Santiago Cantera Montenegro, OSB - La crisi dell’Occidente. Origini, attualità e futuro, Cantagalli
«L’Europa – Cos’è essa propriamente? Questa domanda è stata sempre nuovamente posta, in maniera espressa, dal cardinale Józef Glemp in uno dei circoli linguistici del Sinodo Episcopale sull'Europa: dove comincia, dove finisce l’Europa? … Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l’Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, è invece un concetto culturale e storico.» [J. Ratzinger]Invito alla lettura.
Nell'articolo anche la possibilità di leggerne un estratto e di acquistarlo scontato e con spese di spedizione a carico dell’editore
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Raccomando con passione questo testo di Santiago Cantera Montenegro, perché il tema trattato ci riguarda, e in CulturaCattolica.it abbiamo dato da tempo voce alla riflessione sull’Europa, con i preziosi contributi del compianto Giorgio Salina (collaboratore della Nunziatura Apostolica presso l’UE con sede a Bruxelles, e della Missione permanente della Santa Sede di Ginevra per l’assemblea annuale dell’ILO e Presidente dell’Associazione europea per la Fondazione Europa) e con il lucidissimo e affascinante contributo di Don Francesco Ricci, sulla «Genealogia dell’identità europea».
Ecco la bella presentazione dell’Editore a questo testo:
I vertici dell’Europa odierna hanno costruito un tempio neopagano dedicato alla dea Europa, laicista e capitalista. E le antiche basiliche cristiane, le chiese bizantine e preromaniche, le cattedrali romaniche, gotiche, rinascimentali e barocche? Semplicemente non esistono, come non esistono, per i sacerdoti che venerano la dea Europa, secoli di Cristianesimo.
Ammirando la bellezza delle cattedrali cristiane, soprattutto quelle del Medioevo, Santiago Cantera Montenegro ha scritto questo saggio tenendo presente le loro caratteristiche architettoniche. E così, entrando attraverso un portico, si vedranno quali sono le solide fondamenta su cui poggia la vera Europa, quali sono i pilastri, gli archi e le volte in cui culmina l’edificio, e quale messaggio ci trasmette la decorazione sui timpani delle porte e sui capitelli. Si vedrà anche qual è l’effetto del passare del tempo, quali danni può aver recato e in che modo si debba intraprendere il restauro.
Un saggio storico, filosofico, religioso poderoso in cui l’autore ripercorre secoli di storia del Cristianesimo che ha rappresentato il solido fondamento per la costruzione di una realtà politica, territoriale, sociale e culturale, che si è dissolta in una mescolanza di intenzioni e scopi economici privi di qualsiasi solidità. È evidente come la “Nuova Europa” fluttui in una instabilità pericolosa che rischia di inghiottire quella che un tempo è stata la culla della civiltà occidentale.
QUI un estratto del libro
Non possiamo dimenticare l’emozione suscitata in noi, che già «respiravamo con due polmoni», secondo l’immagine straordinaria di s. Giovanni Paolo II, dall’Atto Europeistico pronunciato a Santiago da Papa Wojtyla. La vicinanza alle esperienze Oltrecortina, al viaggio di Roberto Formigoni per il Movimento Popolare al cuore dell’Europa, ai tanti amici dell’Est e dell’Ovest (anche oltre Europa) ci hanno da sempre ricordato che l’Europa non è e non può essere un “passato”, ma è e deve essere il presente e ancor più il futuro, anche se non possiamo cancellare il dolore per quanto accade sotto i nostri occhi, sgomenti per quel «Ritorno del paganesimo» illustrato da Chantal Delsol.
Se l’Europa è un compito e un destino, possiamo e dobbiamo sperare che l’epoca di decadenza cui stiamo assistendo non sia anche la fine di quella «fede che diventa cultura» che sarebbe la disgrazia più grande per l’uomo del nostro tempo.
Leggendo questa intervista a Houellebecq (presentata dall’amico Giulio Meotti) sembrerebbe che siamo giunti al capolinea: «Trovo difficile crederci. Perché secondo me l'Europa è finita. Quando un vecchio ha avuto la sua giornata, scompare. E una vecchia civiltà che ha fatto il suo tempo, anch’essa scompare. Ecco perché non facciamo più figli. Non ce ne è più bisogno. A un certo punto la specie si dice “abbiamo dato tutto quello che dovevamo dare, è finita, si va avanti”, come direbbe un centenario. Ma anche se fossimo riusciti a fare in modo che questo centenario potesse correre i cento metri ai Giochi Olimpici, non si presenterebbe sulla linea di partenza della gara. Non puoi restaurare una civiltà che sta scomparendo e dove domina la pulsione di morte.»
E se invece si potesse fare rinascere la speranza? E se in questo periodo di crisi accadesse il miracolo? E se la profezia di Ratzinger si realizzasse: «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la Fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti. Allora la gente vedrà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto. A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che ha già fatto fallimento con Gobel, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la chiesa conoscerà una nuova fioritura ed apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte».
Sarà una Chiesa che ridarà la speranza all’uomo, anche all’uomo europeo?
Se avrà l’umiltà e l’intelligenza di ascoltare l’esortazione di s. Giovanni Paolo II:
«Per questo, io, Giovanni Paolo, figlio della Nazione polacca, che si è sempre considerata europea, per le sue origini, tradizioni, cultura e rapporti vitali, slava tra i latini e latina tra gli slavi; io, successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te stessa”. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: “Lo posso”.»
E allora questo bel testo di Santiago Cantera Montenegro, «La crisi dell’Occidente. Origini, attualità e futuro» ci può essere di stimolo e di aiuto.
Buona lettura!