Pellicciari, Angela - I Papi e la Massoneria (I edizione)
Ed. Ares, 18 Euro- Autore:
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Che cos’è la massoneria? Una associazione filantropica, o un occulto centro di potere? Persegue il bene dell’umanità o, in nome di splendidi ideali (fratellanza, uguaglianza, scienza e progresso), assomma nelle proprie mani un potere sconfinato? Quando i massoni parlano di morale, si riferiscono a quella comunemente definita tale, oppure a un insieme di regole rivoluzionarie elaborate nel segreto delle logge e destinate a essere fatte proprie dall’intera umanità? Quando i massoni parlano di libertà, hanno in mente il rispetto della libertà di tutti o, negando il diritto naturale e la distinzione fra bene e male, di fatto riducono le persone, private di volontà, a una massa di individui eterodiretti? Chiesa cattolica e massoneria sono da sempre su fronti contrapposti e, al di là della propaganda, inconciliabili. L’Autrice si ripromette di fare luce sulla massoneria moderna ricorrendo al magistero pontificio illustrato con considerazioni di tipo storico-documentale. La voce dei Papi risuona così in tutta la sua attualità, profondità e profeticità. «La massoneria è un nemico della Chiesa», puntualizza mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro nella Prefazione, «nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della Chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione a esse di una cultura e di una società sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all’architetto dell’universo».
Pellicciari, Angela - I Papi e la Massoneria (Edizione Rinnovata)
Ed. Ares, € 20.«Questo libro è dedicato all’analisi del gigantesco sforzo antignostico portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti dalla Chiesa cattolica e dai suoi papi. Fra il 1732 il 1903 il magistero pontificio è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio” (per dirla con papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo. Ragioni che coincidono con quelle di Roma e dell’Italia.
Magistero insostituibile se si vogliono conoscere le caratteristiche del potere che domina il mondo.»
Indispensabile per capire la realtà in cui siamo immersi (che ha una storia da lontano) e l'antidoto per la vittoria
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Nel primo capitolo della Genesi Dio rivela chi è l’uomo: «immagine e somiglianza di Dio», «maschio e femmina», una realtà «molto buona» (Gn 1, 27.31); Adamo ed Eva hanno il compito di crescere, moltiplicarsi, conoscere la terra e soggiogarla, dominare su tutti gli animali. Ad Adamo Dio indica che cosa gli è permesso: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti» (Gn 2, 16-17).
Il terzo capitolo della Genesi descrive l’abisso in cui i progenitori sono caduti. Eva, istigata da Satana, crede nella menzogna (menzogna incredibile, davvero folle menzogna!) di poter essere lei a dettare la legge diventando come Dio; diventando Dio. L’invidia, la superbia, lo splendido progetto di trasformarsi in signora del mondo, fanno luccicare gli occhi di Eva che vede l’albero bellissimo e desiderabile, ne mangia il frutto, e muore. Il serpente le aveva detto: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,4-5).
Eva muore, Adamo pure e noi con loro.
«Dio è amore», scrive Giovanni nella sua prima lettera. Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nato dalla Vergine Maria, ci ha salvato dalla morte con la sua morte e la sua risurrezione, ma ogni volta che giochiamo a essere Dio, ogni volta che torniamo a definire che cosa è bene e che cosa è male come se fossimo i padroni della vita e della storia, torniamo a precipitare, a sfracellarci e a morire.
A partire dalla Rivelazione la Chiesa sa che il nostro nemico, l’unico veramente mortale, è Satana: «omicida fin da principio», «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44). L’inganno che Satana ci prospetta è di tipo gnostico: un inganno all’apparenza bello e buono perché noi, “immagine e somiglianza di Dio”, siamo fatti per cercare e per conoscere la verità. Però, se non vogliamo incorrere nella “seconda morte”, come la chiama Giovanni, l’unica strada che abbiamo per ottenere la vera sapienza e conoscenza, è l’obbedienza a Dio e al magistero.
Dall’inizio, da subito, da quando la Chiesa è ancora molto piccola, praticamente tutti gli autori del Nuovo Testamento mettono i fratelli in guardia contro la gnosi: attenti! non dovete andare “oltre”. Non ci sono pretese conoscenze superiori il cui possesso è riservato a persone privilegiate, particolarmente intelligenti e dotate. Giovanni, nell’Apocalisse, così bolla le caratteristiche del pensiero gnostico: «Le profondità di Satana (come le chiamano)» (Ap 2, 24). Nella sua prima lettera scrive: «Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi»: sono usciti di mezzo a noi «ma non erano dei nostri» (1 Gv 2, 18-19); nella seconda lettera specifica: «Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo! Fate attenzione a voi stessi» (2 Gv 1, 7).
Paolo preannuncia la comparsa di falsi maestri nelle due lettere a Timoteo. Nella prima scrive: «Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio» (1 Tm 4, 1-3); nella seconda profetizza: verrà giorno «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4, 3-4).
Facciamo un salto di circa mille e cinquecento anni, per arrivare ai padri della gnosi moderna: Lutero (1483-1546) da una parte, Bacone (1561-1626) dall’altra.
Lutero, il più grande rivoluzionario del II millennio, uomo della libertà senza verità e dell’odio verso Roma, pretende di correggere non solo il magistero ma la stessa Rivelazione: nel De servo arbitrio paragona l’uomo a un cavallo che non può far altro che obbedire ai cavalieri che gli montano in groppa (Dio o Satana). La volontà dell’uomo è schiava, pertanto non possiamo compiere alcuna opera buona per definizione. Lutero sventola come un mantra la parola “libertà”, ma in nome della libertà giustifica un totalitarismo sconosciuto in àmbito cristiano perché investe il principe dello stesso potere spirituale. Libertà per lui significa libertà da Roma, cioè dal magistero. Dopo Lutero, dal momento che la teologia non può più essere considerata una scienza viste le infinite interpretazioni della Parola di Dio scaturite dal libero esame, la ricerca della verità ricade solo sulla ragione, cioè sulla filosofia, una filosofia non cristiana perché non più guidata né aiutata dalla Rivelazione.
Quanto a Bacone il suo motto è semplice: scienza è potenza. Potenza di fare cosa? Di impadronirsi dei segreti della natura, delle sue “forme”, in modo da poter incidere sulle stesse cambiandole al fine di soddisfare tutti i nostri desideri ed eliminare tutte le sofferenze. Chi è in grado di gestire un progetto di simile portata? Gli “ingegni adatti e ben scelti”. Limiti? Nessuno.
Ai nostri giorni la forma più diffusa di gnosi è la massoneria, che nasce ufficialmente a Londra nel 1717: una massoneria di tipo filosofico. Libera-Muratoria: come lo stesso nome indica, l’anima di questa istituzione è la libertà. Libertà dalla Rivelazione e dal magistero. Libertà della ragione creatrice che si allena nei liberi dibattiti di loggia: il razionale progetto che i fratelli elaborano è pertanto, così credono, scientifico, valido cioè, per dirla alla Kant, in modo universale e necessario.
Se non che, quando si passa all’atto, quando questa serena costruzione filosofica viene calata nella realtà, partorisce una quantità smisurata di orrori, di ingiustizie, di morte, e il progetto elaborato con scientifica metodicità nelle logge si rivela causa di enormi sciagure. Se ne deduce che bisogna cambiare metodo? Che l’antropologia fondata sull’idea di uomo-Dio, sull’uomo che definisce che cosa è bene e che cosa male, sia sbagliata? No. Ci si limita a dire che i tempi non sono maturi e si va avanti perché l’idea è giusta. Le scientifiche elaborazioni dell’uomo creatore vengono solo proiettate nel tempo: vengono spinte verso il futuro. Il “sol dell’avvenir”, come si diceva.
Dopo il “terrore” originato dalla Rivoluzione francese, dopo la catastrofe prodotta in Francia ed esportata in tutta Europa con l’idea della liberazione dei popoli, il progetto anticristiano non punta momentaneamente più sulla ragione - la prova era miseramente fallita, sul momento non si poteva insistere -, ma sul sentimento. Che d’altronde non è che l’altra faccia della medaglia. L’esaltazione del sentimento è infatti uno strumento efficacissimo per allontanare gli uomini da Dio e sradicare la convinzione che il peccato sia la causa di tutte le nostre sciagure. Il ricorso al sentimento è l’arma perfetta per smantellare la morale rivelata e spalancare la strada a tutte le passioni.
L’enfasi posta sul romanticismo che, nelle sue pieghe, dà grande spazio al nazionalismo, esaspera, rende esclusivo, assoluto, l’attaccamento alla propria patria, a prescindere da qualsiasi altro tipo di considerazione. La cultura europea ha un’anima cristiana e cioè universale, con al centro, non a caso, Roma, la città-mondo. Per creare un mondo che globalmente obbedisca alla luce delle logge bisogna prima distruggere la città mondo di romana e cristiana memoria, trasformare Roma nella capitale di un piccolo Stato, e usare l’idolo nazione per smantellare quello che resta dell’universalismo cristiano.
Questo libro è dedicato all’analisi del gigantesco sforzo antignostico portato avanti in totale solitudine contro tutto e contro tutti dalla Chiesa cattolica e dai suoi papi. Fra il 1732 il 1903 il magistero pontificio è straordinariamente profetico, umile e indefesso, mosso dall’amore per la verità teologica, filosofica e storica, il cui unico obiettivo è la difesa delle “ragioni di Dio” (per dirla con papa Wojtyla) e, quindi, dell’uomo. Ragioni che coincidono con quelle di Roma e dell’Italia.
Magistero insostituibile se si vogliono conoscere le caratteristiche del potere che domina il mondo.