Perché leggere un libro?
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No, non è la posologia di un medicinale pericoloso ma l'avvertenza riportata dal CD-Rom del videogioco Deus Ex. Molti ragazzi (e non) spendono ore davanti al terminale seguendo le peripezie dell'eroe di questo gioco d'azione e violenza. Accendono il computer appena rientrati da scuola, dall'università, dall'ufficio, dall'attività sportiva: prima e invece di qualunque lettura di carta stampata. Ogni discorso sulla lettura oggi, nell'epoca del web, non può non incominciare da qui.
Leggere o non leggere: il dilemma piacerebbe all'Amleto di Shakespeare ma spiace al custode istituzionale della formazione dei cittadini italiani, il Ministero della Pubblica Istruzione. Da tanti anni scolastici, le energie dei docenti sono sperperate in attività di "animazione del libro", "laboratori di lettura", "scritture di ipertesti" o in "incontri con l'autore (malcapitato)": tuttavia, dopo la furia verso la lettura, è venuta l'esaltazione della non-lettura. In piena riforma-Berlinguer c'è stato chi ha dichiarato che "il videogioco è la più grande rivoluzione epistemologica di questo secolo. Ti dà una scioltezza, una densità, una percezione delle situazioni e delle operazioni che permette di esaltare dimensioni dell'intelligenza e dello stare al mondo finora sacrificate dalla cultura astratta... Lei preferisce che un pilota d'aereo abbia fatto videogiochi o che abbia letto la Divina Commedia?".
Può essere utile sapere che simili parole, rilasciate in intervista a L'Unità il 5.2.'97, appartengono a Roberto Maragliano, docente universitario di "Tecnologie dell'Educazione" e membro della Commissione dei Saggi, cioè il braccio sinistro di Berlinguer nell'attuazione della riforma scolastica. Il dilemma "o Dante o la playstation" è stato dunque risolto da altri in nostra vece: meglio la playstation.