2013 05 15 “Rispondere al male col bene” un esempio dalla Siria; IRAQ: esodo dei cristiani; EGITTO INDIA ARABIA SAUDITA
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Domenica scorsa i martiri di Otranto, le religiose Laura Montoya e María Guadalupe García Zavala, sono stati proclamati Santi all’inizio della Messa presieduta da Papa Francesco in Piazza San Pietro.
Una pagina di “suprema testimonianza del Vangelo” – ha detto Papa Francesco – è stata vissuta nel 1480 da 813 persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli Ottomani e poi “decapitate perché si rifiutarono di rinnegare la propria fede”.
Ma dove i martiri di Otranto trovarono la forza per rimanere fedeli?
Continua il Papa:
“Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità. Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”.
Un esempio di questo “rispondere al male col bene” ci viene dalla Siria martoriata:
SIRIA - Emergenza acqua per 90 disabili musulmani soccorsi dai cristiani
Aleppo- Novanta disabili costretti a fuggire dal quartiere aleppino di Cheikh Maksoud – un'area conquistata nelle settimane scorse dalle milizie anti-Assad – hanno ricevuto accoglienza in un ostello di proprietà del Vicariato apostolico di Aleppo, ma ora la loro condizione è messa a rischio dalla mancanza d'acqua divenuta cronica nella metropoli martoriata dalla guerra civile. “I disabili, tutti musulmani” riferisce da Aleppo all'Agenzia Fides padre David Fernandez, missionario cattolico dell'Istituto del Verbo Incarnato “sono dovuti fuggire dalla casa che li ospitava, come hanno fatto quasi tutti gli abitanti del quartiere di Cheikh Maksoud. Cercavano un posto dove trovare rifugio, e il Vicariato apostolico ha messo a disposizione una residenza per studenti al momento disabitata. Ma adesso manca l'acqua, aumenta il caldo e quei poveri disabili si trovano in grave difficoltà. Molti di loro sono infermi. I volontari che li aiutano passano tutto il tempo a cercare autobotti per far arrivare loro quel bene indispensabile per vivere”.
Oltre ai disabili rifugiati nella residenza studentesca, altri anziani e infermi, nelle stesse condizioni, sono accuditi dalle Suore di Madre Teresa. “Nella tragedia della guerra” commenta padre Fernandez “i gesti della carità appaiono come un dono ancora più luminoso e commovente”. Il missionario conferma a Fides che la settimana scorsa numerosi missili e colpi di mortaio sono stati lanciati dalle milizie anti-regime sul quartiere di Sulaymaniyah, abitato da molti cristiani. E' stata danneggiata anche la sede della metropolia siro-ortodossa dove risiede solitamente Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, uno dei due vescovi di Aleppo (l'altro è il metropolita greco-ortodosso Boulos al-Yazigi) da quasi 3 settimane nelle mani di ignoti rapitori. (Agenzia Fides 11/5/2013)
Ma la situazione dei Cristiani continua ad essere drammatica in molti paesi:
Iraq: continua l’esodo dei cristiani
Dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003, circa l’80% dei cristiani iracheni hanno lasciato Paese. Ad affermarlo all’agenzia Apic è padre Paul Sati, religioso redentorista caldeo originario di Mossul e da poco responsabile della comunità caldea di Anversa, in Belgio. Ospite in questi giorni dell’annuale pellegrinaggio della sezione svizzera dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre all’Abbazia benedettina di Einsiedeln, il religioso non ha esitato a parlare di un vero e proprio “inverno arabo” in Iraq. Dalla fine del regime circa un migliaio di cristiani sono stati assassinati e una sessantina di chiese sono state bersaglio degli attacchi degli estremisti: “Quelle che una volta era la culla della civiltà e del cristianesimo - ha osservato - è oggi un luogo dove i cristiani sono minacciati, perseguitati o cacciati, e devono nascondersi”. Padre Sati ha ricordato, tra l’altro, il sanguinoso attentato del 31 ottobre 2010 contro la cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad, costato la vita a una cinquantina di fedeli, la lunga lista di assassinii di leader religiosi, tra cui quelli dell’arcivescovo di Mossul Paulos Faraj Rahho, di padre Rajhid Ganni, rettore della chiesa caldea del santo Spirito ucciso insieme a tre diaconi all’uscita della messa e quello del prete ortodosso Paulos Amer Iskandar, sgozzato dagli islamisti. Nel corso di quest’ultimo secolo si calcola che circa tre milioni di cristiani abbiano lasciato il Paese, ma nell’ultimo decennio questo movimento ha subito una brusca accelerata. Da rilevare che prima della prima guerra mondiale, quando la regione era sotto il dominio ottomano, i cristiani rappresentavano circa un quarto della popolazione irachena. (Radio Vaticana 14 05)
EGITTO. In cella giovane insegnante cristiana accusata di blasfemia
Proseguono nell’Egitto dei Fratelli Musulmani i casi di arresti per blasfemia ai danni di cristiani. L’ultimo in ordine cronologico è quello di Demyana Emad, 23.enne insegnante di studi sociali presso la scuola elementare “Sheikj Sultan”, nel sud di Luxor. La giovane è stata condotta in carcere – dove resterà sono alla fine delle indagini sul suo conto – con l’accusa di aver insultato Maometto davanti ai suoi alunni. Il caso è stato portato all’attenzione pubblica dall’associazione genitori della struttura, nella quale alcuni giorni fa sarebbe penetrato un gruppo di estremisti islamici costringendo gli studenti, poco più che bambini, ad accusare la maestra. Si tratta di uno dei tanti casi di accuse di blasfemia, rivolti soprattutto contro la minoranza crostiana copta, riportati da AsiaNews negli ultimi tempi.(Radio Vaticana 11 05)
INDIA - Picchiati e arrestati due missionari che distribuivano opuscoli biblici
Srinagar– Prima l’assalto della folla che li ha picchiati selvaggiamente. Poi l’arresto da parte della polizia, che li ha salvato da un sicuro linciaggio. E’ la sorte di due missionari cristiani laici, accusati di compiere “atti di proselitismo” verso giovani musulmani a Lasjan, villaggio nei pressi di Srinagar, nel Kashmir indiano. Secondo quanto riferisco fonti locali di Fides, i due sono stati arrestati il 6 maggio dalla polizia di Srinagar, ma uno dei due è ricoverato in ospedale a Jammu (altra città del Kashmir) per le gravi lesioni riportate. Secondo le prime ricostruzioni, i due sono accusati di aver distribuito opuscoli e pubblicazioni con brani biblici ad alcuni giovani musulmani. Appreso il fatto, una folla di musulmani li cercati, raggiunti e ha iniziato a percuoterli.
Di recente il “Consiglio Unito del Jihad”, organizzazione che riunisce diversi movimenti islamici militanti del Kashmir, ha accusato i missionari di “conversioni”, invitandoli a lasciare il Kashmir (vedi Fides 2/5/2013). Inoltre alcuni mullah (leader islamici) hanno accusato i volontari della “Casa Agape”, centro sociale ed educativo gestito da fedeli cristiani indiani a Srinagar, di “conversione di bambini” (vedi Fides 17/4/2013). Nel 2012 il Pastore cristiano C.M. Khanna, arrestato a Srinagar e condannato da un tribunale islamico per “conversioni forzate”, era stato poi assolto dall’Alta Corte dello stato di “Jammu e Kashmir. Agenzia Fides 10/5/2013)
ARABIA SAUDITA. Due cristiani condannati a carcere e frustate per conversione forzata
Due uomini di religione cristiana, rispettivamente un libanese e un saudita, sono stati condannati dal tribunale di Al-Khobar, in Arabia Saudita, con l’accusa di aver convertito al cristianesimo con la forza una collega che lavorava con loro presso una compagnia di assicurazioni. La giovane, della quale per ora non è stata resa nota l’identità e che ora si trova in Svezia sotto la protezione di alcune ong, è apparsa in tv sostenendo l’autonomia della propria conversione e si rifiuta di tornare in patria nonostante gli appelli della famiglia e le trattative in corso tra l’Ambasciata saudita a Stoccolma e le autorità svedesi. L’Arabia Saudita è un regno ultraconservatore – ricorda AsiaNews – in cui i musulmani che si convertono ad altra religione rischiano fino alla pena di morte. Intanto, i due “colpevoli” hanno ricevuto una condanna, rispettivamente a sei anni di reclusione e 300 frustate e a due anni di reclusione e 200 frustate, ma hanno annunciato che ricorreranno in appello.
(Radio Vaticana 13 05)