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2013 07 24 NIGERIA Ragazze cristiane rapite e islamizzate SIRIA PAKISTAN NIGERIA INDIA

Fonte:
CulturaCattolica.it
Le notizie di queste settimane di luglio 2013 riguardo alle violenze verso i cristiani sono tantissime.
Ci limitiamo a riportare le principali seguendo le zone geografiche di riferimento.

Di nuovo partiamo dalla Siria: la vicenda di Mariam era stata immediatamente segnalata anche da culturacattolica.it in un articolo bellissimo.

SIRIA - Stupro e atrocità su una giovane cristiana a Qusair
Si chiamava Mariam, era una 15enne cristiana di Qusair, città del governatorato di Homs, 35 km a sud del capoluogo. La città, che era diventata roccaforte dei ribelli siriani, è stata riconquistata dalle truppe dell’esercito regolare agli inizi di giugno. La storia di Mariam – pervenuta a Fides tramite il racconto di due sacerdoti cattolici – è segno della brutalità del conflitto e della estrema vulnerabilità delle minoranze religiose. La famiglia di Mariam era in città quando miliziani legati al gruppo jihadista “Jabhat al-Nusra” l’hanno conquistata e occupata. Mentre la sua famiglia è riuscita a fuggire, Mariam è stata presa e obbligata a un matrimonio islamico.
Fonti di Fides ricordano che, attraverso i social network, era stata diffusa in Siria la fatwa emessa da Yasir al-Ajlawni – uno sheikh salafita di origine giordana, residente a Damasco – che dichiarava lecito per gli oppositori del regime di Bashar al-Assad lo stupro perpetrato ai danni di “qualunque donna siriana non sunnita”. Secondo la fatwa catturare e violentare donne alawite o cristiane non sarebbe contrario ai precetti dell'islam.
Il comandate del battaglione “Jabhat al-Nusra” a Qusair ha preso Mariam, l’ha sposata e violentata. Poi l’ha ripudiata. Il giorno seguente la giovane è stata costretta a nozze islamiche con un altro militante. Anche questi l’ha violentata e poi ripudiata. La stessa dinamica si è ripetuta per 15 giorni, e Mariam è stata stuprata da 15 uomini diversi. Questo l’ha destabilizzata psicologicamente e l’ha resa insana di mente. Mariam, divenuta instabile mentalmente, alla fine è stata uccisa.
“Queste atrocità non sono raccontate da nessuna Commissione internazionale”, dicono a Fides due sacerdoti greco-cattolici, p. Issam e p. Elias da poco ritornati in città. (Agenzia Fides 2/7/2013)

SIRIA - Dove è stato ucciso padre Mourad, gruppi jihadisti instaurano un "califfato"
Il governatorato di Idlib è diventato “il califfato di Saraqib”. La regione di Idlib, nel nordovest della Siria, fra Aleppo e Hama, controllata da fazioni islamiste dei ribelli siriani, è il territorio dove si trova la chiesa latina Sant’Antonio da Padova di Ghassanieh, nel villaggio di Jisr el-Choughour, dove è stato ucciso il sacerdote siriano padre Francois Murad. Attualmente, la città di Idlib, capitale dell’omonimo governatorato, è nelle mani dell’esercito regolare siriano, ma il territorio circostante è controllato da bande di ribelli, con forti infiltrazioni del gruppo jihadista “Jabhat al-Nusra”, che fonti qualificate dell’agenzia Fides definiscono “fra le più esageratamente fondamentaliste”. Sono quelle fazioni che hanno un unico obiettivo dichiarato: instaurare un “califfato” islamico in cui vige una legge restrittiva che non ammette nemmeno la presenza degli “infedeli” (“kafir”). “Hanno trasformato l’islam in una ideologia da pulizia etnica”, spiega a Fides l’attivista sociale Farid, un siriano musulmano sunnita di Idlib, che si dice “scioccato e preoccupato per la situazione: tutti abbiamo paura”. “Si tratta di un nuova edizione del fondamentalismo islamico, il più restrittivo della storia”, spiega Farid. I gruppi islamisti hanno eretto “capitale del califfato” la cittadina di Saraqib, dove è stato proclamato un Emiro ed è stato anche istituito un tribunale islamico, l’unico tribunale competente per ogni tipo di controversia, che applica in modo pedissequo la sharia come unica fonte del diritto. “Il fatto è che il giudice supremo è un uomo rozzo e per nulla erudito, era un operaio, ed è affiancato da un altro giudice che viene dall’Arabia Saudita”, spiega Farid. “In tale situazione, inconcepibile per la storia e per la tradizione della Siria, tutto diventa possibile. Viviamo in una atmosfera di terrore in insicurezza. E’ possibile che avvengano decapitazioni – spiega – perchè per questa ideologia l’infedele dev’essere decapitato. Per altri reati minori, gli uomini vengono mutilati degli arti, percossi o flagellati. E’ sufficiente una fatwa e ogni abuso dei diritti umani diventa legale, soprattutto sulle minoranze come cristiani, alawiti, ismaeliti, sciiti, drusi, ma anche sugli stessi musulmani sunniti. Gli islamisti dispongono liberamente della stessa vita delle minoranze religiose. Le minoranze vengono risparmiate per ‘clemenza’ solo se pagano la jizya, la tassa imposta dalla maggioranza islamica”. Una situazione insostenibile: “La popolazione civile siriana – conclude Farid – non può sopportare questa atmosfera di fondamentalismo, estranea alle nostra cultura e alla nostra società”, conclude Farid, lanciando un monito. “Dove finiremo?”. (Radio Vaticana 15 07)

SIRIA - Un sacerdote cattolico belga e un monastero nel mirino dei jihadisti
Qara (Agenzia Fides) – Il sacerdote cattolico belga p. Daniel Maes, 74 anni, dell’Ordine religioso dei “Canonici regolari premostratensi”, è nel mirino dei gruppi jihadisti che intendono eliminarlo e invadere il monastero di San Giacomo mutilato a Qara, 90 km a nord di Damasco. Il monastero, appartenente alla diocesi greco-cattolica di Homs, si trova in una zona di confine fra gruppi belligeranti sul terreno e potrebbe essere occupato per diventare base logistica militare dei ribelli. Dopo la morte di p. Francois Murad, la comunità cristiana in Siria è molto preoccupata. Ogni linea di comunicazione col monastero è interrotta. L’allarme è giunto all’Agenzia Fides da alcuni leader cattolici siriani e dai familiari dei monaci residenti a San Giacomo, che sono di 9 nazionalità, anche europee.
P. Maes ha insegnato per 20 anni teologia morale in Belgio e dal 2010 risiede al monastero, dove è direttore del Seminario. Il convento di San Giacomo a Qara è una antica struttura che risale al V sec d. C. Vi risiede una comunità monastica femminile, guidata dalla suora palestinese Suor Agnes Mariam de la Croix, arricchitasi negli anni di una comunità religiosa maschile e di famiglie di laici cristiani, sunniti e alawiti. Nei mesi scorsi il convento si è trovato al centro di scontri a fuoco ed è stato colpito e danneggiato da bombardamenti di elicotteri dell’esercito regolare siriano che, probabilmente, intendevano colpire depositi di armi sistemati nei cunicoli o nei fossati nei pressi del monastero, all’epoca bizantina usati per le provviste di acqua.
Negli ultimi mesi il monastero ospita e assiste famiglie di profughi, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. P. Daniel mantiene stretti contatti con gruppi di siriani in Francia, Belgio e Olanda che, attraverso associazioni di volontariato, mandano aiuti umanitari per gli sfollati.
Il sacerdote ha denunciato la “pulizia etnica” compiuta sui cristiani a Qusair, quando la cittadina era stata presa dai ribelli e da gruppi jihadisti. “I villaggi cristiani circostanti sono stati distrutti e tutti fedeli che potevano essere catturati sono stati uccisi, secondo una logica di odio settario”, ha scritto nelle scorse settimane all’Agenzia Fides. “Per decenni cristiani e musulmani hanno vissuto in pace in Siria. Se bande criminali possono scorazzare e terrorizzare i civili, questo non è contro le leggi internazionali? Chi proteggerà gli innocenti e potrà garantire il futuro di questo paese?”, afferma il sacerdote. Così p. Maes descrive la situazione sociale odierna in Siria: “I giovani sono delusi, perché le potenze straniere dettano loro l’agenda. I musulmani moderati sono preoccupati, perché salafiti e fondamentalisti vogliono imporre una dittatura totalitaria di stampo religioso. I cittadini sono terrorizzati perché vittime innocenti di bande armate”. P. Maes conclude: “Il regime siriano aveva da tempo perso ogni credibilità. Oggi l’urgenza è far sopravvivere la Siria. Il popolo siriano stesso deve riformare il paese, secondo un processo di vera democrazia: un popolo che, autonomamente, garantisce la parità di trattamento per tutti”.(Agenzia Fides 4/7/2013)

PAKISTAN - Violenza sulle minoranze: il caso di tre donne cristiane spogliate e umiliate scuote la nazione
Un episodio di violenza contro i cristiani è divenuto un “caso politico” in Pakistan. Tre donne cristiane sono state percosse, denudate e umiliate pubblicamente in un villaggio nei pressi di Pattoki, nel distretto di Kasur, nella provincia del Punjab. Come riferito da Fides, (vedi 10/6/2013) il gesto era una vendetta di Muhammad Munir, figlio di un latifondista musulmano. Questi intendeva punire alcune famiglie di contadini cristiani per lo sconfinamento dei loro armenti in un terreno altrui. A un mese dall’accaduto – i fatti risalgono al 3 giugno scorso – il caso sta creando un vasto clamore nell’opinione pubblica pakistana, fra cristiani e musulmani, generando critiche al governo della “Pakistan Muslim League-N” (PML-N), partito al governo sia nella provincia del Punjab, sia a livello nazionale. Infatti Munir, l’uomo che abusato delle donne, è figlio di Abdul Rasheed, noto sostenitore della PML-N. Inoltre il parlamentare Rana Ishaq, membro d ell’Assemblea Nazionale nelle file della PML-N, sta pubblicamente difendendo e aiutando Abdul Rasheed e suo figlio.
Fonti di Fides in Punjab notano che “le vittime hanno sporto denuncia contro i colpevoli, ma nessuno è stato arrestato in quanto sono molto influenti”. (Agenzia Fides 3/7/2013)

Anche i nostri telegiornali hanno dato la notizia dell’assalto a una scuola dove sono stati bruciati vivi studenti e insegnanti, solo una fugace notizia… In realtà:

NIGERIA - Boko Haram in un video loda la strage nella scuola di Mamudo
In un video della durata di una decina di minuti, il capo di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha espresso il pieno sostegno del gruppo all’attentato avvenuto il 6 luglio scorso in una scuola cristiana di Mamudo, in cui sono morte 42 persone tra studenti e insegnanti. La strage è avvenuta nello Stato di Yobe, uno dei tre nel nord della Nigeria in cui è in vigore lo stato d’emergenza a causa degli attacchi del gruppo di estremisti. Pur non avendo rivendicato l’attacco, Boko Haram ha denunciato le scuole “che impartiscono un’educazione occidentale”, attività che considerano “un complotto contro l’Islam”.

NIGERIA - Ragazze cristiane rapite e islamizzate, scuole nel mirino di Boko Haram
La comunità cristiana nella Nigeria settentrionale è allarmata per un fenomeno che va diffondendosi: ragazze cristiane minori di 18 anni sono rapite e costrette a convertirsi all’islam. Le ragazze sono sequestrate e tenute nelle case di emiri o leader religiosi radicali, a volte legati al gruppo “Boko haram”. E’ la denuncia che giunge a Fides dalla “Northern Christian Association of Nigeria” (CAN), preoccupata per la rapida crescita del fenomeno. L’Associazione riferisce che sta seguendo cinque casi, su incarico delle famiglie delle ragazze sequestrate. Ma “quando si segnala un caso del genere alla polizia, gli agenti rispondono che non possono fare nulla. A volte crediamo essi siano complici”, spiega il Daniel Babayi, segretario della CAN.
I cristiani in Nigeria settentrionale sono vittime del gruppo militante islamico “Boko Haram” che mira a instaurare uno stato islamico. In un campagna terroristica che dura da mesi, molte chiese sono state attaccate e fedeli cristiani uccisi. Secondo alcune dichiarazioni pubbliche, Boko Haram ha detto che “rapire donne cristiane fa parte dei nuovi sforzi per colpire i cristiani e costringerli a lasciare il Nord”.
Uno degli obiettivi primari del gruppo sono le scuole. Agli inizi di luglio oltre 40 persone, per lo più studenti, sono state uccise in un attacco a un collegio nello stato di Yobe. In un altro recente attacco, il dormitorio di un istituto è stato incendiato mentre i bambini dormivano, e quanti cercavano di sfuggire al fuoco sono stati freddati. Boko Haram significa “l'educazione occidentale è peccato”, e il suo leader Abubakar Shekau ha chiesto pubblicamente di moltiplicare gli attacchi contro le scuole “che insegnano l'educazione occidentale”. Per reagire alla guerra lanciata da Boko Haram contro la nazione, da due mesi negli stati nigeriani di Borno, Yobe e Adamawa, dove i militanti rappresentano la minaccia più forte, è in vigore lo stato di emergenza. (Agenzia Fides 23/7/2013)

Dall’India storie simili.

INDIA - Rapite e stuprate quattro ragazze di una scuola cristiana
Quattro ragazze tribali che frequentano una scuola cristiana nel villaggio di Labda, nell’area di Pakur, stato indiano di Jharkhand, sono state rapite nottetempo dal dormitorio dell’istituto e stuprate da un gruppo di oltre venti uomini mascherati. L’agghiacciante racconto del caso – avvenuto il 14 luglio ma solo ora riferito all’Agenzia Fides dall’Ong locale “Catholic Secular Forum” – riporta l’attenzione sul fenomeno dello stupro indiscriminato e impunito in India. Le ragazze, tutte fra i 12 e i 14 anni, appartengono alla della tribù paharia e ora si trovano ricoverate in ospedale.
Secondo la ricostruzione dei fatti giunta a Fides, alle 23 del 14 luglio, circa 25 uomini armati di coltelli e mascherati hanno fatto irruzione nella Scuola professionale gestita dalla Chiesa Evangelica dell'India a Pakur. L'edificio accoglie e cura l’istruzione e la formazione professionale di circa 135 studenti, dei quali 60 minori di 14 anni, per la maggior parte di famiglie tribali o gruppi emarginati. La Scuola non ha un apparato di sicurezza e, sorgendo su una collina, è piuttosto isolata. In una spedizione organizzata, gli intrusi hanno rapidamente legato e imbavagliato quattro insegnanti presenti nella scuola, prima di sequestrare le quattro ragazze e violentarle per oltre due ore, rilasciandole poi all’una di notte.
(Agenzia Fides 20/7/2013)

INDIA - Orissa, suora vittima di stupro da parte di un gruppo di uomini. I vescovi: governo agisca
Sconcerto e dolore sono i sentimenti espressi dai vescovi dell'Orissa dopo la violenza ai danni di una suora, di cui si è avuta notizia solo ieri, e l'uccisione di un pastore protestante, che segnano una nuova escalation di violenza anticristiana nello Stato indiano. "Come Chiesa stiamo insistendo con il governo perché garantisca la sicurezza e la protezione dei cittadini di fede cristiana", ha detto a Fides mons. Thomas Thiruthalil, vescovo di Balasore e presidente della Conferenza episcopale dell'Orissa, che ribadisce l'impegno della Chiesa nella costruzione della pace e dell'armonia nel Paese. Sulla violenza a una religiosa, si sa che si tratta di una suora di 28 anni che è stata rapita e stuprata da un gruppo di uomini per una settimana nell'area di Bamunigam, nel distretto di Kandhamal (Orissa). L'aggressione si è consumata dal 5 all'11 luglio scorsi, ma la notizia è stata data solo ieri. All'agenzia AsiaNews mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, condanna la vicenda: "I colpevoli devono essere assicurati alla giustizia senza indugi e la legge deve fare il suo corso. Quanto accaduto è una vergogna". La suora, originaria del distretto di Kandhamal, vive a Chennai (Tamil Nadu), dove sta finendo gli studi del college. Secondo la sua testimonianza alla polizia, circa due settimane fa ha ricevuto una telefonata da una donna, che le ha riferito che sua madre era molto malata. Il 5 luglio la religiosa ha preso un treno per Bamunigam, dove ad attenderla per accompagnarla a casa c'erano due cugini e alcuni amici. Invece di portarla al villaggio di Minapanka, gli uomini l'hanno condotta in un luogo non ancora identificato. Qui la suora ha subito ripetuti stupri di gruppo per una settimana. L'11 luglio gli aggressori hanno lasciato la religiosa alla stazione ferroviaria di Berhampur, minacciandola di non riferire a nessuno quanto accaduto. La vittima è però riuscita a scappare e ha raggiunto il suo villaggio, dove il 13 luglio ha sporto denuncia.(Radio Vaticana 16 07)

INDIA - I cristiani: no alla nuova legge anti-conversione in Madhya Pradesh
I cristiani dello stato del Madhya Pradesh (India centrale) si oppongono con forza a un provvedimento che inasprisce le misure già esistenti sul divieto di conversione. Il nuovo testo di legge è stato approvato dall’esecutivo guidato dal partito nazionalista indù “Bharatiya Janata Party”. In Madhya Pradesh è già in vigore dal 1968 il “Religious Freedom Act” dal 1968 che regolamenta la conversione da una religione all’altra. La nuova legge prevede che la persona che intenda cambiare religione debba informare il magistrato distrettuale della sua decisione. Il nuovo dettato, inoltre, obbliga i sacerdoti che presiedono una “cerimonia di conversione” (ovvero un battesimo) a informare un mese prima il governo dello stato sul giorno esatto, luogo e ora in cui la conversione avrà luogo, prevedendo pene se questo non accade. Segue un'indagine amministrativa della polizia, per accertare se vi sono coercizioni. I cristiani temono che questo si tradurrà i n nuove violenze contro i ministri di culto.
“La normativa sembra lasciare molti cittadini con la falsa impressione che la conversione sia illegale in India e questa idea è portata avanti dai gruppi estremisti che propugnano l’ideologia dell’Hindutva (“induità”) con ferocia religiosa”, spiega in una nota inviata a Fides il “Consiglio globale dei cristiani indiani” (Gcic), che riunisce cristiani indiani di diverse confessioni.
“Tale decisione frettolosa è parte di un piano che intende creare un clima di sospetto e di odio nei confronti della comunità cristiana, in vista delle elezioni parlamentari del 2014”, denuncia il Gcic.
Norme come questa, prosegue la nota inviata a Fides, “hanno un impatto sociale negativo sui cristiani, presentati come persone che hanno il scopo di fare proseliti. In tal mondo si sminuisce la preziosa opera sociale svolta dai cristiani per i bisognosi e gli emarginati”.
Leggi anti-conversione sono attualmente in vigore in sei dei 28 stati e in sette territori dell'Unione. Le leggi, sulla carta, cercano di frenare le conversioni religiose operate con la forza, l’inganno o lusinghe. Secondo il “Consiglio globale dei cristiani indiani”, in realtà, le leggi ostacolano la conversione in generale e sono strumentalizzate dai gruppi nazionalisti indù per colpiere le minoranze religiose. (Agenzia Fides 9/7/2013)

INDIA - Violenze anticristiane: la morte di un pastore fatta passare per incidente
Ennesima vittima delle violenza anticristiana nello Stato indiano dell’Orissa: il reverendo Jaisankar, medico e pastore della Blessing Youth Mission, scomparso l’11 luglio scorso, è stato ritrovato cadavere vicino agli argini del fiume nei dintorni di Lamtaput, nel distretto di Kandhamal. Nel pomeriggio di oggi, sono in programma i funerali. Le autorità locali hanno archiviato l’episodio come un incidente dovuto alle forti piogge che avrebbero fatto sbandare il pastore alla guida della sua moto. Stando però alla testimonianza rilasciata ad AsiaNews da Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians, il corpo presenterebbe ferite inequivocabili. Non sarebbe la prima volta che l’uccisione di un cristiano venga fatta passare per un incidente, specialmente quando si avvicina l’anniversario dei pogrom anticristiani che nell’agosto 2008 insanguinarono la zona. (Radio Vaticana 15 07)

INDIA - “Vietato il culto domestico”: Pastore cristiano aggredito da estremisti indù
Un gruppo di estremisti indù ha attaccato e percosso il Pastore cristiano protestante Venkatesh Naik nel distretto di Shimoga, nello stato indiano del Karanataka. Come riferisce a Fides l’All India Christian Council, organizzazione formata da attivisti e leader cristiani di diverse confessioni, domenica scorsa, 14 luglio, il Pastore stava celebrando un incontro liturgico in casa sua, con alcuni fedeli. Improvvisamente un gruppo di persone, riconosciute come militanti di organizzazioni estremiste indù, ha fatto irruzione nell’abitazione privata, interrompendo con la violenza il culto e intimando ai presenti “il divieto di fare preghiere cristiane in casa”. Mentre il Pastore è uscito per cercare aiuto dalla popolazione locale del villaggio, i militanti hanno iniziato a percuotere con violenza lui e un altro leader cristiano di nome Prakash, che stava cercando di informare la polizia. Gli agenti sono poi giunti sul posto, arrestando il Pastore e Prakash.
Secondo un recente rapporto inviato a Fides dall’Ong “Catholic Secular Forum”, il Karnataka è al vertice nei casi di violenza intercomunitaria e interreligiosa, con oltre 1.000 attacchi sui cristiani nel 2011, una media di 3-5 attacchi ogni giorno.
(Agenzia Fides 20/7/2013)

EGITTO - Ritrovato decapitato cristiano nel Sinai.
In Egitto resta alta la tensione. Nel Sinai è stato ritrovato decapitato un cristiano copto rapito nei giorni scorsi da uomini armati. Il cadavere è stato rinvenuto con mani e piedi legati nella zona di Sheikh Zuwayed. Secondo fonti dei servizi di sicurezza, l'uomo era stato rapito sabato scorso, lo stesso giorno in cui era stato assassinato anche un prete copto.
Radio Vaticana 11 07

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