Endo, Shusaku - Silenzio
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“… Persino ora che sono l’ultimo prete su questa terra nostro Signore non ha taciuto. Anche se avesse taciuto, la mia vita fino a questo giorno avrebbe parlato di Lui…”
Sono le ultime righe di un intensissimo romanzo steso dal più importante scrittore cattolico giapponese, da cui il regista Usa Martin Scorsese sta realizzando la trasposizione cinematografica, coronando un sogno coltivato per vent’anni.
Siamo nel 1633, durante una feroce persecuzione con cui gli shogun (feudatari giapponesi) vogliono sradicare il cristianesimo introdotto da San Francesco Saverio qualche decennio prima. Due giovani gesuiti, padre Rodrigues e padre Garrpe, raggiungono clandestinamente il Paese per condividere e rafforzare la fede dei giapponesi nascosti nei villaggi, come i primi cristiani nelle catacombe. I due missionari vengono traditi e catturati. Sembra che le radici del cristianesimo in questo arcipelago dell’estremo Oriente siano definitivamente strappate, ma le 15 pagine della “Appendice” che concludono il testo (dietro un apparente e noioso elenco di nomi) celano una imprevedibile sorpresa.
I punti tematici del libro sono quattro: il Volto, il Silenzio (di Dio), il Tradimento, la sincera, ma equivoca ricerca del Martirio come eroismo personale. Citiamo passaggi esemplificativi di questi cruciali snodi narrativi:
a) “...quel Volto non aveva mai perso la Sua Bellezza, anche nei momenti delle più terribili torture, quegli occhi dolci e limpidi che penetravano fin nella più intima essenza dell’essere umano adesso erano fissi su di lui…”. In diverse pagine del libro, Rodrigues fa memoria del volto amato di Cristo, specialmente quello rappresentato nell’iconografia pittorica degli affreschi dei pittori nelle chiese portoghesi nelle quali il protagonista è stato educato e ha coltivato la sua vocazione. Rodrigues soprattutto ricorda il volto del Cristo maestoso e glorioso. L’esperienza gliene farà scoprire un altro.
b) “… Perché ci hai abbandonato così completamente? Il villaggio era stato costruito per Te e lo hai abbandonato alle ceneri, sei rimasto silenzioso come l’oscurità che mi circonda? Perché? Almeno dimmi perché. E Tu non rompi il silenzio, non dovresti tacere in
eterno... basta Signore, è adesso che dovresti infrangere il Tuo silenzio, dimostrami che Tu sei giustizia, bontà, amore…”. Assistendo alla sofferenza dei cristiani giapponesi che non vogliono rinnegare la loro fede per quanto sottoposti a crudeli torture, Rodrigues lancia questo urlo al cielo, perché dovrebbe essere Lui a prendere su di sé tali sofferenze.
Questo tema del romanzo ricorda molto il famoso film di Ingmar Bergman “Il Settimo Sigillo”, in particolare le parole che il Cavaliere e la Morte si scambiano sulla spiaggia giocando a scacchi e il drammatico dialogo che tra i due si svolge in confessionale.
c) Kichijiro, un cristiano apostata per vigliaccheria, segue da vicino le avventurose peripezie di Rodrigues e ripetutamente lo tradisce, consegnandolo ai funzionari giapponesi: “… Padre, io l’ho tradita , in questo mondo ci sono i forti e i deboli, i forti non cedono mai alla tortura e vanno in Paradiso... (Il prete gli risponde)...: non ci sono né forti né deboli, c’è qualcuno che possa dire che i deboli non soffrano più dei forti? Dirai le tue preghiere dopo la confessione,… va' in pace….”. Un personaggio che ricorda a tratti un’analoga figura presente nel romanzo “Il Potere e la Gloria” di Graham Greene.
d) ”… Signore, non abbandonarmi più, non abbandonarmi in questo modo misterioso, è questa la preghiera? Quando sarò assassinato, le cicale canteranno e le mosche agiteranno le loro ali con il loro fruscio sonnolento? Voglio essere eroico? Sto cercando il vero, il segreto martirio o soltanto una morte gloriosa, voglio essere chiamato santo?”.
Rodrigues compie un progressivo percorso di spoliazione dell’anima: da un’ambigua e talora presuntuosa visione di sé, che eroicamente debba sopportare tutto ciò che Cristo ha vissuto nella Sua passione in modo da identificarsi con Lui, fino ad una desertificazione totale del proprio io, ad un abbandono, che conduce il personaggio a una scoperta sincera di quel Volto che ha cercato per tutta la vita, perché questo Volto si è fatto incontro a lui.
Sempre con la stessa casa editrice, Endo ha pubblicato un secondo bellissimo romanzo: “Il Samurai” (1983), riprendendo e allargando le tematiche di “Silenzio” (1982); poi, la casa editrice Piemme ha pubblicato “Una donna chiamata Shizu” (1995).