2013 10 23 EGITTO: Strage davanti chiesa. KENYA: Due pastori evangelici uccisi.
IN SINTESI notizie dall’INDIA: in aumento violenze anticristiane.
EUROPA: Arcivescovo di Bruxelles di nuovo preso di mira
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Per questo cercheremo di radunare, a partire da oggi, notizie in sintesi provenienti da diverse parti del mondo negli ultimi tre mesi. Iniziamo con l’INDIA.
Senza dimenticare l’intolleranza a casa nostra…
EGITTO - Strage davanti alla chiesa, quattro morti. Condoglianze dai Fratelli Musulmani
I Fratelli Musulmani egiziani hanno definito “orribile” l’attacco perpetrato ieri sera contro la chiesa copta ortodossa di Nostra Signora nel quartiere di Uarak al Hadra, nell’area metropolitana del Cairo, dove due uomini a volto coperto, sopraggiunti a bordo di una moto, hanno aggredito con raffiche di arma da fuoco i partecipanti a un matrimonio. Nel corso della notte, il numero delle vittime è salito a quattro morti (compreso un bambino di 9 anni) e 12 feriti.
La Fratellanza Musulmana ha espresso in un comunicato le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, denunciando l’assenza di misure di sicurezza davanti al luogo di culto cristiano. “Ci rattrista il fatto che le autorità appoggiate dai militari, invece di compiere il proprio dovere di protezione, continuino a ignorare gli incendi provocati in forma deliberata, il vandalismo e gli omicidi”.
Secondo il vescovo cattolico di rito latino Adel Zaki OFM, Vicario apostolico di Alessandria d’Egitto, quella dei Fratelli Musulmani “è una tattica da loro usata già in altre occasioni: esprimono la loro solidarietà alle vittime, e poi emerge che gli artefici degli attacchi terroristici sono persone legate a loro. Adesso” spiega il Vescovo Zaki all’Agenzia Fides “il loro obiettivo è provocare il caos e poi attribuirne la responsabilità alla debolezza del governo e dell’esercito che non garantiscono la sicurezza. La verità viene manipolata per dividere, e in questo io vedo l’opera de diavolo. Si vogliono dividere cristiani e musulmani che insieme hanno fatto cadere il regime islamista di Morsi. Gli attentati e gli attacchi contro i cristiani sono ripartiti dall’Alto Egitto e ora sono arrivati alla Capitale. Che il Signore ci salvi”.
(Agenzia Fides 21/10/2013).
KENYA - Due pastori evangelici uccisi in Kenya. Mons. Lagho: c’è bisogno di dialogo
Nuovi fatti di violenza in Kenya, dopo il sanguinoso attacco al centro commerciale Westgate di Nairobi, compiuto a fine settembre dai miliziani somali Al Shabaab e costato la vita ad almeno una settantina di persone. A Mombasa, sulla costa dell’Oceano Indiano, due pastori evangelici sono stati uccisi in diversi attacchi, a poche settimane dall’assassinio di un imam, che aveva innescato disordini e scontri. A perdere la vita sono stati nelle ultime ore Charles Matole, leader della comunità ‘Vikwatani Redeemed Gospel Church’, e Ibrahim Kidata, delle ‘East African Pentecostal Churches’. Sulle ragioni di queste violenze, Giada Aquilino ha intervistato il vicario generale dell’arcidiocesi di Mombasa, mons. Willybard Lagho:
R. – I believe it is because of radical Islam, that has been taking roots in Mombasa …
Credo che sia a causa di un Islam radicale che ha messo le radici a Mombasa e in altre parti del Kenya, come a Garissa, e nell’Africa orientale, come in Tanzania, a Zanzibar e a Dar-es Salaam. Ci sono, in queste zone, gruppi islamici piuttosto radicali, e alcuni dei quali simpatizzano per gli al Shabaab. Secondo me, per via di alcuni elementi, il cristianesimo viene visto – da certi seguaci di questi gruppi – come un alleato della cultura e della civiltà occidentali. Così, prendono di mira i cristiani e le chiese cristiane.
D. – Qual è la speranza della Chiesa cattolica per il futuro?
R. – The Catholic Church is growing, is expanding because it is one of those …
La Chiesa cattolica sta crescendo e si sta espandendo, perché è una di quelle Chiese che ha ormai molte risorse umane. Gestiamo molte scuole nelle quattro regioni che formano l’arcidiocesi di Mombasa: Mombasa, Kilifi, Kwale e Taita-Taveta. E in queste scuole, tante persone che fanno parte di ogni fede hanno piacere di frequentare le nostre lezioni. Poi, gestiamo altri programmi come progetti per la fornitura di acqua in diverse zone del Paese. Quindi, questo aspetto sociale e umanitario ha avvicinato la Chiesa cattolica alla gente della regione costiera di Mombasa, tra cui persone che non si convertono ma nutrono un grande rispetto per la Chiesa.
(da Radio Vaticana 21 10 13)
SINTESI: INDIA
India: nel Karnataka in aumento le violenze anticristiane
È emergenza sicurezza in Karnataka: negli ultimi tre mesi gruppi ultranazionalisti indù hanno portato almeno 15 attacchi contro alcune comunità cristiane dello Stato, senza contare i casi non denunciati alle autorità, le minacce e gli insulti. Il metodo usato dai militanti indù della Rashtriya Savayamsevak Sangh (Rss) e del Bajrang è quello di interrompere le funzioni domenicali al grido "nessuna preghiera e nessuna chiesa", impedendo ai fedeli di continuare la preghiera e spesso terminando l’incursione con violenti pestaggi.
Negli ultimi episodi verificatisi, i fondamentalisti indù hanno attaccato e saccheggiato una Chiesa nel distretto di Mandya, in Karnataka. Il Pastore Ramesh Salomon, 32enni, che da otto anni guida una comunità di 150 credenti, visitando circa 60 villaggi nel distretto, è stato aggredito il 28 settembre mentre pregava in chiesa con la comunità. Circa 20 radicali indù, piombati all’improvviso, hanno minacciato e insultato i fedeli, cominciato a distruggere e devastare tutto.
Sempre il 28 settembre, la casa del Pastore Aneef, 34 anni, è a capo della Chiesa domestica nel distretto di Tumkur è stata incendiata durante la notte da estremisti indù che contestano l’uso dell’abitazione per la preghiera cristiana. Il Pastore e la sua famiglia sono salvi per miracolo.
Il 29 settembre, il Pastore Hemachandra Hebal, 39 anni, è a capo di una comunità nel distretto di Chikmagalur è stato assalito da radicali indù che hanno spinto lui e i fedeli fuori dalla chiesa dove stavano celebrando una liturgia , percuotendoli e accusandoli di conversioni forzate. Il Pastore e sua moglie sono stati poi arrestati dalla polizia che li ha costretti a firmare una dichiarazione in cui si impegnavano a fermare la predicazione della fede cristiana.
(da Radio Vaticana 11 e 30 09 13)
INDIA: a Mumbai profanata una chiesa cattolica
Un gruppo di ignoti ha profanato la chiesa di san Giuseppe a Juhu (Mumbai), dissacrando il Sacramento situato nella cappella dell’Adorazione. Il parroco ha trovato il tabernacolo aperto, alcune ostie consacrate sparse per terra e la cassa con le offerte scardinata e vuota. Anche l’ostensorio e la pisside - contenente le sacre specie - sono stati portati via.
(da Radio Vaticana 21 09 13)
INDIA - Profanato un tabernacolo, si teme l’azione dei satanisti
Il tabernacolo della Chiesa cattolica di Sant’Antonio ad Aluva, nello stato indiano del Kerala (India meridionale), è stato profanato e le ostie rubate. Come riferito a Fides, l’episodio avvenuto nei giorni scorsi, ha destato grave preoccupazione nella Chiesa locale: le autorità ecclesiali sospettano, infatti, che la profanazione del pane eucaristico possa essere legata a culti o sette sataniche e che il furto sia opera di persone che celebrano “messe nere”. Fonti di Fides riferiscono che i Vescovi del Kerala hanno invitato tutti i parroci a “innalzare la soglia di attenzione”. “Sospettiamo fortemente il coinvolgimento dei gruppi satanici. Si può osservare che la cassetta delle offerte in chiesa è rimasta intatta, dunque lo scopo dell’incursione non era il furto di denaro.
Non è il primo incidente del genere segnalato in Kerala, stato dove la presenza cattolica è molto sviluppata. Dopo un simile incidente verificatosi nel settembre 2010 nella Chiesa di San Francesco di Assisi, ad Alappuzha, il Vescovo locale, mons. Stephen Athipozhiyil, aveva pubblicato una lettera pastorale chiedendo ai fedeli laici di essere vigili sulle attività di gruppi adoratori di satana. In un altro caso, le autorità ecclesiali nella Chiesa di San Giacomo a Cheranallore (nell’arcidiocesi di Verapoly) hanno smesso di dare l’ostia per la Comunione in mano ai fedeli, constatando che diversi episodi in cui l’ostia non veniva consumata ma portata via.
(Agenzia Fides 5/10/2013)
INDIA - Chiesa e società civile: urge rilasciare sette cristiani innocenti, condannati in Orissa
La Chiesa indiana e numerose organizzazioni che difendono i diritti umani chiedono il rilascio di sette cristiani, condannati due giorni fa da un tribunale di primo grado in Orissa, per la presunta uccisione di un leader indù. L’omicidio, pur se rivendicato da gruppi maoisti, fu il pretesto per l’avvio dei massacri anticristiani del 2008, in cui oltre 100 fedeli persero la vita, 600 villaggi cristiani vennero saccheggiati, 5.600 case bruciate, con oltre 54mila sfollati.
Lo stesso tribunale che li ha condannati, il giorno dopo la sentenza, ha condannato un leader maoista per il delitto di cui sono accusati i cristiani: questo li scagiona definitivamente. La sentenza è ingiusta e palesemente errata. La Chiesa indiana “ricorrerà in appello, davanti all’Alta Corte. Ma nel frattempo i sette, detenuti già da cinque anni, restano in carcere e la sofferenza delle loro famiglie continua. I sette cristiani in Orissa, falsamente accusati di aver ucciso il capo indù Laxmanananda Saraswati, si chiamano: Bijay Kumar Sunseth, Gornath Chalanseth , Budhadeb Nayak , Bhaskar Sunamajhi, Durjo Sunamajhi, Munda Badmajhi, e Sanatana Badmajhi.
Sajan George, leader del “Global Council of Indian Christians”, Ong impegnata nella campagna per il rilascio, dichiara in una nota inviata a Fides: “E’ davvero una storia straziante per l’India moderna. Sette cittadini hanno già perso cinque preziosi anni di vita in carcere, senza un giusto processo. E migliaia di altri cristiani, sopravvissuti alla più brutale ondata di attacchi, vivono ancora nella paura. I pubblici ministeri e i giudici hanno ritardato intenzionalmente il processo”. Secondo il leader, “la magistratura è influenzata dai gruppi nazionalisti e d estremisti indù”.
(Agenzia Fides 2/10/2013)
INDIA - Nuove violenze e arresti arbitrari contro i cristiani
Nuove violenze contro le comunità cristiane in diversi stati dell’India: come riferisce a Fides la “Alla India Christian Council “ (AICC) – coalizione che unisce cristiani di diverse confessioni, nata nel 1998 per proteggere le minoranze religiose – gli incidenti si sono registrati negli stati di Maharashtra, Karnataka, Chhattisgarh e Madhya Pradesh
Come afferma una nota inviata a Fides, il 6 ottobre scorso il Pastore protestante Arulraj è stato attaccato da un gruppo di attivisti indù dell’organizzazione estremista “Bajrangdal” nel distretto di Thane, in Maharashtra. I militanti hanno fatto irruzione nella sua chiesa a Kalva, percuotendolo con violenza e conducendolo alla polizia, dove il Pastore è stato arrestato per presunta attività di “conversioni forzate”. Lo stesso giorno, il laico cristiano Anil Kumar è stato duramente picchiato da una folla di decine di radicali indù a Siddapur, nello stato di Karnataka. L’uomo si trova ora in ospedale, in terapia intensiva, ed è in prognosi riservata. Nei giorni precedenti, un gruppo di fanatici indù ha condotto con la forza due fratelli, entrambi cristiani, al tempio indù, intimando loro di rinunciare alla fede e di convertirsi all’induismo. Al rifiuto, una folla li ha malmenati e cacciati dal loro villaggio, nel distretto di Kondagoan, nello stato di Chhattisgarh, dove vivevano. Come riferito a Fides, nelle scorse settimane la polizia dello stato di Madhya Pradesh ha arrestato 14 cristiani dopo che un gruppo di estremisti indù ha preso d’assalto il loro incontro di preghiera, accusandoli di “conversioni forzate”. I fedeli sono stati poi rilasciati dato che, come appurato, “l’accusa era del tutto infondata: la gente era presente all’incontro per spontanea volontà”.
(Agenzia Fides 11/10/2013)
EUROPA: Torta in faccia all’arcivescovo di Bruxelles: le Femen colpiscono ancora
Per mons. Léonard è la seconda aggressione da parte delle attiviste ucraine, dopo quella dello scorso aprile in cui gli era stata versata addosso acqua santa durante una lezione in un’università belga
Ad aprile l’acqua, venerdì sera una torta in faccia. Per la seconda volta l’arcivescovo di Bruxelles André-Joseph Léonard, è stato aggredito pubblicamente dalle Femen, le attiviste ucraine che invocano diritti su aborto e matrimoni omosessuali, urlando e girando a seno nudo, con frasi provocatorie tatuate sul corpo.
L’oltraggio è avvenuto durante un incontro europeo di giovani presso il collegio cattolico di Saint-Michel di Bruxelles. Christine Boutin, ex ministro francese e consigliere del Pontificio Consiglio per la famiglia, stava pronunciando il suo discorso, quando le Femen sono salite sul palco e hanno interrotto il ministro, abbracciandola provocatoriamente e avvolgendola nella bandiera arcobaleno, simbolo dell’orgoglio gay.
Le ragazze però questa volta non erano sole, ma accompagnate da alcuni estremisti di sinistra, rigorosamente vestiti in giacca e cravatta. Mentre tutti osservavano con preoccupazione la sicurezza che tentava di liberare la Boutin dagli ‘abbracci’ delle provocatrici, un corpulento signore ha approfittato della distrazione generale per sbattere una torta in faccia ad un ignaro mons. Leonard.
Come nel precedente caso, più del gesto ingiurioso, è stata sbalorditiva la reazione dell’arcivescovo, che, dopo essersi pulito la faccia, ha sorriso e ha addirittura assaggiato i pezzetti di torta che aveva sul viso.
Ad aprile, invece, il presule era stato aggredito mentre teneva una lezione all’Università Ulb di Bruxelles, una delle più importanti istituzioni accademiche del paese. Le ragazze erano piombate sulla sua cattedra, gridando slogan contro l’omofobia e accusando la Chiesa di ipocrisia (l’aggressione è avvenuta il 23 aprile, giorno in cui la Francia ha legalizzato i matrimoni omosessuali n.d.r.). Prima di essere allontanate dalla security, le folli manifestanti hanno lanciato addosso al vescovo intere bottigliette di acqua santa. Mons. Leonard, in quella occasione, non ha opposto resistenza, anzi, mentre gli venivano indirizzati contro urla e getti di acqua benedetta, aveva incrociato le mani e iniziato a pregare.
17 Ottobre 2013 (Zenit.org)