dalle scene di violenza, sogna di essere al posto di Gesù, che ha sempre con sé i suoi genitori che lo circondano e lo accarezzano. (…). Alcuni invidiano il Bimbo divino che ha trovato una stalla per nascere e ripararsi, mentre tra questi bambini disgraziati c’è chi è nato sotto le bombe o lungo il cammino della fuga”. Anche Maria – insiste l’Arcivescovo maronita “non è più sola, nelle sue difficoltà: tante mamme infelici e sfortunate vivono nella povertà estrema e si caricano tutte le responsabilità familiari da sole, senza i loro mariti... La presenza rassicurante di Giuseppe presso la Sacra Famiglia suscita gelosia tra le migliaia di famiglie private del papà. Un’assenza che alimenta la paura, l’angoscia e l’inquietudine”.
Nella condizione martoriata del popolo siriano, sembra non esserci posto per la promessa di pace e letizia propria del Natale: “Il rumore infernale della guerra” scrive Nassar “soffoca il Gloria degli Angeli. La sinfonia del Natale per la pace cede davanti all’odio e alle crudeltà più atroci”. Eppure proprio l’estenuante prolungarsi del conflitto che ha già superato i mille giorni rende ancora più forte il grido di preghiera dei cristiani davanti al presepe: “Signore, esaudiscici”, così conclude il suo messaggio l’Arcivescovo Nassar. (GV) (Agenzia Fides 16/12/2013).
Caritas Libano: "Migliaia di profughi siriani rischiano di morire per gelo e neve"
"La situazione nella valle della Bekaa è terribile. Molte persone stanno morendo a causa di questo clima eccezionalmente rigido. I profughi hanno solo tende e baracche per ripararsi dal gelo e dalla neve". È quanto afferma all’agenzia AsiaNews mons. Simon Faddoul, presidente di Caritas Lebanon, che sottolinea la drammatica situazione degli oltre 800mila rifugiati siriani accampati nelle aree al confine con la Siria colpite dall’intensa tempesta di neve causata dal ciclone Alexa, che in questi giorni ha provocato alluvioni e tormente in tutto il Medio Oriente. "Insieme ad altre organizzazioni non governative e all’Onu - continua mons. Faddoul - la Caritas tenta di soccorrere i rifugiati. In queste settimane abbiamo distribuito migliaia di coperte, materassi, stufe a kerosene, vestiti invernali , teloni di plastica e buoni carburante, nella speranza di scongiurare il peggio, ma i nostri sforzi non sono sufficienti. L’esodo è quotidiano, il numero delle persone che varcano ogni giorni i confini è ormai incalcolabile". Il sacerdote lancia un appello ai Paesi occidentali e a tutti i cristiani invitandoli ad inviare aiuti e denaro per la popolazione siriana. Nella sola valle della Bekaa vi sono circa 430 insediamenti improvvisati. Le famiglie più "attrezzate" hanno costruito i loro ripari con tavole di legno, sacchi di iuta e lamiere, divenuti ormai un bene di lusso. Gli ultimi arrivati tentano di trovare rifugio nei ripari di altri gruppi familiari, ma le baracche sono piccole e le famiglie numerose. Per molte persone l’unica alternativa è dormire in tende realizzate con teloni di plastica e costruite alla meno peggio con cartone, copertoni e altri rifiuti. Per mons. Faddoul l’inverno di quest’anno ha trasformato la già grave situazione umanitaria dei rifugiati in una catastrofe: "Molte madri tentano di scaldare i propri figli accendendo dei falò all’interno delle baracche, con un alto rischio di incendi. L’ultimo è avvenuto proprio questa notte in un campo situato nel sud del Libano. Il rogo causato da un piccolo falò si è propagato per tutto l’insediamento uccidendo un bambino di un anno e facendo diversi di feriti. Tali incidenti possono accadere ogni giorno". Il sacerdote sottolinea che a una "emergenza del genere si può rispondere solo con la carità, donando aiuti e ricordando, soprattutto nel periodo natalizio, il destino di centinaia di migliaia di persone che in questi tre anni hanno perso i loro familiari, la loro casa e ora rischiano di morire per il freddo e la fame". Nonostante la grave situazione molte famiglie di profughi, cristiani e musulmani, preparano al Natale. Nei prossimi giorni la Caritas organizzerà alcune iniziative per i bambini residenti nei campi profughi. "Stiamo preparando con i nostri volontari - spiega mons. Faddoul - dei giochi e canti natalizi per portare un po’ di speranza e gioia, almeno fra i più piccoli". Radio Vaticana 16 12 2013