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Bisogna crescere guerrieri, non parassiti...

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Vorrei dire qui agli uomini e alle donne di questa grande Nazione: non abbiate paura di Cristo, non temete il ruolo anche pubblico che il cristianesimo può svolgere per la promozione dell’uomo e per il bene dell’Italia, nel pieno rispetto della convinta promozione della libertà religiosa e civile di tutti e di ciascuno, e senza confondere in alcun modo la Chiesa con la comunità politica” (GS 75)”»

Una cara amica mi ha fatto vedere questa citazione:


“Sheikh Rashid ha detto: «Mio nonno camminava con il cammello, mio padre camminava con il cammello, io cammino in Mercedes, mio figlio va in Land Rover, e mio nipote andrà in giro in Land Rover. Ma al mio bisnipote gli toccherà tornare a camminare con il cammello. Perché? I tempi difficili creano uomini forti, gli uomini forti creano tempi facili. I tempi facili creano uomini deboli, gli uomini deboli creano tempi difficili. Molti non capiranno, ma bisogna crescere guerrieri, non parassiti...»”.

Come non condividere questo pensiero?
E mentre leggevo queste affermazioni, mi è capitato di rivedere il capolavoro di Spielberg, Amistad, con quella scena indimenticabile, una tra le più belle del cinema di tutti i tempi, in cui il protagonista in catene grida il suo «Date-noi-liberi» («Give us free») che esprime il desiderio del cuore di ogni uomo, di qualsiasi latitudine e di qualunque condizione.

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Dobbiamo «crescere guerrieri» per vivere in quella libertà che è il segno della nostra dignità umana. E combattere perché la menzogna non abbia il sopravvento, tenendo conto che questa lotta ci chiede sacrifici, a volte immani.
  • Da tempo ospitiamo il grido accorato di suor Anna Monia Alfieri, che in nome della passione educativa e dei diritti dei giovani ad essere educati (e non indottrinati né strumentalizzati) chiede che la scuola si apra a quel giusto pluralismo educativo che solo può garantire, oltre che una reale libertà nella scuola stessa, anche un servizio efficiente a tutti coloro che ne hanno diritto (e soprattutto senza lasciare indietro coloro che, per la disabilità, in questo tempo sono i più svantaggiati).
  • Da tempo ricordiamo tutti coloro che sono discriminati e perseguitati per la loro fede cristiana (e vorrei raccomandare a tutti la lettura del libro di Abdullah Al-Hassan, Scampato all’Islam. Persecuzione e fuga di un giovane convertito, Ed. Fede & Cultura, picchiato persino dai propri genitori da quando hanno scoperto la sua fede cristiana). E non si dica che è in corso uno scontro di civiltà, perché non è civiltà la crudeltà con cui si trattano coloro che, nella libertà, si riconoscono nell’insegnamento del Signore Gesù.
  • Da tempo chiediamo che l’Insegnamento della Religione Cattolica sia riconosciuto per la sua valenza culturale e non sia trattato attraverso che schemi che ne ridurrebbero la portata (e qui mi riferisco in particolare al tema del prossimo concorso per l’immissione in ruolo, che non può mettere da parte coloro che da tempo con passione e professionalità insegnano tale disciplina né sminuire il valore della idoneità, che, anzi che essere un privilegio, esalta al più la professionalità e l’originalità di tale materia).


Certo, «crescere guerrieri» perché tutti noi, i nostri giovani, la nostra società, per la forza trainante che la fede sa dare, ritorni ad essere luogo di autentica umanità e umanizzazione.

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