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2013 11 06 SIRIA: orrenda strage e fosse comuni di cristiani. NEPAL: Pastore cristiano protestante sgozzato mentre pregava.

Fonte:
CulturaCattolica.it
La situazione in Siria è spaventosa. Per tutti, ed in particolare per i più deboli, la guerra civile distrugge il futuro. I cristiani in Siria vivono il più grande massacro del Medio Oriente.
È accaduto a Sadad.

SIRIA - Fosse comuni a Sadad: 45 civili cristiani uccisi dalle milizie islamiste
Sono stati rinvenuti in due distinte fosse comuni i corpi di trenta i civili cristiani, inclusi donne e bambini, uccisi dalle milizie islamiste nella città di Sadad. E, nel complesso, i civili cristiani uccisi nella cittadina a metà strada fra Homs e Damasco sono 45.
La città di Sadad, insediamento cristiano, è stata invasa e occupata dalle milizie islamiste il 21 ottobre ed è stata riconquistata nei giorni scorsi dall’esercito regolare siriano. I rappresentanti del Patriarcato e le famiglie delle vittime, rientrati in città, vi hanno trovato, nell’orrore generale, due fosse comuni, dove hanno rinvenuto i cadaveri dei loro parenti e amici.
Secondo il racconto di testimoni oculari, molti dei civili sono stati uccisi dai miliziani delle bande di “Al- Nusra” e “Daash” mentre cercavano di fuggire o di mettersi in salvo, il giorno dell’invasione improvvisa. La città risulta oggi del tutto distrutta e saccheggiata. Alcuni dei militanti che hanno invaso la città si erano rintanati nella chiesa siro-ortodossa di San Teodoro, che è stata profanata.
(Agenzia Fides 31/10/2013)

L’Arcivescovo siro-ortodosso Alnemeh: “A Sadad il più grande massacro di cristiani in Siria”

“Quello avvenuto a Sadad è il più grave e ampio massacro di cristiani avvenuto in Siria da due anni e mezzo”: è perentorio l’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, Metropolita siro-ortodosso di Homs e Hama, nell’illustrare a Fides il tragico bilancio di vittime nella cittadina cristiana di Sadad, invasa dalle milizie islamiste una settimana fa e poi riconquistata dall’esercito siriano. “I civili innocenti, martirizzati senza alcun motivo, sono 45, e fra loro diverse donne e bambini, molti buttati in fosse comuni. Altri civili sono stati minacciati e terrorizzati. I feriti sono 30 e le persone scomparse sono tuttora 10. Per una settimana, 1.500 famiglie sono state tenute come ostaggi e scudi umani. Fra loro bambini, vecchi, giovani, uomini e donne. Alcuni di loro sono fuggiti a piedi percorrendo 8 km da Sadad ad Al-Hafer per trovare rifugio. Circa 2.500 famiglie sono fuggite da Sadad, portando con sé solo i vestiti che avevano indosso, a causa del l’irruzione dei gruppi armati e oggi sono profughi sparsi tra Damasco, Homs, Fayrouza, Zaydal, Maskane, e Al-Fhayle”.
L’arcivescovo prosegue manifestando tutta la sua amarezza: “In città mancano del tutto elettricità, acqua e telefono. Tutte le case di Sadad sono state derubate, e le proprietà saccheggiate. Le chiese sono danneggiate e dissacrate, private di libri antichi e arredi preziosi, imbrattate di scritte contro il cristianesimo. Le scuole, gli edifici governativi, gli edifici comunali sono distrutti, insieme con l'ufficio postale, l'ospedale e la clinica. Ai bambini di Sadad è stato rubato il futuro. Molte case non potranno nemmeno essere ricostruite”.
“Quanto accaduto a Sadad – afferma – è il più grande massacro dei cristiani in Siria e il secondo in tutto il Medio Oriente, dopo quello nella Chiesa di Nostra Signora della Salvezza in Iraq, nel 2010”.
L’Arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh conclude: “Abbiamo gridato soccorso al mondo ma nessuno ci ha ascoltati. Dov'è la coscienza cristiana? Dov'è la coscienza umana ? Dove sono i miei fratelli? Penso a tutte le persone sofferenti, oggi nel lutto e nel disagio: ho un nodo alla gola e mi piange il cuore per quanto è successo nella mia arcidiocesi. Quale sarà il nostro futuro? Chiediamo a tutti di pregare per noi”.
Sadad è una piccola città di 15.000 persone, in maggioranza cristiani siro-ortodossi, situata 160 km a Nord di Damasco. Conta 14 chiese e un monastero con quattro sacerdoti. La città era rimasta finora fuori dal conflitto. (Agenzia Fides 31/10/2013)
Un altro episodio, la settimana precedente, aveva mostrato la furia contro il cristianesimo:

Un religioso wahabita, la versione rigidissima dell’islam che vige in Arabia Saudita, è stato ripreso in un filmato mentre al grido di «Allahu Akbar» («Dio è il più grande») distrugge una statua della Madonna nella città di Yaaqoubiya, a Idlib, in Siria. La città di Yaaqoubiya è governata dai terroristi islamici legati ad Al Qaeda dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, già autori della distruzione di diverse chiese, croci e paramenti sacri. Nel video pubblicato Omar Gharba’ annuncia che «solo Allah può essere adorato nella terra del Levante e solo la legge di Allah può essere stabilita e il tiranno non sarà adorato in questa terra dopo questi giorni, con il permesso di Allah».
Dopo aver detto queste parole con la statua della Madonna in mano e aver aggiunto che «non accetteremo niente tranne che Allah, la sua religione e la Sunna del profeta di Allah, Maometto», distrugge gettandola a terra la statua della Madonna incitando le persone che lo circondano a «glorificare Allah» perché «Allah è il più grande».

NEPAL - Pastore cristiano protestante sgozzato mentre pregava
Kathmandu (Agenzia Fides) – Lutto e sdegno nella comunità cristiana nepalese: il 36enne Pastore cristiano, della comunità evangelica “Gospel for Asia”, è stato ucciso nei giorni scorsi nel villaggio di Phattepur, in Nepal. Come riferito a Fides, per la comunità cristiana “Debalal è un martire, ucciso a causa della sua fede, proprio mentre svolgeva il suo ministero”. Era stato infatti chiamato, nel cuore della notte, da Kumar, uomo di 29 anni, che aveva chiesto la presenza di Debalal per una preghiera di guarigione. Kumar era malato da alcuni mesi e Debalal già in passato aveva pregato per lui. Debalal, alla richiesta di aiuto, si era destato ed era corso a visitare il malato. Mentre pregava, l’uomo lo ha assalito all’improvviso e gli ha tagliato la gola con un “khukuri”, tipico coltello nepalese con lama ricurva. Debalal ha gridato e chiesto aiuto ma è stato lasciato morire dissanguato. La polizia ha arrestato l’autore dell’omicidio.
Secondo i cristiani locali, molte persone, in particolare nei villaggi rurali, disprezzano i cristiani, ritenendo il Nepal “nazione indù”. Alcuni di questi, potrebbero aver indotto Kumar al brutale assassinio. Come appreso da Fides, Debalal aveva annunciato il Vangelo agli abitanti dei villaggi della zona e alcuni gli avevano intimato di “stare lontano”, ma nessuno si attendeva una violenza del genere.
Debalal aveva moglie e due figli che ora piangono la perdita di un marito e padre. “Siamo profondamente addolorati. Preghiamo per questa famiglia in lutto e per i nostri fratelli e sorelle che condividono l'amore di Gesù in situazioni difficili. Molti in Nepal conoscono l'amore di Cristo grazie al sacrificio di credenti come Debalal”, dicono in una nota i cristiani locali.
(Agenzia Fides 4/11/2013)

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