Condividi:

2013 10 16 Papa Francesco: Chi sono i martiri NIGERIA: Uccisa missionaria laica italiana MALAYSIA: Proibito il termine “Allah” ai cristiani

Fonte:
CulturaCattolica.it

Domenica il Santo Padre Francesco ha indirizzato un messaggio per la beatificazione di circa 500 cristiani martirizzati durante la guerra civile spagnola.
Il testo:

Mi unisco di cuore con tutti i partecipanti alla celebrazione che si svolge a Tarragona , in cui un gran numero di pastori , persone consacrate e fedeli laici sono stati proclamati Beati Martiri .

Chi sono i martiri? Sono cristiani impegnati per Cristo, discepoli che hanno imparato bene il significato della parole “amare sino alla fine” che ha portato Gesù sulla croce . Non esiste amore parziale o in porzioni. L’amore è totale: e quando si ama si ama fino alla fine. Sulla croce, Gesù ha sentito il peso della morte, il peso del peccato, però si affidò completamente al Padre, e ha perdonato. Quasi non pronunciò parole, ma consegnò la sua vita. Cristo è il primo nell’amore e i martiri lo hanno imitato nell’amare fino alla fine.
Appena pronunciato queste parole, Cristo è stato il primo a dare la sua vita, così i martiri lo hanno imitato nell’amare fino alla fine.
Dicono i Santi Padri: “Imitiamo i martiri!”. Dobbiamo sempre morire un po’ per uscire da noi stessi, dal nostro egoismo, dal nostro benessere, dalla nostra pigrizia, dai nostri dolori, e di aprirci a Dio, per aiutare gli altri, soprattutto i più bisognosi .
Imploriamo l’intercessione dei martiri per essere cristiani concreti, cristiani in opere e non solo in parole, per non essere cristiani mediocri, verniciati di cristianesimo senza sostanza. I martiri non sono verniciati di cristianesimo, sono cristiani fino alla fine, chiediamo il loro aiuto per rendere solida la fede, anche se ci sono delle difficoltà, ed essere fermento di speranza e architetti di fratellanza e solidarietà .
Vi chiedo di pregare per me. Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa si prenda cura di voi.
13 ottobre 2013

Un esempio immediato di questo:

Nigeria. Delta del Niger: uccisa una missionaria laica italiana

La missionaria laica italiana Afra Martinelli di 78 anni, da 30 al servizio della Chiesa locale della Nigeria, è stata trovata riversa nella sua casa la notte del 26 settembre. La donna sarebbe stata colpita alla nuca con un machete e sarebbe morta a causa delle ferite alcuni giorni dopo l’aggressione. “Da 30 anni – dice Nodari – Afra dirigeva a Ogwashi-Ukwu il Centro Regina Mundi, una struttura che ospita ragazzi e ragazze, dove c’è una scuola di informatica e un collegio per chi viene da lontano e non può tornare a casa ogni giorno”. Afra era originaria di Civilerghe, un paesino in provincia di Brescia. Di recente da Cuore amico fraternità di Brescia aveva avuto un aiuto per l’acquisto di un generatore, un bene raro e prezioso nel sud della Nigeria ricco di petrolio ma ostaggio di povertà e bande criminali.
Così la ricorda il fratello Enrico Martinelli a Radio Vaticana:

R. – Mi diceva, proprio l’ultima volta che l’ho vista, che lei sentiva questo desiderio fin dal periodo delle elementari: “Io voglio andare in Africa!”. Poi più tardi sentiva dentro di lei un comando: “Devi andare in Africa!”. Il suo inserimento è stato graduale, perché prima è andata in un Centro – era ancora agli inizi degli anni Ottanta – dove c’erano corsi per sacerdoti e per laici per prepararli alla nuova evangelizzazione. Poi, in un’altra diocesi, ha creato un suo Centro chiamato Regina Mundi. Lì si è dedicata soprattutto alla formazione e all’educazione dei giovani. Il Centro era una scuola di informatica, dove accoglieva i giovani fornendo loro connessioni Internet per i loro studi. Li formava e li preparava anche ad azioni di carità, tant’è che aveva creato un gruppo che aveva chiamato I servitori del Cristo sofferente. Le offerte che riceveva servivano per darsi delle strutture e per potare un po’ di aiuto ai più poveri, ai più abbandonati.

D. – C’era una profonda umiltà in sua sorella, sappiamo che ha rifiutato anche dei riconoscimenti…

R. – In una lettera diceva: “Devo imparare a dimenticarmi, per poter entrare nella mentalità, nel modo di vivere di questa gente. Solo allora riuscirò a dialogare”. Lei era vissuta nel nascondimento, senza apparire mai. Lei era serena, tranquilla… E mi diceva: “Io sono sempre serena, anche quando non riesco. Perché per alcune opere mi arriva subito l’aiuto economico, per altre no! Vuol dire che queste Dio le vuole e le altre non erano necessarie”.

D. - Quindi era una carità nel segno di Dio, una carità nella verità…

R. – La sua giornata era: sveglia alle 4.00; alle 5.00 ora di adorazione; alle 6.00 la Messa e poi il lavoro. Era veramente una donna di Dio. Non mi domandava mai libri di qualsiasi genere… Lei mi diceva: “A me basta il Vangelo!”.

D. – Un’intera comunità adesso la sta piangendo…

R. – Il console di Lagos è rimasto meravigliato di quanta solidarietà si sia mossa attorno a lei: quasi una passione, quasi un movimento di amore verso lei. La vogliono là, con loro. Abbiamo accettato che venga sepolta là. Lì c’è un cimitero, dove ci sono altri missionari sepolti. Il vescovo di Ibadan - che non è il vescovo della sua diocesi, ma il vescovo che l’aveva chiamata in Africa – in questi giorni sta in Italia a Milano e ha chiesto che non venga sepolta finché non arriverà là lui, perché vuole essere presente.
(Radio Vaticana 12 ottobre 2013)

MALAYSIA – Proibito il termine “Allah” ai cristiani

La Corte d’appello di Kuala Lumpur, con una sentenza pronunciata questa mattina, ha proibito l’uso del temine “Allah” per indicare “Dio” nelle pubblicazioni del settimanale cattolico “Herald”, della diocesi di Kuala Lumpur. Il verdetto ribalta la sentenza di un tribunale di primo grado del 31 dicembre del 2009. Allora il settimanale aveva presentato un procedimento giudiziario, sostenendo il proprio diritto di usare la parola “Allah”, che una disposizione del governo proibiva, ritenendolo appannaggio esclusivo dei musulmani.
Forte disappunto fra i cristiani malaysiani per una sentenza giudicata “ingiusta e lesiva dei diritti”. Interpellato dall’Agenzia Fides, p. Lawrence Andrew, Direttore del settimanale “Herald Malaysia”, dichiara: “Siamo delusi, perché il verdetto viola un diritti alla libertà religiosa e di espressione sanciti nella Costituzione. ‘Allah’ è termine ampiamente utilizzato dai cristiani arabi, in tutto il mondo e si trova nella Bibbia in lingua malaysiana da 400 anni”. Lasciando trapelare amarezza, p. Andrew annuncia che “in accordo con l’Arcivescovo di Kuala Lumpur, editore dell’Herald, ricorreremo alla Corte suprema, quella federale”. Secondo il Direttore, la sentenza “è stata evidentemente condizionata da pressioni politiche”. Il giudizio, tuttavia, “è limitato alla pubblicazione dell’Herald, dunque non tocca la Bibbia e le liturgie cristiane”.
Sui circa 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani in Malaysia oltre 2,6 milioni. Fra questi, i cristiani indigeni, che usano per il culto la lingua locale (e dunque chiamano Dio “Allah”), si trovano soprattutto nelle province di Sabah e Sarawak (nel Borneo malaysiano) e sono circa 1,6 milioni di credenti.
(Agenzia Fides 14/10/2013)

Vai a "Cristiani perseguitati. Memoria e preghiera"