Iconografia dei Magi nell’arte milanese
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Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.” (Mt 1,11)

Come coronamento del Mistero del Natale, spesso viene raffigurata in sequenza la Visita e Adorazione dei Magi. Abbiamo individuato alcune significative raffigurazioni di tale episodio evangelico nell’arte milanese dal paleocristiano fino all’Ottocento.
La nostra scelta comincia con il già citato sarcofago di Stilicone (IV sec.) (Immagine 1), situato nella basilica di Sant’Ambrogio. L’Adorazione dei Magi è purtroppo mutila, forse a seguito dei vandalismi perpetrati dai soldati napoleonici che avevano la caserma proprio dietro la chiesa. La scena costituisce la parte destra dell’alzata del coperchio, in dialogo con l’episodio, raffigurato a sinistra, dei tre fanciulli nella fornace che si rifiutano di adorare la statua di Nabucodonosor, raccontato dal profeta Daniele (Daniele 3,19-97) (Immagine 2). I tre, probabilmente con il copricapo frigio ad indicare la loro provenienza dall’oriente, avanzano indossando corte tuniche e mantelli; nelle mani tengono i loro doni: il primo un vasetto, il secondo un cesto di frutti (o forse sono monete), il terzo un cofanetto. Maria è all’estrema destra, siede su un semplice sedile; indossa una lunga veste ed è a capo coperto. Il Bambino è sulle sue ginocchia e sta prendendo tra le mani il dono del primo Magio. Alle loro spalle si nota la figura di un uomo: forse è la silenziosa presenza di Giuseppe, testimone privilegiato del Mistero che si stava svelando a tutti gli uomini. (Immagine 3)
La seconda raffigurazione proviene dall’avorio detto Dittico delle Cinque parti (Immagine 4), conservato al Museo del Duomo. Già avevamo visto la raffigurazione della Natività, ma ora ci focalizziamo sulla seconda valva, quella che ha al suo centro la Croce gemmata. L’Adorazione dei Magi comprende tutto il bordo superiore, l’inferiore vede Le nozze di Cana, mentre tutto attorno scene della vita pubblica di Gesù. Tra i simboli di Marco e Giovanni vediamo i tre Magi nell’atto di inginocchiarsi davanti a Maria e al Bambino. Sono abbigliati all’orientale con i copricapi frigi, le vesti corte e i corti mantelli. Hanno tra le mani degli ampi contenitori che non si differenziano per forma e contenuto. Sopra un nobile seggio, a sua volta su una pedana, proprio per sottolineare la regalità di Maria e del Bambino, vediamo la Vergine velata che tiene sulle ginocchia Gesù. IL Bambino alza una manina per benedire e accogliere i doni. (Immagine 5)
Facciamo ora un salto di quasi mille anni. Siamo in Duomo presso la sacrestia Capitolare, la cui entrata è decorata con una pregevole serie di sculture del maestro tedesco Hans Fernach. Il portale della sacrestia capitolare (sud), certamente iniziato nel 1391 e forse concluso entro il 1393, è opera caratteristica della scultura lombarda della fine del Trecento (Immagine 6). Lungo l’architrave inferiore, appaiono le testine dei profeti. Simile ad un antico e prezioso reliquario, tra due guglie, il sovrapporta a ogiva è opera di Hans Fernach, maestro indicato dai documenti come di origine campionese, ma sicuramente a lungo formatosi in terra renana o discendente di campionesi colà trasferitisi, tanto da assumere un cognome locale e ben conosciuto a Colonia, se in questa città fu inviato dalla Veneranda Fabbrica nel 1391 per cercarvi un esperto ingegnere. Poggiante sulla cornice scolpita con le vergini sagge e le vergini stolte, l’ogiva è verticalmente tripartita nelle scene (dal basso): il Compianto sul Cristo morto, la Madonna col Bambino in trono fra due santi e la Madonna in gloria, raffigurata tra clero e popolo. Lungo le due ghiere dell’arco, sono scolpiti a forte rilievo sei episodi della vita della Vergine (dall’Annunciazione alla Strage degli Innocenti). Il coronamento superiore presenta invece motivi ornamentali tipici della scultura del Duomo: dalle foglie gotiche (o “gattoni”) nasce il fiore gotico (o “fiocco”), sostenente a sua volta il Cristo in croce adorato dagli angeli. La composizione iconografica di quest’ultimo è fortemente nordica. Sulla curva dell’arco a sinistra è raffigurata l’Adorazione dei Magi. I tre Magi sono re di età diverse: l’anziano è già inginocchiato, in atto adorante, per dare in suo dono, l’uomo maturo e il giovane si stanno avvicinando. Maria tiene sulle ginocchia Gesù che ha le braccia aperte per ricevere l’omaggio dall’anziano re. Alle spalle di Maria, l’anziano Giuseppe osserva la scena. Nonostante la piccolezza delle statue, lo scultore ha rifinito ogni dettaglio evidenziando espressioni, tratti fisionomici, ricchezza degli ornamenti. (Immagine 7)
Non molto distante dal Duomo troviamo la chiesa di San Nazaro in Brolo. Nel transetto sinistro troviamo un unicum per Milano: una Adorazione dei Magi lignea di alta qualità di esecuzione e l'eccezionale policromia, che potrebbe essere attribuita alla bottega dello scultore di Bruxelles Jan Borman e datata tra il 1490 e il 1510 (Immagine 8). Non si sa come sia giunta nella chiesa, forse commissionata o comperata dalla potente e ricca Confraternita di Santa Caterina, che aveva sede nella cappella adiacente. Una ricca intelaiatura architettonica dorata delimita lo spazio della storia e del viaggio dei Magi. In alto a destra l’arrivo dei Magi a Gerusalemme e il loro dialogo con Erode; poi la storia si snoda verso il basso con la prosecuzione del viaggio seguendo la stella fino a giungere, in primo piano alla casa della Sacra Famiglia. Sotto un’esile capanna Maria, con in braccio il piccolo Gesù e Giuseppe alle sue spalle, ricevono i doni dei tre re. Uno di essi è già in ginocchio, gli altri si stanno avvicinando con i loro preziosi doni. Sono abbigliati con eleganza e hanno manti dorati, anche il loro seguito indossa abiti preziosi e originali copricapi. La storia continua a sinistra con il ritorno in patria dopo il sogno dell’angelo che li avvisa delle intenzioni omicide di Erode.
Spostiamoci ora dal centro città, arriviamo in periferia presso la Certosa nel quartiere di Garegnano. Di fondazione trecentesca, la Certosa venne completamente rifatta in epoca manierista. La zona absidale è affrescata e dipinta da Simone Peterzano (1540- 1599), maestro di Caravaggio. L’Adorazione dei Magi e la Natività sono affrescate sulle pareti rispettivamente destra e sinistra del presbiterio. L’iconografia dei dipinti affidati all’artista, commissionati nel 1578 e conclusi intorno al 1582, sviluppa i temi della Redenzione seguendo il programma dettato dai certosini, a sua volta ispirato alle esigenze di decoro e di misurata esecuzione formale espressi dai canoni artistici della Controriforma. L’esotico e fastoso corteo dei Magi contrasta con la povertà della casetta che ospita Gesù e la semplicità della Sacra Famiglia. In lontananza si nota l’eterogeneo gruppo che sta lasciando Gerusalemme, dopo essersi snodato attraverso un verde paesaggio collinare, in primo piano è presentato l’arrivo dei Magi davanti alla Sacra Famiglia. L’anziano re si sta inginocchiando in adorazione del Bambino, deponendo ai suoi piedi il suo dono, accanto più giovane il secondo re, dai capelli e barba rossicci si sta avvicinando tenendo nelle mani un prezioso contenitore a forma di pisside; più singolare il terzo re, dalla pelle scura, un africano con un ricco turbante sul capo e veste violetta. Si volge verso la povera costruzione con una decisa torsione del busto, mentre un piccolo scudiero, sempre di pelle scura, sta slacciandogli gli speroni. Attorno ai tre Magi ci sono i vari personaggi della loro carovana, con cavalli e un elefante. A sinistra si staglia la Sacra Famiglia che accoglie i misteriosi visitatori davanti ad un edificio quasi diroccato, simbolo di tutta la storia e cultura antica che con l’avvento di Gesù si avvia al tramonto. Maria, umile e regale al contempo, assorta in silenziosa riflessione, mostra sulle ginocchia il piccolo Gesù che protende le braccine verso l’anziano re inginocchiato. Giuseppe contempla la scena con uno sguardo attento e pacato. (Immagine 9)
Ritorniamo in centro città, sempre a pochi passi del Duomo si trova la chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia, officiata dai padri Barnabiti. La chiesa è un capolavoro dell’arte barocca; in una piccola cappella dedicata alla Natività, che fa anche da ingresso alla sacrestia, troviamo l’Adorazione dei Magi dipinta d Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (1558- 1625), esponente della pittura della Controriforma, soprattutto in ambito piemontese. L’Adorazione comprende tutta la parete della cappella ed è contornata da una ricca e sagomata cornice. Al centro della composizione il cuore della scena: il re più anziano che, inginocchiato in adorazione del piccolo Gesù. A sinistra vediamo il corteo dei Magi e, in lontananza il loro viaggio da Gerusalemme a Betlemme. Alcuni servi stanno smontando da cavallo e aprendo scrigni, un giovane servitore, dalla bionda e riccia capigliatura, sta porgendo ad uno dei re inginocchiato il prezioso dono in una teca di cristallo e oro. A destra notiamo il terzo re, dalla pelle scura: porta uno spadone al fianco, due piccoli servi lo stanno aiutando a togliere gli speroni, in mano ha un prezioso contenitore. Il luogo dell’incontro è sassoso, dalle rocce si innalza la povera abitazione della Sacra Famiglia, di cui si notano bene i pilastri portanti. Sotto un volo di angeli festanti vediamo la Vergine che sostiene sulle ginocchia Gesù; il suo sguardo è intenso e pensoso. A un lato, quasi come una comparsa, si trova Giuseppe: tiene il bastone in mano e ha uno sguardo tra il perplesso e il meravigliato. Ai margini della scena, come spettatori, notiamo un bambino in abiti neri di foggia seicentesca e una donna con un piccolo infante in braccio: sono due contemporanei del pittore che in fondo rappresentano tutti coloro che nel tempo hanno contemplato e adorato il Figlio di Dio fattosi umile bambino. (Immagine 10)
Un tempo Trenno era un piccolo villaggio a circa 8,5 km a nord-ovest del Duomo, adesso è un quartiere periferico della metropoli milanese. Al centro dell’abitato sorge la chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Una delle cappelle presenta all’altare un dipinto con l’Adorazione dei Magi (Immagine 11). Si tratta di una splendida tela di un grande pittore tedesco, Giovanni Storer (Johann Christoph Storer ,1611- 1671), realizzata nel 1657 e per lungo tempo attribuita alla scuola di Rubens. Il dipinto (e con esso la cappella) dell’Adorazione dei Magi, ha una sua storia, forse non tutta vera ma che tuttavia rimane sempre viva nel campo e nella vita stessa della parrocchia. Infatti Filippo IV Re di Spagna, divenuto anche signore del Ducato di Milano, nominò attorno al 1650-1660 i nobili Melzi d’Eril conti del feudo di Trenno. Divenuto feudatario il conte Camillo, di pieno accordo con la consorte Maria, donna di elette virtù molto devota, mentre si stava procedendo al restauro del tempio, si assunse la spesa della costruzione della cappella dei Re Magi, arricchendola con decorazioni e pregevoli suppellettili come recita la lapide murata sulla parete destra della stessa. Si deve ancora alla munificenza dello stesso conte Camillo la donazione del bellissimo e maestoso dipinto. Al centro della scena si nota il ricco e prezioso manto che ricopre il re più anziano, già inginocchiato in adorazione del Bambino, con la corona messa a terra in segno di rispetto. La schiena aggettante del vecchio pare quasi perforare la bidimensionalità del dipinto e proiettarci direttamente come protagonisti di questo incontro. Si può ammirare la bravura di Storer nel realizzare il tessuto dorato del manto, lavorato con un particolare disegno a rilievo. Accanto a lui un giovane servo tiene sotto braccio uno scrigno di notevoli dimensioni. Dietro il giovane, quasi in controluce, il secondo re con una teca tra le mani: il terzo Magio si trova a destra: alto, imponente, con una scura barba che gli incornicia il volto severo; veste un abito dai riflessi argentati e porta un mantello di un rosso squillante. Sul capo un turbante con corona e ha ai suoi piedi un mastino bianco. In secondo piano a sinistra si nota il corteo dei Magi e un giovane araldo intento a suonare la tromba. Al centro, sotto la povera abitazione, si trova La Sacra Famiglia: la Vergine, sorridente, porge verso il re il Bambino paffuto; Maria ha una corona di raggi attorno al capo, quasi una aureola di luce. Defilato, come sempre san Giuseppe, che fa capolino dietro a Maria. Nel cielo, carico di nuvole e baleni, si nota la stella cometa che ha guidate i tre re a Betlemme. (Immagine 12)
Da ultimo ritorniamo ancora in Duomo. I tre finestroni absidali raccontano rispettivamente gli episodi dell’Antico Testamento, dell’Apocalisse e del Nuovo Testamento. Il finestrone rivolto a sud-est è dedicato al Nuovo Testamento e il primo registro presenta gli episodi dell’Infanzia di Gesù. I tre finestroni, alcuni in parte, altri integralmente rifatti in un arco di tempo che va dal 1833 al 1865 da Giovanni Battista Bertini e dai figli Pompeo e Giuseppe, allora direttore dell'Accademia di Brera. L’Adorazione dei Magi è frutto di questi rifacimenti, si tratta di pittura su vetro, tecnica che rendi più scuro l’effetto luminoso e non brillante come sarebbe con la tecnica propria della vetrata. Sulla soglia di una povera abitazione si presenta Maria mentre tiene in grembo il piccolo Gesù, alle sue spalle vediamo Giuseppe che alza gli occhi al cielo in muta preghiera di lode a Dio. I Magi sono abbigliati all’orientale e ricordano gli antichi egizi con quei particolari copricapi. Il più anziano è già inginocchiato in adorazione, il secondo si sta avvicinando, mentre il terzo è ancora un poco distante e ha alle sue spalle tutto il ricco corteo, tra cui notiamo un cammello. Oltre il tetto della casetta, nel cielo splende la stella cometa. (Immagine 13)